L'arte di educare

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Quando comincia

« Il giusto fiorirà, come la palma ».

1 - Già prima che il piccolo nasca, la mamma ed il babbo possono educarlo efficacemente mediante, la bontà, la preghiera, la pratica dell'igiene.

( v. N. Tommaseo: « Pensieri sull'educazione, 1865, Milano, p. 21 - G. B. Allaria: « Nozioni di puericoltura e di terapia pediatraca, 1931, Torino, p. 35 ).

2 - Quanto alle eredità cattive, che i figli traggono dai genitori, esse vanno combattute; poiché non bisogna credere che rendano impossibile l'educazione; è chiaramente accertato che pensino « figli di delinquenti, macchiati di tabe ereditaria, diventano buoni grazie a un'accurata educazione »1

Tutto ciò è confermato dalla Sacra Scrittura ( Ez 18,4ss e spec. Dt 30,15.16.19 ).

Certo, la mala eredità influisce spesso sul sistema nervoso: cagiona debolezze nella volontà, turbamenti nel governo dell'immaginazione e nella vita sensitiva, e indebolimento nei mezzi di adattamento all'ambiente ( De La Vaissière, op. cit. pp. 214 e 206 ); e perciò richiede più pazienza, rendendo più difficile l'educazione.

Par l'atavismo fisico, vale l'aiuto del Medico.

3. - In conclusione, ricordiamo che l'uomo può arricchire o impoverire di « talenti » i suoi nascituri.

Le poche verità che ho detto sono sommamente importanti, sia perché fanno comprendere sempre meglio quale sia il potere della bontà; sia perché mostrano quanto presto ed efficacemente comincia questo dovere dolce e difficile, l'educazione, talmente esteso, che coinvolge tutta la vita delle popolazioni presenti e future; e talmente profondo, che forma non solo l'uomo, ma il vero cristiano.

Mario Sancipriano.

Educatore e metodo

Lo studio sull'arte di educare, sia scientifico, sia dottrinale, forma sempre meglio lo spinto dell'Educatore, mettendolo in comunione spirituale con i grandi Educatori del passato, preservandolo dagli errori in cui caddero coloro che lo precedettero, indicandogli ciò che è conveniente per tutti, o quasi tutti i fanciulli non solo di uno ma di ogni tempo.

Nessuno, infatti, non vorrebbe praticare ancor oggi queste norme applicate in Persia 2400 anni or sono: « I fanciulli, i quali vanno alla scuola, si occupano ad imparare la giustizia » e « ( Gli Istitutori ) castigano anche chiunque trovino aver altrui ingiustamente accusato.

Tengono pure ragione su quel peccato, per cui gli uomini si odiano l'un l'altro sommamente, senza però citarsi in giudizio, che è l'ingratitudine ».

( Senofonte, « La Ciropedia », Milano, Bottoni, 182.8, pp. 7, 8. Trad. Regis ).

Ma l'educatore vero non è come un altoparlante, che grida, agli altri ciò che esso non sente; ma conserva una propria voce, una propria personalità; è sempre lui; ora più ragionatore; ora più ardente; ora più dolce; ora più severo; ora più facondo; ora più taciturno: asseconda tutte le buone sfumature del suo animo; e sorveglia l'animo dell'allievo per farlo consuonare col suo.

Egli possiede « lo spirito dell'educatore »; e rifoggia opportunamente le norme studiate, e altra ne deduce e ne crea, ordinando lui il « suo » metodo, secondo le esigenze della educazione particolare, che va attuando; e non dimentica tuttavia i giusti fini e mezzi generali, né indulge ai mezzi disonesti, per piccoli che siano.

M. S.

1 De La Vaissière. Psicologia pedagogica, 1921, Roma, p. 214.