Diventare evangelizzatori o formatori di evangelizzatori
30-11-2002
1) Quattro condizioni
2) Motivazione di frequenza al corso
3) Avere l'animo del pastore
4) Esperienza di salvezza
5) Il tesoro di Dio
6) Lo zelo per il vangelo
7) Kerigma e catechesi
8) Aiutare a comprendere il mistero di Dio
Esistono tre condizioni assolutamente necessarie per diventare evangelizzatori o formatori di evangelizzatori ( Io ne metterei quattro).
Le tre serie sono: esperienza di salvezza, zelo per il Vangelo, coerenza di vita.
Io metterei per prima una condizione fondamentale che è: voler essere evangelizzatori.
Perché è inutile che si parli su come deve essere un evangelizzatore, se poi non si vuol essere evangelizzatori.
Diciamocelo chiaramente si può benissimo fare i cristiani anonimi, nella società di adesso, in città è ancora più semplice.
I controlli non ci sono, quindi tu ti puoi comportare come ti pare.
Di fronte a Dio puoi vivere un cristianesimo estremamente individualista.
Ti puoi gestire il tuo cristianesimo pensando di essere nel giusto, vivendo il tuo anonimato, la tua tiepidezza o insipidità.
Quello che dovrebbe contraddistinguere il vero cristiano dal cristiano qualunque è il desiderio di rendere gli altri cristiani, è la stessa differenza che c'è tra la pecora e il pastore.
È vero che ci sono dei libri, stiamo esaminandone uno che ci parla di questo: di come riuscire ad evangelizzare, in qualche modo, le persone.
Però, se uno dentro di sé non sente la voglia, o il bisogno, o la necessità, o il desiderio di evangelizzare gli altri non lo farà, non lo farà.
Può leggere una biblioteca intera di metodi, di agiografie, di studi particolari, ma se la persona non vuole evangelizzare, non evangelizzerà, neppure all'interno della propria famiglia, perché è scomodo evangelizzare.
Evangelizzare significa esporsi, significa prendere una posizione, significa schierarsi da un a parte piuttosto che da un'altra, questo significa che l'evangelizzatore è uno che si mette in luce.
Io penso che in questo Corso, che vi contraddistingue come secondo anno, ci sia da farsi questa domanda fondamentale: sto subendo questo Corso nel senso che è la minestra che devo mangiare per arrivare alla fine di questi tre anni, ammesso che mi interessi arrivare alla fine, per avere l'attestato di frequenza, oppure è una provocazione che mi serve per capire veramente, se io intendo essere lievito o preferisco essere la farina?
Voi, mi conoscete, sapete che sono estremamente provocatorio, l'avete sperimentato in molte occasioni, lo faccio apposta ad essere così!
Perché a volte, sentendo un po' di pruritino, uno è costretto a pensare a delle cose a cui non ha pensato solitamente.
Quindi aggiungere qui un punto è chiaramente una provocazione.
In fondo sto parlando a delle persone che hanno detto che vogliono diventare Catechisti.
Io spero che questo dire: voglio essere Catechista, non sia stato solo uno stratagemma per frequentare il Corso: come purtroppo è successo in tanti casi negli anni passati, che le persone sono venute al Corso, ma poi di fare catechismo non se lo sognavano neanche di notte!
Questa sarebbe una sconfitta, non per noi, ma per quelle persone che usano gli stratagemmi per avere gratificazioni intellettuali di questo tipo.
Non è questo che si fa.
In questo Corso, aldilà di tutti i contenuti che vi vengono comunicati, contenuti di fede, di spiritualità, di dottrina, di metodologia, ci si deve mettere di fronte alla propria coscienza e dire:" Ho ricevuto tanto per cosa?".
Il Signore dice che a chi ha ricevuto tanto, sarà chiesto molto di più.
Allora per essere Catechisti bisogna avere l'animo del pastore, cioè bisogna desiderare che gli altri conoscano Gesù.
Quindi l'evangelizzatore è proprio colui che si pone dinanzi al desiderio che altre persone conoscano Gesù meglio, se poi sono i tuoi familiari, se sono i tuoi parenti, se sono i tuoi amici, se sono le persone che il Parroco ti affida a vario titolo, però tu non puoi dire settorialmente: "Ho ricevuto questo incarico, mi occupo solo di questo" perché smentisci il tuo cammino cristiano se fai così.
Tu non fai il Catechista tu lo sei!
Perché io potrei dire tu non fai il cristiano tu lo sei, oppure lo fai? Capite che c'è differenza?
Fare il cristiano è come l'attore che fa per esempio il Re Lear, ma non è un Re, è solo un attore.
Qui bisogna essere molto chiari con noi stessi.
