Cenni biografici

B50-A2

In occasione del decennio della morte di Fra Leopoldo Maria Musso dei Minori, si è pensato di presentare al pubblico brevi cenni del Servo di Dio e delle sue opere.

Nel che fare, i Catechisti del S.S. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata, che penetrarono alcuni dei segreti di quell'anima santa, intendono sottomettersi in tutto e per tutto ai Decreti d'ella S. Romana Chiesa, non intendendo in alcun modo, prevenirne il giudizio, nell'accennare a cose alte e sublimi che riguardano la santa vita di lui.

Terruggia, piccolo paese agricolo del bel Monferrato fecondo di Santi, è il fortunato nido dove sortì i natali Fra Leopoldo al secolo Luigi Musso.

Terruggia ( Monferrato )

Già avanzato negli anni Egli soleva parlare sovente ai Catechisti del suo paesello natio, della sua bella Parrocchia, che lo zelo del presente Prevosto D. Giuseppe Rota ha reso veramente abitazione meno indegna di Cristo Re, di cui il Morgari dipinse col suo magico pennello l'effigie sulla volta dell'altare maggiore.

Alle anime pie il luogo sacro in cui furono rigenerate alla grazia è sempre molto caro, perché rievoca loro i dolci ricordi dell'infanzia e le incancellabili impressioni della prima età.

Dal ricordo poi della casa paterna il buon Luigi non disgiungeva mai quello dei suoi cari genitori Giuseppe Musso e Maria Cavallone.

Casa paterna

Il padre lavorò per circa quarant'anni. in qualità di giardiniere presso un ricco possidente del paese, certo Luigi Noè.

Le virtù cristiane e l'esattezza nel compimento del dovere distinsero sempre quel modello di padre che seppe a giusto titolo meritarsi la fiducia del padrone.

La madre, donna esemplarmente pia, volle educare religiosamente i sei figli che Dio le aveva dati.

All'infanzia e alla fanciullezza di Luigi appartengono alcuni aneddoti semplici è vero, ma ricchi di pronostici santi.

Egli non aveva che tre o quattro anni, quando la mamma, occupata nei lavori di casa, e quindi nella necessità di essere libera da altre cure, diede al caro Luigi un libro contenente le immagini della Via Crucis.

Appena Egli ebbe qualche spiegazione su quelle rappresentazioni, tosto sentì grande compassione per Gesù sofferente, e nella ingenua vivacità della Sua fantasia, immaginò il modo di sollevarLo dalle sue pene.

Armato di un ago si mise a punzecchiane i manigoldi perché cessassero di far soffrire Gesù.

Intervenne allora la mamma per impedire che il libro venisse sciupato, ma non poté non ravvisare nel proprio bimbo i segni del Cielo.

Chi non vede già il novello araldo di Gesù Crocifisso, in Colui che fin dai primi albori della vita ebbe in cuore il desiderio di sollevare il suo appassionato Signore?

Emulo del suo angelico Santo Protettore, Luigi nel suo dodicesimo anno di età sopportò pur anche le busse di un malvagio compagno, piuttosto che cedere alle lusinghe del medesimo che lo tentava a commettere una colpa contro la più fulgida gemma; del suo cuore immacolato.

Compiuti i primi elementarissimi studi possibili al suo paesello e sbrigate le prime occupazioni a fianco della madre ormai vedova; bisognoso ed insieme amante del lavoro troviamo il nostro, Luigi a Vercelli, occupato in qualità di cuoco presso la nobile e religiosa famiglia dei Conti Arborio Mella.

Le persone tutte che ebbero relazione col Servo di Dio sono unanimi ad encomiare il suo amore al lavoro, la sua carità tutta conforme al S. Vangelo, il suo amore alla preghiera e alla ritiratezza; ne mancava giorno ch'Egli non si recasse a, visitare il suo Gesù, nel bel Duomo sempre caro e indimenticabile per ogni buon Vencellese.

