I nostri modelli nell'amore a Gesù Crocifisso

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Una vita virtuosa coronata da una morte santa.

Francesco Scanavino visse cristianamente e piamente morì a Pessinetto il 18 Ottobre 1928.

Lo conobbi all'età di 13 anni, quando l'ebbi allievo nell'Istituto Arti e Mestieri, nei due anni che frequentò l'Istituto fu un modello di pietà, di rispetto verso gli Insegnanti, di gentilezza verso i compagni e d'applicazione allo studio.

Compiuto il corso professionale inferiore, s'impiegò come meccanico, dapprima nell'officina riparazioni della Ferrovia,Torino Cirié-Valli di Lanzo, poi in quella del cotonificio di Pessinetto, suo paese nativo, e a testimonianza dei suoi capi, sempre si dimostrò puntuale, laborioso e sopra tutto conservò la bontà dell'animo.

Non permettendogli la sua delicata salute di continuare il lavoro dell'officina, rimase in casa sua per aiutare la mamma, attendendo al servizio nel Ristorante di famiglia.

Anche qui, dove lo potei rivedere di frequente, lo trovai sempre affezionato ai suoi Insegnanti, sempre attivo per alleviare il lavoro della mamma, e quello che più importa, sempre buono e virtuoso.

Il Signore, che ama circondarsi in Cielo dei gigli della terra, ne vide uno candido e olezzante in Francesco e prima che l'alito infetto della terra l'avesse a contaminare, lo volle soavemente recidere.

Lievemente indisposto, Francesco si mise a letto, ma in pochi giorni il suo stato di salute peggiorò.

Sentendosi venir meno, desiderò aver vicino a sé i suoi insegnanti; il Signore l'esaudì, disponendo che due di loro, senza che nulla sapessero della sua malattia, si recassero quella mattina a Pessinetto.

Saputolo gravemente ammalato, si recarono subito al suo capezzale; li accolse con un sorriso e volle da loro la benedizione del Signore; e poi, per aver una parola sincera sul suo stato di salute domandò:

- Vivrò ancora, o morrò?

- Coraggio, caro Francesco; la nostra vita è nelle mani di Dio, lasciamo che Egli ne disponga come giudicherà meglio: abbandonati al suo Divino volere.

- Sì, si - e poi - Non il morire mi rincresce, ma la mamma … ».

Oh la mamma, quanto l'amava!

E per alleviare le fatiche della madre non volle concedersi un po' di riposo durante l'estate decorsa, benché sentisse già le sue forze fisiche diminuire; per non addolorarla, si studiò sempre di nascondere il male che lentamente minava la sua esistenza.

Suggeritogli di far anche questo sacrificio, se era la volontà di Dio, con le lagrime agli occhi rispose: « Sì, anche questo … », e poi, volgendosi ai suoi cari che l'attorniavano: « Lasciatemi solo; ritiratevi tutti, restino vicino a me solamente i miei Maestri ».

Dopo leggero assopimento si riscosse dicendo: « Sento che la Madonna mi fa la grazia; sono salvo, mi sento meglio ».

Intanto il Rev. Parroco, già avvisalo del peggioramento, gli amministrò gli ultimi Sacramenti, che egli ricevette con edificante pietà.

Di nuovo si assopì per presto riscuotersi ed esclamare: « Ora sì, la Madonna mi ha fatto la grazia; non piangete, sono salvo, e, rivolgendosi ai suoi cari in lacrime: « Lasciatemi solo, rimangano solamente vicino a me il Parroco e i Fratelli »

Da questo momento non pensò più ad altro che a unirsi con Dio, invocando da Gesù, da Maria SS. e da S. Giuseppe la grazia di assisterlo nella sua agonia e di spirare in pace l'anima sua; infine con uno slancio di confidenziale fiducia in Maria, disse ancora con voce spiccata: « Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della morte nostra, Così sia ».

E con l'invocazione della Madonna e con l'aiuto delle preghiere della Chiesa pei morenti, recitate dal Rev. Parroco e dai presenti, Francesco rese a Dio la sua bella anima.

La sua preziosa salma subito si ricompose in dolce sonno; al caro estinto bene si possono applicare i passi scritturali: Beati i mansueti, perché questi possederanno la terra ( cioè la terra viventi, il Paradiso ).

La morte del giusto è preziosa al cospetto del Signore.