L'itinerario della conversione di noi stessi. Il peccato e l'uomo d'oggi
29-3-2003
1) AL tema della sofferenza non vi è soluzione
2) L'itinerario della conversione nasce dall'interno
3) Le donne al seguito di Gesù suscitavano la curiosità nelle altre
4) Etica morale
5) La morale cattolica è "scomoda"
6) La guida deve essere lo spirito, non l'emotività
7) Impegnarsi con umiltà nel cammino spirituale della conversione di noi stessi
8) La nostra cultura è una cultura cristiana?
L'altra volta avete cercato di barcamenarvi sul tema della sofferenza, però avete visto con la catechesi di questa mattina che al tema della sofferenza non vi è soluzione, perché il tema della sofferenza è una negazione di soluzione.
La soluzione non va cercata nella sofferenza, perché intrinsecamente la sofferenza non ha un valore edificante; il valore edificante della sofferenza la si trova al di fuori della sofferenza, cioè nella relazione d'amore che intercorre tra la creatura e il Creatore, in modo vicendevole.
Quindi è un tema a doppio effetto.
Però, effettivamente, sono dei temi in cui le persone si ritrovano spesso con delle gravi lacerazioni.
Voi avete capito che non è sempre necessario dare una risposta al tema specifico, quanto creare una necessità di ricerca, come abbiamo visto la volta scorsa.
Tu in quanto cristiano e catechista probabilmente non sei chiamato a dare una risposta a ogni richiesta umana; però a cercare di creare un movimento di ricerca questo sì, perché mi pare che dall'altra volta fosse emerso abbastanza chiaro che le persone anche quando ragionano su questi temi sono piuttosto arroccate sulle loro posizioni, è vero?
Difficilmente sono disposte ad accogliere un vostro insegnamento o un vostro suggerimento, è vero?
Allora avevamo concluso la volta scorsa che forse il modo migliore non è quello di dare una risposta, bensì di dare un'occasione di riflessione.
E si diceva: per quel che riguarda la psicologia femminile è opportuno suscitare l'interesse e la curiosità, per quel che riguarda la psicologia maschile sarebbe interessante creare il dubbio, cioè dire: sei proprio sicuro di questo, non hai pensato a questo o quell'altro aspetto?
Ma senza esprimere più di questo.
Voi sapete che l'itinerario della conversione non è qualche cosa che uno riceve dall'esterno, è qualche cosa che nasce dall'interno.
Come l'automobile non viaggia perché c'è qualcuno che la spinge, ma perché dal suo interno il motore la trascina.
Quindi la conversione non è effetto rimorchio, ma è effetto motrice.
Finché tu non dai l'impulso dello spunto, l'automobile non parte, però dopo quando è partita viaggia autonomamente, perché ha il motore che la spinge.
Se il motore è in panne tu la puoi spingere finché il motore si avvia, quando è avviato la macchina viaggia autonomamente.
Allora se vi serve come immagine pedagogica ecco tenete pure questo: il motore in panne.
Chi è in una crisi di fede e non accetta determinate cose possiamo paragonarlo a un motore in panne, quindi un motore del tutto completo nelle sue parti, che funziona, che però è stato ingordo.
Come il motore in panne è un motore che si è ingolfato, nel senso che c'è troppo carburante e poco ossigeno per cui non si avvia la combustione nella camera dei cilindri, allora è necessario che questo di più di carburante sia eliminato, così può succedere che le persone abbiano assunto più nozioni di quelle che sono in grado di sistemare.
Cioè hanno ascoltato questo quest'altro, qui e là, su e giù e alla fine non sanno più che cosa decidere e dicono: ma chi avrà ragione?
Allora il tuo compito di fratello o di sorella nella fede non è quello di dare delle risposte, perché solo Gesù è la risposta; il tuo compito è piuttosto quello di usare la carità, dare quella famosa spinta, per cui il motore si mette in movimento.
Elimina ciò che vi è di troppo e l'ossigeno che entra permette nuovamente la combustione e il funzionamento del motore.
