Conformasi a Cristo

18-3-2006

Don Mauro Agreste

Indice

1) Quando si prega per qualcuno, fino a che punto la nostra preghiera può influire
2) La conformazione a Cristo
3) Il discorso che fa il padre al primogenito e la vicenda di Giona profeta
4) Dio si aspetta questa famosa conformazione
5) Diventare una cosa sola con lui
6) La conformazione a cristo esige la nostra collaborazione
7) Servizio e servilismo. Il servilismo non fa il bene della persona
8) Sostituirsi all'altro non è un atteggiamento di carità
9) Ci deve essere la nostra collaborazione
10) La virtù è il risultato della conformazione a Cristo
11) Tu hai la fede, ma hai deciso di non farla crescere
12) Il corrispettivo negativo della virtù si chiama vizio
13) È bene assecondare una tentazione?
14) La potenza della tentazione si vince con la parola di Dio
15) Chi è malato di accidia non fa niente per il suo cammino spirituale
16) La presenza diabolica assume varie dimensioni
17) Una persona ha fatto esperienze omosessuali
18) Ascolto personale. Dio dice: ma se non trovo un uditorio…
19) La necessita dell'adorazione eucaristica è un imperativo categorico
20) Una persona che non ha la sua identità, che ascolta solo ciò che dice il mondo
21) Io mi identifico in lui e lui si identifica in me
22) Il comportamento diventa una conseguenza di quello che uno ha dentro di sé
23) Essere in preghiera significa stare in dialogo con il Padre
24) Chi vede te, vede lui

1) Quando si prega per qualcuno, fino a che punto la nostra preghiera può influire

Anita chiede di chiarire quando si prega per qualcuno, fino a che punto la nostra preghiera può influire nei confronti della persona per la quale si prega, per ridurre o eliminare un eventuale sua cattiva abitudine.

Cosa vuol dire? Allora questo caso specifico che tu hai introdotto esigerebbe una chiarificazione abbastanza ampia; io cercherò di essere il più chiaro possibile, partendo da questa considerazione.

L'io dell'uomo, la persona umana che è spirito, anima e corpo.

Dio che comunica con il tuo io nella coscienza, Dio si rivela a te, tu sei in ascolto, ricevi la sua rivelazione, la sua comunicazione e tu sei plasmato.

Lo Spirito Santo ti comunica la verità tutta intera, che è Gesù Cristo e tu sei invitato a conformarti a Cristo.

2) La conformazione a Cristo

Ora questa conformazione a Cristo non è una magia, è un qualche cosa che avviene nella vita del credente in base a una collaborazione con la grazia di Dio.

Certo ex opera operato, per il semplice fatto che tu sei stato battezzato, sei figlio di Dio, giusto?

Ma essere figlio di Dio non si tratta semplicemente di essere battezzato, ma significa conformarsi, plasmare se stessi in modo da esserlo in modo fattivo, concreto, coerente.

Ma coerente già prelude a un concetto moralistico, perché coerente vuol dire quasi che ci siano due volontà: un ideale e io costringo la mia mente ad aderire a questo.

Invece io vorrei che noi tenessimo a mente la parabola del Padre che perdona sempre oppure del figliol prodigo.

3) Il discorso che fa il padre al primogenito e la vicenda di Giona profeta

E quando parlo di conformazione io vorrei che consideraste il discorso che il Padre fa al primogenito che è rimasto indignato per il ritorno del secondogenito scapestrato.

Ci sono poche frasi, ma significative: Figlio tu sei sempre con me!

Quello che è mio è tuo e io non dovevo gioire per questo tuo fratello che era morto ed è ritornato alla vita?

Se voi fate attenzione c'è una grande similitudine tra questa parabola e la vicenda di Giona profeta.

Verso la fine della narrazione Giona si arrabbia, come il primogenito della parabola, perché si è messo a riposare sotto gli arbusti di un tamerisco ( la Bibbia parla di pianta di ricino ) che gli fa un'ombra non molto grande.

