La relazione e la comunione

12-11-2005

Don Mauro Agreste

Indice

1) La situazione ideale della persona umana nella sua relazionalità
2) Cosa vuol dire interazione?
3) Quali sono le relazioni che caratterizzano la persona umana?
4) Se un essere umano non ha relazione con il prossimo è fuori dalla norma
5) Se vi trovate con dei bambini o dei ragazzi che hanno qualche forma di autismo
6) Più io scopro le potenzialità che dio mi ha dato e più io gliele posso mettere a disposizione
7) Cosa vuol dire "comunicare"?
8) La relazione con Dio
9) Il problema della liturgia o della musica liturgica o dei canti liturgici
10) La musica gregoriana
11) L'ave maria di Schubert
12) Non si insegna nulla che prima non si stia vivendo
13) Il Signore vede l'impegno, non il risultato
14) Sulla scia della relazionalità si inserisce il problema del peccato
15) Questa reazione si chiama conseguenza
16) L'indulgenza

1) La situazione ideale della persona umana nella sua relazionalità

Questo schema che ci rappresenta l'ideale, ossia il modo perfetto in cui l'uomo esercita la sua stessa umanità.

Noi sappiamo, per esperienza, che nella pratica molte volte questo schema è smentito: questa è la situazione ideale della persona umana nella sua relazionalità.

Questo dovete prenderne nota: la persona umana è un essere relazionale.

Cosa vuol dire relazionale? Qualcuno lo sa? "Che mette in relazione con gli altri".

Un pochino più di così, anche un pochino diverso di così, vuol dire che l'essere umano è un essere di relazione: cosa vuol dire che è un essere di relazione?

Vuol dire che dato che è un essere umano equivale a dire che è un essere che si mette in relazione va bene?

L'essere umano non è una monade, come dicevano i filosofi del 1700, cioè un essere isolato.

Una monade che cos'è? È un essere che basta a se stesso, ma l'essere umano è un essere relazionale, ossia è costituito, è impastato, è essenzialmente relazione.

Cosa vuol dire relazione? Nulla a che vedere con relativo; relazione vuol dire interazione.

Cosa vuol dire inter-azione? Un'azione tra due, una forma di comunicazione, però tu sai che comunicare è solo una parte della relazionalità.

2) Cosa vuol dire interazione?

Allora, interazione cosa vuol dire? "Azione tra due persone", azione tra due, potrebbe essere tra una persona e una cosa.

Interazione, io cerco di spiegarvi le parole perché quando voi avete il significato della parola potete spiegare gli stessi concetti con parole più semplici, ma quando voi siete padroni del linguaggio allora riuscite a tradurlo in parole semplici, senza cadere negli equivoci.

Interazione viene dal latino: inter vuol dire "fra" oppure "tra". Di a da in con su per tra fra.

Allora queste preposizioni semplici, non articolate, hanno un significato, perché rafforzano la parola che segue o che precede.

Dunque, interazione vuol dire che è un'azione tra due entità.

Un corpo con un valore positivo, un valore magnetico positivo e un altro con un valore magnetico negativo che cosa fanno? "Non si attraggono?", si attraggono.

Cosa vuoi dire? Dove posso individuare la interazione, nella forza di attrazione?

Quindi questa forza che attrae i due corpi è una "Interazione", uno interagisce sull'altro, uno attrae l'altro.

Esattamente, quindi valenza positiva o negativa magnetica dei due corpi.

Allora, l'essere umano è un essere di relazione, e la relazione, abbiamo detto, è una forma di relazione, cioè io interagisco, agisco nei confronti dell'altro, che può essere una persona ma può anche essere altro.

3) Quali sono le relazioni che caratterizzano la persona umana?

Quali sono le relazioni che specificano, caratterizzano la persona umana?

Sono principalmente 4 relazioni che comprendono tutte le altre: relazione con se stessi, relazioni con l'altro, relazioni con il mondo, relazioni con Dio.