Non è che voi dobbiate rispondere a me, né stiamo facendo una diatriba, stiamo facendo una provocazione.
Non si può essere Catechisti se non si è veri con se stessi, bisogna avere il coraggio della verità.
Se io sono arroccato sulle mie posizioni e non ho nessuna voglia di venirne fuori, allora, scusatemi, questo non è il tuo Corso.
Si viene per mettersi a disposizione di Dio, nella sua Chiesa non per starsene per se stessi.
Poi se il Signore ti vuole utilizzare nella Sua Chiesa, avrai il mandato se no tu agirai senza bisogno che qualcuno ti dica "fai questo, fai quell'altro".
Perché se tu hai l'animo dell'evangelizzatore, qualsiasi occasione per te è un motivo di parlare agli altri di Gesù, senza diventare un bigotto; ma nel modo giusto, prudente, equilibrato, educato per aiutare gli altri a uscire dal cerchio delle loro certezze. Mi sono spiegato?
Per questa ragione a questi tre punti, io direi, perché non aggiungete il primo punto che sarebbe voler essere un evangelizzatore?
Su questo punto bisogna forse soffermarsi a fare un esame di coscienza.
L'esperienza di salvezza è un'esperienza fondamentale.
C'è da domandarsi come mai le persone che sono vissute lontane dal Signore, lontano dalla Chiesa, una volta che incontrano il Signore diventano eccezionali e danno molti punti alle persone che invece sono vissuti sempre all'ombra del campanile.
Perché? Per molte ragioni.
Ragioni psicologiche possono essere che hanno fatto l'esperienza di che cosa vuol dire stare lontano da Dio, e hanno visto come è brutto.
Come dice il proverbio: "l'erba del vicino è sempre più verde" , se tu sei vissuto nel giardino della Parrocchia, pensi che l'erba che c'è di fuori della Parrocchia sia sempre più verde, più fresca, più appetibile ma chi è vissuto fuori del giardino della Parrocchia si rende conto che nel mondo l'erba sarà verde ma sono tutti cardi, che pungono e pizzicano, sono tutte erbe amare, magari sono più verdi, ma sono anche più legnose.
Quando queste persone incontrano veramente il Cristo, allora si rendono conto che, all'ombra della Croce, l'erba cresce più fresca e più morbida.
Parlo figuratamene in modo tale che l'immagine psicologica venga a rafforzare quello che è il paragone spirituale.
Dunque esperienza di salvezza.
Cosa voglio dire che noi dobbiamo fare un'esperienza di essere lontani da Dio e dalla sua Chiesa, prima di capire la bontà di quello che noi abbiamo?
No, è una cosa assurda, ti dico semplicemente di andare nella stanza del tesoro e di renderti conto di cosa hai.
Se tu hai la stanza del tesoro piena di ogni ricchezze ma non vai mai a vederle è come se tu non le avessi.
Io ti dico: non fare l'esperienza negativa di stare lontano da Dio per poi dire:" Che bellezza la conversione, come ho fatto a non rendermene conto prima?".
Intanto hai sofferto molti anni della tua vita, quando eri lontano da Dio.
Non è la tua esperienza, meno male.
Allora per rinforzare il valore della tua fede vai, di tanto in tanto, nella camera del tesoro a vedere ciò che fa parte del tuo tesoro.
Vai a vedere che cos'è la parola di Dio, riempiti della parola di Dio; prova ha vedere come sei fortunato tu, rispetto di tante altre persone che non conoscono Gesù.
Prova a fare un elenco della storia della tua vita e vedere quante volte il Signore ti ha aiutato e quante volte tu ti sei affidato a Lui, quasi meccanicamente quasi abitudinariamente, eppure hai avuto il suo aiuto.
Quante persone, invece, tu conosci che non conoscono il Signore o ne hanno una conoscenza solo formale, tradizionale.
Prova a pensare a quante consolazioni tu ricevi dal Signore nei tuoi momenti di preghiera, di solitudine ecc… e quante persone invece non sanno dove sbattere la testa, perché la conoscenza di Gesù è talmente marginale e superficiale che è come non ci fosse.
Prova ha pensare quante volte il Signore avrà agito per proteggere i tuoi cari, la tua famiglia ecc…
Cerca di guardare i tesori che Dio ha disseminato nella tua casa ogni giorno.
Se tu non hai fatto l'esperienza di startene lontano da Dio, almeno fai l'esperienza di accorgerti di quanto Dio ti sia vicino, fai l'esperienza di cosa significa essere salvati, cioè in braccio a Dio.
Fatti un elenco di tutto questo.
