Fra Leopoldo Maria dei Minori

B16-A1

Ben a ragione in testa al nostro Bollettino L'amore a Gesù Crocifisso, il quale pure fu ispirato dal compianto Fra Leopoldo Maria, sta il cenno necrologico di lui, pubblicato dal Bollettino Eucaristico, organo della pia Opera dell'Adorazione quotidiana universale perpetua a Gesù Sacramentato ( Torino, marzo 1922, anno XX, N. 3, pag. 33-37, dal quale lo togliamo per gentil concessione

Fra Leopoldo Maria de' Minori.

« Dilectus Dea et horninibus: cuius memoria in benedictione est » ( Sir 45,1 )

« Amato da Dio e dagli uomini; la memoria di lui è in benedizione ».

Con queste parole della Sacra Scrittura, come le più adatte e rispondenti al vero, possiamo cominciare questa brevissima necrologia del venerato e compianto figlio di S. Francesco, Fra Leopoldo Maria, morto nel convento di S. Tommaso, in Torino il 27 gennaio p. p.

Luigi Musso ( in religione Fra Leopoldo Maria ) nacque a Terruggia, presso Casale Monferrato, il 30 gennaio 1850 e fu battezzato nello stesso giorno.

Il padre suo Giuseppe, era giardiniere dell'Intendente Luigi Noè, e abitava nel palazzo di detto signore, quand'ebbe dal Cielo il caro Luigi.

Le virtù cristiane e l'esattezza nel compimento dei doveri distinsero sempre quel modello di padre, che lavorò presso i signori Noè per circa quarant'anni, godendone meritatamente tutta la fiducia.

La madre, Maria Cavallone, donna veramente pia, seppe educare religiosamente i sei figli che Dio le diede: Vincenzo, Luigi, Angelo ( morto a sette anni ), Giovanni ( morto a quattro anni ) e Delfina ( morta a diciannove anni ).

Il ricordo dei suoi buoni genitori fu sempre fisso nella sua mente e, già avanzato negli anni, ne parlava con tenerezza infantile.

Le cure materne riuscirono efficacissime specialmente verso il nostro Luigi.

Non aveva che tre o quattro anni, quando la mamma, occupata nei lavori di casa e quindi nella necessità di essere libera dalle cure del bambino, gli diede un libro contenente le immagini della Via Crucis.

Appena Luigi ebbe qualche spiegazione su quelle immagini, sentì grande compassione per Gesù sofferente e nella vivacità della sua fantasia immaginò il modo di sollevarlo dalle sue pene.

Cercò un ago e tosto si mise a pungere i manigoldi, perché cessassero di far soffrire Gesù.

Intervenne subito la mamma, la quale, interrogatelo sul motivo del suo operare, ne fu contenta, ma gli sottrasse il libro per impedire che lo sciupasse.

Anche l'educazione eucaristica data da quella buona mamma lasciò tracce profonde nell'anima di Luigi e lo dimostrò quando all'età di circa sette anni, approfittando della calce lasciata dai muratori nel cortile, modellò un ostensorio, che, fatto seccare, fu, dalla famiglia, giudicato degno di rimanere esposto, come infatti rimase per un po' di tempo, sopra un mobile di casa, perché tutti i vicini potessero ammirarlo.

Fu sempre modello di riservatezza e un giorno nel suo dodicesimo anno seppe vincere la satanica brutalità altrui, sopportando piuttosto le battiture che macchiare la bella virtù.

All'età di 14 anni lavorò presso il medico condotto di Terruggia e dopo vari anni si recò a Vercelli, dove lavorò in casa di un signore, il quale in una circostanza espose a pericolo gravissimo la virtù del nostro Luigi, ma con l'abitudine già da lui contratta di visitare le Chiese e di pregare dovunque e sempre, ottenne da Dio la grazia della vittoria, che lo rese sempre più forte nella pratica della bella virtù.

Lavorò poi come cuoco in periodi di alcuni anni presso un Rev.mo Monsignore Canonico della Cattedrale, in un Convitto e anche nella nobile e piissima famiglia del Conte Arborio Mella.

In tutti questi diversi posti si segnalò per una pietà che era di edificazione a ogni ceto di persone.

Il compianto e venerando Fratello Basilio Andrè, direttore delle Scuole Cristiane di Vercelli, edificato dal contegno sommamente raccolto e pio del nostro Luigi, volle informarsi e sapere il nome e la condizione di quel giovane, che ogni giorno si recava in Duomo e compiva con tanta pietà le sue divozioni.

