Opere di misericordia spirituale
1-12-2007
1. Si parla raramente delle opere di misericordia spirituale
2. La vita cristiana autentica è …
3. Differenza tra fede e religione
4. Noi non siamo puri spiriti, ma spiriti incarnati, individuali e personali
5. Comunione, non confusione
6. "Chi vede voi, vede me"
7. Quanti sanno che cosa significhi vivere?
8. Spesso si parla di solidarietà piuttosto che di carità
9. Solidarietà, per te stesso o per amor di Dio?
10. Pensavo di avere tanti bisogni, poi …
11. L'esercizio concreto della fede: non è credere ciò che si vede, ma vedere ciò che si crede
12. Vedere noi stessi come Dio ci vede
13. È necessario vedere la fede in azione che produce le opere
14. Raramente si parla di opere di misericordia spirituale, perché …
15. È necessario discernere i motivi per cui si cerca di fare del bene
La volta scorsa avevamo introdotto un pochino il tema della preghiera, affrontando anche l'aspetto delle opere di misericordia spirituale, in particolare la testimonianza che si espleta nel consigliare i dubbiosi, nell'insegnare agli ignoranti; a proposito di quanto abbiamo detto la volta scorsa avete qualche quesito, qualche curiosità o qualche cosa da sottolineare?
Domanda: Perché tutti quanti pensano soltanto alle opere di misericordia corporali, ma io veramente non ho mai sentito parlare delle opere di misericordia spirituali?
Beh, stai toccando un ambito e un discorso che non so bene per quale motivo tu lo stia aprendo, tuttavia io vorrei semplicemente sottolineare questo fatto: c'è un'estrema urgenza di recuperare la dimensione spirituale nella vita del cristiano, ma una estrema urgenza, perché, non da tutti beninteso, ricordatevi che la foresta che cresce non fa rumore è l'albero che cade che fa rumore.
Allora quello che io vorrei dire è che la vita cristiana autentica è la costruzione del corpo di Cristo e poiché i battezzati fanno parte e costituiscono il Corpo di Cristo che è la Chiesa.
Però questa costruzione del Corpo di Cristo ha almeno due direzioni, una interna e una esterna.
La costruzione del Corpo di Cristo all'interno di noi esige che ci sia un itinerario di cambiamento spirituale di approfondimento, perché se il cammino cristiano è in ultima istanza quello di farci diventare altri crhisti, una trasformazione in Cristo, allora è evidente che la trasformazione in Cristo non può essere solo esteriore, cioè tenendo conto solo delle opere, perché le opere sono nient'altro che la conseguenza di quello che si è.
Uno non può avere un figlio se non è una donna, giusto?
Quindi prima deve essere qualche cosa e poi essendo quella realtà, produrrà i frutti che sono delle normalissime conseguenze.
Ora non si può pensare che il cristiano sia semplicemente il frutto di opere che egli sta compiendo, perché le opere sono la manifestazione di un essere, di un qualche cosa di cui uno è non semplicemente la manifestazione del fare qualche cosa.
È la differenza che c'è tra la fede e la religione: nella religione non è necessario che ci sia un cambiamento del cuore, nella fede si, ecco perché ho detto prima è estremamente urgente che ci sia questo cambiamento interiore, questo dare valore all'itinerario spirituale, perché noi prima di tutto dobbiamo sapere chi siamo o se preferite dobbiamo sapere che cosa siamo.
Se diamo per scontato certe realtà senza esserne pienamente consapevoli allora quello che noi facciamo sono solo delle opere, sono solo delle azioni, non sono il permettere a Gesù Cristo di estendere il suo regno in noi e attraverso di noi.
Allora se ricordate nelle volte scorse vi ho accennato che mediante il Battesimo noi diventiamo corpo di Cristo che significa essere Cristo che è la Chiesa.
Ma non è sufficiente questo atto, certo agli occhi di Dio ogni battezzato è naturalmente suo figlio; questo sarebbe senza alcuna difficoltà se noi fossimo dei puri spiriti, perché lo Spirito di Dio viene nello spirito di quella creatura, la conforma a sé e quindi lo spirito istantaneamente diventa conforme a Dio.
Il problema è che noi non siamo puri spiriti, noi siamo spiriti incarnati, individuali, personali.
Questo vuol dire che tutto ciò che fa parte del nostro essere un essere umano è chiamato a percorrere questo itinerario in cui c'è la trasformazione in Cristo; è un itinerario in cui Gesù Cristo ci ha dato tutto quello che è necessario perché si possa compiere, ci ha dato la parola di Dio, ci ha dato i suoi insegnamenti, ci ha dato la prova che tutto quello che Lui insegnava era autentico, facendocene parte attraverso segni, prodigi, miracoli, guarigioni, liberazioni ecc. ecc. ci ha dato sua madre, ci ha dato la Chiesa, ma come ultima cosa ci ha dato lo Spirito Santo perché è mediante lo Spirito Santo che si opera dentro di noi questa trasformazione in Cristo.
