Credere a ciò che Dio dice
14-10-2007
1) Chissà che cosa ha a che vedere questo brano di Vangelo di Luca, con quanto Paolo scrive al suo amico Timoteo
2) A prima vista, sembrerebbe quasi che l'ambito della riflessione sia da ricercare nella gratitudine
3) Abbiamo concluso in sintesi che la fede è: credere a ciò che Dio dice
4) Chissà che cosa simboleggia questo fiume Giordano?
5) Vale la pena di ricordare cosa fosse la lebbra in quei tempi
6) "Ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è resuscitato dai morti"
7) Voi sapete il significato del gesto dell'immergersi?
8) Una stratificazione di significato del passaggio dalla morte alla vita
9) La nostra morte, quella pericolosa, la nostra lebbra si chiama io
10) San Paolo dice: "Ricordati che Gesù Cristo è resuscitato dai morti"
11) Che cosa testimoniamo?
12) Primo punto: Dio è tuo Padre. Secondo punto: Dio ti ama. Terzo punto: per questo Dio ti salva
13) Ma il punto difficile sta al terzo punto; "quindi Dio ti salva"
14) Se il potere del diavolo sugli uomini si chiama peccato, e Gesù Cristo distrugge il peccato
15) Ora Dio ha fatto queste cose, ci vuole la risposta dell'uomo.
16) Certo da troppo tempo non si predicano più i Novissimi: morte, giudizio, Inferno, Paradiso
17) Ora questo peccato originale è stato neutralizzato, ma se tu lo assumi puoi di nuovo prenderlo
18) Da questo annunzio, che è un felice annunzio, dovrebbe scaturire un cambiamento completo della vita
19) Non dico che si debba diventare impeccabili, ma bisogna tendere a una comunione forte con il Signore da essere attenti
20) Tutto questo ci diventa impossibile se non lasciamo che lo Spirito di Dio guidi la nostra vita
Dal Vangelo secondo Luca
"Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea.
Entrando in un villaggio gli vennero incontro 10 lebbrosi …" ( Lc 17,11-19 )
Omelia
Chissà che cosa ha a che vedere questo brano di Vangelo di Luca, con quanto Paolo scrive al suo amico Timoteo che è diventato vescovo da poco tempo?
E, in più ancora, queste due letture che cos'hanno a che vedere con il secondo libro dei re quando si tratta della sintesi della guarigione di quel famoso generale: Naaman il Siro?
Qui si vede che questo Naaman nutre una grande riconoscenza nei confronto del profeta che gli ha detto: "Ecco bagnati 7 volte nel Giordano", facendo questo ottiene la guarigione completa.
Tutto questo non sembra avere una grande relazione con quello che S. Paolo scrive a Timoteo, però sembra avere una relazione su quello che c'è scritto nel Vangelo di Luca: "Come tutti e 10 sono stati guariti, gli altri 9 dove sono?"
Quindi, a prima vista, sembrerebbe quasi che l'ambito della riflessione sia da ricercare nella gratitudine.
In realtà l'aspetto della gratitudine è presente nelle parole di oggi però, mi pare che in qualche punto più nascostamente, in altri punti più evidentemente, si stia parlando della diatriba vita/morte, morte/vita.
Vedete Naaman il Siro era malato di lebbra, proprio come questi 10 qui, va dal profeta che gli dice di immergersi 7 volte nell'acqua del Giordano, e ottiene la guarigione.
Questi 10 vanno da Gesù e ottengono la guarigione; "Vai in pace perché la tua fede ti ha salvato."
Beh si tratta anche qui di una forma particolare di immersione, immersione nella figura di Gesù maestro.
Vedete i 10 lebbrosi chiamano Gesù maestro: "Gesù, maestro, abbi pietà i noi".
Ho parlato poco fa con le coppie che hanno avuto l'istruzione, poco prima della Messa.
Sullo spirito di fede, e tra alcune cose che abbiamo detto sullo spirito di fede, abbiamo concluso in sintesi che la fede è: credere a ciò che Dio dice.
Allora voi vedete che qui, i 10 lebbrosi si rivolgono a Gesù chiamandolo maestro.
Tutto questo ci fa capire che sono persone di fede, perché sono coloro che credono a ciò che viene insegnato, per questo vengono tutti guariti.