Questo suo contegno raccolto e pio colpì profondamente il compianto e venerando Fratel Basilio per tanti anni Direttore delle Scuole Cristiane di Vercelli, che volle saperne il nome e la condizione e ne fu altamente edificato.

Ne solo gli uomini, attratti dalla sua pietà e dalla sua abnegazione, fermavano lo sguardo sopra di Lui, ma soprattutto Gesù e la Vergine SS. vegliavano costantemente sul Loro figlio di predilezione.

Si rileva dai suoi scritti che nel 1887 trovandosi ancora a Vercelli vide in visione la Vergine SS. in atteggiamento mestassimo che avvicinatasi gli disse con accento triste: " Ricordati di ciò che ha sofferto mio Figlio".

Era il primo abboccamento straordinario del nostro Luigi con il Cielo.

Nel 1889 trasferitosi a Torino, fu ricevuto sempre come cuoco dai Conti Caisotti di Chiusano, famiglia distintissima, presso la quale restò otto anni, lasciandovi il miglior ricordo di sé, come d'uomo attivo e veramente virtuoso.

Chiesa di S. Dalmazzo in Torino

I Conti di Chiusano, ogni anno nella stagione estiva, si recavano nel loro castello di Viale d'Asti conducendovi anche il nostro Luigi.

Nel castello suddetto, Egli vide in sogno Gesù Crocifisso e ai Suoi piedi, un'anima raccolta in fervorosa preghiera.

La visione sebbene di pochi momenti non si cancellò più dalla sua mente ed Egli stesso diede poi al pittore l'idea del quadro, la cui immagine stampata sul foglietto, ormai divenuto popolare, della "Divozione a Gesù Crocifisso", reca in basso le parole programmatiche: "Gesù Crocifisso all'umanità riconciliata".

Nel 1894 un mattino, per tempo mentre Luigi era in S. Dalmazzo di Torino sentì in cuore un desiderio immenso dì ricevere Gesù; ed appena la sua, brama fu soddisfatta trovandosi nel coro ai piedi del Crocifisso udì questo chiaro linguaggio: "Tra me e tè in avvenire ci sarà una grande intimità".

Parole semplici, ma quanta elevazione di Spirito in Dio esse non esprimono!

Gesù che si abbassa ad una Sua creatura come compagno a compagno, perché risponde ai Suoi desideri!

Da quel giorno Gesù prese la direzione dell'anima e della vita di Luigi, guidandolo come padre amoroso e suggerendogli le cose più atte a perfezionarlo.

Crocifisso di S. Dalmazzo

Una mattina nello stesso luogo mentre si sfogava in accenti affettuosissimi con il Suo Crocifisso Gesù ode la voce che gli dice:

"Va' a servire la S. Messa, non ti fare aspettare".

Come si vede la conversazione tra Gesù e il Suo Luigi ormai e delle più intime e delle più affettuose.

Essendosi Egli interamente abbandonato nelle mani di Dio, Iddio operava con Lui le più grandi meraviglie.

Nel 1897 Luigi ritornava a Terruggia, nella casa natia, vicino al piccolo orto un tempo palestra delle sue prime fatiche, perché la Mamma, sua ormai vecchia ed ammalata aveva bisogno delle sue cure.

Però Iddio, che per Sua maggior gloria voleva mettere a prova madre e figlio, permise che il nostro Luigi fosse colpito da polmonite, degente perciò nella camera attigua a quella della mamma sua, ridotto in sì gravi condizioni che il medico Dott. Fano disse agli uomini della Società Cattolica, che per turno l'assistevano: "Questa notte morrà: non c'è più speranza".

Allora Luigi chiese alla Madonna la grazia che la mamma non morisse senza la sua assistenza e tosto si addormentò.

Nel sonno vide avvicinarsi Maria SS. che teneva in braccio il Suo Figlio Gesù e ne sentì il seguente dolcissimo linguaggio: Alzati, la grazia della tua guarigione è fatta.

