Il Nostro Cardinale

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Belle furono le dimostrazioni d'affetto della popolazione tutta al « Pastor bonus ».

Di Lui scrissero i giornali, ma non ci apparve dalle loro splendide commemorazioni che una debole immagine di quel che fu ed è tutt'ora e sarà sempre nella nostra mente e nel nostro cuore l'Eminentissimo Cardinal Gamba: nella nostra mente e nel nostro cuore di giovani e sopratutto di Catechisti del SS. Crocifisso!

Quanti furono infatti i suoi pensieri per l'Unione nostra, quanti i suggerimenti, quante le premure, le amorevoli cure, le promesse …?

Ah, Eminentissimo Cardinale, di quelli abbiamo fatto tesoro e per queste speriamo in Voi fiduciosi perché siamo certi che dall'alto non vorrete dimenticare l'Unione che fu Vostra in modo tutto particolare e continuerete a benedirla!

Lo ricordiamo sorridente per la prima volta fra di noi il 24 Dicembre 1924 in occasione della nostra relazione annuale.

Ascoltò l'esposizione del nostro lavoro e fu largo d'incoraggiamenti: nelle sue parole noi intravedemmo l'uomo che aveva compreso l'opera di Gesù Crocifisso e fissava i suoi sguardi lontano, in un avvenire radioso per la missione che ci era stata affidata.

Al ritorno in Episcopio col Suo Segretario, allora Teol. Rabbia, espresse tutto il suo animo esultante per veder che Gesù si degnava di gettare il seme d'una grande opera.

Venne poi a visitare la Scuola Serale, dove i Catechisti esercitavano già fin da allora il loro apostolato.

Si fermò in tutte le classi, a tutti diede un sorriso, una parola, e il suo cuore fu felice quando in una angusta aula trovò un gruppo di giovani che si preparavano a diventare catechisti.

« Su questi, disse, speriamo poter contare. Sia lodato Iddio »!

Ebbe quindi ogni cura che vedesse necessaria per la piccola pianticella dell'Unione e riveduto il nostro regolamento l'impreziosì del seguente autografo: « Visto il su esteso regolamento, se ne ammira la bellezza e la perfezione e si approva ad esperimento ».

Torino, 24 Ottobre 1925.

Giuseppe Arcivescovo.

« Ricordate però che non sia lettera morta, ma pratica di vita, ché del resto la sua bellezza non vi sarebbe che di danno.

Se lo osservate, vi prometto il Paradiso, certamente »

Parole che, meditate, dicono molte cose e ci devono essere sempre presenti a monito e a incoraggiamento.

Rivelano peraltro il Buon Pastore che delle bellezze esterne non si contentava ma voleva l'intimo delle cose, lo spirito.

Concetti che ebbe occasione di ripeterci nell'udienza concessaci la sera del 25 Giugno 1926, quando pur essendo invitato ad una pubblica manifestazione volle intrattenersi con noi circa un'ora e mezzo.

Tutti noi ricordiamo quell'udienza e teniamo scolpite nel cuore le sue parole.

Ci tracciò con occhio sicuro e lungimirante tutto il nostro programma e ci additò le vie luminose della perfezione.

Quando dell' « Opera di Gesù Crocifisso » verrà intessuta la storia, non dovrà certo dimenticarsi la suddetta udienza e soprattutto dovrà esser cura dei Catechisti di non mai scostarsi da quelle paterne e ispirate direttive.

Tracciata la via ci sorresse a percorrerla.

Non c'era difficoltà o dubbio nel quale non ricorressimo al nostro Cardinale e Lui sempre paternamente ci accoglieva.

E non furono mai teoretiche le sue parole.

Era sua consuetudine trattare le cose considerandole dal lato pratico e effettuabile e perciò ricevemmo da Lui norme efficacissime per lo sviluppo della nostra opera.

Il 13 Febbraio 1927 venne nuovamente fra noi per la benedizione del nostro Vessillo.

Da pochi giorni l'amato Pastore era ritornato da Roma adornato dalla magnificenza della Sacra Porpora.

Dopo il solenne rito della benedizione ci rivolse un ardente discorso, pieno di profondi insegnamenti che qui è impossibile integralmente riportare.

L'adempimento coscienzioso dei propri doveri, la necessità della perfezione spirituale e dell'insegnamento religioso alle anime ignoranti, insomma l'intero regolamento dell'Unione, trovava nell'autorevole e convincente parola di S. E. il Cardinale non solo l'approvazione più piena, ma anche il plauso che non ci deve inorgoglire, ma spronarci a sempre meglio operare affinché con l'opera nostra, quantunque: modesta, possiamo portare un sassolino a quel grandioso edificio che tutti ammirano e inchinano, cioè a quella Chiesa che brillando di luce immortale illumina i popoli, li dirige per vie giuste e sante verso il regno del suo mistico Sposo Gesù Cristo.

