Spiritualità del catechista
20-10-2001
In questo nostro cammino di riflessione ci ritroviamo ormai alla pag. 4.
Spero che abbiate potuto leggere le pagine precedenti, nelle quali vi ho lasciato in qualche modo provocare;
é evidente infatti che, se facciamo un cammino dietro al Signore Gesù che sia davvero schietto e genuino, sarebbe molto strano se nessuno di noi si sentisse provocato o entrasse anche in crisi.
In realtà la parola del Signore, dice la Scrittura: " È come spada a doppio taglio che arriva fino al punto della giuntura del midollo con le ossa ".
Quindi, se la Parola di Dio non opera dentro di noi qualche sconvolgimento, potrebbe anche essere che noi, forse, non l'abbiamo ascoltata.
Me lo confermate?… Molto bene!
Allora, nel procedere nella nostra riflessione, noi vediamo che ci troviamo al primo capitolo:
" Diventare catechisti ".
Avete sotto di voi queste fotocopie?
Una delle prime verità con cui ci si scontra è l'esigenza di un cristianesimo reale, di un cristianesimo che non indugi con i compromessi, di un cristianesimo che sappia prendere le distanze da tutto ciò che non è secondo gli insegnamenti del Signore nella Rivelazione.
Penso che questo sia un punto che valga la pena che sia un pochino più riflesso da ciascuno di noi, un punto che ci appropriamo.
Se, nel parlare comune, io dicessi:
" Siete d'accordo che la parola di Dio deve guidare la nostra vita? "
…Cosa mi rispondereste?
Tutti, probabilmente, sareste d'accordo in linea di principio, però poi ci sono delle visioni diverse sulla vita, sul modo di fare, sulla condizione della persona umana, tra quello che noi abbiamo sempre creduto e, persino, fatto in buona fede e quello che insegna il Signore.
Allora è questo il momento in cui si vede se veramente siamo disposti a lasciarci guidare dal Signore o se preferiamo in qualche modo essere noi i signori della vita.
Dunque la domanda che soggiace sempre, quotidianamente, per una vita del cristiano autentica non è se abbiamo obbedito ai dieci comandamenti o chissà a quali altre cose, ma se, veramente, e lo sottolineo perché è troppo importante, se, veramente, Gesù è il Signore.
Se, infatti, Egli non fosse il Signore, noi potremmo dire delle frasi meravigliose ed essere le persone sapienti più importanti del mondo, ma accadrebbe anche a noi quanto S. Paolo indica nell'inno alla carità:
" A nulla mi giova: se mi manca la carità, tutto il mio operare a nulla mi giova ".
Allora il cammino di un cristiano, il cammino di un catechista è un cammino con tanti sì, come ci viene ricordato nel primo paragrafo al punto " a ".
Ovviamente questi tanti sì, che questa riflessione ci ripresenta, presuppongono un sì iniziale ed è su questo sì iniziale che io, invece, non voglio essere così indulgente nel dire :
" Ah! Sì, voi siete a posto perché un sì l'avete già detto al Signore " Perché è principalmente sull'autenticità di questo sì iniziale che si giocano tutti gli altri sì quotidiani.
Mi date una conferma su questo punto?
È evidente che, se il mio sì con il Signore non è stato un sì autentico, questo non vuol dire che sia stato un sì menzognero, ma solo che non è stato un sì pieno, che è stato un sì in linea di massima, in linea di principio, pensando forse tra sé:
" Poi ci aggiusteremo un po', cerchiamo di risolvere i vari problemi, dando un colpo al cerchio e uno alla botte e ne verremo fuori ".
Io credo invece che la parola del Signore esiga una volontà di accoglienza e una adesione che siano totali, per quanto sia possibile a noi, in base alla nostra comprensione del messaggio di Gesù.
Questo può spaventare qualcuno.
Però, evidentemente, noi dobbiamo domandarci che cosa in realtà significhi essere cristiani, e cioè: se siamo il corpo di Cristo oppure se non lo siamo.
Già l'altra volta vi ho fatto l'esempio delle cellule.
Se in questa mano, a un certo momento, delle cellule impazziscono e diventano un cancro, che cosa devo fare di quelle cellule?
Le devo togliere, anche se fanno parte del mio corpo?…
Sì, perché sono cellule che fanno di testa loro, che agiscono secondo quello che gli salta in testa e che non obbediscono più alle leggi generali che governano tutto il corpo, che sono quelle del DNA e di tutto quello che esso comporta.
Allora, allo stesso modo, noi dobbiamo essere molto attenti a verificare se la nostra adesione a Cristo Signore è una adesione con un sì pieno e totale, senza condizioni e pronti ad accettare qualunque cosa.