Questa pianta di ricino, rosicchiata da un verme si secca e Dio interviene: Come Giona!

Tu te la prendi per questo tamerisco che tu non hai piantato e non hai fatto crescere e sei così indignato?

E io non dovrei avere pietà di questa grande città di Ninive dove ci sono più di 120.000 persone senza contare gli animali, che non sanno distinguere la destra dalla sinistra?

4) Dio si aspetta questa famosa conformazione

Ora queste provocazioni, sia quella Giona, sia quella della parabola del figliol prodigo, ci fanno considerare che Dio si aspetta dai suoi simili questa famosa "conformazione".

In alcuni gruppi ecclesiali questo viene chiamato trasformazione in Cristo.

È un modo semplificato per dire conformazione, ma ricordatevi non è giusto dire trasformazione in Cristo, è giusto dire conformazione, perché trasformazione vuol dire che io non sono più io e sono diventato un'altra realtà.

La conformazione vuol dire che io modello la mia forma, ma non da solo "con".

5) Diventare una cosa sola con lui

Questo vuol dire che io continuo s restare io e Lui continua a restare Lui, ma c'è una identificazione.

Io mi identifico in Lui, Lui si identifica in me; io sono diventato una cosa sola con Lui, perché Lui è diventato una cosa sola con me.

Guardate che questo "perché" consequenziale è fondamentale.

Io cambio perché Lui mi ha cambiato, io agisco da figlio di Dio, perché Lui mi ha fatto figlio di Dio.

Potevo io diventare figlio di Dio se Lui non l'avesse fatto? No, Babel docet, Babele insegna.

6) La conformazione a cristo esige la nostra collaborazione

Ora questa conformazione a Cristo, ci dice sant'Agostino, non è qualche cosa che lo Spirito Santo fa dentro di noi senza la nostra collaborazione, naturalmente non lo dice solo sant'Agostino: Colui che ha fatto i cieli e i cieli dei cieli senza di te, non salverà te senza di te.

Non solo la libertà, ma Lui esige, è giusto che sia così. quanti di voi sono stati genitori, si ricordano molto bene che se avessero continuato a dare il latte al bambino fino a dieci anni, questo non avrebbe mai cominciato a camminare né a parlare né a vivere.

Se non aveste preteso che facesse ciò che deve fare, questo essere non sarebbe mai stato un essere umano completo, ma deficitario e la colpa della sua deficienza sarebbe stata vostra.

Sostituire una persona e fare noi al posto di quella persona ciò che quella persona deve fare, non è sempre giusto.

Quelle madri, diciamo così, esagerate, spesso sono solite dire che non possono andare al gruppo di preghiera, perché arriva il figlio e gli devono preparare da mangiare; e dire che il figlio è più che adulto, e quando arriva a casa se non c'è la mamma che prepara la tavola o riscalda la minestra, lui non è capace.

7) Servizio e servilismo. Il servilismo non fa il bene della persona

Ora questo non è servizio, questo è servilismo e non fa il bene della persona, perché prima di tutto schiavizza te, secondo non fa crescere quella persona.

La suor Prosperina che io ho conosciuto in un centro di servizio agli handicappati mentali, si doveva occupare di bambini e ragazzi gravemente handicappati mentali.

Non aveva particolari lauree, però aveva una grande esperienza e lei diceva: è una fatica, però io so che questo ragazzo ce l'ha la possibilità di mangiare da solo ( più di diciotto anni ) quindi il mio compito anche di fronte a Dio è quello di esigere che lui lo faccia; dunque eserciterò la mia pazienza in una maniera incredibile.

Dopo tre anni di continue insistenze è riuscito a prendere il cucchiaio e portarlo alla bocca per mangiare qualcosa, con grande difficoltà, ma ha cominciato a farlo.

8) Sostituirsi all'altro non è un atteggiamento di carità

Allora sostituirsi all'altro non è un atteggiamento di carità, perché lo menomi. Dio fa così nei nostri confronti.