Se ricordate, anche solo vagamente, la vicenda di Naaman il Siro, vi ricorderete che il suo scudiero ha dovuto convincerlo; perché nella sua arroganza, il grande generale malato di lebbra, non voleva accettare di doversi bagnare nel piccolo Giordano quando nel suo paese di origine c'era il Tigri e l'Eufrate, dei fiumi grandi come dei mari, e lo scudiero gli ha detto: "Ma se ti avesse chiesto delle cose pazzesche, tu pur di avere la guarigione, le avresti fatte; ti ha poi chiesto solo di immergerti nel fiume Giordano."
E ottiene la guarigione.
Chissà che cosa simboleggia questo fiume Giordano?
Ma non simboleggia forse il lasciar perdere le proprie convinzioni, i propri punti di vista?
Chiamare Gesù maestro non significa forse riconoscere che il suo punto di vista, il suo modo di vedere le cose, il suo modo d'insegnare, ciò che Lui insegna è ciò che dev'essere ritenuto e non ciò che pensi tu?
E così pure si vede quando Paolo scrive a Timoteo e dice: "Se moriamo con Lui, vivremo anche con Lui."
Ossia, se il nostro modo di vedere le cose muore e confluisce nel Suo modo di vedere le cose, allora noi risorgiamo.
Vale la pena di ricordare cosa fosse la lebbra in quei tempi.
In quei tempi la lebbra era una malattia così misteriosa, così terrorizzante, che chi ne veniva colpito veniva subito emarginato.
Ma questo non succedeva solo nell'ambito del popolo di Israele, ma in tutti i popoli perché era una malattia ingestibile.
Non si sapeva come si faceva a prendere e non c'era nessuno che fosse riuscito a venirne fuori; se non per un intervento diretto da parte di Dio.
Il risultato era evidente agli occhi di tutti, chiunque si prendeva la lebbra moriva, ma non solo perché la lebbra piano, piano lo uccideva, soprattutto moriva istantaneamente appena veniva riconosciuto che aveva la lebbra, perché veniva talmente emarginato che la persona colpita da lebbra, potremmo dire oggi che era un morto vivente, un morto che cammina.
Voi lo sapete che fino al XVIII secolo, XIX secolo, ci sono voluti tanti secoli così per capire che cosa si poteva fare per contrastare il dilagare della lebbra, nessuno sapeva che cosa fare.
E qui all'epoca di Gesù, oppure all'epoca di Naaman il Siro, ne mancano ancora di secoli prima che si riesca a capire che cos'è la lebbra.
Tutt'oggi ci sono delle zone nel mondo in cui ci sono persone malate di lebbra, ma in qualche modo oggi questa grave malattia viene curata.
Certo rimangono degli effetti negativi e nefasti, però le persone non sono più ne contagiose e neanche, se presa in tempo, questa malattia conduce direttamente alla morte.
Ma a quei tempi, ricorderete anche la vicenda di Francesco di Assisi, dire lebbra significava dire: morto che cammina.
Allora in tutti questi ambiti noi vediamo che emerge la parola morte.
Naaman il Siro era nella sua tracotanza e nel suo orgoglio, un generale morto vivente.
L'apostolo Paolo dice che a causa del Vangelo, lui è trattato fino a portare le catene come un malfattore.
Però dice questo: "Ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è resuscitato dai morti".
In questa frase c'è la chiave di volta che riunisce tutte e tre le letture.
"Egli è resuscitato dai morti" allora, misteriosamente, riusciamo a vedere come l'immergersi 7 volte nel fiume Giordano da parte di Naaman il Siro significa, o prelude, all'immergersi nella vita di Dio e nei Suoi 7 spiriti: sapienza, scienza, intelletto, consiglio, fortezza, pietà, timore di Dio.
Sette volte la pienezza della liberazione, la pienezza dell'immersione in Dio.
Voi sapete il significato del gesto dell'immergersi?
Le prime comunità cristiane celebravano il Battesimo per immersione.
Probabilmente, nei tempi estivi, sarete anche andati a visitare qualche basilica paleocristiana, mi viene in mente S. Vitale a Ravenna, o altre simili.