Era sua delizia nel tempo che tornava al paese per le ferie adornare di fiori l'altare della Madonna in una chiesetta presso la casa paterna e chiamare i vicini per la recita del S. Rosario.

Nel 1889 venne a Torino e fu ricevuto come cuoco dal Conte Caisotti di Chiusano.

Stette in quella cristianissima famiglia otto anni, lasciando il miglior ricordo di sé come d'uomo veramente virtuoso.

Nel paese di Viale d'Asti, ove i Conti Chiusano si recavano ogni anno con la famiglia nella stagione estiva, fu tanto lo zelo e la pietà manifestata dal nostro Luigi che il Rev.mo Arciprete e tutta la popolazione ne conservano ancora oggi la massima stima e venerazione.

Nell'anno 1897 si recò a Terruggia presso la mamma inferma, la quale spirò nelle sue braccia dopo lunga malattia l'11 maggio 1900.

Dopo la morte della mamma sentì più forte la chiamata di Dio alla vita religiosa.

Allora si recò a Torino dove fu ricevuto dal Rev.mo P. Luigi Borgialli Provinciale dei Minori, il 17 dicembre 1900: e il 18 gennaio dell'anno 1901 con sommo giubilo vestì le ruvide lane del Poverello d'Assisi nel Santuario-Convento di S. Antonio.

Fu poi mandato nel Convento Parocchia di S. Tommaso, sempre di Torino, dove passò il rimanente della sua vita lavorando in cucina e pregando in ogni tempo e in ogni luogo, dando a tutti esempio di pace e uguaglianza di spirito inalterabili, di puntualità regolare a tutta prova, di pietà ferventissima.

Divotissimo del Sacramento e di Maria SS.ma, si vedeva nel tempo libero dinnanzi ai loro altari effondere il suo cuore nella preghiera.

Sua delizia era l'adornarli di fiori artificiali, che lui stesso eseguiva con arte squisita.

Fra 'Leopoldo Maria fu un'anima elettissima.

Noi non vogliamo prevenire in minima guisa il giudizio della Chiesa, se essa un giorno vorrà occuparsi di questo buono e fedele servo del Signore; né vogliamo in alcun modo alzare il velo del soprannaturale che certo operò costantemente in questa vita così umile, così nascosta, così ignota ai più.

Egli si nascondeva, perché anche il nascondimento era parte della sua missione, egli lo strumento apparentemente così impotente ( e volontariamente così umile ) della potenza di Dio!

E questa azione divina, una, si coloriva in lui di tre luci principali: la luce del Crocifisso, della Passione del Cristo; la luce eucaristica; la luce Mariana.

Dai piedi del Crocifisso, dall'altare del Sacramento, da quello di N. S. del Sacro Cuore, dalla Consolata, traeva ispirazione e forza, ordini e obbedienze.

Fortunata questa oasi di S. Tommaso di Torino in mezzo al deserto dell'odierna empietà che vide in questi tempi passare e operare in vario modo dei santi personaggi, ma come ogni cosa divina così apparentemente piccoli, umili: le sorelle Comoglio, Paolo Pio Perazzo e Fra Leopoldo!

E fratello a Fra Leopoldo fu il Perazzo e Fra Leopoldo al Perazzo, anzi sostegno validissimo nella Via Crucis dal Venerando Perazzo percorsa tutta.

Tutte queste anime del Signore hanno come loro retaggio la via regale della Croce, e croci pesanti ebbe a sopportare anche Fra Leopoldo, non piccole pure negli ultimi tempi della sua vita; anzi il Signore parve voler dare con questo mezzo l'ultima sfaccettatura a questo brillante per incastonarlo nel vago serto di sante gemme, onde il Paradiso fa corona a Dio: Il suo Signore Crocifisso crocifiggeva il servo, affine di renderlo più simile a sé per il momento in cui lo chiamerebbe alle mistiche nozze del Cielo.

La sua conversazione, certo umanamente non colta, spesso in un italiano frammischiato a parole di dialetto o senz'altro in dialetto, era ripiena di sapienza celeste, di carità grande e di profonda umiltà: si faceva tutto a tutti e quanti dolori consolò, quante anime illuminò!

A lui, povero frate converso, cuoco, accorrevano e ricorrevano persone anche di grande elevatura sociale e intellettuale, ma come si sentivano bene con lui!

Egli non perdeva con ciò la sua umiltà, così profonda che non conosceva se stessa, e gli altri si sentivano naturalmente portati, in quest'atmosfera d'umiltà, a deporre ogni loro fumo d'autorità e di sapere.

