Gesù è venuto non per piacere agli uomini
12-4-2003
ma per essere la verità del Padre
1) Gesù è venuto per servire, accettando di essere respinto
2) La Chiesa è Gesù e sono tutti i battezzati, ci siamo anche noi
3) Questo suona scandalo e follia
4) Il padre nostro
5) Destinati a vivere per sempre
6) Siamo un'unica realtà il Gesù Cristo, ma tutti con le nostre caratterisitiche
7) Tu sei nel Cristo e Cristo è in te, quindi tu devi manifestarlo
8) Servi inutili
9) Servire? Capire il proprio posto nella Chiesa, capire la nostra vocazione
10) Chiamata generale e chiamate particolari quotidiane
11) Il nostro primo servizio è di tipo mistico: piacere a Dio
12) L'empietà. Lettera ai romani Rm 1,7ss.
13) Dio ci concede il benessere perché possiamo provvedere ai poveri
14) Siamo chiamati ad avere una meta fissa e a fare un cammino d'emarginazione
Gesù è venuto non per essere servito, ma per servire.
Non come uno che possiede ricchezze, ma accettando di essere respinto dalla maggioranza del popolo.
Avete capito? Se avete capito sarebbe già sufficiente, potrei già terminare la riflessione.
Gesù è venuto. Gesù è il Verbo di Dio, come Verbo di Dio è venuto per manifestare qualche cosa di Dio.
E guardate che c'è un meraviglioso circolo che unisce questo cielo alla terra, proprio per il fatto che il Verbo si è fatto carne ed è venuto anche con queste caratteristiche.
Perché se noi ricordiamo bene, quando Dio ha voluto creare l'uomo ha detto faremo l'uomo a nostra immagine e somiglianza.
Dunque l'uomo ha in sé alcune prerogative che sono di Dio, non le ha in modo assoluto ed essenziale, come è per Dio, ma possiede queste prerogative.
Il nostro Dio che nella sua infinita misericordia e in un progetto che è grandioso quanto è grande Dio ha voluto che l'opera della redenzione coinvolgesse attivamente tutti gli uomini.
La redenzione operata da Gesù Cristo, ma non senza l'essere umano.
È famosa la frase di sant'Agostino che dice: Colui che ha fatto i cieli e cieli dei cieli senza di te, non salverà te senza di te.
Quindi vedete anche i padri della chiesa ci richiamano questa meravigliosa realtà.
Quando qui si dice Gesù è venuto noi possiamo fare una piccola riflessione su questa parola "Gesù", su questa persona "Gesù".
Dopo tanti incontri voi pensate che noi possiamo intendere semplicemente con il Gesù storico, questo Gesù di cui parla il Santo Padre?
Certamente sì, certamente si intende proprio il Gesù figlio di Dio Verbo eterno del Padre, che è nato da Maria Vergine per opera dello Spirito Santo.
Questo è chiaro, ma non pensate che si possa anche ampliare questo discorso, soprattutto alla luce della rivelazione biblica neo testamentaria e in cui noi abbiamo capito, forse capito fino in fondo no, ma intuito sì il mistero della Chiesa?
Quando noi ricordiamo che la Chiesa è Gesù Cristo e che la Chiesa non è semplicemente la gerarchia, ma che la gerarchia fa parte della Chiesa, ma la Chiesa è Gesù Cristo e la Chiesa sono tutti i battezzati.
In più, dice il Concilio Vaticano II, i confini visibili della Chiesa sono più piccoli dei confini reali della Chiesa, quindi diciamo tutti coloro che cercano il Signore con cuore sincero, ma questo è un problema della grazia sapere chi sono; perché, lo sappiamo molto bene, ci sono tanti battezzati che in realtà cercano autenticamente di seguire il Cristo? No, non tanti.
Certe volte sono di così cattivo esempio che sono per il corpo di Cristo ciò che per noi può essere un cancro! È vero?
Allora quando si dice Gesù noi intendiamo sicuramente il Gesù storico, la persona fisica di Gesù che è vissuta in Palestina in quegli anni ecc.; però possiamo intendere anche in un livello spirituale anche tutto il corpo di Cristo, cioè tutta la Chiesa e in tutta questa Chiesa ci siamo anche noi.