La conformazione a Cristo non è Gesù Cristo che viene a fare quello che devi fare tu, ma sei tu che ti dai da fare, che ti rimbocchi le maniche e che dici: voglio essere così.

C'è un proverbio che conoscete tutti: il mestiere si ruba con gli occhi.

Se tu non avessi visto tua madre come cucina, non avresti imparato a farlo! E così per le altre attività.

Ora questa conformazione a Cristo dicevo, è un opera che Dio fa insieme con te, mai a prescindere da te.

Certo la grazia di Dio agisce anche in un modo che ti accorgi che è Dio che sta lavorando dentro di te, perché riesci a fare delle cose che non avresti mai immaginato prima, però tu puoi dire che in questo cambiare tu non hai fatto niente?

9) Ci deve essere la nostra collaborazione

Perché succeda qualche cosa ci deve essere la tua collaborazione, non solo disponibilità; perché posso dire: oh! Signore vieni fai tu sono disponibile che tu venga, però io non muovo neanche un dito!

Dio dice: per aprire il Mar Rosso io ho detto a Mosè punta il bastone.

Potevo farlo senza che lui puntasse il bastone? Certo che potevo.

Perché ho voluto che lui puntasse il suo bastone o toccasse la roccia per farne uscire l'acqua? Volevo la sua collaborazione.

Ed ha un senso pedagogico: Io e te facciamo le cose insieme, non solo tu o solo Io.

Le cose che un essere umano non può fare sappi bene che a Dio nulla è impossibile, ma ciò che l'essere umano può fare, lo farà insieme con me, mai senza di me!

10) La virtù è il risultato della conformazione a Cristo

Ora, anche la virtù, anzi soprattutto la virtù, è il risultato della conformazione a Cristo.

La teologia ci ricorda che la virtù è un habitus, che è più di una abitudine, perché l'abitudine è un meccanismo psicologico automatico: entro in casa, vado nello sgabuzzino, mi tolgo le scarpe e mi metto le pantofole: è un'abitudine.

Che cosa c'è stato all'inizio di questa abitudine? Un ragionamento: voglio custodire la pulizia di casa mia quindi decido di togliermi le scarpe e di mettermi le pantofole.

È un esempio banale, non perfettamente calzante, ma ci aiuta a capire.

L'habitus dunque è all'origine di questi modi di ragionare e dunque di agire buoni. Il modo di ragionare e di agire buono divenuto una struttura mentale, si chiama virtù.

Però la virtù non è un'abitudine, perché l'abitudine mi fa fare la cosa automaticamente; la virtù esige che io ogni volta nell'esercitarla, lo decida.

Virtù teologali, fede, speranza e carità, sono virtù vis roboris, che vuol dire forza, sono delle forze che mi da Dio, ma che io decido come e quando esercitare.

11) Tu hai la fede, ma hai deciso di non farla crescere

Allora ci sono persone che dicono: ma io non ho la fede! la rivelazione ci dice: è sbagliato, tu hai la fede, tu hai deciso di non farla crescere.

La parola di Dio dice che ognuno ha la sua porzione di fede, non dare la colpa a Dio se tu dici che non hai la fede, dai la colpa a te stesso.

Oggi non mangio, perché non c'è niente in frigo, già però è tutto nel freezer; allora se tu non tiri fuori la roba dal freezer è chiaro che non mangi.

Non posso raccogliere il grano, perché non c'è niente nel campo, già ma se non hai seminato, non puoi dire che non hai raccolto, dì che non hai seminato!

Non ho la fede, bugia hai la fede, però l'hai tenuta nascosta non l'hai tirata fuori, non l'hai esposta alla luce di Dio, non l'hai esposta all'acqua dello Spirito Santo perché essa germogliasse.

12) Il corrispettivo negativo della virtù si chiama vizio

Ora come la virtù è la concretizzazione di un modo di ragionare alimentato dallo Spirito Santo, ma condiviso dalla persona, così il suo corrispettivo negativo si chiama vizio.

Il vizio è un'abitudine consolidata nel tempo, dominata dall'egoismo.

