L'uomo - l'amore
5-11-2005
1) La fede è accettare il dono rivelato
2) La causa efficiente è dio che ha fatto esistere le cose
3) Ciò che stanno facendo gli angeli
4) È il totalmente altro, Dio
5) Gli studiosi continuamente teorizzano nuove visioni della fisica
6) Dio ci tiene nella fede e non nella visione
7) Da dove viene la parola?
8) La rivelazione del tuo io ti viene da Dio
9) Non posso lavorare sul difetto, devo lavorare sulla causa
10) Cos'è la temperanza
11) Tu non riesci a individuare il tuo io se non sei in relazione con qualcun altro
12) Il personalismo ci parla della relazionalità
13) Un animale ha coscienza della sua esistenza e del suo ruolo?
14) Gli esseri umani hanno una coscienza di se stessi
15) L'essere umano è impastato di relazione
16) Il senso del nostro io deve essere rivestito dalle parole
17) Siete propagatori della parola di Dio
18) Dio e' amore. Cosa vuol dire?
19) Cos'è l'amore, un sentimento?
20) È dando che si riceve
21) L'ascoltare è passivo o attivo?
22) Una cosa diversa quando sento senza ascoltare
23) Dio mi conosce per nome
24) La parabola del figliol prodigo
La fede è accettare attraverso l'intelligenza e la ragione ciò che l'intelligenza e la ragione non possono indagare da sé stesse, ma ricevono come dono rivelato.
Dio rivela sé stesso, perché l'uomo non è in grado di giungere alla conoscenza di Dio come possono giungere alla conoscenza di Dio gli angeli, perché lo vedono.
Invece l'uomo può conoscere di Dio le perfezioni invisibili, perché le perfezioni invisibili di Dio sono rese visibili attraverso le opere che Dio ha fatto nella creazione, Rom. 1.
Se vi leggete questo vi rendete conto, ma c'è anche nel Libro della Sapienza questo stesso concetto; quindi quando san Paolo parla ai Romani dando questo insegnamento, prende i concetti validi dell'Antico Testamento, perché la verità è questa.
La creazione l'ha fatta Dio, come si sia formata potrà essere un compito che gli studiosi, gli scienziati, gli astronomi, i fisici ecc. possono indagare.
E sono onesti se indagano con onestà, ma sono disonesti se eliminano la causa efficiente dagli effetti.
La causa efficiente è Dio che ha fatto esistere le cose.
Poi Dio ha fatto esistere le cose con delle leggi specifiche e gli studiosi onesti studiano le leggi, non chi le ha causate, perché chi le ha causate nessuno lo può studiare, tutti lo possono contemplare, ma non studiare.
Dio non lo si comprende, ma lo si contempla; anche li angeli non comprendono Dio lo contemplano.
Quando Isaia entra nel santo dei santi, Is.6 la vocazione di Isaia, ci sono i due cherubini che non fanno altro che proclamare: santo, santo, santo il Signore Dio degli eserciti, che è un'affermazione di ciò che Dio è in se stesso, ma è anche un'esclamazione di stupore.
È una rivelazione di ciò che stanno facendo gli angeli in questo istante, da un tempo che nessuno di noi è in grado di calcolare, perché noi non sappiamo quando Dio ha fatto esistere gli angeli.
Quanti milioni di miliardi di secoli fa Dio ha fatto esistere gli angeli? Non lo sappiamo.
Esistevano molto prima che esistesse l'universo.
Ebbene da quell'epoca gli angeli volteggiano intorno allo splendore della gloria di Dio esclamando santo, santo, santo, perché sono continuamente stupefatti dallo splendore, dalla magnificenza, dalla grandezza, dalla luminosità, dalla maestà tutto quello che si può immaginare di più grande di ciò che è Dio, perché Dio è non semplicemente ciò che noi riusciamo a intuire che egli sia: maestoso, glorioso, ecc. ecc. che è un'applicazione delle nostre categorie della nostra esperienza.
Ma è il totalmente altro.
Quando si pensa a Dio, noi siamo limitati quindi in qualche modo ci capita di applicare a Dio delle qualità di cui noi abbiamo l'esperienza, la grandezza e quindi diciamo: Dio è grandissimo; la bontà e quindi diciamo Dio è ottimo.