Dunque questa parola suona scandalo e follia.
I figli della Chiesa scandalizzano e sono considerati i folli.
Mi ricordo la nona beatitudine del vangelo di Matteo: beati voi quando vi perseguiteranno vi insulteranno e mentendo diranno di voi ogni sorta di malignità, ed ecco il nucleo di tutto, "a causa mia".
Se manca questo serve a niente, ti possono prendere in giro due mesi di seguito ma se manca questo, "a causa mia", dice Gesù, allora non ha riferimento questa beatitudine con il tuo vissuto.
Allora il figlio di Dio è stato umiliato, disprezzato, emarginato, ucciso e ci indica che la sua parola continua ad essere scandalizzante e produce senso di follia.
Cosa vuol dire scandalo? Non vuol dire esattamente quello che noi intendiamo nel parlare comune: di sgomento, di ribrezzo, di avversione, non è questo, scandalo.
Perché in latino vuol dire inciampo, quindi quando si dice scandalo si dice che questa parola ti fa inciampare, ossia tu vuoi un cammino liscio, senza tanti problemi, senza farti tante domande, quindi la vita più viene come viene e più puoi fare a meno di qualsiasi regola e più sei contento.
Invece la parola del Padre che è Gesù Cristo, è lo scandalo, è quell'inciampo che viene di fronte a te e ti dice: alt, un momento, non è come dici tu, si può vivere come dice il Padre, si può vivere, non è impossibile, è possibile e produce tutto ciò che Gesù in Cristo ha annunciato.
Dunque vivere secondo la parola del Vangelo produce scandalo e follia.
In questo mondo tutto ciò che è insegnato nel Vangelo viene considerato follia, viene considerato qualche cosa che è facilmente superabile proprio perché viene considerato fuori moda.
Sono cose che andavano bene nel 1800, ma non più ai nostri tempi, che sono evoluti, sono emancipati, la tecnologia e la scienza hanno dimostrato tante cose.
Quindi è logico pensare che anche tutto il resto va dimostrato secondo le regole umane.
E vi ricordo che nel cap. 4 della lettera a Timoteo, san Paolo, ( 2 Tm 4 ) che scrive al suo amico divenuto vescovo, gli dice proprio questo: guarda che a un certo momento arriveranno a cercarsi dei maestri, che dicano loro tutto quello che vogliono farsi dire, quindi teniamo presente questo.
Se Gesù è scandalo, inciampo, è follia, perché Gesù dice: guardate che Dio non è altissimo, lontanissimo, disinteressatissimo, Dio è il Padre, Dio è mio Padre, a Dio dico Abbà.
Maestro insegnaci a pregare e Gesù risponde: Padre nostro … che è sicuramente una preghiera, ma è uno stile di vita.
Attraverso il Padre nostro Gesù ci insegna non delle parole belle con cui ci rivolgiamo al Padre, ma una relazione nuova con Dio.
Il Padre nostro è il condensato scritto di quella che deve essere la nostra relazione interiore, cioè proprio questo legame tipico, affettuoso tra un figlio e un Padre, anche se questo Padre è quello eterno e infinito.
Allora io non voglio dire che il Padre nostro non sia una preghiera, dico che è sicuramente una preghiera, ma è molto di più di una preghiera, perché in questo che viene espresso da Gesù c'è tutto il condensato di quello che dovrebbe essere la relazione tra la creatura e il creatore.
E spiegare la relazione, come una persona che dice: ecco insegnami a essere una buona mamma.
Non ci sono libri che insegnano alle mamme giovani come devono fare per accudire i figli?
E non vanno da Suora Germana, al Punto Famiglia, per imparare a gestire i rapporti familiari?
È vero? allora qui il Padre nostro è una specie di scuola di vita, ma di vita eterna; una vita eterna che inizia qui sulla terra che dice: dacci oggi il nostro pane quotidiano, nell'aldilà il pane non ci servirà, quindi significa considerare le realtà terrene nella prospettiva della realtà eterna.
Quindi tutto è una relazione, ti insegna a vivere da figlio di Dio.
Allora è chiaro che questo insegnamento è sconvolgente, perché è molto più comodo pensare che Dio sia l'essere perfettissimo, creatore e signore del cielo e della terra, che se ne sta là; ma Dio è anche provvidenza e provvidenza vuol dire che provvede, che è uno che ti guarda, che è sempre vicino a te e ti accompagna.
