Approfondimento sull'Eucaristia
23-10-2004
1) Ritrovare il centro della propria esistenza
2) L'essere persone che trainano significa essere Eucaristia per gli altri
3) Il cammino che ci è chiesto non è quello del fare, ma è quello dell'essere
4) Battesimo significa immersione
5) Non l'uomo può raggiungere Dio, ma Dio si china sull'uomo
6) In paradiso tutti sono in una comunione straordinaria con Dio
7) L'Eucaristia è per noi sorgente di eternità
8) Richiamo del Signore, che ci invita a lasciarci affascinare da Lui
9) Potranno toglierci tutto, ma non potranno toglierci Gesù Cristo
Il Santo Padre domenica scorsa ha dato inizio all'anno eucaristico.
Evidentemente c'è tutto un disegno che spinge il credente a ritrovare il centro della propria esistenza.
Noi siamo i discepoli di Gesù e essere discepoli di Gesù significa essere come Lui.
Infatti il destino del discepolo è quello di assomigliare talmente al Maestro che chi vede il discepolo vede il Maestro.
Se questo non accade, vuol dire che il cammino di discepolato che stiamo compiendo è rimasto involuto, non si è sviluppato, si è fermato, si è bloccato, si è inceppato.
Forse non abbiamo ancora riflettuto abbastanza che la situazione normale di ogni battezzato, quindi di ogni cristiano, è la santità e la santità non significa necessariamente fare miracoli, camminare a 20 cm da terra, avere visioni ecc.
La santità è questo: assomigliare al Maestro; la santità è una pecora che smette di essere pecora e diventa pastore.
Il cammino di ogni cristiano è quello di smettere di essere un vagone e diventare una locomotiva.
È importante per ciascuno di noi che si prenda coscienza di tutto questo, non sempre questa idea è sufficientemente chiara.
L'essere coloro che trainano, non significa necessariamente avere dei posti di comando, non significa sicuramente esercitare qualche forma di autorità.
L'essere persone che trainano significa essere Eucaristia per gli altri.
Vi ricordate quella volta in cui Gesù moltiplicò i pani e i pesci?
Allora ci fu l'apostolo Andrea che andò da Gesù e gli disse: c'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci e subito aggiunge: ma cosa sono questi per tante persone?
E Gesù disse a lui e a tutti gli altri discepoli: date voi stessi da mangiare a loro.
Allora questa frase, soprattutto per la nostra mentalità occidentale, pragmatica, molto attenta al fare, al realizzare, al costruire ha voluto dire per molti versi, giustamente, ma non è esclusivamente così, darsi da fare per aiutare il prossimo, fare qualche cosa, rimboccarsi le maniche.
Ma la frase di Gesù ha una duplice valenza: sicuramente darsi da fare perché tutti abbiano qualche cosa, ma è impossibile che tutti abbiano qualcosa se non vi è l'intervento di Dio e Dio per i suoi interventi quasi sempre si serve dei suoi figli, delle sue creature.
Il prolungamento di Dio nella storia infatti siamo noi.
E questa frase di Gesù, "dategli voi stessi da mangiare" può significare anche: fatevi voi stessi cibo per i vostri fratelli.
Allora, finché noi non siamo disposti a intuire che cosa significa farsi cibo, che non significa semplicemente farsi ammazzare di lavoro, ma significa principalmente divenire Eucaristia per il prossimo; allora tutto il nostro agitarci resterà sterile.
Perché il cammino che ci è chiesto non è quello del fare, ma è quello dell'essere.
Solo quando saremo simili a Lui come Egli è, allora qualunque cosa faremo sarà Lui che la farà attraverso di noi, ma se il nostro cammino non è un cammino che tende ad assomigliare e a identificarsi con Gesù Cristo, che cosa daremo al nostro prossimo?
E tutto il nostro fare che cos'è, dare tutto noi stessi o dare Lui?
Il Signore disse ai suoi apostoli: andate, evangelizzate tutte le genti, insegnate tutto quello che io vi ho insegnato, in che modo?
Battezzandoli, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Ora quando noi parliamo della parola battezzare pensiamo semplicemente al sacramento del Battesimo.
Ma dimentichiamo che la parola battesimo significa immersione, allora Gesù dà un itinerario preciso su quello che deve essere il modo di insegnare tutto ciò che Lui ha insegnato e spiegare tutto ciò che Lui ha spiegato: battezzandoli, cioè immergendoli nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, cosa significa?
Facendo fare loro esperienza che Dio è Padre.
Tutte le persone possono fare esperienza che Dio è Padre solamente nel momento in cui ognuno di noi si sente figlio e per sentirci figlio dobbiamo diventare con Gesù una cosa sola.
E tutto questo non può dipendere da un nostro sforzo, non può dipendere dal nostro impegno, dalla nostra attività perché per essere con Gesù Cristo una cosa sola, se non era Dio che veniva verso di noi per aiutarci a diventare con Gesù Cristo una cosa sola, noi non ce l'avremmo mai fatta!
Perché non l'uomo può raggiungere Dio, ma Dio si china sull'uomo.
Vi ricordate la torre di Babele?
E quindi Dio si china verso di noi nella pienezza dei tempi, manda suo figlio nato da donna, nato sotto la legge, il quale ci fa essere con Lui in Lui e per Lui una cosa sola, per la potenza infinita dello Spirito Santo, il dono dell'Eucaristia.