È una sorta di punti cardinali delle relazioni, quindi l'essere umano è in relazione a 360° con se stesso, con l'altro, con il mondo, con Dio.

Se l'essere umano non fosse, per assurdo, in relazione con se stesso, cosa sarebbe?

"Che non riesce a rapportarsi neanche con gli altri", questo certamente.

Ma sarebbe un essere umano? Sarebbe un oggetto, se l'essere umano non è in relazione com'è?

Un animale ha relazione con se stesso, con gli altri, con il mondo, ma manca l'ultima relazione, ha una relazione, come possiamo dire, ha una dipendenza da Dio; e la sua relazione con Dio è conosciuta solo da Dio.

Gesù dice:" Il Padre vostro che è nei cieli pensa ai passeri del cielo, neppure uno cadrà a terra senza che il Padre lo voglia", dunque c'è un'azione del Padre nei confronti degli animali.

Manca la risposta, la relazione degli animali con Dio, perché essi non hanno questa capacità, in quanto non hanno uno spirito immortale che li metta in una relazione di dipendenza.

Questo non vuol dire che Dio non ami le sue creature, la Scrittura dice: "Dio ama ciascuna delle sue creature, perché se non avesse amato una creatura non l'avrebbe neanche fatta esistere" ( Libro della Sapienza ).

4) Se un essere umano non ha relazione con il prossimo è fuori dalla norma

Dunque, attenzione bene: se un essere umano non ha relazione con il prossimo, è un essere umano o no?

"Sì, è solo che è un asociale", sì, però si trova in una situazione fuori dalla norma.

Potrebbe essere, come possiamo dire, causa di forza maggiore.

Un naufrago, in un'isola deserta: questo qui non può avere relazioni con un altro.

Oppure può essere una patologia: incapacità di avere delle relazioni con l'altro, oppure avere delle relazioni con il prossimo in un modo al di fuori delle convenzioni.

Dunque diventa un modo tutto suo di avere delle relazioni con il prossimo, un modo che è una forma di relazione, ma è anche nello stesso tempo una forma di non-relazione.

Un esempio: il problema dell'autismo, la persona autistica non è vero che non ha relazioni con il prossimo, certo che ha relazione con il prossimo, ma ha una relazione con il prossimo che è al di fuori delle convenzioni relazionali.

Per cui si mette in relazione con il prossimo con una forma di "linguaggio"o "comunicazione" che non è codificata, cioè l'altro non ha gli strumenti per entrare in relazione con questo, perché questo non vuole, perché questo ha il suo mondo che si è creato, la sua relatività.

Allora, se tu vuoi entrare in relazione con l'autistico, devi entrare nel suo mondo, perché lui nel tuo non ci entra.

Mi sono spiegato? Non voglio liquidare in così brevi parole il grave problema dell'autismo, tuttavia, a mo' di esempio o di vaga intuizione ci può servire.

Probabilmente non è il vostro caso, come catechisti forse non vi troverete di fronte ad una situazione di autismo grave, ma potrebbero verificarsi delle situazioni di persone con relazionalità lievemente inquinata da qualche forma di autismo, a volte succedono forme di disagio, traumi, dispiaceri ecc.

5) Se vi trovate con dei bambini o dei ragazzi che hanno qualche forma di autismo

Voi vi trovate con dei bambini o dei ragazzi che hanno qualche forma di autismo, quindi entrate in relazione con loro; poiché noi non siamo delle persone specializzate per trattare questo tipo di patologia, per compiere un servizio di questo genere allora è necessario che ci facciamo guidare dall'azione dello Spirito Santo, il quale sa benissimo come comunicare nel cuore delle persone che noi non riusciamo a raggiungere pur con tutte le nostre migliori intenzioni. Mi sono spiegato?

Non è che io voglia liquidare il problema, però vi metto di fronte a delle possibilità pastorali, che vi troviate di fronte a delle persone che voi vi rendete conto state comunicando e a loro non entra minimamente neanche nell'anticamera del modo di pensare, seguono il loro pensiero, hanno un mondo tutto loro, sono persone umane o non lo sono?

