La pagina dei Catechisti

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Siamo lieti di poter iniziare questa nuova rubrica tutta propria dei catechisti della nostra Pia Unione.

La pagina consisterà in una serie di lezioni sul catechismo breve, tramezzata da pratiche osservazione che saranno un utile direttorio per tutti coloro che si dedicano all'apostolato del catechismo.

Avvertiamo sin d'ora che la proprietà di queste lezioni è assolutamente riservata, intendendo l'Autore di valersi di tutti i diritti che a tal fine la legge gli garantisce.

La lezione del catechismo

Fare una lezione di catechismo ai fanciulli non Significa far loro un'esortazione morale, parlar loro un po' di Dio, delle pratiche di culto, dell'orrore al peccato; significa invece portare a conoscenza dei fanciulli quel complesso di dottrina cristiana contenuta nel libro chiamato catechismo.

Il catechismo è quel tanto di dottrina che la Chiesa giudica espediente portare a conoscenza del popolo: è il programma di religiosa cultura popolare.

Fare una lezione di catechismo significa, dunque, attingere a questo libro la materia di istruzione; e siccome questo libro dev'essere saputo, la lezione di catechismo deve chiarirne la dottrina, illuminarne il concetto, adattarlo alla intelligenza di chi ascolta.

Cosa non facile, trattandosi di dottrina astratta ed elevata, per fanciulli che non intendono che per via dei sensi; tuttavia per quanto difficile il compito è realizzabile.

Anzitutto è stato provato da esperienze inglesi, americane e tedesche che il fanciullo risulta capace di ricevere assai per tempo un insegnamento religioso esatto e preciso.1

Abbiamo poi in nostro aiuto la fiduciosa credenza del fanciullo alla nostra parola, e quel, senso di rispetto e di sottomissione che egli prova dinanzi al soprannaturale e divino.

Tutto questo serve a tenerlo attento, a frenarne la vivacità, a dar mezzo a noi di fargli pervenire con calma è chiarezza il nostro pensiero.

Ciò posto, come va fatta la lezione di catechismo ai fanciulli?

Premettiamo che i fanciulli apprendono coi sensi da cui assorgono poi alle idee, ai concetti bisogna dunque concretar loro la verità in immagini, paragoni ed esempi storici da cui trarre i concetti illuminativi e le applicazioni pratiche.

I fanciulli non afferrano le questioni in sintesi, esse possono stimolarne la curiosità, ma non le capiscono; bisogna dunque giungere alla loro mente per via dell'analisi, selezionare il concetto, nostro nei suoi elementi, farglieli penetrare l'uno dopo l'altro, riunirli in sintesi dopo la spiegazione di ogni parte.

I fanciulli sono in continua attività di mente e di corpo, non durano ad ascoltarci per molto tempo se non prendono parte a quel che diciamo; bisogna dunque interessarli, fare il catechismo con loro, spiegare la verità col loro concorso.

Perciò bisogna lasciare la forma espositiva e ricorrere al dialogo, non però ad un dialogo muto, catechetico o di controllo, ma ad un dialogo di investigazione che stimoli la curiosità.

I fanciulli non amano l'uniformità anche se questa li stuzzica; bisogna dunque tramezzare il dialogo con qualche breve esposizione chiaritiva ed esortativa, con qualche esempio o paragone.

I fanciulli amano di trovare, di scoprire loro qualche cosa; bisogna dunque lasciar loro la soddisfazione di scoprire ad esempio la morale di una similitudine o di un esempio, di escogitare i mezzi pratici per praticare una virtù.

Il catechista deve saper leggere nell'animo dei fanciulli, dev'essere psicologo; deve cercare coll'istruzione l'interesse dei medesimi, non pretendere unicamente da essi il sacrificio dell' attenzione solo per il rispetto alla dottrina sacra che insegna e al bisogno che ne hanno; ma deve sapersi sacrificare anche lui, adattando la propria dottrina all'intelligenza degli uditori, presentandola nel modo più vario e piacevole che sia possibile.

Se egli vuol diventare il maestro dei fanciulli bisogna che si faccia l'amico dei fanciulli, abbassandosi al loro intelletto, sentendo e interpretando nelle proprie istruzioni i loro bisogni, e questo senza venir meno alla propria dignità di maestro, cristiano di convinzione e di opere.


1 Jules de la Vaissiere, Psycologie pedagogique p.205; Paris, Gabriel Beauchesne