Dove il Battistero, solitamente custodito in una costruzione ottagonale, a otto lati, per ricordare l'octava dies, cioè il giorno in cui comincia la vita nuova, c'era questa vasca ottagonale, dove colui che doveva essere battezzato, entrava e dal Diacono, presente il Vescovo e tutto il Presbiterio, veniva immerso tre volte nell'acqua che gli giungeva fino alla vita, per dire proprio: mi immergo nella morte ed esco nella resurrezione.
Allora ci sono troppe similitudini in questi brani che abbiamo ascoltato oggi per non vedere una stratificazione di significato del passaggio dalla morte alla vita; e morte non è solo lebbra, la lebbra significa una morte ben peggiore, la morte che è presente nell'essere umano a causa del peccato originale.
Questa morte è stata distrutta perché Gesù Cristo è risorto, ma questa morte è la morte che è necessaria per ciascuno di noi affinché possiamo vivere nuovamente.
Non possiamo vivere la vita nuova se prima non siamo morti con Cristo, cioè se non siamo confluiti nel Suo cuore, se non siamo entrati nel Suo modo di vedere le cose.
Se tutto quello che prima per noi è importante non è diventato in secondo piano, e il primo è diventato Lui.
La nostra morte, quella pericolosa, la nostra lebbra si chiama io; e questo io è questo contagio mortale che si è inserito nella natura umana a partire dal peccato originale.
Questa è la morte definitiva ed è la morte pericolosa.
È una morte che si insinua nella vita delle persone perché, come dicevo questa mattina, non hanno ricevuto il lieto annuncio.
Farò anche con voi questa breve riflessione molto importante; prima di tutto perché stiamo camminando nella meditazione della parola di Dio, secondo perché è evidente come catechisti a qualunque titolo o grado di qualsiasi genere, abbiamo bisogno di avere molto chiaro dentro di noi questo concetto.
San Paolo, che è già in catene, è gia in prigionia dice: "Ricordati che Gesù Cristo è resuscitato dai morti secondo il mio vangelo".
Ma allora S. Paolo ha scritto un vangelo, ha scritto un vangelo?
Non lo sapevo sarà il quinto, il sesto vangelo, che ne so, c'è quello di D. Brown, ci sono tanti vangeli strambi che tutti si sono inventati in questo momento; ci sarà anche il vangelo di San Paolo?
Oppure no? Non possiamo dimenticare che la parola vangelo, in greco evuanghelion significa lieto annuncio.
Allora quelli che hanno già sentito questa spiegazione non suggeriscano, perché dobbiamo fare un itinerario di approfondimento.
Subito, immediatamente, se al di fuori di questo ambiente qualcuno ti chiedesse: "Sì, sì, ma voi cristiani parlate sempre di lieto annuncio, qual è questo lieto annuncio?
Vi riempite tanto la bocca, è Vangelo, è Vangelo qui e là, su e giù, qual è questo lieto annuncio?".
Questo è l'aspetto veramente importante da sottolineare.
Che cosa testimoniamo? Una morale? Un insieme di leggi?
Stiamo ubbidendo a dei precetti della Chiesa?
Ma questo non convince nessuno; è il motivo per cui si fa tutto questo che può essere una testimonianza.
Ma la testimonianza parte da questa chiarezza: S. Paolo dice secondo il mio vangelo, cioè secondo il lieto annuncio che io ti ho portato.
Qual è questo lieto annuncio? Non ve lo chiedo, state tranquilli, qual è questo lieto annuncio?
Lo so anch'io che la prima professione di fede dei primi cristiani è Gesù è il Signore, ma bisogna considerare la chiarezza sul lieto annuncio.
Leggendo la vicenda di Gesù nei Vangeli, possiamo capire quale annuncio Gesù è venuto a portarci?
Attenzione, l'annuncio, il lieto annuncio senza del quale noi non siamo capaci di dare ragione alla nostra fede, parte da quello che Gesù è venuto a portarci, e Gesù è venuto a portarci questa chiarezza.
Primo punto: Dio è tuo Padre.
Secondo punto: Dio ti ama.
Terzo punto: per questo Dio ti salva.
Poi viene come ti salva? Per mezzo del Suo unico Suo Figlio che si è fatto uomo ecc… mi sta tutto bene questo, ma il lieto annuncio è venuto a portarlo Gesù prima di salire sulla croce.