È chiaro come scaturigine il vizio: nasce da una tentazione, come la virtù nasce da una mozione dello Spirito Santo, giusto?

Una mozione dello Spirito Santo accolta e divenuta da parte mia collaborativa, mi produce la virtù.

Una tentazione dello spirito diabolico accolta, assecondata, mi produce il peccato; se questo modo di ragionare si consolida, cioè mi abituo a ragionare e a pensare e a non confrontarmi non verificare mai, vuol dire che la mia struttura di pensiero è stata dominata dall'amore che proviene dallo Spirito Santo o dall'egoismo e dalla ribellione che proviene dallo spirito diabolico?

13) È bene assecondare una tentazione?

Il vizio viene dall'assecondare una tentazione.

Se una tentazione è una tentazione di egoismo, l'egoismo si manifesta in tanti modi diversi, i sette vizi capitali: pigrizia, accidia, gola, lussuria, invidia, gelosia, sono dei vizi?

Da dove scaturiscono? Dall'aver assecondato una tentazione.

Ora una persona vive nel vizio, nell'accidia, che è non fare nulla per il proprio cammino spirituale, si è abituata a pensare a tutto, quindi sa tutto di politica, dello sport, conosce tutto quello che dicono i giornalisti, ma di quello che dice Gesù nel Vangelo non sa niente.

Di più, quando si mette a leggere il Vangelo prova nausea, prova repulsione; allora c'è una struttura mentale cristallizzata nell'accidia: non mi interessa questo discorso, ci sono tante cose più importanti; e il vizio è questo.

Ma sappiamo che all'origine del vizio c'è la tentazione diabolica che ti dice: ma cosa stai ad ascoltare Dio, ma lascia perdere.

Ora questa tentazione può, e lo sottolineo tante volte, può anche essere più di una tentazione, un'influenza, un influsso ecc. non necessariamente lo è.

Vi ricordo che le tentazione che Gesù subì nel deserto, furono più di semplici tentazioni e Gesù ogni volta rispose con la dichiarazione che leggiamo nella Bibbia: sta scritto, non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.

14) La potenza della tentazione si vince con la parola di Dio

La potenza della tentazione si vince con la parola di Dio; in certi casi particolarmente gravi che non sono più tentazioni, ma sono oltre la tentazione e uno se ne rende conto per quale ragione?

Non è più in grado di gestire la propria libertà, allora si scaturisce nella preghiera di liberazione o nell'esorcismo, ma se la persona vuole essere liberata e non è succube di un influsso diabolico, è sufficiente la propria volontà e la parola di Dio.

Quindi la persona che non è più in grado di gestire la propria libertà e la propria autonomia.

Per es. nel messale di san Pio V edizione 1614, si dice i criteri per riconoscere un "disturbo" di una presenza negativa nella vita di una persona, per es. non sopportare immagini sacre, non sopportare i sacramentali, non sopportare l'ingresso in Chiesa.

15) Chi è malato di accidia non fa niente per il suo cammino spirituale

Allora la persona malata di accidia, cioè che non fa niente per crescere nel proprio cammino spirituale nei confronti di Dio: non si fa domande, non prega, non cerca di approfondire, non legge la parola di Dio.

Non che ha capito tutto, ma che non fa proprio niente di tutto questo, può essere semplicemente vittima del vizio dell'accidia dalla quale può uscire con la sua buona volontà e con la parola di Dio.

La persona che ha un vizio semplicemente vizio, può dire: basta, adesso ne vengo fuori, prendo in mano la mia vita e voglio approfondire il significato spirituale della mia vita.

Vado, mi informo, prego, sacramenti ecc. e senza accorgersi quella persona esce fuori dal vizio dell'accidia.

Ma può esserci un vizio dell'accidia che supera l'autonomia della persona, la quale vorrebbe venirne fuori, ma ne è impossibilitata, perché appena apre la Bibbia, vede le pagine scritte e non riesce a capire che cosa c'è scritto, come se fosse scritto in cirillico o altra lingua a lui sconosciuta.