Hanno solo un codice di comunicazione che non corrisponde al comune codice di comunicazione, per patologie, per traumi, per tutto quello che volete e per problemi che possono essere anche del DNA, genetici, tutto quello che volete, tuttavia si trovano in questa situazione.

Naturalmente noi siamo persone di fede sappiamo quello che dice la Scrittura, l'angelo Gabriele dice alla Madonna, riferendosi al caso di Elisabetta sua parente, cosa dice?

È già di sei mesi. Bisogna che leggiate il Vangelo di Luca al capitolo 1, 28 e seguenti, perché "Nulla è impossibile a Dio".

Quindi non dimentichiamolo mai, noi possiamo avere tutte le competenze del mondo, ma ricordiamoci anche che Gesù dice: "Senza di me, non potete fare nulla".

Quindi, l'atteggiamento spirituale del catechista è quello di fare il massimo di quello che tu sei capace di fare, ma sapendo che tutta la tua competenza di fronte allo splendore di Dio non è che un'ombra.

Dunque ricordandoci sempre che tutto quello che noi impariamo anche qui a scuola non è per avere un patentino che mi dica "adesso sono competente", no.

6) Più io scopro le potenzialità che dio mi ha dato e più io gliele posso mettere a disposizione

Mi serve perché se più io scopro le potenzialità che Dio mi ha dato e più io gliele posso dare a disposizione, perché il cammino del catechista non è quello di fare tante cose, ma di mettere a disposizione di Dio quello che io scopro di possedere.

Dio mi ha dato tante cose, ma se io non so che ho una Ferrari nel garage, non la userò mai. Mi son spiegato?

Se io non so che ho un trattore, continuerò ad arare il campo con la zappa.

Ma il Signore dice "Apri gli occhi, ti ho fatto come un prodigio, ti ho dato tutte queste facoltà e allora impara ad usarle", perché tu sei un essere di relazione.

Dunque, l'essere che si isola dal mondo è un essere relazionale o no? "No!", vi ho ingannato, perché l'essere che si isola dal mondo, in realtà, è in relazione con il mondo. Sarà una relazione controversa, sarà una relazione di rifiuto, ma è una relazione.

"È un tempo di relazione", è un tempo di relazione, probabilmente di valenza negativa, ma è una relazione.

Vedete che vi ho ingannati? L'isolarsi dal mondo può avere anche significati diversi, isolarsi dal mondo "Su un'isola rimani lì, però comunque non ti isoli", certo, isolarsi dal mondo, l'esperienza dei monasteri di clausura, una persona che entra in clausura si isola dal mondo?

"E sì", sì, tuttavia nessuno è più immerso nel senso del mondo, non nelle cose esterne del mondo, ma nel senso del mondo più di coloro che vivono "Fuori", fuori tra virgolette perché fuori dal mondo può vivere solo chi è nel Paradiso.

"Io dico fuori come strutture", esatto. Relazione con Dio come si concretizza?

"Vivendo subito"spiegati non ho capito bene cosa intendi dire "Vivere la vita con gli altri", ma questa non è relazione con Dio, Ugo.

Cos'è la relazione con Dio? Se io ho relazione con te cosa vuol dire?

"Che cerco di conoscerti, di starti vicino, di capirti" "di comunicarti, di fare comunione".

Allora, facendo il parallelo, relazione con te vuol dire comunicazione, giusto?

Interazione. Relazione con Dio, dunque? Cosa vuol dire?

"Vuol dire cercare di conoscerlo, avere..", "comunicare", ha detto lui la parola giusta, cioè che parola hai detto?

7) Cosa vuol dire "comunicare"?

"Comunicare", comunicare, ora cosa vuol dire comunicare?