Questo cambiamento radicale, ve l'ho detto tante volte che san Paolo chiama metànoia oltre le cose conosciute.
Quindi questa trasformazione vuol dire che c'è in opera un'azione diretta di Dio; quando Dio agisce sulla natura naturale, Lui agisce ed essa risponde, quando Lui interagisce con gli uomini, Lui propone, stuzzica, ma l'uomo ha bisogno di rispondere ed è esattamente la nostra risposta che costituisce questa possibilità di trasformarsi in Gesù Cristo.
Intendetemi bene, la trasformazione in Gesù Cristo non significa che io non sono più io.
Non siamo degli gnostici, non seguiamo neanche la new age, noi non pensiamo che al termine della nostra vita siamo come la gocciolina che va a finire nel mare e si disperde nel mare.
Ricordatevi che noi continueremo ad essere delle persone individuali anche nell'eternità, anche quando saremo immersi in Dio, io resto io e Lui resta Lui, con una grandissima partecipazione che sia chiama la comunione, ma non la confusione, non è che io mi confonda in Dio e io divento come una nube che si disperde e che si mischia insieme alla nube di Dio.
Noi sappiamo che Dio crea gli uomini come esseri personali e individuali, unici e irripetibili.
Questo vuol dire che anche nell'eternità noi godremo di queste prerogative che sono imprescindibili.
Ora quando noi diamo per scontato che tutto questo l'abbia fatto Dio e che l'uomo dunque sia divenuto naturalmente salvo, allora noi eliminiamo dall'orizzonte delle risposte dell'uomo la possibilità di un itinerario spirituale, cioè a dire: tanto Dio ci ha salvati, quindi non serve più che noi ci impegniamo per fare un cammino di crescita ecc, al limite possiamo fare un cammino ascetico, di privazioni, ecc, ma con quale scopo?
Lo scopo principale in ogni cammino spirituale non può mai prescindere dalla nostra trasformazione in Cristo, dal nostro essere talmente inseriti in Gesù Cristo, da che si possa dire: "chi vede voi vede Me".
Il discepolato, di cui si parla in tanti testi e nel Vangelo si vede molto bene di cosa si tratta, non è l'esercizio di regole che si sono imparate, voi ricorderete che il discepolo al tempo di Gesù, che non c'era solo Gesù che aveva dei discepoli, vi erano molti rabbì in Israele che avevano dei discepoli, Gamaliele aveva Paolo, Saulo, era un rabbì molto famoso per la sua rettitudine di vita; in quei tempi, in quella cultura era molto più importante imparare a vivere piuttosto che vivere.
Facciamo un parallelo con oggi?
Quante sono le persone che sanno che cosa significhi vivere?
Parlavo proprio ieri con un sacerdote e diceva che soprattutto le giovani generazioni di oggi hanno un'estrema difficoltà nel concentrarsi nelle cose, come se continuassero a vivere come quando si fa zapping con il telecomando, di qua, di là, ecc., non entrano mai in una situazione, fanno solo delle comparse, questo vuol dire che non vivono neanche una situazione piacevole, si trovano qui, si trovano là senza un principio unificatore.
Dunque loro credono di vivere in realtà non stanno vivendo, stanno subendo delle impressioni fugaci, superficiali, improvvise, su tanti aspetti che la vita contiene, ma quella non è la vita, sono solo degli aspetti che la vita contiene.
Ora sarebbe interessante sapere quanti sono veramente i cristiani che si rendono conto che è più importante imparare a vivere piuttosto che vivere; imparare a vivere significa rispondere a quello che noi siamo non solo a quello che noi facciamo.
Non avete notato che purtroppo tanto spesso non si parla di carità, ma si parla di solidarietà?
Non vi ha allarmato questo tipo di discorso? La solidarietà è una parente, ma molto lontana della carità; nella solidarietà mi do da fare però non mi è chiesto il motivo per cui mi sto dando da fare.
Se voi scendete giù dalla consolata e andate verso il cimitero di san Pietro in vincoli, cosa trovate scritto su quel ponte che attraversa la strada?
"Caritas christi urget nos" è l'amore di Cristo che ci spinge, perché se non è l'amore di Cristo che ci spinge, che cosa ci spinge a far cosa?
Allora nella solidarietà può anche essere la mia sete di sentirmi riscattato, perché per un certo periodo della mia vita io non mi sono sentito abbastanza valorizzato dagli altri.
Il volontariato è una cosa buona? Ma certo che è una cosa buona. Il Signore dice che anche un bicchier d'acqua sarà ricompensato, però dice: dato in mio nome, perché questi sono i miei.