La persona entra in Chiesa e non sopporta il sacramentale dell'incenso, non sopporta le immagini sacre, prova ribrezzo, prova spavento, prova angoscia, capisci che queste sono cose che non dipendono dal tuo libero arbitrio, perché se io faccio vedere a un gatto l'immagine della Madonna, non gli fa né caldo né freddo!

Se io metto un ostensorio davanti al gatto non gliene importa niente.

Ma se io metto davanti a una persona disturbata dal nemico di Dio un ostensorio con l'ostia consacrata dentro, questa urla per 5minuti di fila e non vorrebbe farlo.

Allora tu capisci che lì c'è un vizio, ma il vizio non è nient'altro che una conseguenza di uno stimolo ricevuto, subito, assecondato di una tentazione che può anche avere avuto la possibilità di estendere il controllo sulla libertà della persona, non sullo Spirito di quella persona, per cui succede che le persone che devono ricevere preghiere di liberazione o anche esorcismi, dentro il loro Spirito collaborino con il sacerdote che prega per la loro liberazione, ma non riescano a farlo al di fuori del loro Spirito.

Ossia vorrebbero che la bocca ubbidisse a loro dicendo: adoro Gesù Cristo mio Signore e mio Dio, ma la bocca si rifiuta di farlo.

Vorrebbero restare svegli per partecipare alla preghiera, ma vengono intontiti e dormono.

16) La presenza diabolica assume varie dimensioni

Certamente la presenza diabolica assume varie dimensioni, ma noi non stiamo esaminando questo aspetto, ma poiché c'è stata una domanda di questo genere, voglio dare un'idea molto generica.

Bisognerebbe chiamare qualche esperto in questo campo per avere un'idea più chiara, però con questo vi voglio dire, virtù è la collaborazione della persona a una mozione dello Spirito Santo che diventa vita vissuta, ossia mi sono non solo abituato, ma io voglio vivere in questa situazione, quindi accetto il suggerimento dello Spirito Santo, lo faccio diventare mio, in questo modo vengo conformato a Cristo.

Oppure accetto il suggerimento diabolico di una tentazione, quindi faccio il peccato e continuo a vivere in questa situazione di peccato fin quando penso che questa sia la situazione giusta.

17) Una persona ha fatto esperienze omosessuali

Una persona ha fatto esperienze omosessuali, si è convinta nel tempo che quella sia la sua identità e invece non è così.

Quando questa persona fa l'incontro con Gesù Cristo, tutta la sua umanità viene rivelata nella sua verità ed ecco che questa persona si spoglia di una connotazione, che vuol dire una cosa che gli è stata buttata addosso, ed emerge nella sua realtà vera, diventa libera.

Poi ci possono essere le ferite che permangono nella vita della persona a causa delle esperienze vissute, ma Gesù è il medico delle anime e dei corpi, non toglie il ricordo delle cose, ma le guarisce.

Quindi il vizio del vivere contro natura è guarito dalla redenzione di Gesù Cristo che distrugge l'imperio del nemico che continuamente dice: tu sei così, tu sei così e Gesù dice: tu non sei così, io ti ho redento.

18) Ascolto personale. Dio dice: ma se non trovo un uditorio …

Naturalmente voi capite che c'è sempre una cosa importante da considerare: l'ascolto personale.

Dio dice, ma se non trovo un uditorio; cosa vuol dire, se non trova un orecchio attento alla sua voce, le sue parole possono essere disattese; intanto Dio parla come davanti alla grotta di Elia, con un mormorio.

Dio non ha smesso di chiamare le persone a formare delle famiglie sante con un matrimonio autentico; Dio non ha smesso di chiamare i giovani e le ragazze a consacrare la loro vita al Signore, sono le persone che si lasciano trascinare dalla voce roboante del mondo, che è roboante apposta perché non si ascolti la voce di Dio.

La necessità dell'ascolto è una cosa fondamentale; non so se vi rendete conto che da quando è diminuita la preghiera sono diminuite le vocazioni e quando parlo di vocazioni non parlo solo di quelle sacerdotali, questa è la visione più evidente di tutte.