Perché se non sappiamo il significato della parola noi, "comunicare, articolare alcune parole e", pensateci un po' bene, dividete la parola comunicare "comunione", ci stiamo avvicinando, "comunico con Lui tramite la preghiera", sì, ma il significato del verbo comunicare "parlare, parlare con Dio".

Intanto ci rendiamo conto che è composta, dividiamola, com-uni-care, da cui viene comunione, unificazione comune, comunione unificante.

Quindi è una tri-stratificazione della parola: comunicare, fare unità, fare comunione, cioè unire in comune, vuol dire mettere insieme, vuol dire tante cose, vedete, la parola comunicare.

È un movimento reciproco, non univoco, non che fa una sola persona: la comunicazione è unire in comunione, ma farlo insieme con, ora in italiano la n diventa m ma significa insieme.

Parola insieme cosa vuol dire? In-sieme, essere dentro, in-essere, mi sono spiegato?

Domandatevi il senso delle parole perché così potete spiegare le cose che spiegate perché ne avete il concetto dentro.

Comunicare dunque vuol dire fare un'esperienza non di fusione ma di condivisione, ognuno rimane se stesso ma fa un'esperienza comune, di comunione. Va bene?

Comunicare con Dio, fare l'esperienza di essere uno con Dio perché io cerco Lui sapendo che Lui mi ha già cercato.

Trovare Lui significa trovare il senso dell'esistenza.

Quando divento uno con Dio non è vero che io mi spersonalizzo, ma io divento sempre più me stesso, quello schema lì.

Quando l'Io trova Dio, la persona umana diventa sempre più autentica, sempre più persona umana.

Sono stato sufficientemente chiaro? Avete dei dubbi?

Le quattro relazioni dunque, l'essere umano ha queste quattro relazioni.

Come catechista, naturalmente, ogni catechista deve sapere che di fronte a sé ha degli esseri umani che costitutivamente sono impastati di relazione: il problema è come educatore, catechista dunque evangelizzatore il mio compito è quello di favorire lo sviluppo, la crescita, il funzionamento di queste relazioni.

8) La relazione con Dio

Prioritario ovviamente, per il compito ricevuto, è quello della relazione con Dio.

Ci siamo fino qui? D'altro canto, coma si fa a realizzare una relazione con Dio se ti manca la relazione con te stesso, con gli altri e con il mondo?

Ossia, per essere più semplici, ma adesso più comprensibili perché vi ho detto cosa sono le relazioni, come faccio io a parlare della relazione con Dio se manca la maturità "umana".

La persona umana matura è una persona che ha sviluppato le sue capacità di relazione, uno che conosce se stesso si mette in relazione con l'altro, l'altro ti stimola e tu riconosci te stesso sempre in maniera più profonda; la relazione con il mondo ti permette di conoscere te stesso, di metterti in relazione con le cose, riconoscere le cose, studiarle e verificarle ecc..

Allora, questo costituisce la maturazione: il tempo della formazione scolastica ecc.. è un tempo di maturazione, con il privilegio assoluto da favorire, dal punto di vista intellettuale, perché favorendo la mente, il ragionamento, tu puoi affrontare la vita e imparare a risolvere i problemi della vita.

Ma il senso della vita non lo risolvi con l'intelligenza: lo devi risolvere avendo relazione con Colui è la vita.

Allora il compito del catechista è questo: di prendere queste relazioni e darne il principio unificante, che è Dio.

Allora ecco perché è importante sapere tutto questo, la persona umana come relazione.

Il catechista deve favorire tutto questo, tuttavia il catechista in qualche modo ha un'infarinatura di psicologia, ma non sta facendo psicologia, sta facendo spiritualità, perché fai crescere la tua relazione con Dio.

Certo, hai a che fare con gli esseri umani, non con gli angeli, quindi gli esseri umani hanno un corpo, sono di corpo, sono di mente e sono di spirito.

Quindi per fare una relazione con Dio il catechista deve passare attraverso tutta la persona umana, non solo attraverso una parte della persona umana.