Il lieto annuncio è questo: "Guardate che Dio è vostro padre, non è vostro padrone".
Vi ricordate domenica scorsa? Il servo deve ubbidire, il figlio no.
Quando parli dell'ubbidire vuol dire che tu sei servo, ma se sei figlio vuol dire che Dio è tuo Padre.
E se Dio è tuo Padre e tu sei Suo figlio vuol dire che qualche cosa dentro di te, non solo può, ma deve cambiare.
Allora il lieto annuncio è proprio questo: Dio è tuo Padre, Dio ti ama, e su questo punto le idee possono essere più o meno approfondite ma sufficientemente chiare, siete d'accordo?
Ma il punto difficile sta al terzo punto; "quindi Dio ti salva" non tanto dal fatto che noi mettiamo in dubbio la salvezza del Signore, ma le conseguenze sì.
Tutti siamo d'accordo che Dio ci ha salvati, è vero?
Ma non ci è chiaro il concetto di salvezza; tant'è vero che troppe persone confondono la salvezza con una dichiarazione per mezzo della quale tu sei al riparo da qualsiasi tipo di rischio, quasi una polizza di assicurazione; invece, per usare un linguaggio figurato già usato in questi due giorni proprio per spiegare questo concetto, potremmo immaginare una cosa di questo genere: che cosa è stato il peccato originale?
Una ribellione nei confronti di Dio.
È stata causata da chi? Dal diavolo, dal serpente.
È stata assecondata da chi? Dagli uomini.
Il risultato è che Gesù dichiara: "Tutto il mondo giace sotto il potere di Satana".
Ma poi Lui viene per la salvezza, s'immerge nel fiume Giordano, prende su di sé tutti i peccati di tutti gli uomini, di tutti i tempi, e glieli strappa dagli artigli del demonio.
Se il potere del diavolo sugli uomini si chiama peccato, e Gesù Cristo distrugge il peccato, che potere ha il diavolo sugli uomini?
Nessun potere che gli uomini non gli diano.
Questo è il punto: nessun potere che gli uomini non gli diano.
Perché detto in un linguaggio figurato è come se Gesù, con la Sua possenza, prendesse il braccio artiglioso del diavolo, glielo stringesse a tal punto che poi dopo gli prendesse un dito, e gli spalanca tutti gli artigli, e libera tutte le anime che lui teneva prigioniere sotto la sua cattiveria.
Questa è la salvezza che ha operato il Signore.
La Redenzione poi assumerà dei livelli incredibili perché nella Redenzione si completa nella pienezza il mistero dell'Incarnazione.
Dicono i Padri della Chiesa: "Dio si è fatto uomo perché gli uomini partecipassero alla natura divina."
Ma la salvezza è che il diavolo è stato costretto a spalancare i suoi artigli e lasciare libere tutte le anime di tutti gli uomini, di tutti i tempi, che giacevano sotto il suo potere.
Ci siamo fino a qui, vero?
A questo punto il concetto di salvezza sembrerebbe risolto, questo è ciò che il Signore ha operato per noi.
Ma la salvezza, che è ciò che Dio fa per noi; avete visto i primi due punti, Dio è tuo Padre, Dio ti ama, Dio ti salva.
Sono tutte operazioni che fa Dio, e tu dove sei? Dov'è la tua risposta?
Certo Dio sta facendo, ha fatto, continuerà a fare questo per tutti gli uomini fino alla consumazione dei secoli.
Mi sta bene; però la salvezza non si conclude in ciò che ha fatto Dio.
Diversamente tutti noi possiamo vivere in panciolle, ma perché dobbiamo fare il bene se tanto Dio ci ha salvati?
Se tanto Dio è buono, perdona tutto, perché mi devo impegnare a fare le cose, cosa serve l'evangelizzazione, tanto Dio è buono e perdona tutti.
Non è assurdo questo discorso? Certo che è assurdo, ma è ancora più assurdo che ci sia una quantità incalcolabile di persone, quindi anche di credenti, che non si rendono conto della logicità di questo discorso.
Mi pare che sia un discorso logico, sì o no?