Solo che Dio è molto di più che ottimo, è il totalmente altro, totalmente altro.
Tutto ciò che non si riesce neanche a immaginare che sia Dio, Egli lo è.
Naturalmente tutto in un aspetto così grande e così buono, così vero e così santo che la nostra piccola limitata mente non è in grado di capirlo.
Immaginate se Dio dice: la tua mente non è in grado di capire neanche un'arachide, pensate che cosa significhi per noi capire Dio.
Voi sapete che ci sono gli studiosi della fisica che continuamente teorizzano nuove visioni della fisica; si parla della fisica quantistica, si parla della fisica diversa da quella che noi abbiamo in mente, con delle unità di misura, con delle unità di realtà che sono totalmente diverse da quelle che noi riusciamo a intuire.
Per es. le stringhe e le super stringhe, non mi chiedete che cosa siano, so che però sono un modo di intendere la realtà molto diverso da come siamo abituati a considerarla.
Noi consideriamo la realtà in base alla geometria euclidea, ma il nuovo tipo di fisica invece analizza la realtà a partire da altri principi.
Allora non sono neanche riusciti a misurare, a verificare tutti gli elementi che compongono un atomo; dei neutrini, dei quark si ipotizza l'esistenza e si spendono miliardi per costruire strumenti e laboratori sotto terra per poterli scoprire e verificare, perché l'essere umano non è in grado di vederli e capirne il loro uso essendo molecole infinitamente piccole, ma sono elementi basilari della materia e sono oggetto dello studio e la nostra mente ancora non è in grado di capire come funzionino.
Immaginatevi di capire che cosa sia Dio in realtà.
Avremo bisogno di tutta l'eternità per intuire il perché Dio ci ami, immaginatevi tutto il resto.
Meno male che l'eternità dura per sempre, così non avremo problemi nel procedere nell'esperienza di ciò che Dio è in sé stesso.
Sarà qualcosa di assolutamente straordinario e sconvolgente.
Dio ci tiene nella fede e non nella visione, perché abbiamo un compito da svolgere sulla terra.
Se noi vedessimo Dio sicuramente moriremmo all'istante, non perché Dio è terrificante, ma perché ci piacerebbe così tanto essere subito con Lui che il nostro corpo ubbidirebbe.
Si fermerebbe per permettere alla tua anima, al tuo spirito di andare immediatamente con Lui.
Allora Dio dice no, ho bisogno di te sulla terra, quindi ti lascio nella fede e non ancora in visione, perché tu possa parlare di me, possa testimoniare di me alle persone che incontrerai.
Ho risposto alla tua domanda da dove viene la parola?
L'io esprime sé stesso attraverso i pensieri, ma per noi i pensieri sono costituiti di parole; riuscite a fare un pensiero senza le parole?
Con il pensiero voi esprimete voi stessi, le vostre emozioni, i vostri ricordi, ma tutto quello che esce dalla vostra bocca proviene da dentro di voi.
Se voi doveste esprimere un lato del vostro carattere, dicendo sono impulsiva, emotiva, allegra, ribelle ecc. ecc. esprimete qualcosa di voi stessi, ma non potreste dirlo senza le parole.
Allora esprimete l'essenza di voi stessi attraverso le parole, senza le parole la realtà ci sarebbe lo stesso, ma voi non potreste neanche comunicarla a voi stessi, però chi è che vi ha rivelato questo aspetto di voi stessi?
Il vostro stresso io o è qualcuno che vi ha detto: guarda che sei un po' così e un po' così?
La rivelazione del tuo io ti viene da Dio, che ti dice: tu sei mio figlio, oggi ti ho generato, ti voglio bene ecc. ecc., tu sei così, così, così. Il salmo dice: lo stolto erra nel cercare la sua colpa e detestarla.
Quindi è giusto che Dio ci dica: guarda che tu hai questi pregi, tu hai questi difetti, tu sei così e sei così in quest'altro modo, tu hai un'indole di questo genere e tu hai un'indole di quest'altro genere.
A questo punto quando Dio ti dice: tu sei una persona impulsiva!
Allora poi tu dici: ah! ecco perché, dato che sono una persona impulsiva allora aggredisco gli altri e divento una persona arrogante; l'arroganza è il frutto di ciò che tu sei.