Non puoi fare un discorso che coinvolga solo lo spirito, così tu non puoi fare un discorso che coinvolga solo l'intelligenza e quindi la sfera mentale, oppure tu non puoi fare un discorso che coinvolga solo la sfera corporea, perché questo sarebbe un discorso sterile.

9) Il problema della liturgia o della musica liturgica o dei canti liturgici

Esempio: il problema della liturgia o della musica liturgica o dei canti liturgici, sempre controverso, sempre riformato perché la musica è un veicolo fondamentale dei valori spirituali, ci siamo?

Domanda: è un veicolo fondamentale e siamo tutti d'accordo, tuttavia se è un veicolo di spiritualità che mi deve mettere in relazione con Dio e con i suoi misteri, mi seguite?

Allora vuol dire che deve essere un veicolo che coinvolge tutta la persona umana, non solo lo spirito, non solo il corpo, non solo la mente, ma tutti gli aspetti della persona umana.

Diversamente, quella non è più espressione di musica liturgica, ma è semplicemente espressione di musica, che quindi potrebbe coinvolgere l'intelligenza, oppure semplicemente i sensi; potrebbe non arrivare ad un significato spirituale.

Di certe musiche molto famose che vengono utilizzate dentro la liturgia, giustamente i vescovi dicono "non sono musica liturgica", perché coinvolgono solo certi aspetti della persona, l'aspetto emotivo oppure l'aspetto corporeo, una ritmicità possente che ti entra dentro.

Ecco, le famose messe beat degli anni '70, con largo uso di batterie in chiesa di strumenti a percussione ecc..: qui hai uno stimolo fisico, corporeo.

Poi bisogna vedere qual è la partecipazione psichica: è emotiva, è razionale?

Ulteriore domanda: in che modo si parla allo spirito della persona attraverso quel genere di musica?

A volte ci sono musiche molto conosciute che però evitano, in una maniera esplicita, di pronunciare, per esempio, il nome Gesù; eppure sono largamente diffuse in tutte le liturgie di tantissime parrocchie.

Dunque, Gesù lo danno come parola sottintesa, ma se la musica liturgica, per esempio, ha lo scopo di creare un legame spirituale, affettivo, fiducioso, di speranza, di carità con Dio che abita dentro di te, allora Dio non deve essere un concetto sottinteso, deve esser un Tu esplicito; perché se no tu costringi la persona a fermarsi a livello psichico, a ragionare sulle parole, ma non a creare un legame affettivo su ciò che quel testo dovrebbe esprimere. Mi spiego?

10) La musica gregoriana

Qualcuno potrebbe dire: "e allora la musica gregoriana uno non la capisce?".

"Stavo dicendo questo", uno non la capisce.

Certamente non la capisce, tuttavia c'è una comunicazione di spirito.

Allora la comunicazione è fisica, perché tu devi cantare, è psichica, perché tu devi pronunciare certe parole, che poi tuttavia sono le parole che conosciamo a memoria.

E noi italiani siamo fortunati perché il latino liturgico del canto gregoriano è quasi italiano, è similissimo; oltretutto le parti fisse della messa le puoi persino pronunciare in latino, talmente sono quasi uguali a quelle italiane.

Mi sono spiegato? In più c'è una comunicazione spirituale, perché il veicolo musicale non si frappone, come possiamo dire, fra te e Dio, ma la favorisce.

11) L'ave maria di Schubert

L'Ave Maria di Schubert non è una musica liturgica, perché è una musica che parla al sentimento, alla emotività: nasce in un contesto di gelosia e dunque comunica un sentimento esageratamente emotivo, non spirituale.

Non è sufficiente tralasciare le parole che furono usate per scrivere quel testo e sostituirle con il testo latino dell'Ave Maria in latino per dire che adesso è accettabile, no, perché il veicolo attraverso cui viene portato questo testo latino, è un veicolo che è stato studiato, voluto, strutturato, immaginato sotto l'influsso della emotività.

