La novità della preghiera cristiana |
Noi siamo chiamati a pregare cristianamente, ma in che cosa consiste la novità della preghiera cristiana?
Molti di noi cristiani, grazie a Dio, pregano in modo abbondante e ammirevole.
Ma noi siamo chiamati a pregare cristianamente.
In che cosa consiste la "novità" della preghiera cristiana?
Non è certo dovuta alle formule o ai gesti che usa, né ai sentimenti che esprime e neppure al suo potere di equilibrio e di sintesi:
il paragone con la preghiera buddista, musulmana o di altre religioni è impressionante, ma non decisiva.
La sua originalità non dipende da ciò che avrebbero potuto scoprire o inventare uomini più religiosi o più contemplativi, ma dipende da questo:
la preghiera ormai si basa interamente su un evento che Dio in persona ha fatto sorgere nella nostra storia.
O piuttosto su due eventi, di cui il secondo dipende totalmente dal primo che viene così applicato agli uomini che vengono dopo di esso.
I Catechisti trovano la principale fonte della preghiera nel costante riferimento al Crocifisso risorto, nella Sacra Scrittura, nella Liturgia e negli appelli che vengono dal loro ministero, dalla Chiesa e dal mondo.
Il primo intervento divino è l'incarnazione redentrice, vista non semplicemente come la presenza in mezzo a noi di un Uomo-Dio, ma nel movimento dinamico che fa vivere a questo Uomo-Dio tutta la nostra esperienza umana, fino alla morte, per sfociare nella novità definitiva della risurrezione.
La preghiera cristiana, come del resto la Chiesa stessa in tutto il suo mistero, è stata inaugurata nell'" ora " pasquale:
lo aveva chiaramente annunciato lo stesso Gesù ( cfr. Gv 4,21-23; Gv 16,24-26 ).
Infatti, soltanto allora il peccato dei mondo è stato espiato e si è conclusa l'alleanza tra il Padre e i suoi figli adottivi: la preghiera sarà il dialogo di questa alleanza;
così pure, soltanto allora l'unico Mediatore è stato messo in condizione di esercitare la sua mediazione in modo intimo e insieme universale:
la preghiera è " cristiana " soltanto per la reale presenza di Cristo glorioso in ciascuno dei suoi membri oranti;
infine, soltanto allora è stato possibile donare Colui che è allo stesso tempo la Sorgente profonda e l'Oggetto stesso della preghiera di domanda:
completamente soprannaturale, la preghiera cristiana si mormora o si grida nello Spirito, e fa tendere verso la vita " spirituale " integrale, risorta.
È nell'Adorazione delle Piaghe sanguinanti e gloriose di Gesù Cristo, unico mediatore presso il Padre, che i Catechisti parrocchiali presentano a Dio le intenzioni e le necessità dei fratelli, delle persone loro affidate o che avvicinano e del mondo intero.
Il secondo intervento divino riguarda ogni uomo chiamato alla preghiera cristiana.
È l'atto battesimale, per mezzo del quale ognuno di noi si vede introdotto per sempre nel mistero pasquale e ricreato figlio di Dio nel Figlio risorto.
Da quel momento possiamo pregare " in spirito e verità ".
La nostra preghiera è un modo di esercitare la nostra fede battesimale.
Ma questa fede è semplicemente la coscienza della propria situazione e dei proprio essere indistruttibile di battezzati, mentre la nostra vita consiste nel realizzare questo essere profondo, nello svilupparlo ogni giorno più coscientemente.
Quanti cristiani si accorgono di questa profondità in cui si radica, dalla quale dovrebbe sgorgare la loro preghiera?
Essa implica per loro un mistero analogo a quello implicato dalla preghiera terrestre dello stesso Gesù: non andava a cercarne gli elementi esternamente, con grande sforzo;
la sua preghiera sgorgava dal più intimo del suo essere, era l'espressione cosciente della propria identità e della propria missione filiale.
Lo stesso possiamo dire, con le debite proporzioni, del cristiano.
Nessuna preghiera dovrebbe essere meno artificiale della sua, più soprannaturalmente naturale: in essa egli esprime la propria identità più vera.
Se volessimo condensare in una sola parola la natura di questa preghiera, potremmo qualificarla come filiale, allo stesso modo di quella di Cristo, perché nel battesimo il cristiano ha stretto un vincolo così stretto con Cristo, che in lui è rinato come figlio di Dio, ammesso nuovamente nell'intimità divina.
Ogni vera preghiera è in se stessa la preghiera di Cristo a suo Padre nello Spirito Santo.
Una coscienza viva delle proprie relazioni personalissime con il Padre, con il Figlio Primogenito glorioso, con lo Spirito del Padre e dei Figlio:
questa è l'esigenza innata posta al cristiano dall'autenticità e dall'efficacia della propria preghiera.
da J. Aubry, "Figli in comunione espressa col Padre", LDC