Allora Dio ti dice: io ti ho detto il problema, tu sei impulsiva, se sei impulsiva rischi di diventare arrogante se non tieni sotto controllo la tua impulsività.
Quindi il problema non sta nell'arroganza, che è già un effetto; il problema sta nella tua essenza.
Allora Dio ti rivela: tu sei così e tu attraverso la tua intelligenza dici: oh! Signore adesso capisco perché mi comporto in questo modo, allora come farò a neutralizzare oppure a eliminare il difetto?
Non posso lavorare sul difetto, devo lavorare sulla causa.
Qual è la causa l'arroganza o l'impulsività? L'impulsività.
Ma io sono così come faccio a cambiare la mia natura, non posso.
E il Signore dice: niente è impossibile a Dio, quindi tu lo devi chiedere a me.
E lo puoi fare se il tuo Dio si trova in comunione con Dio nel tuo Spirito, perché Dio che ti parla nella coscienza ti avvisa e ti dice: ricordati che sei impulsiva.
Quindi quando questa situazione che tu stai vivendo, ricordati che sei impulsiva, non metter il carbone nella caldaia dell'impulsività, metti il carbone nella caldaia della temperanza, così va in pressione il motore della temperanza e l'altro piano piano si sgonfia.
Cos'è la temperanza? È la forza che Dio ti da nella tua psiche, per dominare gli istinti.
Se il tuo istinto è quello di reagire subito la macchina in pressione è quella della temperanza e tu tieni a bada l'impulsività.
Per es. don Bosco era irascibile; lui di se stesso diceva che era un fiammifero, e i fiammiferi di quel tempo avevano molto più fosforo e bastava una leggera frizione che si accendevano immediatamente, i famosi zolfanelli, e come mai invece tutti lo ricordavano dolcissimo, pazientissimo, fortissimo ecc. ecc.?
Naturalmente non è che il Signore gli abbia cambiato il carattere, ma gli ha dato la possibilità di dominarsi.
Con la sua stessa forza? No
Quindi attenzione bene, il tuo io esprime se stesso, però l'io da solo non è in grado di dire a se stesso io sono così o cosà, perché ogni individuo può riconoscere se stesso come individuo solo se c'è un altro individuo da cui lui può prendere le distanze.
Se tu sei solo al mondo non hai nessuno con cui confrontarti, non riesci neanche a individuare io sono io e tu sei tu, perché non hai nessuno a cui dire tu e neanche tu hai qualcuno che ti dice tu, quindi tu non puoi fare confronti né con te stesso né con gli altri, perché non hai relazioni con alcuno.
Tu non riesci a individuare il tuo io se non essendo in relazione con qualcun altro.
Due io che si mettono in relazione tra di loro, permettono ad un io di riconoscere se stesso e l'altro io di riconoscere se stesso.
È una relazione; quando tu riconosci l'alterità dell'altro, cioè il fatto che questo sia un altro, allora tu stai individuando te stesso.
Questa è una sintesi del personalismo, che ci parla della relazionalità, ossia gli esseri umani sono costituiti di relazione.
Se una persona ha una relazione si individua come persona, si riconosce come persona, come individuo, se non ha relazione fa fatica a farlo, non cresce mai, non si individua come persona.
I bambini trovati nella giungla in India non riescono ad avere relazione con gli altri, perché non hanno mai sviluppato la loro relazionalità.
Questa è una sintesi molto molto concentrata di concetti molto più difficili, se sono necessari dei chiarimenti ditemelo pure.
Qualcuno dice che il pappagallo ripete soltanto un discorso che sente dire dagli uomini. Loro hanno una forma di comunicazione, però il problema è: qualsiasi animale ha coscienza di sé? No.
Avrà una forma di consapevolezza di esistere di appartenere ad una razza anziché ad un'altra, ma una coscienza individuale di sé non c'è.
Probabilmente ha consapevolezza di un ruolo e di una gerarchia che esso può avere all'interno di un gruppo.
Per chi ha un gatto in casa deve sapere che voi per il gatto non siete degli esseri umani, ma siete il gatto dominante, lui appartiene alla vostra tribù.