Dunque il linguaggio che viene portato avanti non è spirituale e non è semplicemente psicologico, è emotivo.

Capite perché? Certo, stiamo affrontando in poche parole un problema che coinvolge da secoli, però è solo in modo di esempio tutto quello che vi sto dicendo, per capire che il compito del catechista è molto delicato.

Il catechista non può essere catechista nel comunicare semplicemente dei concetti: tu devi fare la tua lezione di catechismo, ma tu non stai comunicando dei concetti, tu stai favorendo una relazione personale con il Signore.

Allora, questa relazione personale con il Signore passa attraverso la tua intelligenza, le tue emozioni, ma se non parte dalla tua esperienza spirituale e non coinvolge il tuo corpo e il corpo di coloro che ti ascoltano, non è più una comunicazione su tutti e tre i livelli, no, comunichi qualche cosa, ma che cosa?

Cioè tu stai parlando al corpo delle persone oppure stai parlando al corpo e alla mente delle persone, che è già meglio?

E non è tutto: tu stai comunicando al corpo, alla mente e allo spirito delle persone, allora va bene. Voi capite che non è una cosa che si improvvisi, dunque, essere Catechisti.

12) Non si insegna nulla che prima non si stia vivendo

Per questo c'è la famosa affermazione che tutti sapete "non si insegna nulla che prima non si stia vivendo".

Quando tu parli di Gesù, se tu non vivi Gesù, tu non trasmetti Gesù.

Se la tua relazione con Gesù è, come dire, timorosa, dialettica, di combattimento ecc.. hai delle tue problematiche nei confronti dell'insegnamento di Gesù, di ciò che la chiesa insegna sulla scia di quello che Gesù insegna, beh, stai attento perché tu comunicherai i tuoi problemi.

Se tu non risolvi i tuoi problemi spirituali, tu comunicherai i tuoi problemi; comunicherai anche la dottrina ma sarà una dottrina schizofrenica.

La comunicazione non è solo a livello intellettuale, la comunicazione passa attraverso un insieme di cause e di manifestazioni che esprimono te stesso, perché la persona umana è una stratificazione di realtà: lo stesso modo di guardare una persona mentre tu stai spiegando certe verità, comunica a quella persona il fatto che tu ne sia convinto oppure no, che tu stia semplicemente ripetendo ciò che altri hanno detto o che tu abbia acquisito e ti stia sforzando di vivere quel valore.

i sono specificato bene? Perché, dico, ti stia sforzando di vivere quel valore, quella verità, quell'insegnamento, che poi tu ci riesca o no è un altro paio di maniche, perché se tu sei sulla scia dell'insegnamento di Gesù e vuoi comunicare questo, indipendentemente dal tuo personale successo o insuccesso, quel valore passerà nel modo giusto.

L'ho detto in tante altre occasioni, quando saremo di fronte al tribunale di Dio, probabilmente potremmo essere terrorizzati perché vedremmo che tutta la nostra vita è stata un insieme di insuccessi.

13) Il Signore vede l'impegno, non il risultato

Ma il Signore, che vede nel profondo, dirà: "È vero, i tuoi risultati sono pochissimi, ma l'impegno che tu ci hai messo per ottenere quello 0,1% è stato tantissimo, ed Io vedo l'impegno, non il risultato".

Allora, la chiesa è fatta di peccatori che cercano di diventare santi: i santi non erano non-peccatori, ma erano santi perché si impegnavano ad aderire agli insegnamenti di Dio.

Allora, questo deve essere una consolazione perché chiunque si mette nel cammino per insegnare la vita di Gesù ecc.., se è una persona onesta subito si rende conto della distanza tra quello che Gesù insegna e quello che noi riusciamo a fare.

Allora, ricordatevi, su questo punto il diavolo si diverte molto perché fa rilevare l'esiguità dei nostri risultati per bloccare il nostro impegno, perché lui sa molto bene che è l'impegno che conta, il risultato non è direttamente proporzionale all'impegno che ci abbiamo messo, alcune volte, però è anche vero che chi la dura, la vince.