Quindi tenete della situazione che viviamo anche questi esempi che sono molto utili per capire quel che succede.
Il problema che stiamo tentando di sviscerare è un itinerario spirituale, come vi ho detto in altre occasioni.
Queste sono indicazioni di carattere generale, non sono assolute perché poi di caso in caso c'è la persona che è più razionale quindi la curiosità vale di meno, però in generale tenete conto di quello che facevano le donne al seguito di Gesù, che erano molto furbe.
Andavano a cuocere il pane e il forno era comune a tutti e quindi, mentre aspettavano per cuocere le loro forme di pane, cosa facevano?
Chiacchieravano. Di che cosa?
Chiacchieravano di quello che avevano sentito dire o avevano visto fare da Gesù nei giorni precedenti.
Poi erano molto scaltre, lo facevano apposta e lo facevano ad alta voce, perché le altre donne che erano lì in attesa sentissero ciò di cui loro stavano parlando.
Quindi lo facevano in modo da suscitare la curiosità; quando le altre erano curiose dicevano: ma come, ma quando, ma dove, ma chi, ma perché ecc. e poi tornavano a casa, giunte a casa cosa facevano?
Riferivano al marito il quale, essendo capo religioso della famiglia, diceva: tu sei pazza, ti sei riempita la testa di tutte queste cose, ma chi è questo tipo, aspetta che ci penso io!
E così il giorno dopo quando Gesù andava a predicare si trovava con una massa di donne, una massa di bambini e una massa di uomini che andavano lì a controllare ciò che lui diceva, ciò che lui faceva, perché loro dovevano conservare l'ortodossia della fede.
E poi restavano affascinati e poi vedevano i prodigi che Gesù operava, sentivano gli insegnamenti e si convertivano loro con tutto il resto della famiglia.
Quindi vedete, le discepole, che nel Vangelo e nelle Scritture del Nuovo Testamento non sono mai chiamate così, però concretamente è come se lo fossero, erano anche evangelizzatrici, utilizzando quelle che erano le loro possibilità e le loro caratteristiche.
Agli uomini non era stato affidato questo compito, era stato affidato il compito di mettere in dubbio gli altri: vi annunciamo che il regno di Dio è in mezzo a voi, quindi questo significa mettere in crisi.
Come è già in mezzo a noi, non vedi è qui, se poi voi non accettate … noi scuotiamo la polvere dai calzari.
La gente era stupita, i capi famiglia: ma chi sono questi cosa vogliono?
Vedete, già nel Vangelo si esprimono due modalità diverse per lo stesso fine e quindi dobbiamo essere molto rispettosi della creazione che Dio ha operato.
La creazione che Dio ha operato comporta che ci sono due generi di umanità, ognuno con le caratteristiche specifiche che non devono essere pianificate e appiattite.
Che una donna si senta realizzata nel senso che si metta a fare l'uomo questo è molto deprimente, non trovate?
È come dire che la donna non ha dignità, la sua dignità consiste nell'imitazione del maschio, è pazzesco!
Ma quante di queste nostre benpensanti femministe se ne stanno rendendo conto?
Non tante! Ma questo è un altro discorso.
Nel nostro itinerario abbiamo toccato il tema del peccato: tema scottante soprattutto in una cultura come la nostra che fa di tutto per evincersi dal senso di peccato.
La nostra cultura è una cultura fortemente individualizzata, individualista, che ha un'altissima concezione del proprio io, quindi il proprio io viene considerato qualcosa di assoluto e intangibile.
La persona umana gode di una dignità che probabilmente nella storia non pensa di avere mai raggiunto sotto certi aspetti, sotto altri aspetti la persona umana continua a essere vittima della violenza di altre persone umane.
È come se stessimo assistendo a una reiterazione dell'umanesimo e del rinascimento.
È come se ci trovassimo in un neo umanesimo in un neo rinascimento in cui l'uomo è al centro di tutto.