Ma le vocazioni sacerdotali nascono in famiglie dove ci si è abituati ad ascoltare la voce di Dio.

Nessun genitore può essere più contento di quel genitore che vede che i propri figli ascoltano la voce di Dio, poi il genere di vita che essi abbracceranno può essere vario, ma ascoltando la voce di Dio, nessun genitore è più felice di quel genitore che dice: bene, io posso anche sbagliare, ma Dio no!

Se i miei figli si sono abituati ad ascoltare la voce di Dio, avranno difficoltà nel mondo come tutti abbiamo difficoltà nel mondo, ma saranno guidati da Dio.

19) La necessita dell'adorazione eucaristica è un imperativo categorico

Ora la necessità dell'adorazione eucaristica non è più una velleità riservata a persona di una alta spiritualità, è un imperativo categorico; finché le comunità dei credenti non si rendono conto che è impossibile conformarsi a Cristo se non stando lì ad ascoltare la sua voce, ma noi faremo solo dei bei discorsi moralistici.

A questo punto si impone una riflessione e la riflessione è questa: come posso udire la voce del Signore se non sto con Lui. L'adorazione eucaristica non è un rifugio intimistico all'interno della Chiesa, perché il mondo è difficile, l'adorazione eucaristica è come Giovanni Evangelista, appoggiare la testa sul cuore di Gesù e sentire il suo battito per avere il nostro cuore che batte all'unisono con il cuore di Gesù Cristo.

L'adorazione eucaristica non può essere relegata a certi momenti, deve ritornare a essere una pratica diffusissima del popolo di Dio, perché più si sta alla presenza del sole di giustizia che trasfigura e accende e più tu diventi una persona autentica e la chiamata di Dio si appoggia non sui babbacci, perché i babbacci non hanno una vocazione, la chiamata di Dio si posa sulle persone autentiche. Chi è un babbaccio?

20) Una persona che non ha la sua identità, che ascolta solo ciò che dice il mondo

Un babbaccio1 è una persona che non ha la sua identità, che ascolta solo ciò che dice il mondo, che non sa chi è essa stessa; un babbaccio è quel famoso primogenito che non sapeva di essere figlio, pensava di essere servo e il padre dice: ma figlio, io e te siamo una cosa sola, svegliati, apri gli occhi, guarda la realtà, ti do una grande rivelazione, ti do una grande liberazione, tu sei quello che stai ritornando alla vita, non tuo fratello che è stato scapestrato, tu sei vissuto da schiavo e non ti sei mai accorto che eri figlio?

Allora la grande rivelazione è per te, tu sei figlio.

Allora i babbacci sono quelli che non sanno di essere figli, quindi vivono da babbacci.

Un babbaccio è una marionetta che si muove per virtù di qualcun altro.

Dio non ha creato dei babbacci, ha voluto dei figli, tant'è vero che ci ha dato il libero arbitrio.

Dio ci ispira il bene, ma siamo noi che decidiamo di farlo, non è Lui che tira un filo e la marionetta alza una mano.

È Lui che ci dice fai il bene, fuggi il male, ma fallo tu e fuggilo tu, perché questo è vivere da autentiche persone umane.

21) Io mi identifico in lui e lui si identifica in me

Alberta chiede un chiarimento circa la frase detta: io mi identifico in Lui e Lui si identifica in me.

È un pochino diversa dalla visione, chiamiamola, moralistica; identificarsi in Gesù Cristo non significa solo ubbidire alle sue leggi, è molto di più, è avere dentro di noi i medesimi sentimenti che furono di Cristo Gesù.

Quindi diventare figli di Dio non significa solo ubbidire ai comandamenti, ma significa sentire in noi stessi, lo stesso desiderio, lo stesso anelito, gli stessi progetti, gli stessi sogni che Gesù ha nei confronti dell'uomo e del mondo.