Quando dico che dobbiamo essere pronti ad accettare qualunque cosa, non intendo dire che, immediatamente, noi abbiamo capito tutto e siamo capaci di accettare qualunque cosa, ma che occorre fidarsi e affidarsi a Dio: questo sì.
Perché la strada dell'abbandono è la strada che in maniera più evidente concretizza la signoria di Cristo nella nostra vita.
Ad un certo punto bisognerà scontrarsi con il nostro carattere, con la nostra personalità e domandarci seriamente: " Chi comanda? "
… Adesso, poche storie: " Chi comanda in casa mia? "
Che sarei io stesso: " Chi comanda?
Comando io, esclusivamente io, oppure comando io, ma non da solo, ma insieme e in comunione con il Signore?
" Questo vuol dire che Lui mi suggerisce, ed io aderisco.
Il comando del Signore non è un'imposizione, è una proposta di comunione.
Quindi significa che qualunque cosa si pensi o qualunque cosa si faccia, la si fa in comunione con Lui, in comune - unione:
non noi da soli, senza di Lui, ma insieme con Lui.
È evidente che perché ci sia questo stile di comunione, è anche necessario che ci sia questa comunione di idee, di pensieri, di visioni, di immaginazione, di creatività.
In una parola, per rendere ciò possibile, occorre, come diceva San Paolo: " La METANOIA ".
Metanoia è una parola che possiamo tradurre con:
un cambiamento completo e radicale della personalità .
Questo non vuol dire rifiutare e rinunciare a tutto ciò che noi siamo, ma sottomettere tutto ciò che c'è di buono in noi alla guida e ai suggerimenti di Dio, che ci vengono cioè da Dio Padre per Gesù Cristo nella Potenza dello Spirito Santo.
Mi sono spiegato? In questo ci sono tutti i nostri sì quotidiani, i sì che sono l'esercizio e la concretizzazione dei talenti che Dio ha dato a noi.
Che cosa intendiamo per talenti? Cosa sono?
I talenti sono le capacità naturali che Dio ha dato a ciascuno di noi come persone.
Tra le capacità naturali, che cosa possiamo avere?
Possiamo avere l'intelligenza, la forza, la salute… che sono le capacità basilari ;
poi ci sono le capacità naturali, che sono lo sviluppo di queste e che sono:
la creatività, la fantasia, la razionalità ecc.
Sono tutti talenti che Dio ci ha dato.
Si tratta dei talenti naturali, che potremmo definire anche doni naturali, che sono una cosa diversa dai doni soprannaturali che ci vengono attraverso il Sacramento della Cresima.
I doni soprannaturali sono esattamente quelli che ci donano i sacramenti.
Le tre cose ancora più importanti che ci vengono donate attraverso i sacramenti sono:
Fede, Speranza, Carità; sono virtù teologali, che parlano di Dio e portano verso Dio.
I doni dei quali Dio ci ha arricchiti sono davvero tanti e forse non vi diamo il necessario peso.
Occorre perciò che ognuno di noi prima di tutto si renda conto della dignità e dello splendore che Dio ha messo dentro ciascuno perché, qualunque cosa noi siamo, abbiamo sempre la possibilità di chiederci: "Agisco per me stesso?"
Oppure: " Agisco per la gloria del Signore? ".
Questo significa che, se io agisco per la gloria del Signore, sono libero da quella cosa, dal successo, dalla capacità, da tutto quello che esso comporta, vale a dire che, sia che ci sia il successo o che possa esserci l'insuccesso, io non lego la mia vita a questo tipo di soddisfazione.
Se mi accolgono, bene, se non mi accolgono, li saluto;
se mi ricercano, bene, se non mi ricercano, guai a loro.
A questo punto, una piccola regressione credo che possa essere abbastanza esplicativa.
Pur tenendo conto che bisogna rispettare il ritmo di crescita delle persone, certe volte io ho un po' di timore, delle perplessità per certe persone che fanno consistere il loro volontariato in un momento di grande gioia, perché ricevono molto di più di quello che esse danno.
È vero che succede così? Sì o no? Sì , è vero, succede così!
Quando tu fai un'opera buona, è vero che dopo ne sei gratificato e che le persone ti ringraziano per ciò che hai fatto, con tutto quello che è possibile e immaginabile? E' vero?….
Però, attenzione, a quel punto noi dovremmo entrare in crisi, se facessimo un vero cammino spirituale, perché dobbiamo domandarci seriamente davanti al Signore:
" Io faccio queste cose perché poi ne trovo soddisfazione interiore, oppure le faccio per amore di Dio? Cioè a dire che se anche nessuno lo sapesse, io le farei ugualmente."