E cosi sotto il Suo sguardo vigile e preveggente l'operasi consolidò e ciò che nell'udienza del Giugno 1926 era suo consiglio si tramutò in pratica e Lui, il nostro primo Superiore, propugnò fervidamente a Roma la nostra causa, tanto da riportarne fondate speranze di riuscita.

E qui colle lacrime agli occhi e il dolore in cuore, c'inchiniamo umilmente dinnanzi agli imperscrutabili disegni di Dio che, quasi sempre fa gettare da un suo operaio la semenza per far raccogliere da altri i frutti.

In tutto e sempre sia lodato Iddio!

Conviene ancora peraltro dire una parola sulla premura che ebbe quando iniziammo le trattative per l'acquisto della « Casa di Carità » prossima Sede delle opere di Gesù Crocifisso.

L'idea gli piacque tanto da entusiasmarlo.

Valutò uomini e cose, giudicò opportuno che i Catechisti potessero avere una loro Casa e considerato il precedente sviluppo dell'opera di Gesù Crocifisso non esitò a stenderci in calce alla « circolare appello » il seguente preziosissimo autografo: « Visto il su esteso progetto, tendente a dar vita e stabilità alla scuola tenuta dagli ottimi Catechisti del SS. Crocifisso nei pressi della Chiesa Parrocchiale di N. S. della Pace, si approva e benedice di cuore col voto sincero che esso trovi molti e generosi benefattori acciò l'attuazione possa recar copiosi frutti di bene ».

Torino, 16 - IV - 1929

Giuseppe Card. Arcivescovo.

Tanta bontà, se da una parte ci commosse, dall'altra fu l'espressione chiarissima della volontà di Dio rispetto a noi e quindi ci accingemmo con coraggio all'ardua impresa.

Le trattative durarono poco più di un mese e quando il giorno 24 Maggio 1929 ci presentammo da S. Eminenza a fargli vedere l'esito delle pratiche e la pianta dello stabile per cui stavamo per impegnarci, la gioia si manifestò in tutta la sua veneranda persona e le sue parole furono di grande incitamento.

Non tralasceremo di dire che in quel giorno era quanto mai stanco, ricevendoci proprio nel momento in cui ritornava da un solenne pontificale alla Chiesa di Maria Ausiliatrice, quale apertura dei grandiosi festeggiamenti per la prossima beatificazione di D. Bosco.

E ci seguì in questi ultimi mesi e volle sempre essere informato di tutto, e per tutto ci diede sapientissime direttive.

Partì ultimamente per Roma ad assistere di persona al giubileo del Santo Padre, a cui per mezzo Suo facemmo pervenire i nostri omaggi di filiale devozione e di amorosa fedeltà.

Sentinella vigile del suo gregge, andò a riporre nelle mani di Pietro la consegna che, solo per ubbidienza, aveva ricevuto, comandato a Torino nel 1923.

Ritornato alla Sede delle sue quotidiane fatiche riprese il pesante fardello ma per pochi giorni.

Trascorse in serena letizia le mistiche gioie del S. Natale, assistette in quel giorno alle funzioni della Cattedrale e poi ritornò al suo tavolino di studio.

Vergò le ultime righe del suo lungo poema di lavoro per le anime e poi alle undici e mezzo di sera andò a riposarsi.

Quanto era stanco l'Eminente vegliardo!

* * *

Composto nel severo atteggiamento della morte che dava gran maestà alla venerata salma, lo rivedemmo lo stesso giorno … in quella medesima sala dove tante volte ci eravamo inginocchiati a riceverne la benedizione.

Le nostre labbra e più il nostro cuore non poterono dire parole di suffragio, ma bensì quelle di invocazione.

Erano le spoglie mortali di un santo!

Ma ci amò tanto in vita che volle amarci in morte.

E ci chiamò, noi, i suoi prediletti, a vegliarlo durante le ultime notti in cui rimaneva fra i suoi.

Quanti salutari pensieri e quanti ammonimenti ancora da quella bara!

Comprendemmo che se le sue labbra non ci avrebbero più mostrato in terra il mite e dolce sorriso, il suo spirito era ancora con noi e che la sua benedizione ancora ci avrebbe sorretti, guidati e confortati.

Ei volle che i suoi funerali fossero umilissimi, ma pur ottemperandosi ai suoi santi desideri furono quanto mai grandiosi!

Tutta Torino compatta in un cuor solo ed una anima sola fu attorno al suo Cardinale.

Principi, Autorità e Popolo confermarono col commosso cordoglio che era morto un santo, il loro Santo.

Ed ora riposa, o Padre, sotto le arcate della tua Chiesa che voleste degna di Dio e di Torino, e, mentre continua a te il pio pellegrinaggio dei tuoi figli, accogli ancora noi orfani e inesperti, e sostenendoci dall'alto, fa' che arriviamo alla meta che con mente ispirata ci additasti.