VI stazione |
V/. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R/. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
Pilato dopo aver fatto flagellare Gesù lo consegnò perché fosse crocifisso.
Allora i soldati lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo.
Poi presero a salutarlo: « Salve, re dei Giudei! ».
E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. ( Mc 15,15.17-19 )
La nostra casa è grande, non solo in termini di spazio, ma soprattutto per la ricchezza umana che vi abita.
Sin dall'inizio del matrimonio non siamo mai stati solo in due.
La nostra vocazione all'accoglienza del dolore è stata ed è tutt'ora, a distanza di 42 anni di matrimonio e tre figli naturali, nove nipoti e cinque figli adottivi non autosufficienti e con gravi difficoltà psichiche, tutt'altro che triste.
Non meritiamo tanta benedizione di vita.
Per chi crede che non sia umano lasciare solo chi soffre, lo Spirito Santo muove nell'intimo la volontà ad agire e a non rimanere indifferenti, estranei.
Il dolore ci ha cambiato.
Il dolore riporta all'essenziale, ordina le priorità della vita e restituisce la semplicità della dignità umana, in quanto tale.
Sulla via dolorosa della vita di tanti flagellati e crocifissi, accanto a loro, sotto il peso della loro croce, abbiamo scoperto che il vero re è colui che si dona e si dà in pasto, anima e corpo.
Signore Gesù, che sei stato flagellato nella carne e nello spirito.
R/. Dona nobis pacem.
Tu che hai conosciuto il dolore innocente.
R/. Dona nobis pacem.
Tu che sei stato umiliato, insultato, coronato di spine.
R/. Dona nobis pacem.
Signore Gesù, che hai patito dolore e disprezzo, ascolta la nostra supplica: concedi alle nostre famiglie di imparare ad accogliere chi è ferito e a tutti noi di farci carico e di prendersi cura dei dolori degli altri.
Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
R/. Amen.
Quis non posset contristari,
Christi Matrem contemplari
dolentem cum Filio?