In che cosa consista poi l'uomo che è al centro di tutto, questo poi è tutto da determinare perché l'uomo abbiente l'uomo efficace l'uomo capace l'uomo ricco l'uomo insomma l'uomo di successo è al centro di tutto quindi al centro di tutto c'è l'umanità con la specificità del successo.
Tutto ciò che non si riferisce a questo criterio è un'umanità che non viene considerata, voi pensate alla terribile situazione della società odierna a livello mondiale in cui l'unica umanità che è degna di questo nome è l'umanità che raggiunge certi crismi di benessere e di capacità.
Voi capite che in una visione di questo genere se l'uomo è assolutamente al centro non ha bisogno di fare riferimento a nessun altro parametro al di fuori di sé , è vero?
L'uomo diventa il criterio decisionale di tutte le azioni e per tutti i significati, tutto ciò che l'uomo compie ha un significato, ma se a dare il significato di tutto ciò che si compie è l'uomo stesso allora l'uomo stesso decide della propria etica e giustamente io ho parlato di etica non di morale perché l'etica è un movimento del ragionamento umano che tende a catalogare oppure a dare una griglia di interpretazione alle azioni umane.
Cosa fa l'etica? Fa in base a un ragionamento e in base a dei principi assoluti, che possono essere considerati degli assiomi, determina che cosa sia etico e che cosa non lo sia.
Mentre la morale individua questo parametro per definire ciò che sia buono e ciò che non lo sia, non dentro l'uomo, ma fuori dell'uomo; non in principi astratti come possono essere gli assiomi, ma in una persona che si rivela, e che ci rivela chi siamo e che cosa siamo.
Dunque la morale in ambito delle religioni rivelate.
La morale nell'ambito del cristianesimo deriva dalla Rivelazione di Dio, quindi dalla Scrittura, dalla tradizione, che significa come la rivelazione di Dio è stata vissuta fino ai nostri giorni, e dalla razionalità.
La razionalità ha il compito continuamente di indagare la scrittura, per vedere come renderla attuale, come concretizzare gli insegnamenti e i suggerimenti che Dio lascia nella rivelazione.
Allora la Rivelazione biblica per noi conta tremila, quattromila, cinquemila anni di Rivelazione se consideriamo la tradizione orale.
Gli insegnamenti di Dio in questi cinquemila anni sono stati vissuti nel consesso umano in un certo modo, questa si chiama la Tradizione.
La Tradizione continua, ci dà un altissimo grado di credibilità.
C'è anche la razionalità, tutti la possono usare, anche i teologi la usano, è il loro compito di biblisti e teologi.
Ma non è il loro compito quello di determinare ciò che sia da credersi come facente parte del magistero.
Il magistero è l'insegnamento ufficiale della Chiesa, alla luce della rivelazione, meditata nella ragione e accertata come dottrina.
Continua nell'arco della storia della Chiesa e della rivelazione, o se non è continua perché costituisce una novità, deve essere in linea con l'insegnamento, con una continuità, con una conseguenza ovvia e naturale.
Per esempio, alcuni dogmi, come l'Immacolata Concezione, l'Assunzione ecc., in questi dogmi non vi è direttamente un'affermazione biblica ma c'è una continuità teologica e una non opposizione a tutto ciò che è rivelato nella scrittura.
In questo clima, in cui l'uomo assurge a criterio autodefinente la verità delle cose, è chiaro che Dio appare come un qualcosa in più, e spesse volte come una pietra di inciampo, soprattutto ciò che Dio dice e ciò che suggerisce, come è scomoda la persona di Dio che dice: questo è da farsi e questo non è da farsi.
Com'è scomoda dunque la morale cattolica, che si esprime in un modo molto preciso su tutti quelli che sono gli ambiti dell'espressività umana.
La persona umana può decidere liberamente di non assoggettarsi alla morale cristiana, come se fosse la Chiesa a imporre la sua propria visione sugli uomini e sul mondo.
La Chiesa non sta imponendo la sua visione, la Chiesa sta proponendo ciò che Dio ha insegnato.