Cioè quasi che dovessi dire: non il Signore vuole questo, ma il Signore e io vogliamo questo; siamo in una totale unità, non in una fusione; io continuo a essere io e Lui continua a essere Lui, però c'è una identità di vedute, quello che vuole Lui è esattamente quello che voglio io, quello che sogna Lui è esattamente quello che sogno io.

Se uno ha qualche reminiscenza del Paradiso di Dante, si ricorderà che in un certo momento si dice proprio questo che la gioia e la gloria delle anime che sono in Paradiso è volere e desiderare le stesse cose che Dio vuole e desidera.

22) Il comportamento diventa una conseguenza di quello che uno ha dentro di sé

Allora l'ideale non è comportamentale, ma il comportamento diventa una conseguenza di quello che uno ha dentro di sé.

Es.: l'ideale materno; una ragazza dice, ecco un domani voglio essere mamma; io aborrisco talvolta quando vengono presentati dei servizi televisivi, dove si dice: io faccio la mamma, anziché "io sono mamma" che è tutto un'altra cosa.

Allora tu capisci che non si tratta di ciò che fai, ma di come lo fai, perché sei. Antonio tu puoi fare la mamma?

Si, perché c'è una maternità spirituale che supera la identità biologica, quindi tu puoi essere Padre e madre spirituale.

In realtà di tanti santi si dice che avevano l'energia di un Padre e la tenerezza di una madre; così dicevano di Madre Tersa di Calcutta, come pure del santo Escrivà de Balaguer;2 quindi vedete due prospettive maschile e femminile.

Allora avere i medesimi sentimenti di Gesù Cristo, tu non sei Gesù Cristo, ma sei diventato una cosa sola con Lui che tutto quello che c'è in Lui fluisce in te e da te emana Lui.

Questa è l'identificazione non nel senso che io faccio ciò che Lui dice o fa, ma io sono diventato il discepolo, chi vede me vede Lui.

Antonio dice: forse la difficoltà, anzi senza forse, la difficoltà per noi è capire ciò che vuole Dio, capire la sua volontà e "conformarsi" alla sua volontà.

Si certamente, però voi capite che Gesù nella sua santa umanità trascorreva le notti in preghiera, che non vuol dire che tutta la notte dicesse Padre nostro che sei nei cieli, ecc..

23) Essere in preghiera significa stare in dialogo con il Padre

No, non era così; essere in preghiera significava che stava in dialogo con suo Padre.

Certo giungere alla preghiera di Gesù è una cosa che solo lo Spirito può indirizzare la nostra vita, ma essere in contatto con Dio rivela che sei tu, perché se tu sei figlio di Dio come puoi imparare a essere figlio di Dio se non ti metti in contatto con Lui?

Se tu sei figlio del re o la principessa di sangue reale, come puoi imparare a fare la principessa e un domani essere regina se non vivi a contatto con tuo padre nella corte e vedere come lui fa?

Certo biologicamente sei una principessa, ma di fatto tu sai essere principessa?

Certo divinamente tu sei figlio di Dio, ma se non vivi a contatto con tuo Padre puoi tu vivere da figlio di Dio?

Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei, mai proverbio fu più autentico di questo!

Tu vai a vedere la partita, tu sei un pallone, gonfiato; la tua vita è solo il pallone, tu sei una mongolfiera.

24) Chi vede te, vede Lui

Ma se tu stai con il Signore, tu diventi una cosa sola con Lui, chi vede te vede Lui; non perché tu sia cambiato, che chi vede te vede la fotografia di Gesù Cristo, non si tratta di tratti somatici, si tratta di cuore, di mente, di spirito, di modo di agire, di modo di ragionare, di modo di atteggiarsi con gli altri, con il mondo, di usare le cose che fanno parte della tua vita.

Capite che è tutta un'altra cosa; perché il mondo non capisce queste cose?

Perché non conosce Lui. Avete capito adesso?

Spero di essere stato esauriente.


1 Dal Palazzi: sciocco, semplicione
2 Fondò nel 1928 l'Opus Dei: Istituto Sacerdotale della Santa Croce