Allora capisci, che nella solidarietà nessuno ti chiede per quale motivo tu stai facendo quelle cose, nella carità lo Spirito Santo invece te lo chiede e ti dice: tu stai facendo questo, ti stai sacrificando per questo e quest'altra cosa, tu stai vivendo nella tua famiglia, nel tuo matrimonio un periodo di difficoltà, tu stai sopportando il tempo della malattia, tu stai intercedendo per questa ragione, ma per quale motivo veramente lo stai facendo?
Lo fai per te stesso? Lo fai per il bene delle anime che sono vicine a te?
Oppure lo fai solo per il bene dei loro corpi? Badate bene è importante servire il nostro prossimo perché possa sentirsi bene anche fisicamente, ma se tu lo fai solo perché sia benestante allora tu fai una cosa buona, però hai mancato il bersaglio.
Si la freccia si dirige nella direzione giusta, però non colpisce il bersaglio centrale.
Nella solidarietà tutto questo non è interessante, perché la solidarietà è una forma di collaborazione, chiamiamola anche una sorta di complicità nel sostenerci gli uni con gli altri, nella carità invece è lo Spirito di Dio che ti chiede: qual è l'autentica motivazione perché tu fai questo?
Perché hai paura? Perché ti fa piacere? Perché vuoi in qualche modo esorcizzare il tuo senso di colpa?
perché tu ti senti meglio degli altri, sei più fortunato degli altri, sei più ricco degli altri, hai più intelligenza degli altri, ecc. lo fai solo perché ti vergogni, è un malinteso o uno zoppicante senso di cinismo?
Certe volte la gente va a Lourdes in pellegrinaggio, ritorna e dice: ah! Pensavo di avere tanti bisogni poi ho visto come stanno gli altri e allora ho detto al Signore che non c'era più bisogno.
Si, va bene, il Signore si serve anche che tu veda di quelle cose.
Però è davvero un sentimento molto nobile il tuo pensare che ci sono altri che stanno peggio di te per cui tu non osi rivolgerti al Signore per chiedergli delle benedizioni?
È davvero un frutto dello Spirito Santo tutto questo?
Tu credi davvero che il Signore non abbia abbastanza potenza per aiutare te e tutti gli altri?
Allora che cosa significa il vero senso del cambiamento?
Vuol dire che tu entri così tanto nel cuore di Dio che il tuo cuore viene trasformato da questo contatto; tutto ciò che c'è nel cuore di Dio pian piano viene nel tuo cuore e avviene questa trasformazione che san Paolo chiama metànoia.
Noi per comodità, per capirci meglio diciamo che un cambiamento di pensare, un cambiamento radicale di agire, però voi capite che è molto più di semplicemente un cambiamento: è il pensiero di Dio che viene a prendere dimora nel tuo pensiero, nella tua struttura mentale.
È come che tu per un'azione di Spirito Santo vedessi le cose che ti riguardano non più con i tuoi occhi, ma con gli occhi di Dio.
È l'esercizio concreto della fede; voi lo sapete che la fede non è credere ciò che si vede, ma vedere ciò che si crede.
Allora, nell'esercizio della virtù della fede, la potenza dello Spirito Santo viene dentro di te e ti cambia, per cui tu vedi le cose come le vede Dio ed è una realtà che non si può spiegare tanto razionalmente, è un itinerario che è lì a disposizione di tutti, basta cominciare a camminare su quella direzione.
Perché vedete, la Scrittura dice che Dio ha dato la fede a tutti, ha dato a tutti una porzione di fede; cosa significa una porzione di fede?
La fede che ti serve nella tua vita.
Quindi una persona che nella sua vita sarà chiamata ad affrontare il tempo del martirio, ha nel tempo del martirio, a sua disposizione la giusta quantità di fede per vedere la sua propria situazione nell'ottica di Dio, egli vede se stesso come Dio lo sta vedendo.
Voi capite che da questo ambito della fede dipende veramente tutto l'itinerario spirituale, perché vedere noi stessi come Dio ci vede, potrà farci del male psicologicamente, ma è altamente salutare nell'ambito spirituale.
Se noi avessimo la grazia veramente di carpire in che stato è la nostra unione con Dio, sicuramente alcune cose le abbandoneremmo subito e cominceremmo subito ad approfondire altri tipi di relazione con Lui.
Siete d'accordo con me? Ora nel Vangelo c'è scritto che la fede si domanda, non c'è assolutamente niente che ci impedisca nella nostra preghiera personale di soffermarci e di dire: Signore, io credo, però aumenta la mia fede.
Per una semplice ragione, potrai aver paura di scoprire che cosa c'è veramente nel tuo cuore, ma se hai fede tu sai che quello è salutare per te.
Se ti rendi conto che nel tuo cuore hai ammassato una grande quantità di scatoloni pieni di polvere, finalmente te ne rendi conto no?