Non ti dico di essere ipocrita come il fariseo che nella Sinagoga andava davanti al trono delle Scritture dicendo:" Signore come sono fortunato a dispetto degli altri che non sono come me …", io non ti dico di fare questo, non ti dico di fare un paragone con gli altri, ti dico di ringraziare Dio per quello che ti ha dato!
Questa è esperienza di salvezza.
Lo zelo per il Vangelo non è una cosa che nasce da sola, è un'apertura di intelligenza, è un'apertura di volontà, un'apertura di maturità.
Lo zelo per il Vangelo non è un'emozione per il Vangelo.
È zelo, il che vuol dire che c'è un'azione volontaria da parte tua, tu dici: "Qui non si scherza, sono cose veramente importanti".
Facciamo un esempio banale: la frutta mica la si mangia senza lavarla, tutti la toccano, ci sono tutti i veleni sopra, se tu mangi la frutta così com'è ti prendi tutte le malattie del mondo.
Allora tu dai per scontato questo perché sei una persona matura, il bambino, invece, non si farebbe mai questa domanda: vede una bella mela colorata e se la mangia e non sa che sopra ci sono gli anticrittogamici, non sa che è stata toccata da molte persone prima di essere sulla sua tavola.
Quindi come tu da persona adulta, matura, con esperienza dai per normale e dici: "Qui bisogna prepararsi, bisogna fare le cose non come le sento di fare ( ho una voglia matta della mela e lo debbo fare subito ) ".
La voglia matta è una cosa, la prudenza e l'intelligenza un'altra.
Allora: "Ho conosciuto il Signore è una cosa meravigliosa".
Mica il Signore si fa conoscere da solo, mica fa le apparizioni tutti i momenti, mica il Signore mi è apparso: tu conosci il Signore perché ti è apparso?
Perché conosci il Signore? Perché qualcuno te lo ha fatto conoscere.
Saranno stati i tuoi genitori, i tuoi Catechisti, il Parroco ecc..
Oggi è diventato ancora più difficile, perché una volta si viveva in una società che aveva un'impronta cristiana adesso è anti-cristiana; questo significa che se tu hai ricevuto il testimone della fede che fai?
Lo butti nel freezer o dici: "Come io ho ricevuto, io do"?
Zelo per il Vangelo significa questo: volontà di portare il lieto annuncio.
Si riconduce al punto uno.
Terzo punto: coerenza di vita.
Dopo tutte le riflessioni che facciamo al Corso della spiritualità del Catechista in cappella, diventa inutile aggiungere qualche cosa.
Kerigma e Catechesi. C'è differenza tra le due cose?
Certo non sono due cose che si autoelidono, cioè che si cancellano a vicenda, sono invece due cose che si integrano: non ci può essere una senza l'altra, né l'altra senza la prima.
Una catechesi, soprattutto nei nostri tempi, che prescinda dal kerigma, cioè dall'annuncio, è monca, non sta in piedi.
Che cos'è il kerigma?
Il kerigma è quell'annuncio fondamentale che permette alle persone di conoscere che Dio esiste, è vicino a noi e ci vuole bene.
Voi capite che questo non è l'annuncio di tutta quella che è la verità cristiana, però è l'annuncio fondamentale che serve per aprire i cuori e le menti delle persone.
Se la gente ha un'idea distorta di Dio, nel senso che pensa che Dio sia opprimente, cattivo, vendicativo, tu puoi fare le catechesi che vuoi, per dei mesi.
Ma se la persona continuerà ad avere questa idea, non riuscirai a comunicare un messaggio.
Prima gli dovrai dare il messaggio di salvezza: Dio ti ama.
È diverso dal dire Dio ti vede, Dio ti castiga, Dio ti punisce. Eppure è lo stesso Dio.
Le persone che ti ascoltano che idea hanno di Dio?
Forse in tanti casi oggi diranno: Dio si disinteressa di te.
Non lo dicono con questa esplicità, lo dicono in maniera molto più subdola.
Dio è l'Essere, Lui ha la perfezione, ma poi lascia che gli uomini agiscano per loro conto: questo distrugge l'idea del Dio Provvidenza, del Dio che provvede a te, cioè che pensa a te.
Perché pensa a te? Perché ti vuole castigare, ti vuole opprimere o perché ti vuole bene?
Se Dio è l'Essere che sta per conto suo e lascia che gli uomini vivano per conto loro, se Dio è l'Essere che in ogni caso perdona sempre tutto, vuol anche dire che a Dio non interessa proprio niente né di quello che facciamo, né di quello che diciamo, né quello che pensiamo.
Quindi noi siamo in balia di noi stessi e Dio è come il Dio di Aristotele, che se ne sta seduto sul trono come il motore immobile, che si disinteressa di tutto quello che fanno gli uomini, tanto lui è perfetto nella sua beatitudine.