Quindi è chiaro che Dio, "el sciaddai", il generoso, è l'Emmanuele quello che sta sempre con noi.
Questa parola è sconvolgente perché se Dio è sempre con noi questo significa che noi abbiamo senso nella misura in cui viviamo la nostra vita con Lui, ecco perché suona scandalo!
Suona scandalo perché significa trascendere la natura umana, significa capire che la nostra peculiarità, la nostra caratteristica principale è che siamo degli esseri trascendentali, che nasciamo nel tempo e nello spazio, ma che abbiamo una profondità molto diversa.
La nostra essenza, il significato del nostro esistere non si conclude qui sulla terra, qui è solo l'antipasto; ciò che ci caratterizza realmente è il fatto che noi siamo destinati a vivere per sempre è questa è una caratteristica divina.
Non siamo eterni, perché eterno è solo Dio nel senso che è sempre esistito e sempre esisterà, però grazie alla misericordia di Dio che ci ha fatti esistere, noi esistiamo per sempre.
Quindi la nostra esistenza è una esistenza che non avrà più termine.
Ha avuto inizio e non avrà mai fine e questo è un mistero grandioso, che ci pervade, ci dà qualche cosa di sconvolgente sapere che noi, proprio noi siamo destinati a vivere per sempre, in modi diversi, ma per sempre.
Capisci bene che la tua individualità, il tuo DNA sarà santificato, ma sarai sempre tu nella risurrezione dei corpi.
Avrai il tuo corpo, che sarà nella perfezione del progetto di Dio.
Non porterai gli occhiali forse, non ti serviranno più, non avrai gli acciacchi, starai benissimo, però sarai sempre tu perché Dio ha voluto nella creazione che tu avessi quelle caratteristiche, che saranno glorificate, santificate, spiritualizzate, tutto quello che vuoi; poi però sarai sempre tu.
La tua individualità non viene misconosciuta, non viene distrutto l'unicità della tua creaturalità, quello che tu sei nessuno te lo stravolgerà, neppure Dio specialmente Dio non te lo stravolgerà.
Perché è Lui che ha voluto farti esistere con quelle caratteristiche specifiche, e quelle caratteristiche specifiche non sono affatto un limite, sono un pregio.
Sei unico e irripetibile e, proprio nella tua unicità e irripetibilità, si caratterizza l'assomiglianza con Dio che è unico; anche tu sei unico non ce ne è uno uguale a te in tutti i miliardi di persone che sono esistite, da quando esiste l'universo a fin quando finirà l'universo.
Non ce n'è uno che sarà come te, tu sei unico e irripetibile, come Dio è unico è totalmente unico è l'Unico.
Allora in questo unico si caratterizza la specificità e il nostro essere irripetibile e tutte le caratteristiche che ci individuano costituiscono non un limite ma un pregio dello splendore della gloria di Dio.
L'esempio che ci aiuta a capire è l'esempio del brillante; se il diamante non viene tagliato nel modo giusto con tutte le sue sfaccettature non brilla, se mancano delle sfaccettature al diamante quel diamante non brilla come brillerebbe il brillante e quindi non sarà chiamato brillante!
Allora cosa vuol dire? Che noi siamo un'unica realtà in Gesù Cristo, ma tutti noi siamo chiamati ad avere la nostra caratteristica speciale, perché la gloria di Dio si manifesti, sia splendente; allora è chiaro che tutto questo suona come follia e scandalo.
Non è l'appiattimento dell'individuo invece è la valorizzazione di ogni individuo, ma nella misura in cui si costituisce una unità perfetta e l'unità perfetta non è una fusione, ma è comunione.
Una fusione vuol dire che io perdo le mie caratteristiche in favore degli altri, la comunione è che io metto le mie caratteristiche al servizio di quelle degli altri: questo è il corpo di Cristo!
Tutto quello che Dio ha dato a me confluisce in questo corpo di Cristo dove sussiste la pienezza della gloria.
È chiaro che un mistero di questo genere ha inizio qui sulla terra e compimento ce l'ha solo nell'eternità.