Allora bisognerebbe intanto rendersi conto di quanto sia distante la nozione di peccato dalle persone che noi accostiamo e sarebbe molto interessante, per esempio, stilare una lista di quelli che sono i peccati e domandarsi oppure domandare a qualcuno cosa riguarda il primo comandamento, il secondo comandamento, il terzo ecc.
Vi sentite di farlo? Allora io suggerirei di dividervi i dieci comandamenti: ognuno si occupa di uno o di due, vi mettete in gruppetti e chiedete a determinate persone in che cosa consiste il peccato a riguardo del primo comandamento o del secondo o del terzo ecc.
Cercate di farvi un'idea di quello che la gente capisce su quello che è il peccato.
Una volta che avete fatto questo, dite voi quali sono i peccati che si riferiscono a quel comandamento o a quell'altro comandamento, perché è importante conoscere questo.
Dunque voi potrete anche utilizzare il catechismo della Chiesa cattolica dove ci sono l'elenco dei peccati, se volete potete vedere per esempio anche i vizi capitali.
Però questo compito lo lascerei più a Marie Claire. Allora tu vedi i vizi e le virtù.
Poi una specie di elenco per vedere se quello che è detto del vizio e della virtù, è compreso dalla gente comune.
E come si potrebbe esprimere la verità che c'è scritta nel catechismo con parole molto semplici, per far capire alla gente che cos'è il peccato che si riferisce, per esempio, all'accidia.
Cosa vuol dire accidia? È una forma di pigrizia spirituale che non ti fa impegnare nella ricerca della verità, del bene nell'insegnamento di Dio.
Quindi l'accidia vuol proprio dire: io non mi impegno nel mio cammino spirituale.
Secondo voi l'accidia è diffusa?
Quindi i vizi capitali si richiamano tra di loro, fai questo piccolo lavoretto e poi vediamo come fare.
Invece voi pensate ai dieci comandamenti, vi dividete per gruppetti per cercare in qualche modo di affrontare questo discorso; perché se leggessimo il profeta Isaia vedremmo che Dio si lamenta con il suo profeta, mi pare nel cap. 2, ma anche nel cap. 51, dove dice proprio questo: tu grida a squarcia gola al mio popolo i suoi peccati! ( Is 51 )
Cioè la gente, già al tempo di Isaia, ma quanto di più adesso, vuole peccare con la benedizione di Dio!
Quindi questa è la realtà di fatto. Ma che male c'è?
Quando c'è sentimento non c'è mai pentimento, che significa: fa tutto quello che vuoi, abbi pure tutti i rapporti che vuoi, tanto basta il sentimento!
Ci rendiamo conto che se basta il sentimento, vuol dire che l'altro è un oggetto perché oggi senti, domani non senti, oggi ti uso, domani ti getto!
È spaventoso, è una cosa obbrobriosa, però questa è la cultura cui noi siamo inseriti.
Un'altra cosa vergognosa è che persino in tante persone che fanno un cammino di fede, troppe persone non si lasciano guidare dallo spirito di Dio ma dalla impulsività e dalla emotività, ossia se quella cosa mi gratifica la faccio, se non mi gratifica non la faccio.
Se mi sento di fare questo impulsivamente lo faccio.
Ma non c'è un cammino che sia solido, non ci sono basi e non c'è neanche la volontà di crearsi queste basi.
Mica faccio solo ciò che mi piace? Faccio ciò che è giusto!
Anche se non mi piace, lo faccio perché è giusto.
E lo faccio perché è giusto, non perché devo ubbidire a delle leggi.
Lo faccio perché è giusto, perché amo il mio Signore più di ogni altra cosa.
Vedete tanti cammini cristiani sono basati solo sulla emozionalità: mi piace, uh è gratificante…
Quindi non c'è formazione, non c'è crescita, non c'è serietà, perché tutto ciò che fa sudare deve essere gettato.
Il cammino spirituale della continua conversione di noi stessi fa sudare, perché significa che ti devi mettere in crisi.
Tu, se ricerchi veramente la verità, non puoi dire che sei Dio e non hai bisogno di cambiare perché sei perfetto.