Ora Dio ha fatto queste cose, ci vuole la risposta dell'uomo.
Dice San Paolo nelle sue lettere: "Gesù Cristo vi ha fatti liberi perché restiate liberi."
Questo vuol dire che se la verità ci fa liberi, e la verità su di noi è: tu sei suo figlio.
Questa è la verità che Dio proclama per ciascuno di noi, e questa libertà ci rende liberi dal potere di satana perché noi possiamo dire: "Che vuoi tu da me? Sei mica mio padre. Mio padre è l'onnipotente creatore dei secoli".
Questa è la verità che ci rende liberi, però se noi non seguiamo questa verità, vuol dire che seguiamo altre cose che non sono la verità, e dunque diventiamo di nuovo schiavi, diventiamo di nuovo sotto il potere di satana.
Il Santo Padre dice: "Noi che abbiamo ricevuto l'inestimabile e drammatico dono del libero arbitrio".
Perché con questo libero arbitrio possiamo prendere il dono della libertà e gettarlo dalla finestra.
Con questa libertà che noi abbiamo possiamo tutto lo stesso.
Certo che Dio ci ha salvati, ma se non accettiamo il concetto di verità, di giustizia, di realtà su di noi, perderemo tutto.
Se tu sei stato guarito dal cancro, hai fatto 5-6 cicli di chemioterapia, poi dopo continui a fumare come un turco, è normale che ti ritorni un cancro, sì o nò?
Allora la questione è molto semplice, se Gesù Cristo, dall'alto della croce, per la Sua passione, morte, resurrezione, non solo ci ha salvati ma ci ha anche redenti e ci ha immessi nella vita divina, e noi invece di vivere da figli di Dio viviamo figli del mondo, che cosa erediteremo? La salvezza o la perdizione?
E questo punto non è sufficientemente chiaro. Certo da troppo tempo non si predicano più i Novissimi: Morte, Giudizio, Inferno, Paradiso, ma sono cose evangeliche.
Vedete come emergono proprio dalle Scritture di oggi.
Non ho sbagliato tema, ho semplicemente meditato quello che viene dalle Scritture di oggi.
La grandiosa, sontuosa, maestosa, drammatica libertà dell'essere umano; che ci è stata restituita "ti ho restaurato, ti ho ridato quello che tu avevi gettato dalla finestra. Però, questa volta, usalo bene".
Si dice: a tutti è concessa una seconda occasione.
Dio c'è l'ha concessa, perché prima della venuta del Verbo di Dio in mezzo a noi, prima che Lui mettesse la Sua tenda in mezzo a noi, noi eravamo destinati alla perdizione perché le porte del Paradiso erano chiuse.
Poi per il Suo cuore squarciato, l'immagine del cuore squarciato è l'immagine dell'apertura delle porte del Paradiso, da cui esce fuori la vita e la redenzione: sangue e acqua.
Queste porte si sono spalancate, e si realizza la parola del profeta Isaia: "Per le Sue piaghe noi siamo stati guariti" che è troppo riduttivo pensare solo alle guarigioni fisiche o solo mentali, si tratta di una guarigione molto più di questo: la guarigione dal veleno, dalla lebbra mortale del peccato originale.
Ora questo peccato originale è stato neutralizzato, ma se tu lo assumi puoi di nuovo prenderlo: si chiamano i peccati mortali.
Che sono i peccati mortali? Significa contraddire quello che Dio si aspetta da quelli che sono i suoi.
Se Dio dice: "Figlio mio, se tu sei mio figlio vuol dire che la pensi come me; però se tu non la pensi come me e agisci come figlio del mondo, in realtà io ti dico: io non ti conosco, chi sei tu?
A casa non ci vieni, perché casa è fatta per i famigliari non per gli estranei.
Gli estranei se ne stanno fuori dove è pianto e stridor di denti": è logico o non logico questo discorso?
È biblico, è evangelico sì o no?
E allora come mai tanti credenti hanno una grande confusione sul concetto di salvezza?
Perché non sanno neanche quale sia il lieto annuncio, voi no, voi lo sapete.