Per questo il questo progetto di Dio suscita per tutti coloro che hanno una visione puramente orizzontale, è scandalo e follia, perché il punto di vista di ragionamento di chi ha una visione orizzontale non è nei cieli, è sulla terra.
C'è quindi una prospettiva puramente umana, razionalmente realizzabile, solo con dei mezzi umani.
Allora, da questo punto di vista, hanno ragione i materialisti; ma chi accoglie la Rivelazione capisce che l'essere umano non è semplicemente un composto di psiche e di corpo.
L'essere umano è anche spirito, cioè creato direttamente da Dio in quella caratteristica che non finirà mai di esistere, per tutta l'eternità.
Ci siamo fino a qui? Allora dice alcune cose importanti il Santo Padre: Gesù è venuto non per essere servito, ma per servire, non come uno che possiede ricchezze, ma accettando di essere respinto dalla maggioranza del popolo.
Gesù, il Cristo: che cos'è adesso Gesù il Cristo?
La Chiesa, quindi vuol dire che tu sei il Cristo, per quanto ti possa sembrare troppo grande, troppo bello troppo santo, che questa cosa possa coinvolgere anche te.
La realtà è questa, che tu sei nel Cristo e Cristo è in te, quindi tutto ciò che è in Cristo deve manifestarsi in te.
Tu fai parte del suo corpo.
Se la testa è da una parte il suo corpo non può essere dall'altra, dove è il capo sono anche le membra.
Il capo è nella gloria, le membra sono destinate alla gloria.
Prima di passare dalla gloria il capo è venuto con questa caratteristica: non per essere servito, ma per servire.
Allora il battezzato non è che possa dire: io posso scegliere una strada o un'altra, no!
Quella è la tua essenza, uno che nasce uomo o che nasce donna non può dire: ma io faccio un'altra cosa.
Quando questo succede sono dei casi particolari, patologici, di strutturazione mentale, di vizio insomma; ci sono tante concause, che ora non esaminiamo, perché sono dei problemi di morale speciale.
Ma tenete presente questo: se uno è bianco non è rosso, giusto?
Allora se tu sei il corpo di Cristo, in teoria non dovresti essere il corpo di satana.
Allora se tu sei il corpo di Cristo anche tu sei chiamato a fare il tuo dovere, niente di più.
Quando avrete fatto tutto quello che vi compete non dite siamo importanti, dite: siamo servi inutili.
Dove "inutili" non vuol dire superflui, vuol dire che non ti devi montare la testa, non devi credere di essere migliore degli altri, che quando hai fatto tutto ciò che ti compete, come essere umano redento e salvato da Gesù Cristo, non è che tu abbia fatto di più degli altri, hai fatto la cosa normale e tutti dovrebbero fare così.
Se gli altri non lo fanno, questo non ti da il diritto di dirti migliore, perché tu hai fatto solo il tuo dovere.
E quanto è utile, fratelli miei, questa espressione di Gesù, perché è capace di tenerci molto nell'umiltà.
San Paolo si lamentava che aveva pregato tre volte, perché il Signore gli togliesse una spina dalla carne, vi ricordate?
Cioè io subisco questa spina nella carne come un inviato di satana che mi schiaffeggia, perché?
Dice san Paolo. Il Signore mi ha risposto: ti basti la mia grazia, e in modo tale che io non crescessi nell'orgoglio.
Tenete presente che questa frase del Signore "avete fatto solo il vostro dovere" è molto utile perché noi non ci ammaliamo di buonismo, che è una grande malattia; siamo buoni, uh!
Quanto siamo bravi, noi andiamo a leggere in chiesa ecc.
Attenzione, non per essere servito, ma per servire.
Che cosa significa servire? Significa trovare il proprio posto nella Chiesa, più semplice ancora capire la vocazione: qual è la tua chiamata?
Che cosa si aspetta da te Dio? Qual è la vita per la quale tu sei nato?
Allora ci sono quelli che sono nati per la vocazione matrimoniale, ci sono quelli che sono nati per la vocazione di speciale consacrazione laicale, per esempio come l'istituto secolare dell'Unione Catechisti che ci ospita e ha organizzato questo corso, come pure altri Istituti.