Con il dono dell'Eucaristia, comunemente la gente la chiama comunione e non è sbagliato dire la comunione, noi realizziamo veramente il progetto di Dio Padre, essere in comunione; e quando diciamo essere in comunione non è sufficiente dire andiamo d'accordo; quando diciamo essere in comunione di Dio, diciamo molto di più di essere d'accordo.
Quando diciamo comunione diciamo unione in comune, ossia Dio viene in noi, noi ci gettiamo in Dio.
C'è una identità di vedute, si realizza la parola di Gesù quando insegna ai suoi discepoli a pregare: sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra, ossia la tua volontà sia fatta dentro di me nello stesso modo in cui è fatta nei cieli in questo istante.
Ora noi sappiamo che tutti coloro che sono in Paradiso sono una comunione straordinaria con Dio, per noi ancora incomprensibile, perché supera grandemente la nostra capacità di intendere e di volere, ma è una comunione totale, ma non è una confusione.
Dio rimane Dio e tutti gli esseri creati rimangono esseri creati.
L'arcangelo Gabriele non si trasforma in Dio, perché in comunione con Dio; neppure la Madonna è diventata Dio, perché in comunione con Dio: ognuno resta se stesso, con la propria individualità, però le due volontà coincidono: lo vuole Dio, lo vuole esattamente anche la creatura.
Dio dona se stesso alla creatura e la creatura si getta in Dio.
Ora quando noi diciamo il Padre Nostro diciamo una forma di comunione e quando Gesù ha insegnato a pregare non ha insegnato una formula, ha insegnato uno stile di vita, ha detto: desiderate che ciò che vuole Dio, sia anche ciò che volete voi.
E allora io credo che quando preghiamo il Padre Nostro, non meno di quando facciamo la comunione, dovremmo essere tra coloro che implorano il Signore, di desiderare le medesime cose che Lui desidera, essere in comunione.
Non per niente nella celebrazione eucaristica, il momento più alto e più forte è la preghiera che il sacerdote, che in quel momento è Gesù Cristo, conclude tutta la preghiera eucaristica dicendo: per Cristo, con Cristo, in Cristo ed è la preghiera solo del sacerdote, ma l'assemblea è chiamata a rispondere con l'Amen più solenne di tutta la messa.
Un Amen che significa: ci credo, è proprio così, voglio che sia così in me.
Una comunione che si esprime con questa preghiera che più alta di così la mente umana non può immaginare: per Cristo con Cristo in Cristo a te Dio Padre Onnipotente ogni onore e gloria in unità con lo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.
Quindi è l'espressione concettuale di quella che è la comunione.
L'Eucaristia è per noi questa sorgente di eternità?
In queste settimane avremo sicuramente modo di approfondire questi temi, che ci riguardano per via di questo anno straordinario sull'Eucaristia; voi sapete che il Santo Padre ha appena pubblicato una nuova enciclica proprio sull'Eucaristia, il cui titolo è: Mane nobiscum domine, O Signore rimani con noi.
È quello che i discepoli di Emmaus dicono, quando restano affascinati dalle parole che Gesù sta comunicando loro, sono entrati in comunione.
Allora credo che come primo punto di riflessione sia necessario che noi ci domandiamo questo: i discepoli di Emmaus furono affascinati da quello che il Signore comunicava loro.
Aldilà di tutte le cose che ci trascinano, di tutti gli impegni, le corse che facciamo quotidianamente, non sarà mica un richiamo del Signore, che ci invita a lasciarci affascinare da Lui?
A lasciarci riempire da Lui?
Siamo tra quelli che lo invocano dicendo rimani con noi Signore, abbiamo bisogno di te.
Inoltre vedendo tutto ciò che ci circonda e il progressivo raffreddamento della fede e della pratica religiosa intorno a noi, non ci spinge forse a implorare questa frase del Vangelo come una preghiera potente di intercessione per tutti i fratelli e le sorelle che conosciamo?
Non sarà forse importante una crociata di preghiera per la nostra vecchia Europa, che fu la culla del Cristianesimo e ora è la culla del liberismo e del laicismo?
Non sarà forse che il Signore chiede a tutti coloro che sono in comunione con Lui di implorare una rinnovata effusione di Spirito Santo che provoca l'amore per Dio Padre nell'esperienza di Dio Figlio, per tutti noi, per quelli che conosciamo, per la nostra città, per la nostra regione, per la nostra nazione, per tutta l'Europa?
Io credo che il mistero dell'Eucaristia sia ciò che ci salverà.
Potranno toglierci tutto, ma non potranno toglierci Gesù Cristo.
Potranno toglierci la pratica religiosa, persino i templi, come è successo in tante zone del mondo in cui c'è stata e c'è ancora la repressione religiosa, ma non potranno toglierci Gesù Cristo, perché Egli è presente vivo e vero, dove due si radunano nel suo nome per invocarlo; e ci ha lasciato la sua presenza misteriosa, il sacramento dell'Eucaristia, perché noi avessimo modo per essere in comunione con Lui, una comunione autentica, reale.
Assumendo in noi l'Eucaristia noi diveniamo Gesù Cristo; se assumendo l'Eucaristia non diveniamo Gesù Cristo, forse non abbiamo fatto comunione, abbiamo solo mangiato un'ostia consacrata, come la mangerebbe un gatto, invece ci chiede di realizzare dentro di noi questa comunione, in una parola come direbbe san Paolo: abbiate i medesimi sentimenti che furono in Cristo Gesù.