E poi ciò che agli occhi del mondo non sembra un risultato, agli occhi di Dio può essere un grande risultato, perché le difficoltà che si affrontano spiritualmente non si verificano con i sensi e con l'intelligenza. Va bene allora tutto questo?

14) Sulla scia della relazionalità si inserisce il problema del peccato

Allora, su questa scia della relazionalità si inserisce il problema del peccato: ho visto dal registro che avete già toccato questo argomento anche in un'altra lezione, noi andremo avanti su questo, approfondiremo qualche cosa tenendo presente il fattore della relazionalità.

Il peccato sicuramente è una relazione negativa nei confronti di Dio, che però si ritorce anche sulla persona nelle sue altre relazioni, perché quando nella relazione con Dio, Dio ti comunica la sua visione del mondo, la sua visione della persona umana e tu sei in contrapposizione con Dio, è evidente che questa contrapposizione con Dio si ripercuote nelle altre relazioni.

Dunque, le altre relazioni subiscono, come dice San Paolo nella Lettera ai Romani, "la natura geme come nelle doglie del parto […] aspettando la sua propria liberazione ad opera della rivelazione dei figli di Dio", cioè la natura subisce il fatto che gli uomini non hanno una sana relazione con Dio, e questo lo vediamo.

Quindi, è evidente che il peccato scaturisce dal fatto che la persona non sta costruendo oppure ha minato o ha frenato, per qualche ragione, la sua relazione con Dio.

È una situazione insanabile? No, è una situazione che può essere guarita, tuttavia si creano delle conseguenze; allora vi renderete conto come, specie nel nostro tempo, è molto difficile che le persone siano capaci di accettare, almeno inconsciamente, il concetto di conseguenze, perché è un concetto che non vogliono considerare.

Eppure fa parte delle leggi della natura: ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria.

15) Questa reazione si chiama conseguenza

Questa reazione si chiama conseguenza. Cosa vuol dire la parola "conseguenza"?

Seguenza vuol dire ciò che segue, con vuol dire che segue a motivo del fatto che c'è qualcosa che l'ha prodotto, una causa.

La conseguenza è ciò che segue a causa di ciò che è preceduto.

Ciò che precede non può stare senza ciò che segue: ciò che precede, nelle leggi della natura, non può stare senza ciò che segue.

Nella natura non c'è nessun evento che accada in se stesso senza produrre delle conseguenze, tutto ciò che è nella natura ha questo principio, ciò che produce non può essere senza ciò che consegue.

D'altro canto se c'è qualcosa che segue è evidente che c'è qualcosa che l'ha preceduto.

Dunque il peccato è certamente una conseguenza di ciò che viene prima, ma il peccato stesso è gia una causa di ciò che verrà dopo: una persona che fa un peccato produce delle conseguenze.

Fatemi un esempio di un peccato: l'adulterio, va bene. Ha delle conseguenze? "Una spaccatura", poi cos'altro?

Cosa comporta una spaccatura? "divisione", risentimento "gelosia, vendetta", rabbia, odio, oppure assassinio.

Quante possibili conseguenze ci sono? Sofferenza, pianto, solitudine, disperazione, rovina della vita psichica dei figli, cioè, sono delle conseguenze terrificanti, anche deviazione nell'identità dei figli.

Un'azione peccaminosa può produrre tutti questi effetti, magari non li produce tutti può produrne alcuni.

Quando si producono questi effetti che cosa succede?

Che il peccato, abbiamo detto, può essere guarito ma lascia delle conseguenze: l'adultero si pente, riceve l'assoluzione però rimangono le conseguenze, anche se la famiglia non venisse a saperne nulla, sì?

Sì, perché se anche la famiglia non venisse a saperne nulla in quanto tu ha fatto uno sbaglio, un peccato, ti sei pentito, emendato in ogni caso hai ferito quell'altra persona che tu hai trattato come un oggetto hai umiliato te stesso perché hai prostituito te stesso.