C'è la vita di speciale consacrazione che è quella religiosa; oppure il sacramento dell'ordine diaconale che è il servizio della parola di Dio e dei sacramenti.
Non tutti sono chiamati a compiere lo stesso servizio, c'è collaborazione c'è integrazione, ma ognuno deve portare il proprio apporto, una cosa non è l'altra.
Servire significa mettersi a disposizione: Signore che vuoi che io faccia per te?
Intanto siete venuti per approfondire il discorso cristiano in vista di una preparazione ad un servizio nella Chiesa, che è il servizio della catechesi e dell'evangelizzazione, quindi voi avete risposto a questa chiamata, almeno a questa, non è l'unica chiamata.
Essere disposti a servire non significa avere un'unica chiamata e basta.
C'è la chiamata generale, nella quale sono inserite tutte le altre chiamate quotidiane.
Sei chiamato a servire il Cristo e tu dici sì, io servirò il Cristo, quindi prepara il bollito!
Sembra che non abbia un nesso, vero? Eppure Marta e Maria servivano il Cristo, e pure le pie donne servivano il Signore: la Giovanna, la Susanna, la moglie di Cusa l'amministratore di Erode, le donne li servivano con i loro beni le loro capacità.
Cosa facevano i discepoli? Facevano anche loro altri servizi, non solo ascoltavano: come le donne, mica solo ascoltavano, mica le mettevano da parte quando Gesù stava parlando.
Erano lì tutti insieme, i discepoli avevano con sé le loro famiglie, c'erano anche le discepole, che non venivano chiamate discepole; che in quella cultura non era possibile ipotizzare che una donna potesse essere discepola di un maestro!
Di fatto però, ascoltando Gesù, seguivano Gesù in tutto quello che Lui faceva.
Si mettevano al servizio i discepoli. E gli apostoli, facevano servizio d'ordine?
Non ci avete mai pensato? Lo stringevano da ogni parte, Lui non poteva neanche più muoversi e una donna lo toccò: ma, Maestro, non vedi che tutti ti toccano, non puoi dire: chi mi ha toccato?
Quindi vedete ci sono varietà di servizi, ma sono dei servizi di una risposta particolare.
La risposta generale è stata alla domanda: vieni e seguimi.
Chiamata generale, che poi si concretizza in tante chiamate particolari ogni giorno e così è per ciascuno di noi.
La chiamata generale è lo stato di vita che hai abbracciato.
In quello stato di vita si inserisce il servizio a Dio nella Chiesa; è un servizio a Dio che tu espleti nella famiglia, tra i tuoi conoscenti, ma anche ufficialmente nella comunità cristiana, quando sei chiamato a compiere un servizio a favore di tutta la comunità.
Quando sei chiamato a essere catechista è un servizio che tu compi in risposta a una chiamata che hai ricevuto, all'interno della comunità cristiana, che è la Chiesa.
E quindi tu sei lì per servire, non per farti bello, non per vantarti: quanti servizi meravigliosi sono stati rovinati dalla vanagloria, dall'orgoglio di sentirsi qualcuno, di sentirsi importanti, di sentirsi migliori degli altri.
Il vero servizio è un servizio di tipo mistico, cosa significa quando dico quest'espressione?
Significa che il tuo primo servizio è quello di piacere a Dio, quello di seguire Lui, quello di aver con Lui un rapporto di simpatia, di preferenza, di comunione, di gioia, di affetto con Lui e da questo rapporto affettuoso di fede, di dipendenza, di sottomissione al Signore scaturisce il modo di servire i tuoi fratelli.
Se manca il primo aspetto, cioè il coltivare questa dipendenza, questo amore con il Signore, per il Signore, nel Signore, allora anche il resto del servizio risulterà arido e cioè tutti capiranno, ma anche tu dopo un poco lo capirai, che non lo stai facendo per il Signore, ma lo stai facendo per te stesso.
Sai come si chiama questo atteggiamento di non fare le cose per Dio, ma per noi stessi?
Volete che vi dica la brutta parola? Empietà.
Non vivere per Dio, ma vivere per noi stessi, significa non agire per il Signore, ma per la nostra gloria.
Potete leggere nel cap. 1 della lettera ai Romani, versetto 17 in poi, ( Rm 1,17s )tutto quello che San Paolo dice a riguardo dell'empietà: è terrificante.