Questo cozza fragorosamente con il nostro Dio cristiano che invece è, non solo Provvidenza, ma addirittura Verbo incarnato.
Vi rendete conto? Pensate che queste idee siano molto lontane?
Provate a chiedere intorno a voi.
Pensate a che cosa pensa la gente quando si dice: "Bisogna fare la volontà di Dio", cosa dice la gente quando dice questa frase fatta?
Forse, in qualche caso, la gente pensa che la volontà di Dio non sia la nostra volontà, che fare la volontà di Dio significhi per noi subire i desideri di un essere tirannico che vuole certe cose che a noi non fanno piacere, che ci preclude certe cose, che ci obbliga a fare altre cose, ma che noi tutto sommato staremo molto meglio se non ci fosso qualcuno che ci obbliga a fare quello che vuole lui.
Noi siamo talmente pusillanimi ed ipocriti da non voler ammettere di pensare queste cose, quindi ci mascheriamo dietro questa frase comoda che è: "Facciamo la volontà di Dio".
Cosa si nasconde dietro questa frase?
Voi avrete delle persone che vi parleranno con delle frasi splendide, evangeliche, ma che cosa c'è dietro questa frase?
Ora se tu non dai l'annuncio kerigmatico e che questo annuncio sia accolto nel cuore delle persone, tu puoi fare tutte le catechesi del mondo ma diventano solo delle catechesi moralistiche, non una crescita nella fede.
Allora ti rendi conto come diventa fondamentale che ci sia chiaro dentro di noi lo stile, lo zelo per il Vangelo, l'evangelizzazione, comporta kerigma e catechesi insieme.
Il Catechista non può prescindere dal kerigma, tu non puoi fare il tuo catechismo senza preoccuparti che le persone intorno a te, stiano accogliendo quello che le stai dicendo, non come un obbligo morale ma come una speranza di vita che le offri.
Vedete che è molto diverso.
Allora qui vi è proposto un primo impegno, prima c'è la presentazione dell'evento di Filippo che sta evangelizzando l'eunuco e poi dopo dei piccoli esercizietti.
Cominciate a farli per la prossima volta e poi vedremo insieme che cosa è emerso dal vostro pensiero.
Potete scrivere anche su un foglio a parte in modo da poter essere inserito nel vostro raccoglitore, in modo tale che, tutte le volte che vi sarà data una piccola esercitazione, abbiate anche la vostra valutazione.
Lasciate uno spazio nel margine del vostro foglio in modo da poter aggiungere nuove idee, perché non si sta facendo una valutazione ma vi si sta preparando per la vita fuori di questo Corso.
È bene che voi abbiate in mente più di un aspetto, più della vostra singola esperienza, perché la vostra esperienza può essere vasta, valida, però la bellezza della Chiesa consiste nel poter far tesoro anche dell'esperienza degli altri.
Se una persona, una sorella o un fratello, nella sua riflessione, ha colto un aspetto che a te non era venuto in mente, non significa che hai sbagliato, ma che puoi aggiungere e ricordarsi che, in questo argomento, si può anche aggiungere questa motivazione, quest'altra a cui non avevo pensato.
Padre Gasparino, maestro di Spirito, dice una verità che è conosciuta, però non tutti la pensano: tutta la nostra sessualità, come dire, condiziona il nostro essere.
Non è una novità. Questo significa che se un uomo pensa, pensa da uomo.
Se una donna pensa, pensa da donna.
Se un uomo ragiona, o una donna ragiona, ragionano da uomo e da donna.
Se un uomo prega, non prega come una donna, prega come un uomo.
Se una donna prega, prega come una donna, non come un uomo.
Voi siete più di tutto questo, siete evangelizzatori: questo significa che voi avrete a che fare con donne e con uomini, e il grande ministero che Dio si aspetta da voi è di poter comunicare un messaggio che sia colto non solo da persone del vostro stesso sesso, perché avete la struttura mentale che si confà di più, ma dovete essere in grado di poter comunicare il messaggio a tutti, in modo molto libero.
Ma che possa aiutare tutti a entrare nella comprensione del mistero di Dio.
Non siete Dio, però siete al servizio di Dio e questo esige che voi desideriate di fare in modo che non solo vi capiscano gli uomini o le donne, ma vi capiscano anche gli uomini e anche le donne, non solo vi capiscano i bambini ma anche gli adulti e anche gli anziani.
Allora è chiaro che questo comporta un po' d'impegno da parte vostra e tanta grazia da parte dello Spirito Santo, più siete nelle mani dello Spirito e più questo vi produrrà degli effetti positivi