Poté così il giorno successivo riprendere le sue amorevoli cure alla mamma, fìnché un anno dopo, l'11 maggio 1900, essa spirava fra le sue braccia, dopo averlo benedetto, per l'ultima volta sulla, terrà.

Fu grande il suo dolore, ma il pensiero, che per lui era più che speranza, di saperla salva, diminuì non poco l'ambascia del Suo cuore.

Non gli restava quindi che ricorrere con più fiducia alla Mammina del Cielo che l'aveva tante volte consolato ed aiutato, perciò Egli si portò in divoto pellegrinaggio a Torino nel Santuario d'ella Consolata, tanto caro ai Torinesi, dove la Vergine SS. gli aveva preparato, da lungo tempo, la grazia più bella.

Luigi aveva sempre avuto grande desiderio. di farsi religioso, ma quando fu prostrato ai piedi della Consolata tale desiderio divenne imperioso.

Si recò allora al Santuario Convento di S. Antonio dal Rev. Padre Luigi Borgialli, Provinciale dei Minori, il quale avuta di Lui la migliore impressione, lo accettò Postulante; e il 18 gennaio 1901 tra il giubilo degli Angeli e la felicità dell'anima sua vestiva le sacre lane di S. Francesco d'Assisi assumendo il nome di Fra Leopoldo Maria.

Fra Leopoldo - La vestizione

Dopo il Noviziato fu mandato dalla obbedienza a S. Tommaso dove passò il rimanente della sua vita lavorando e pregando in ogni tempo e in ogni luogo.

Là fu a tutti esempio di pace ed eguaglianza di spirito inalterabile, di puntualità regolare a tutta prova, di pietà ferventissima, divotissimo del SS. Sacramento e di Maria SS.

La cucina, ecco il suo umile campo di lavoro che Egli compiva con volto ilare sempre, con sguardo al suo caro Crocifisso e a Maria SS.

Cucina del Convento di S. Tommaso

Nei suoi scritti leggiamo come non poche volte parlasse al suo Gesù, del suo impiego e della sua cucina!

E ne aveva dal medesimo incoraggiamenti a proseguire ed assicurazione che tesoreggiava di più in quell'umile lavoro che trascorrendo lunghe ore in alta contemplazione.

E nell'umile foresteria del convento il Servo di Dio si espandeva con i Catechisti in sante confidenze e li spronava a seguire in tutto le direttive dei Fratelli delle Scuole Cristiane.

Ma qual fosse poi la sua gioia quando compiti i suoi doveri poteva ritirarsi nella sua cella restandovi in dolci colloquio, ognuno lo può immaginare …

Chi ebbe la fortuna di leggere almeno una parte delle sante pagine scritte in quel luogo di pace e di riposo da Fra Leopoldo, sotto la dettatura obbligata di Gesù e di Maria SS., è spinto irresistibilmente ad esclamare : "In questa cella per più anni abitò il Cielo".

Ma non è tutto.

Fra Leopoldo la sera si portava alla Cappella di N. S. del S. Cuore in San Tommaso e si effondeva per ore ed ore con il suo caro Gesù e la sua Mamma Celeste.

E più volte accadde che il buon Fra Guido, Sagrestano, credendolo già da tempo a riposo, chiudesse a chiave la porta che dalla Sacristia dava, adito al Convento.

E allora come fare? Bussare? Dar a tutti a conoscere i segreti del suo Gesù contrariamente a quanto Egli stesso gli .aveva ingiunto?

Ma la Vergine SS. lo toglieva sempre dall'imbarazzo, venendo Essa stessa ad aprirgli la porta.

Porta della Sacrestia di S. Tommaso

Il buon Fra Leopoldo poté così continuare la pia pratica dell'adorazione notturna, pieno di riconoscenza verso la novella Sagrestana che tanta degnazione aveva per Lui.

Si legge nei suoi scritti che una volta la Vergine SS. lo fece attendere alquanto e non gli aprì se non dopo averlo rimproverato del ritardo posto nell'andare ai consueti colloqui con Lei e col Suo Divin Figlio e questo per sua colpa.