Hai creato un finto legame affettivo che non si può concretizzare, dunque inconsciamente, hai dato all'altra persona delle speranze che non potranno mai essere realizzate, hai creato una delusione sulle aspettative dell'altro.

E queste non sono conseguenze? Le conseguenze del peccato sono quel quid cioè quel qualche cosa che rimane anche dopo la confessione, perché sono una manifestazione di egoismo.

Ora, che cos'è l'egoismo se non un vuoto, cioè a dire quel fatto della tua vita doveva essere pieno di amore, è vero?, ma l'egoismo fa si che qui dove doveva essere colmato la cisterna continua ad essere vuota.

E allora, alla fine della tua vita quella cisterna vuota, se Dio ti fa vedere che tutto sommato nonostante tutte le tue manchevolezze sei ammesso al Paradiso, Dio nella situazione di purgazione colmerà, con la sua infinita misericordia, tutta la mancanza di amore della tua vita.

Ma è una conseguenza del peccato quel vuoto che doveva essere pieno, giusto?

16) L'indulgenza

D'altro canto, Gesù diede a Pietro le chiavi del regno dei cieli, "tu es Petrus, tibi dabo claves regni caelorum",

"A te darò le chiavi del regno dei cieli" che significa la possibilità di aprire i tesori di grazia del regno di Dio e di distribuire la misericordia di Dio che si chiama indulgenza.

Quelle che vengono liquidate con estrema facilità con le indulgenze in realtà si radicano sul cuore di Dio infinito, sulla sua infinita misericordia su tutto il suo amore che non ha confini e che viene gratuitamente elargito dalla Chiesa poiché ne ha avuto il mandato da parte di Gesù stesso di prendere i tesori di grazia e di distribuirli, perché la misericordia di Dio dice: "non aspetto il Purgatorio per colmare il tuo vuoto che doveva essere pieno"

Quindi le tue conseguenze di peccato non aspetto la tua morte ma poiché tu ti sei emendato e mi stai dimostrando con quelle semplici, banali quasi riduttive condizioni che la Chiesa richiede, ma che sono condizioni che indicano la conversione, allora Dio dice per mezzo della Chiesa "elargisco la mia indulgenza", quindi la mia dolcezza la riverso sulle creature che aprono le cisterne vuote ed Io le colmerò.

Ecco perché dopo il dono dell'indulgenza plenaria è come se fosse nel giorno del battesimo perché tutti i vuoti sono stati colmati, Dio ha cancellato il vuoto del peccato, ma è un'opera della grazia di Dio, un miracolo di Dio, una misericordia di Dio che Dio vuol far passare attraverso il discernimento e la decisione della Chiesa.

Quando la Chiesa decide di esercitare il dono dell'indulgenza, ecco, decide di fare questo regalo ai propri figli perché la Chiesa è madre.

Ci sono alcuni giorni ogni anno in cui è possibile beneficiare dell'indulgenza plenaria, per esempio il 2 di agosto, il perdono di Assisi, il perdono della Porziuncola, la prima domenica dopo Pasqua, che ora è la domenica della Divina misericordia è stata istituita da poco tempo come giorno in cui, seguendo disposizioni che la Chiesa presenta, si può beneficiare dell'indulgenza plenaria.

Nella settimana della Commemorazione dei fedeli defunti, il 2 di novembre, visitando un cimitero, pregando per le anime dei defunti e assolvendo le disposizioni che la Chiesa suggerisce per usufruire di questa indulgenza una volta al giorno, che può essere applicata per se stessi o per l'anima del defunto, una indulgenza.

Durante gli anni santi che sono dichiarati nella Chiesa, ogni giorno assolvendo alle disposizioni prescritte, si può beneficiare del dono dell'indulgenza plenaria, lo puoi beneficiare per te, per delle persone defunte.

Non puoi farlo per delle persone vive, perché ognuno deve decidere per se stesso.