Il vedere quanta pubblicità si dà ad una cosa fatta è un criterio di discernimento abbastanza importante.
Quando tu preghi, o digiuni, ti nascondi nella tua camera?
Ti profumi il volto?…perché? E' esattamente questo quello che ci dice il Signore.
Quando tu fai nella Chiesa un'opera buona a nome del Signore:
che sia la catechesi, che sia un accompagnamento, che sia il dare un consiglio a una persona o chissà quali altre cose, piuttosto che andare a pulire i pavimenti, come ti è stato richiesto, perché c'è bisogno anche di quello, tu cerca sempre di capire bene per quale motivo lo fai.
E non ti dico: " Smetti di farlo " perché la tua motivazione non è pura, invece ti dico:
" Purifica la tua motivazione e continua ad aiutare " perché questa è la via perfetta:
la semplicità di saperti accettare così come sei.
E se nel tuo cammino spirituale, a un certo momento, capisci che le tue motivazioni non sono così sante, non sono così pure,… non ti do il permesso di spaventarti, di nasconderti o di non fare più niente, invece ti dico: " Segui la via dell'umiltà, che è un'altra cosa rispetto alla fuga ".
È proprio questo: continuare (nonostante te stesso, nonostante le tue povertà) a fare il meglio che puoi, cercando di incentrare tutte le tue motivazioni in Gesù Cristo, è ciò che maggiormente è gradito al Signore.
All'inizio ti sarà più difficile, perché magari non ne sei abituato o perché hai molte ferite nel cuore che devono essere guarite, ma questo, non ti dà il permesso di smettere di fare il bene, il Signore ti da l'intelligenza e la guida spirituale e ti dice:
" Se hai capito che le tue motivazioni non sono pure, non smettere di fare il bene, fallo con delle motivazioni nuove.
Fallo per me." Allora ci accorgeremo molto facilmente che tutte le volte che noi non abbiamo delle motivazioni pure è perché invece di amare il Signore, stiamo amando noi stessi.
Vedete che, in fondo, gli insegnamenti del Signore, per quanto sembrino così strani, non sono così difficili.
Il Signore stesso nella Sacra Scrittura ci dice che Lui non ha parlato in un angolo oscuro della terra, non ha parlato dei suoi precetti, non li ha messi al di là del mare, così che qualcuno potesse dire: " E chi andrà per noi a prenderli?"
Lui ha parlato in mezzo a noi, nel nostro cuore e i suoi insegnamenti li vuole mettere nel nostro cuore, non nelle tavole di pietra.
Molto bene. C'è il sì, dunque, che ci coinvolge individualmente nel nostro rapporto personale con il Signore. Non vorrei dire che questo è il rapporto fondamentale, certo però che, se manca questo tipo di rapporto, anche tutti gli altri sì detti al Signore sono solamente impliciti, sono fare le cose senza pensarci.
Volete un esempio? Facciamo una processione;
noi possiamo fare la processione dell'Ausiliatrice, così perché è tradizione andare alla processione dell'Ausiliatrice!
Immaginate come. Oppure, andiamo alla processione dell'Ausiliatrice perché davvero invochiamo che la protezione di Maria sia su tutte le persone di questa città!
L'esercizio esteriore è esattamente lo stesso , ma molto diverse sono le motivazioni per cui si partecipa.
Forse, all'inizio, anche tu hai fatto questo per un certo grado di folclore, che non è giusto demonizzare, perché noi, in quanto persone umane, siamo fatti di occhi, di orecchie, di gusto, di tatto, di udito…che non vanno ignorati:
tutto quello che fa parte della persona umana non è infatti da rigettare, ma da purificare.
Occorre usufruire delle strutture dell'umanità, rendendole sacre.
A questo punto mi pare ovvio annunciare una piccola verità teologica, però importante.
Con il battesimo, noi siamo diventati: sacerdoti, re e profeti.
Perché? Perché Gesù Cristo è Sacerdote, Re e Profeta.
Che cosa significa, quindi, essere sacerdoti mediante il Battesimo, che è una cosa diversa dal Sacerdozio Ministeriale, che è quello mio?.
Il sacerdozio comune dei fedeli, quello del Battesimo, è quello di rendere sacre tutte le realtà che si vivono quotidianamente.
" Sacrum facere ": sacrificio.
Non è la penitenza perché, se no, si chiamerebbe penitenza.
Sacrificio è: rendere sacro qualche cosa.
In che modo posso rendere sacro qualche cosa? Dedicando quella cosa a Dio.
Qualunque cosa. Non esiste una cosa che tu non possa dedicare a Dio.