Da questo annunzio, che è un felice annunzio, dovrebbe scaturire un cambiamento completo della vita, perché una persona che si sente dire: "Sono figlio di Dio, ma ti rendi conto cosa vuol dire" fa come quello scismatico eretico che era questo samaritano, che ritorna da Gesù pieno di gioia, perché ha capito cosa è successo, è passato dalla morte alla vita all'istante.
Noi siamo abituati, cosa vuoi che sia; noi possiamo bere il moscerino insieme al cammello, filtriamo il moscerino e beviamo il cammello, direbbero i sapienti della Scrittura.
Perché non siamo sufficientemente attenti e siamo così indulgenti sulle nostre deficienze, perché tanto il Signore è buono.
È buono ma non hai chiaro che cosa significhi la salvezza, se pensi questo.
Abbiamo assolutamente bisogno di meditare questa parola, di ricordare che Gesù è risorto, quindi non fa parte della morte.
E se noi continuiamo a vivere con il peccato, che si manifesta in tutte le sue forme, vuol dire che continuiamo a vivere nella morte.
E se continuiamo a vivere nella morte vuol dire che non siamo risorti.
E quando verrà il tempo di chiudere i nostri occhi sulla scena di questo mondo, non li apriremo sullo splendore della gloria del Regno di Dio.
È molto importante questo.
Non dico che si debba diventare impeccabili, come la Beata Vergine Maria, ma bisogna tendere a una comunione così forte con il Signore da essere attenti, e non tanto indulgenti con noi stessi da dire: "Ma si, se ce la faccio bene, se non ce la faccio pazienza."
No, no, pazienza un corno.
Dobbiamo essere molto attenti su questo punto, non solo perché questo è il cammino cristiano e, badate bene, ho la convinzione di non aver detto niente di più di quello che serve per la vita del normale cristiano, tant'è vero che chi è presente può testimoniare che queste parole le ho dette nelle assemblee delle parrocchie.
Ma questo vale ancora di più, in maniera più impellente per tutti coloro che debbono fare un cammino in cui si chiamano catechisti, cioè quelli che fanno riecheggiare la presenza viva di Gesù nella loro vita.
Allora tutto questo ci diventa impossibile se non lasciamo che lo Spirito di Dio guidi la nostra vita, ecco le 7 immersioni di Naaman il Siro nelle acque del Giordano; 7 immersioni per liberare per 7 volte la pienezza del peccato; la Scrittura dice: il giusto pecca 7 volte al giorno, che vuol dire la pienezza del peccato; e dice del giusto, vi pensate che cos'è il non giusto?
Gesù dice 70 volte 7 non giusto.
Allora Naaman il Siro è detto che è una persona giusta perché s'immerge 7 volte per essere liberato dalla pienezza del peccato; e ogni volta che s'immerge, e ne esce fuori, viene investito dallo Spirito di Dio.
I 7 spiriti di Dio diceva l'Antico Testamento: sapienza, scienza… vuol dire la pienezza dello Spirito di Dio.
E questa pienezza dello Spirito di Dio è un cammino imprescindibile, non per i carismatici, per tutti i cristiani, perché questo è l'itinerario che Dio Padre ha voluto instaurare per formare la Sua Chiesa, attraverso Suo figlio Gesù Cristo e la potenza dello Spirito Santo; e se non va bene come agisce lo Spirito Santo bisogna andarsi a lamentare da Dio Padre, perché questa è l'azione dello Spirito Santo, e per essere nella vita nuova, altri Cristi, non c'è che un modo: lasciare che lo Spirito Santo ci trasformi; e se si vuole prescindere dallo Spirito Santo, si vuole prescindere dalla salvezza.
Tutto questo è veramente importante perché ci coinvolge completamente in tutto il nostro modo di pensare.
Signore la Tua parola è veramente qualche cosa che è come una spada a doppio taglio che entra nel punto di congiunzione, come dice l'autore della Lettera agli Ebrei, tra lo spirito e la mente.
Abbiamo bisogno che la tua parola venga a insinuarsi proprio lì nel più profondo del nostro essere, perché se abbiamo la grazia di accogliere quello che tu ci stai dicendo, in autentico spirito di fede, allora come i lebbrosi, come Naaman il Siro, come San Paolo, ci ricorderemo che se con Lui moriremo, in Lui e per Lui e con Lui risorgeremo.
Sia lodato Gesù Cristo.