Voi siete un gatto strano, un gatto che cammina a due gambe, un gatto che si veste, un gatto che mangia a tavola, ma siete un gatto.
Da che la consapevolezza non è coscienza è consapevolezza di appartenere a un clan, dove c'è un capo dunque lui è sottomesso a voi, siete il capo che lo nutrite, voi siete il capo branco.
Quindi gli animali di se stessi non hanno una coscienza, hanno una intuizione del luogo o del ruolo gerarchico che occupano all'interno del branco.
Per gli esseri umani è una cosa diversa, perché hanno una coscienza di se stessi, hanno una consapevolezza cosciente di se stessi del proprio io, del proprio valore, della loro irripetibilità, della loro, irriducibilità allo stato di cosa.
Cioè un essere umano non lo puoi ridurre a cosa, è sempre un essere umano.
Allora c'è da dire come mai gli esseri umani hanno questa consapevolezza?
Perché gli esseri umani hanno un io che è in relazione con Dio, quindi questo io nello spirito riceve da Dio la rivelazione di chi tu sei.
Quando Dio fa l'uomo, impastando la polvere della terra e poi soffia nelle sue radici, il suo spirito rende l'uomo una creatura totalmente altro da tutto il resto del creato.
Come Dio è il totalmente altro da tutto ciò che noi riusciamo a capire, così l'uomo è per la natura e per tutti gli animali, il totalmente altro, perché la distanza che c'è tra gli animali e l'uomo è infinita.
Non è assolutamente colmabile in nessun modo, perché l'uomo ha consapevolezza di sé, conoscenza di sé e questa conoscenza di sé gli è data da una relazione che tutti gli altri esseri viventi non hanno.
C'è un dialogo comunicativo fra Dio e l'uomo, gli altri esseri viventi, animali e piante hanno uno stato di dipendenza da Dio, non dialogica, è chiaro?
Ecco perché l'uomo ha questa consapevolezza di sé, perché c'è Dio che gli rivela.
Questo io non si riconoscerà mai se non c'è un Dio che gli dice: tu sei così, così, così.
Voi capite che ci sono delle implicanze infinite su tutto questo discorso che vi ho appena accennato, che dalla rivelazione biblica capiamo che l'essere umano è un essere di relazione, cioè è impastato di relazione, persino se stesso è incomprensibile a sé stesso finché non c'è una relazione.
Un bimbo neonato non capisce niente di se stesso, perché la sua relazione ha ancora bisogno di essere sistemata attraverso la psiche.
Un discorso di questo genere se io lo facessi a un bambino delle elementari sarebbe come parlargli in ostrogoto, perché la sua psiche sebbene sia già formata in un certo ambito, non è assolutamente in grado di sistematizzare tutto quello che io sto comunicando ora a voi, è vero?
Sebbene questo sia un discorso complesso e difficile, per quanto io veda il fumo che esce dai vostri cervelli, capisco che qualcosa state intuendo di molto profondo, vero?
Allora se l'essere umano è in questa situazione è evidente che questa situazione è quella che corrisponde al progetto di Dio. Dio al centro che dialoga con il nostro io profondo.
Da questo io profondo scaturisce il senso del nostro io e questo senso del nostro io deve essere rivestito dalle parole, pero prima di dirlo con la bocca, dentro di te si è formato il concetto e il concetto è costituito di parole.
( Cercate di usare le parole di cui conoscete il significato ).
Le parole che comunicate al prossimo siano sempre specificate, soprattutto quando non sapete se il prossimo sta capendo quello che voi gli state dicendo, perché se tu dici il figlio di Dio a una persona, quella persona può intuire qualunque cosa, magari non è quello che tu stai tentando di spiegare.
Questo vuol dire che tu devi, assolutamente devi, comunicare il significato di quello che tu stai dicendo; quando tu devi comunicare agli altri devi metterti piccolo con i piccoli, non per restare piccolo ti, ma per fare crescere gli altri.
Questo significa che voi, che siete propagatori della parola di Dio, perché i catechisti sono questo, non potete giocare con le parole, perché le parole sono lo strumento che Dio vi ha dato a disposizione per parlare della "parola" che è Gesù Cristo.