Offrire a Dio, in parole più semplici, " Dare a Dio " ad esempio:
il lavoro, lo studio, i peccati, perché li distrugga, ecc..
Dio le accetta queste offerte? Sì, le accetta, anzi, è la cosa che desidera più di tutte.
Il vero battezzato è colui che, qualunque cosa faccia, si rende conto di cosa significhi essere sacerdote e quindi consacra a Dio le cose di tutti i giorni.
Purtroppo non tutti i battezzati lo fanno, ma voi, che fate questo cammino, ricordatevelo e fatelo, per poi insegnare anche agli altri a farlo.
Non esiste il mondo profano e il mondo della Chiesa.
Il mondo è di Dio. "Abbiate fiducia, io ho vinto il mondo."
" Sono con voi fino alla consumazione dei secoli ".
Queste sono le parole di Gesù, che significano che tu sei un privilegiato perché, essendo a contatto con tutte le strutture del mondo, hai la possibilità di consacrare a Dio qualunque cosa tu faccia e tu viva e qualunque persona che tu incontri.
Al ministero sacerdotale ordinario è affidato un altro compito, che è quello della predicazione e dell'amministrazione dei Sacramenti;
poi ci sono i religiosi che si occupano in particolare di altre cose in più, ma il ministero sacerdotale, in sé, è ordinato per questo.
Il ministero laicale non è invece quello ordinato, il che significa che tu, qualunque cosa faccia, possa renderla sacra.
Quando viaggi sull'autostrada, ad esempio, tu puoi dire:
" Signore, ti consacro questa autostrada perché, chiunque passi di qui, possa fare un incontro di amore con te, quando tu vorrai ".
Ed ecco che la tua preghiera diventa una preghiera di offerta, di sacrificio.
Bisogna semplicemente essere più scaltri del mondo e avere ogni occasione per dedicare a Dio quello che è già suo, che però gli è stato strappato dal nostro egoismo, al tempo del peccato originale.
Dunque, vedete che i nostri sì non sono poi dei sì così difficili da fare, così lontani da noi e che non sono cose eroiche.
La vera santità consiste ( e questo l'hanno detto molti Santi, molti pensatori spirituali), non nel fare cose straordinarie, ( sì, anche quello ), ma nel fare le cose ordinarie, in un modo straordinario.
Come si fa a fare le cose ordinarie, in un modo straordinario?
Semplicemente coltivando la comunione con il Signore.
Io sono con te, tu sei con me, Signore;
Tu sei con me sempre: quando dormo, o veglio, o guido, o lavoro, o sono al cinema…
Ti consegno tutto questo, Signore.
Ti consegno tutto, sia le cose piacevoli, che quelle spiacevoli.
Superiamo una visione che è un po' superata, di offrire a Dio solo le nostre sofferenze.
È giusto offrire a Dio le nostre sofferenze?
Certo, è giusto offrirle, pensate a quanti non gliele offrono!
Però, quando ci ricordiamo di offrire a Dio anche le nostre gioie?
Dio vuole far parte della nostra vita sempre, non solo quando piangiamo o quando abbiamo paura.
La cosa che desidera di più Dio è: stare con noi ,se no non si sarebbe fatto uomo, non si sarebbe incarnato, è vero o non è vero?
Questa è l'evidenza più chiara che Lui dice agli uomini:
" Io voglio stare con voi, perché voi stiate con me ".
Quindi, il fatto che Lui si è incarnato è la prova più evidente che il Signore ci vuole tutti in paradiso perché, se no, non sarebbe venuto a vivere con noi per più di trent'anni.
Allora, questi sì, sono i sì che poi costruiscono la Chiesa.
Sono i tuoi sì quotidiani, che veramente ti fanno essere il corpo di Cristo che è la Chiesa.
Quando poi sei nell'edificio Chiesa, con la comunità Chiesa, diventa evidente questo legame.
Parlo di una situazione ideale, lo so benissimo che, nella realtà, non è così, perché in ogni Parrocchia c'è un gruppo che è rivale dell'altro, c'è quella persona che si vuol fare più bella dell'altra e, quindi, in tutte le Parrocchie ci sono queste rivalità che sono sciocche, ma che vengono enfatizzate, perché non tutti seguono il Signore con intensità sufficientemente forte per non dare retta a queste tentazioni diaboliche.
È vero o non è vero? Ci spaventiamo di questo stato di cose?
No, però siamo santi se, invece di scandalizzarci o di mormorare dietro a queste cose, diciamo: " Bene, loro fanno così, non m'importa, io non lo faccio ".