Però, capite, che per fare questo bisogna sudare, perché tu devi essere umile e se tu non sei umile il cammino non lo fai!
Perché una persona che non è umile dice: io devo cambiare?
Manco per idea, gli altri cambiano!
Mentre, la Beata Vergine Maria conservava tutte queste cose nel suo cuore, meditandole, che significa che Lei imparava continuamente da ciò che sentiva e vedeva fare da suo Figlio, perché "Colui che è potente ha visto dentro di lei la sua umiltà".
La Beata Vergine Maria, più grande fra tutti i carismatici, la più perfetta tra tutti i cristiani figli di Dio, è la più umile tra tutte le creature.
Allora voi capite se una persona non coltiva dentro di sé il desiderio dell'umiltà non che debba già essere umile per incominciare il cammino, deve coltivare l'umiltà.
Questo significa che la mia natura mi imporrebbe di dire di no, ho ragione io, questo e quell'altro…
Va bene, la tua natura ti dice questo, ti stupisci che la tua natura ti dica questo? E no!
Ci sarebbe da stupirsi se tu invece ti mettessi sempre all'ultimo posto, perché questo vorrebbe dire che forse sei vittima di un senso di inferiorità, ma il senso di inferiorità non è la norma, è una patologia, giusto?
Il cammino spirituale non è perché tu sei già umile, sei stato creato umile.
Si nasce con proprie velleità col nostro volere, con la nostra volontà, giustamente deve esserci.
Perché se uno non ha la volontà forte, non affronta nessuna situazione nella propria vita, ma non deve essere dominatrice, questa velleità di emergere.
Con l'umiltà io mi metto al di fuori di me stesso e mi metto ad ascoltare Colui, che è più potente che è Dio, quindi accetto i suoi suggerimenti anche quando non li capisco.
Non è necessario che noi capiamo tutto, è necessario una sola cosa: che ci fidiamo di Lui.
Quante persone hanno la consapevolezza di sentire, di capire, di iniziare un cammino?
C'è una forte cecità e a quanti si dà la possibilità di cominciare a vedere?
Vediamo anche una cultura che ti dà poca possibilità.
Ma la nostra cultura, a tuo giudizio, così immediato, non approfondito, è una cultura cristiana o post-cristiana?
I valori dello spirito, secondo la verità e la giustizia di Gesù Cristo, sono considerati o sono combattuti?
Vengono sostenuti o si brucia incenso all'altra mentalità dominante, che è quella, diciamo in modo generale, del consumismo?
Quindi i nostri valori cristiani difendono un certo tipo di visione della persona umana o vengono strumentalizzati?
Dire che noi stiamo vivendo un'epoca di cultura cristiana, no.
Noi stiamo vivendo un'epoca di post cultura cristiana, dove ancora c'è il ricordo di certi valori, ma non sono più quelli a cui si fa riferimento.
Per questo quello che dici tu è profondamente vero, e cioè che c'è una cecità diffusa, una cecità che è in qualche misura anche programmata, quindi se è programmata cosa produce?
C'è quel famoso proverbio, nessuno è più sordo di chi non vuol sentire!
Ora i valori cristiani sono dei valori splendidi, però sono esigenti, perché Dio è lo stesso Dio padre di tutti.
Se è padre di tutti allora il postulato esige che tutti gli uomini hanno pari dignità di fronte a Lui.
Ma se l'uomo viene considerato semplicemente come colui che deve consumare e produrre, significa che l'umanità è divisa almeno in due categorie: coloro che producono e coloro che consumano.
Allora gli esseri umani non sono più di un'unica dignità, ci sono almeno due dignità, e capite che questo contraddice nella sostanza,, per esempio a partire proprio dai primi versetti della Scrittura: Gen 1,26: facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza.
Allora vedi che già il primo postulato della creazione viene smentito.
Concludo il pensiero dicendo che c'è una struttura, che sta facendo di tutto perché noi assumiamo certi valori etici e moralistici, non morali, nel cristianesimo perché sia sorretta e sostenuta una certa visione dell'uomo e quindi della società soprattutto quella economica.