Quindi per servire Gesù Cristo dovete avere l'umiltà di essere molto chiari, perché io potrei farvi un discorso teologico usando tutti i termini teologici che usano gli stuDiosi adesso e voi avendo finito la lezione direste: oooh che lezione! senza aver capito niente.
Allora questo servirebbe a qualche cosa? No.
Invece serve a qualche cosa quando voi uscite da una lezione e dite: questo mi serve per la mia anima, ho capito finalmente, magari cose anche complesse che però di colpo hanno avuto un senso dentro di te. allora come fare a comunicare delle verità molto semplici che noi diamo per scontate?
Bisogna essere chiari sui termini che si usano; per es. è molto comune dire: Dio è amore.
E cosa vuol dire? Intanto cosa vuol dire Dio; beh! il verbo essere è un ausiliario, ma qui è essenziale, quindi ha già un altro significato.
Amore, qui siamo di nuovo daccapo. Che cos'è l'amore?
Perché voi sapete che tutti usano questa parola, però vorrei sapere quanti sono veramente quelli che hanno intuito il significato profondo della parola amore.
Allora tu non puoi fare un trattato teologico di che cosa sia l'amore in sé stesso, però quando dici che Dio è amore, devi aver molto chiaro quello che tu vuoi comunicare.
Se tu vuoi che le persone crescano nell'esperienza dell'amore di Dio, dovrai fare in modo che loro parlino della stessa cosa di cui stai parlando tu, non di un'altra cosa.
Perché l'amore quanti significati ha secondo la gente?
Che cos'è l'amore per la gente comune? Piacere, donazione, è un sentimento.
Cosa vuol dire sentimento? Sentire qualcosa.
Allora il concetto della parola sentire, che cosa capite?
Sentimento proviene da sentire e qual è il concetto che c'è nel verbo sentire?
Provare, piacere, sensazione, qualcosa che si riceve.
Anche quando tu la dai è sempre per ricevere.
Attenzione ma l'amore è questo? È ricevere l'amore?
No, quindi non può essere sentimento, perché sentimento è sentire, cioè ricevere.
Ma l'amore è ricevere? Allora quando voi dite: Dio è amore la gente capisce il contrario di quello che state insegnando.
Per questo voi dovete mettervi nella mente di uno che dice: se io dico Dio è amore, cosa penserà la gente?
Che l'amore è un sentimento, quindi ricevere, provare piacere in qualche modo, però il provare piacere nell'amore non è la prima cosa, ma la seconda, è una conseguenza non è la prima cosa.
Perché nell'amore la prima cosa non è ricevere, ma è dare ed è dando che si riceve, non prendendo che si riceve, perché prendere è una situazione di attività, ricevere è un'azione di passività.
Il sentimento, il sentire è una passività, l'amare è una attività.
Allora vedete uno il contrario dell'altro.
Se voi dovete dire che Dio è amore, dovete essere precisi, ossia tu puoi dire Dio è amore, però devi subito dire, ma guarda che l'amore non è come quello che dicono le canzonette, l'amore è tutta un'altra cosa.
Per es. uno va al concerto, perché vai al concerto? Per ascoltare.
E ascoltare è passivo o attivo? Attivo, sentire è passivo, ascoltare è attivo, perché io sento un rumore, lo subisco, mi arriva addosso.
Invece ascolto una sinfonia, perché tutto di me è proteso fuori di me.
Io sono attivo non passivo quando ascolto; infatti alla fine di questa mattinata arrivate a casa e siete esausti, perché per ascoltare le cose che vi vengono dette le meningi si spremono, vero?
Perché l'attività esige uno sforzo personale; l'ascolto esige che tu ti metti in attenzione, il tuo io è pienamente presente e sta dicendo: Signore allarga la mia capacità di intuire, perché devo ritenere tutto e il Signore dice: va bene, do il mio Spirito nel tuo Spirito.
Perché tu possa entrare all'intelligenza della scrittura, direbbe san Paolo, e quindi ti darò la potenza, perché tu possa dominare bene la tua razionalità, l'intelletto, la memoria, la fantasia, l'emozione, la volontà e tutto altro.
Perché tutto quello che tu ricevi possa essere memorizzato, fissato, diventi per te la famosa forma mentis, espressione latina che vuol dire struttura mentale, il tuo modo di ragionare.