C'è un proverbio famoso che ci è utile in questo: " L'esempio trascina "
Ricordatelo sempre e ditelo a tutti: l'esempio trascina.
Se tu dai un cattivo esempio, gli altri diranno:
" Oh! E poi va in Chiesa, se lo fa lui, lo faccio anch'io "
Giusto ? Se tu dai un esempio buono, le persone intorno a te non te lo diranno mai, perché forse sono orgogliose, non sono cresciute nell'umiltà, però diranno:
" Guarda! È davvero bravo, non si risparmia e prega sul serio
" La finalità della catechesi che cos'è, dunque?
È, semplicemente, l'imparare mnemonicamente quanto la ragione ci dà la capacità di intendere sul mistero di Dio?
È anche questo, ma non possiamo mettere in dubbio che, se io non so chi è Gesù Cristo, che cosa ha fatto per noi, chi è lo Spirito Santo, qual è l'intenzione di Dio Padre, è chiaro che mi barcamenerò.
Certo, lo so che lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque informi, quindi tutti gli esseri umani, in qualche modo, ricevono il soffio dello Spirito Santo per cercare il bene, però, se tu hai ricevuto l'annuncio, e l'hai ricevuto, e non fai niente per crescere nella conoscenza di questo annuncio, sei responsabile di fronte a Dio, non di fronte alla Chiesa.
È ora che abbiamo una visione molto chiara di quello che è la Rivelazione, di quello che è l'Incarnazione.
È ora che la piantiamo di essere dei falsi buonisti, immaginando che Dio sia talmente buono che, a un certo momento, sia diventato tonto e che non tenga conto delle nostre responsabilità.
Perché Dio non fa così.
Diversamente, non ci avrebbe dato la nostra dignità e neanche la nostra libertà.
Cosa comporta questo? Comporta lo sviluppo di quel concetto che vi ho sviluppato prima.
" Io sono Dio, non ho parlato in un angolo oscuro della terra, non ho detto: cercatemi in un'orrida regione ", diceva Dio, attraverso il profeta Isaia, già settecentocinquant'anni prima che venisse Gesù sulla terra..
Questo significa che, se Dio ha parlato, se c'è qualche discepolo di Dio, non oso ancora dire discepolo di Gesù Cristo, ma dico almeno discepolo di Dio, dovrà avere interesse per quello che dice Dio.
Dovrà, in qualche modo, cercare di capire quali sono i suoi insegnamenti.
Quindi, la catechesi ha effettivamente questo compito, il compito di aiutare le persone a crescere nella conoscenza di Dio.
Perché? Perché è importante sapere le cose di Dio?
Cerchiamo di essere veramente persone umane, il che significa condizionate dalla concupiscenza.
Che cosa te ne viene in tasca, quando tu hai conosciuto Dio?
Che cosa mi venga in tasca lo scopro attraverso la catechesi che mi parla di tante cose.
Essa parla al cuore. Non si può amare chi non si conosce.
È vero o non è vero? Per esempio, se ci sono due persone che conosciamo e adesso sono sposate con un bel matrimonio, magari siete voi stessi, come è avvenuto che adesso siete sposati?
Vi siete incontrati, conosciuti, studiati, fidanzati, dopo c'è stato l'amore che è il totale abbandono.
In linea di massima, questo è il grande itinerario.
Ma se io prima non incontro una persona, la potrò amare?
Se poi non la conosco, potrò mai fidarmi di questa persona?
Se non mi fido di questa persona, mi potrò abbandonare ad essa?
E, se non mi abbandono a questa persona, potrò amare le persone che il Signore mi affida o mi affiderà e che hanno un cammino cristiano un po' altalenante e, forse, hanno solo il nome cristiano e niente più?
Noi dobbiamo conoscere lo stato di fatto, la realtà, non la migliore realtà, perché, nella migliore realtà, tutti sanno muoversi, ma in una realtà che ci richiede di muoverci in una situazione in cui ci si trova come a Ninive, in cui le persone non sanno distinguere la destra dalla sinistra…
È vero o non è vero? Non abbiate in mente i collaboratori della parrocchia che, bene o male, avranno sentito migliaia di prediche e, quindi, qualche cosa avranno imparato.
Pensate a quelli che non vengono mai, che li vedete ai funerali, ai matrimoni, alle prime comunioni: sono quelli che devono sentire e devono avere un esempio.
La finalità della catechesi ha questo importante compito.
Vi leggerete queste ultime pagine: la 5 e la 6.
Contengono più o meno i suggerimenti che vi ho lasciato.
Naturalmente i suggerimenti sono sempre degli sviluppi, un allargare l'orizzonte e sono soprattutto delle provocazioni.