L'innocenza verginale del venerando vecchio s'appalesava perfino nella non conoscenza del male prativo che é nel mondo e imporporava di santo rossore il mobile volto di lui ogni pur lontano accenno a cose di questo genere; lo stesso rossore gl'imporporava il volto se doveva parlare, per necessità, di sé o di cosa datagli dall'alto.

Noi abbiamo detto che non vogliamo alzare menomamente il velo del soprannaturale e vogliamo restar nei confini d'una pia necrologia, ma noi sappiamo pure che « omne datum optimum, et omne donum perfectum, desursum est, descendens a Patre luminum » ( Jacobi, I,17 ) e noi intendiamo accennare che la « Divozione a Gesù Crocifisso » approvata da S. S. Benedetto XV, e da questo indulgenziata, sparsa in tutto il mondo e in ogni lingua a milioni di copie e il Sodalizio sorto per propagarla e viverne lo spirito, l'ammirabile Unione del Santissimo Crocifisso e di Maria SS. Immacolata, eretta in Torino con Decreto Arcivescovile il giorno 9 maggio 1914 e con già parecchie aggregazioni fuori di Torino, rimontano a Fra Leopoldo.

Non solo in Torino, ma anche fuori, il nascondimento, di Fra Leopoldo non aveva potuto impedire che molti fossero i suoi ammiratori e amici.

La sua morte della più alta serenità del giusto e della dolcezza del fanciullo, che, senza macchia, attende con pacata gioia il bacio materno, fu una predica edificante agli stessi suoi confratelli e superiori.

Nella recita del S. Rosario attorno alla sua salma e nei funerali si vide il trionfo della pietà e dell'umiltà praticate con tanta costanza dal venerando Fra Leopoldo.

Quante, anime hanno conosciuto intimamente questo degno e fedele figlio di S. Francesco, questo innamorato del Crocifisso, di Gesù Sacramentato e di Maria SS., dovranno ripensare alle parole di Gesù: « Io ti ringrazio, o Padre, perché hai tenute occulte queste cose ai saggi e prudenti e le hai rivelate ai piccoli » ( Mt 11,25 ); si! perché piccolo e semplice nel più divino senso della parola fu Fra Leopoldo per la purezza immacolata della sua vita, per l'abbandono filiale infantile al suo Dio, per l'assenza totale d'ogni sapienza umana, profana; e ripeteranno inoltre con un senso di realtà più che mai tangibile le parole scritturali: « Beati immaculati in via: qui ambulant in lege Domini » ( Sal 118,1 ) e « Beati mortui, qui in Domino moriuntur » ( Ap 14,13 ).

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Qui noi aggiungeremo le seguenti notizie, che torneranno certo gradite:

Nel 1906 Fra Leopoldo Maria aveva cominciato a propagare la Divozione a Gesù Crocifisso, su fogli manoscritti.

L'8 luglio 1907 il suo Padre Guardiano ottenne la facoltà di stampare i foglietti della Divozione a Gesù Crocifisso.

Una pia Signora fece l'elemosina dell'occorrente per le spese di stampa delle prime mille copie.

Furono stampate dalla tipografia Canonica è portavano la dicitura: « Con licenza dell'Autorità Ecclesiastica di Torino ».

L'anno seguente se ne stamparono 2000 e si distribuirono, come le prime tra le persone pie.

Nel 1909 se ne diffusero 4.000 copie.

Nel 1910 se ne diffusero 23.000 copie.

Nel 1911 se ne diffusero 29.000 copie.

L'11 aprile 1912 si ottenne l'Imprimatur dal Vicario Generale dell'Archidiocesi e la Divozione prese grande sviluppo.

Nel 1912 se ne diffusero 174.000 copie in lingua italiana e francese.

Nel 1913 se ne diffusero 663.000 copie in tutte le lingue.

Nel 1914 se ne diffusero 105.000 copie in tutte le lingue.

Nel 1915 se ne diffusero 449.290 copie ( 128.290 in cromo ) in tutte le lingue.

Nel 1916 se ne diffusero 360.500 copie in tutte le lingue.

Nel 1917 se ne diffusero 400.000 copie in tutte le lingue.

Nel 1918 se ne diffusero 158.760 copie in tutte le lingue.

Nel 1919 se ne diffusero 158.760 copie in tutte le lingue.

Nel 1920 se ne diffusero 121.600 copie in tutte le lingue.

Nel 1921 se ne diffusero 63.200 copie in tutte le lingue.

Onde abbiamo un totale, a tutto il 1921, di 2.553.350 copie.