Dopo di che, quando la tua forma mentis sarà cristallizzata, allora anche le tue azioni saranno ordinate secondo la tua forma mentis.
Vedete come è importante avere questo schema di fronte agli occhi, perché tutto di noi è ordinato secondo quell'idea biblica e noi possiamo procedere nel nostro cammino della conoscenza di noi stessi e di servizio di Dio, perché più conosciamo la verità e più possiamo metterla al servizio di Dio.
Allora ascoltare è un'attività che mi impegna faticosamente; se io vado alla sera ad ascoltare un concerto d'organo è sicuro che dopo non dormo per 3 o 4 ore perché sono talmente pieno di tutto quello che ho ascoltato che la mia mente continua a lavorare per elaborare tutto quello che mi è piaciuto ascoltare.
Però mi ha tenuto la mente sveglia, che sta elaborando tutto, sta sistemizzando tutto, sta memorizzando quella sfumatura, quell'interpretazione, quel brano ecc. ecc..
Una cosa diversa quando sento senza ascoltare, perché io posso pensare mentre sono qui, come faccio a fare le melanzana alla parmigiana, mentre sento uno che sta parlando alla cattedra, ma di qua entra di là esce.
Quindi voi dovete proprio chiedere al Signore che vi dia la capacità di essere comunicativi.
Come servi di Dio avete anche il dovere di fare in modo che chi il Signore vi ha affidato possa entrare nella comunicazione di quello voi dovete comunicare.
Voi dovete mettervi al servizio del vostro prossimo, essendo molto chiari; non fatevi prendere dalla tentazione di dire tante cose, ditene poche, ma quelle poche che siano chiare.
Magari una volta voi parlate solo di Dio amore, come si è fatto oggi, perché era importante che voi vi rendeste conto del lavoro che deve esserci dietro.
Dio ci conosce per nome, una delle prime lezioni di catechismo che dovete fare ai bambini, bene, domandatevi cosa può capire un bambino quando Dio mi conosce per nome, allora Dio mi spia?
Cosa vuol dire conoscere? Allora dovete comunicare un concetto che è molto più grande del semplice sapere le cose.
Da che diversamente, voi lasciate delle impressioni emozionali che prendono il sopravvento e rimangono come traccia per tutto il resto della loro vita.
E così ci sono delle persone di 70-80anni che hanno paura di Dio, perché dicono: Dio mi vede, Dio sa tutto di me e scambiano Dio per un controllore, perché l'esperienza di Dio non è stata comunicata nel modo giusto.
Tutto questo vi è stato dato a modo di esempio per renderci conto di quale importanza sia l'uso delle parole.
È importante che vi domandiate: se io adesso devo parlare di questo concetto, Dio è amore, che cosa voglio veramente comunicare? L'amore di Dio?
Allora l'amore non è un sentimento, l'amore non è una cosa passiva, ma una cosa attiva.
Allora Dio è attivamente proteso verso di me per farmi del bene; io posso amare Dio? Sì.
Come faccio ad amare Dio se amare non è ricevere, ma è dare? Vuol dire che io mi devo buttare tra le sue braccia.
Ah! ecco cosa voleva dire la parabola del figliol prodigo.
Perché Dio quando ci dà le sue parabole non si è mica inventato delle storielle, tiene conto di come è fatto l'essere umano.
Se tu tieni presente tutto questo, allora ti rendi conto che le parabole hanno un significato molto più profondo di quello che sembra e tu riesci a sottolineare quell'aspetto al di là dei luoghi comuni, che faranno dire a tutti quanti eh!
Sì, Dio è buono, perdona, ecc. questo lasciatelo dire agli ignoranti che non sanno tirar fuori nient'altro se non quello che trovano scritto, ma voi no, voi dovete approfondire il testo con un'umile preghiera, un umile ascolto della volontà di Dio che vi suggerisce: guarda che il significato profondo di quello che io ti sto comunicando proviene dalla visione dell'essere umano che tu hai avuto di fronte agli occhi.
La volta prossima sarebbe bello che si potesse anche a turno ripetere questo schema, perché penso che andando avanti sarà importante che noi abbiamo sempre lo schema di fronte agli occhi, perché in molte occasioni vedremo la relazione tra l'insegnamento e la persona umana. Buona domenica a tutti.