Dolce, ma severa Maestra!

Nel 1906 il Servo di Dio trovò appeso vicino alla sua cella un Crocifisso, che ora gelosamente si conserva, e dal quale Egli si sentiva irresistibilmente attratto.

Cella di Fra Leopoldo ( Convento di S. Tommaso )

Un giorno mentre si trovava a contemplarlo passò nel corridoio il Rev.do Padre Guardiano Fedele Provera di Mirabello e Fra Leopoldo fattosi coraggio gli disse che desiderava tanto quel caro Crocifisso.

Il Padre Guardiano glielo diede a condizione che la prima adorazione che avesse fatta innanzi a quella divota immagine fosse per. Lui.

A quella prima adorazione seguirono moltissime altre … alternate da conversazioni ineffabili tra Gesù Crocifisso, Maria SS. Immacolata ed il loro amato figliuolo, conversazioni che il divino Signore volle fossero accuratamente scritte di suo pugno, "perché - gli disse un giorno Gesù - queste cose non sono per te, ma per quelli che verranno ".

Crocifisso della Cella di Fra Leopoldo

Il Servo di Dio obbediente, affidò a diecine e diecine di pagine le parole di raccomandazione, di desiderio, di dolore del Suo Signore Gesù.

Scorrendo tali scritti si resta come incatenati e portati ad esclamare: "Quanto Gesù Crocifisso e Maria SS. amano gli uomini!".

Entriamo in questo mistico Sacrario per gustare un poco dell'infinita dolcezza che viene dal Cielo.

Molti di questi detti versano sulla "divozione alle cinque piaghe" ormai ovunque diffusa e praticata.

Gesù disse adunque a Fra Leopoldo: "Per la divozione alle cinque piaghe mi servo di Te … desidero che essa esca dall'ordine di S. Francesco.

Guardati di non venir meno".

E ancora : "Mi servo di Te per gettare il seme … Le anime che mi amano con la "divozione alle cinque piaghe", sono le mie predilette".

La brevità richiesta dalle presenti note, vieta di elencare tutte le relazioni di grazie ottenute mediante la pia pratica, molte delle quali già pubblicate sul nostro Bollettino, varrebbero a documentare come le parole di Gesù si siano per molti avverate.

Il 2 settembre 1908 Gesù disse a fra Leopoldo: "Dunque, ti piace essere il mio segretario?".

Amabile quanto meraviglioso, condiscendenza del Salvatore verso il Suo Servo fedele, nell'eleggerlo Suo Segretario d'amore!

Tale divino incarico viene seguito da quest'altro detto dello stesso anno, e fatto segnare al Servo di Dio: " Ricordati che gli errori sono Tuoi e la sapienza è Mia".

Qui occorre aggiungere che Fra Leopoldo aveva frequentato solo le prime classi elementari del suo paese e questo verso il 1856-57; sapeva quindi pochissimo di lettere e il suo scrivere era naturalmente conforme a questo suo difetto distruzione.

"A qualcuno parrà impossibile che un Dio si abbassi tanto", aveva fatto scrivere Gesù al Suo Segretario "eppure è cosi … se amo le anime candide, mi sta molto a cuore di vedere i peccatori far ritorno nelle mie immense braccia"

E l'8 maggio 1909 si legge: "Verrà il tempo in cui ai detti del Tuo Gesù, presteranno fede" e poi : "Il mondo è scomposto, non voglio che vada in sfacelo … L'ordine che sorgerà è per salvarlo".

A qualcuno nascerà, spontanea sul labbro la domanda: Come parlava Gesù a Fra Leopoldo?

Gesù stesso prevenne il Suo Servo e lo istruì con questi termini: "Se verrai interrogato su questo punto: come ti parla il tuo Gesù Crocifisso, se senti proprio la Sua voce risponderai: - Si, ti parlo con la Mia voce interna, e il Mio spirito si comunica con il tuo, che ai Miei ordini si piega".