Però, se voi guardate bene è proprio una fotografia del tempo che stiamo vivendo.
Non ve lo dico, perché voglio che siate curiosi voi e andarvi a leggere che cosa dice riguardo dell'empietà, di quando gli uomini che invece di dare gloria a Dio hanno dato la gloria alle creature e ne hanno fatto degli idoli, hanno dato gloria a se stessi e provate a vedere quante conseguenze scaturiscono da questo fatto e ditemi se quello che leggerete lì, non corrisponde a quanto vediamo intorno a noi quotidianamente.
Quindi se uno viene per servire è una persona che non possiede le ricchezze, allora noi non possiamo servire il Signore perché siamo ricchi, è vero?
Possedere le ricchezze significa avere l'autorità assoluta su queste ricchezze, significa qualcosa di parallelo all'empietà, usufruire delle ricchezze solo per noi stessi.
Dio non vuole la nostra inedia, non vuole che noi moriamo di fame che andiamo a dormire sotto un ponte; nella scrittura troveremo esattamente il contrario, le benedizioni di Dio sono sempre per la nostra prosperità, ci siamo fino a qui?
Ma la prosperità fine a se stessa sono una prigione; vi ricordate: bene, ho fatto dei grandi raccolti, cosa farò demolirò i miei magazzini per costruirne altri più grandi e poi dopo mi godrò la vita e Gesù dice, stolto questa notte stessa ti sarà chiesta l'anima!
Oppure il ricco Epulone che vive solo per se stesso e non vede Lazzaro che sta morendo di fame.
Il Signore non vuole che siamo nell'inedia, il Signore vuole che siamo nella grande abbondanza, perché in questo modo possiamo essere somiglianti a Lui nell'essere provvidenti; se siamo chiamati a essere immagine e somiglianza in tutto, Dio è provvidenza, provvede ai passeri del cielo, Dio ci concede benessere perché noi possiamo provvedere ai poveri.
Perché nel mondo debbono esserci due classi di persone: i poveri, che sempre devono ricevere, e i ricchi privilegiati che sempre devono dare.
Dio vuole che tutti siano nell'abbondanza, ma perché tutti siano nell'abbondanza è necessario che tu non possieda le tue ricchezze, ma che tu faccia parte delle tue ricchezze agli altri, proprio come avveniva nelle prime comunità.
Il Signore non ti dice che ti devi spogliare di tutto, ma devi condividere, che significa non possedere; se tu possiedi non condividi, dici tutto mio; se tu condividi dici tutto nostro, capite dov'è la differenza? È sostanziale.
Tutto questo si oppone all'ottica tipica dello sfruttamento della ricchezza che invece stiamo vivendo.
Questi concetti mettere Dio al primo posto e non il denaro non la vanagloria ecc. si oppone alla mentalità di questo secolo come di tutti i secoli, perché l'uomo è sempre l'uomo e allora questo produrrà sicuramente un atteggiamento di ripulsione nei nostri confronti.
Gesù sapeva tutto questo ed è venuto sulla terra non per piacere agli uomini ma per essere la verità del Padre cioè come Dio aveva sognato che fossero gli uomini e quindi questo atteggiamento produce sicuramente emarginazione.
Se tu non sei emarginato non hai mai subito persecuzioni per il nome di Gesù vuol dire che tu vivi secondo il mondo, se tu sei capace di vivere secondo il nome di Gesù, allora andrai anche contro corrente.
Se segui sempre la corrente non è detto che tu stia seguendo la strada di Dio, perché la strada di Dio va in salita, la corrente va in discesa, non ho mai visto un fiume che va in salita!
Allora questo vuol dire che tu sei chiamato ad avere una meta fissa di fronte a te e a fare di tutto che tutto in te sia collegato a quel fine da raggiungere, questo è il cammino che produce emarginazione e perché è faticoso fa sudare e le persone non hanno mica voglia di sudare.
Vogliono apparire, non gli interessa che cambi qualcosa sostanzialmente dentro.
Dunque teniamo presente che Gesù è venuto per questi motivi e noi in Gesù se siamo con Lui una cosa sola non possiamo essere qui per altri motivi e se no siamo empi, non viviamo per Lui ma per noi stessi.