Allora tu puoi dire: non li voglio più queste cose, e questo tipo di preghiera è sempre accolta da Dio, perché è esattamente quello che tu stai chiedendo, sia fatta la tua volontà.
Ora tutto questo sta alla base di questo itinerario che non è molto popolare, perché è molto più pragmatico ed è molto più appagante, sotto un certo punto di vista, vedere le opere, dimenticando che le opere senza la fede sono come una campana rotta.
È necessario vedere la fede in azione che produce le opere, ma le opere senza la fede sono come un castello di sabbia, appena arriva il sole vengono prosciugati e crollano miseramente.
L'apostolo Giacomo dice: senza la fede le nostre opere sono nulle.
Tanto per concludere il discorso, io direi, ricordiamoci che dire fede e dire azione è la stessa cosa.
La fede non è un bel discorso, la fede è agire, per una motivazione molto chiara, non nebulosa, non sentimentale, non emozionale.
La fede è prendere sul serio quello che Dio dice, vedere come Dio vede, vedere ciò che Dio dice; non prima vedere e poi credere.
Mosè stese il bastone contro il mare e il mare si aprì, perché Mosè credeva a quello che Dio gli diceva: "stendi il bastone e il mare si dividerà".
Quindi lui fece questo sapendo che quello sarebbe accaduto, dentro di sé.
Uno dice: oh! Ma se io fossi stato nella sua posizione non so se ce l'avrei fatta.
Non ti ho detto prima che Dio ha dato a ciascuno la sua porzione di fede?
Se tu devi dividere il mare a metà, Dio ti da la fede necessaria per credere a quanto Lui ti sta dicendo.
Certo che se tu vai a leggere il Vangelo o leggi l'Antico Testamento, non come un testo spirituale, ma solo cercando nelle strutture logiche, linguistiche della tradizione di un tipo o di un altro, cioè accostarti al testo sacro solo dal punto di vista esegetico è molto difficile che tu stia facendo un itinerario spirituale; sì, il cammino esegetico è importante e fondamentale per cercare di intuire sempre meglio ciò che Dio ha voluto ispirare al suo popolo, ma quello che c'è scritto è il frutto dell'ispirazione, l'ispirazione sta alla base.
Nell'accostarsi al testo evangelico, abbiamo bisogno non solo di cogliere la struttura e il frutto dell'ispirazione, ma la potenza dell'ispirazione; è questa potenza di ispirazione che viene chiamata da san Paolo o dallo scrittore della lettera agli Ebrei, una spada a doppio taglio che arriva fino al punto di congiunzione tra lo spirito e l'anima.
Raramente si parla di opere di misericordia spirituale, perché raramente si parla di itinerario spirituale; è molto più facile parlare di una chiesa o di un'opera cristiana che si trasforma in ente di assistenza sociale.
Però voi leggete le storie dei santi, avranno fatto delle opere sociali, ma non dei motivi sociali; hanno fatto delle opere anche sociali solo per dei motivi di autentica carità e la carità è: ama Dio e poi ama il prossimo.
Senza questo amore di Dio il prossimo è impossibile amarlo e facendo le cose per il prossimo, senza avere veramente la motivazione chiara, scava scava autenticamente, con il tuo direttore spirituale capirai che forse quello che ti muove non è tanto la caritas christi, ma è la caritas tibi, l'amore verso di te che ti spinge a cercare un'auto affermazione, una gratificazione, non dico che siano necessariamente colpevoli queste cose, possono anche essere frutto di ferite, di ricordi personali, di desiderio di auto redenzione oppure sentirsi valorizzati in qualche modo.
Ma se uno deve fare veramente un cammino spirituale è chiamato anche a discernere i motivi per cui cerca di fare del bene.
Anche i motivi meno nobili non possono essere rifiutati devono solo essere purificati, perché l'itinerario spirituale non è butto via, ma pulisco e metto da parte.
Vi ricordate che cosa dice Gesù a proposito dello scribattaggio, che va nel tesoro delle scritture e prende tutto quello che è e lo rinnova; lo scribattaggio è come uno che va in un forziere e trova tanti gioielli antichi, tutti pieni di polvere e ossidati; non dice poiché è roba vecchia la butto via, tengo solo i gioielli del Nuovo Testamento, no!!
Guardo anche tutti i gioielli preziosi che ci sono nell'Antico testamento e li lucido ben bene, gli tolgo le incrostazioni del tempo, li faccio risplendere, perché lì c'è ugualmente l'itinerario della vita di Dio.
Così pure nella nostra vita non possiamo dire: debbo buttare tutto quello che c'è stato prima, no!
Tutto quello che c'è stato prima il Signore lo guarisce, lo purifica, lo risana perché tutto può entrare al suo servizio.
Sia lodato Gesù Cristo.