Alle parole di Gesù soventissimo seguivano quelle amorose della SS. Vergine, specialmente quando si trovava in cella dinanzi alla Sua statua.

La sera del 15 agosto 1908 aveva chiesto ingenuamente alla Madonna: Chi farà credere a tanta roba fattami segnare?

Maria SS. rispose: "Saranno le opere".

E il 28 novembre dello stesso anno è ancora la Vergine SS. che lo assicura dell'importanza della Sua missione: "Un numero immenso, incalcolabile di anime andranno salve per questa, divozione e tu ne avrai il merito".

Tanta dovizia, di grazie Fra Leopoldo tenne nascosta colla maggior cura posoisibile fino alla sua morte, pur nutrendo il più grande amore, per l'Ordine di S. Francesco, che per somma bontà l'aveva ricevuto tra i suoi membri a circa cinquant'anni.

Leggiamo nei suoi scritti che un giorno Gesù gli disse: "Sono ora sette anni che sei in Religione, ed hai acquistato più meriti che in quarant'anni nel secolo".

Nel 1921 il Servo di Dio aveva ormai compiuta la sua missione e Maria SS. lo avvisò della prossima sua fine colle .seguenti parole: "La prima volta che cadrai ammalato, non ti alzerai più!".

Fece nell'agosto un'ultima visita alla. sua Terruggia, dove abitò presso la cugina Angela Cavallone, alla quale predisse la propria morte, che difatti avvenne pochi mesi dopo.

Un ultimo e delicato pensiero egli 'ebbe per la sua Mammina, come soleva chiamare la Vergine SS., della Cappella di S. Grato in Terruggia in cui si venera una bellissima statua di Maria SS. Ausiliatrice posta nella suddetta Cappella da Fra Leopoldo e ornata di fiori fatti dallo stesso Servo di Dio durante la sua ultima permanenza a Terruggia.

Camposanto di Torino Tomba dei Frati Minori

Ritornato a Torino riprese il suo ritmo di vita, che era per lui lavoro e preghiera preparandosi così a una santa morte.

Il 22 gennaio 1922 giorno della morte del Santo Padre Benedetto XV, col quale aveva avuto corrispondenza per ordine di Gesù Crocifisso, cadeva ammalato e la profezia della Madonna stava per avverarsi.

Il Direttore dei Fratelli delle Scuole Cristiane col quale egli aveva avuto in vita tanta intima e santa confidenza, lo visitò alla vigilia del suo transito e lo trovò rassegnato e tranquillo con gli occhi rivolti ad una Statuetta di Maria che Fra. Leopoldo aveva fatto mettere davanti a sé.

Le poche parole che l'infermo a fatica poté rivolgergli rivelarono l'abbandono e la fiducia sua in Dio e nella Madre Sua Santissima.

Il giorno successivo 27 gennaio alle ore 4 si chiudeva la, sua santa esistenza" sulla terra, per dar principio alla visione beatifica in cielo.

Il Rev. P. Guardiano che l'aveva assistito e gli aveva somministrato i SS. Sacramenti ebbe a dichiarare: "Ho assistito e visto morire centinaia di persone, ma una morte cosi edificante come questa non vidi mai".

Il funerale fu il trionfo del giusto e benché la neve cadesse abbondante, un corteo numerosissimo di persone di ogni condizione sociale vollero dimostrare l'immensa stima che avevano per lui.

Erano quelle stesse che già avevano ricorso a lui, sebbene poco colto, perché colle sue parole, sovente poverissime di lingua, li illuminasse e riscaldasse della luce e del calore del Cielo.

Dopo questi brevi cenni biografici, poco ancora si conoscerebbe il Servo di Dio se non si desse un rapido sguardo allo sviluppo delle Opere da lui ispirate e che sono la conferma della, sua Santità.

Nel che fare, salirà spontanea da ogni cuore la lode all'Altissimo che come sempre, si è servito di un umile Strumento per operare grandi meraviglie e confondere così la vana sapienza d'egli uomini del mondo disgiunta dal timor di Dio.