Don Michele Rua

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Si può dire che è ignaro della vita che vive, chi non sa ancora che, in questo mondo sublunare meglio che subsolare, siamo tutti sottoposti all'alterna vicenda delle gioie e dei dolori. Fortunatamente, come dice anche Giuseppe Giusti, dal dolore, dal solo dolore nascono le grandi cose e sorgono i forti caratteri, come il fiore dalla spina.

E così, mentre noi piangiamo e suffraghiamoci anima intrepida ed eroica del P. Giuliani, già alunno delle nostre scuole di Torino, ci consola e rallegra l'introduzione della causa di Beatificazione di Don Michele Rua, altro nostro ex - alunno pure di Torino, della Scuola di Borgo Dora.

Dolce nella memoria ricordarlo scolaro buono, divoto, studioso; mentre Don Bosco, novello sacerdote, adempiva l'ufficio di Cappellano di quella scuola.

Il quale, ammirando il novo sistema, nell'opera educatrice dei Fratelli, imparò il Metodo Lasalliano dal Fratello Hervé de la Croix, primo Provinciale di Piemonte, con cui contrasse strettissima amicizia, tanto che a lui dedicò il suo primo lavoro letterario, un volumetto di Storia ecclesiastica, di cui comparvero poi varie edizioni, ma senza la preziosa ed amichevole dedica del Santo Fondatore dei Salesiani.

Ma come e dove s'incontrarono il Padre e il Figlio primogenito di quella nuova Famiglia, tanto benemerita della Religione e della Patria?

Era giorno di confessione alla Scuola dei Fratelli di Borgo Dora, ed erano venuti vari sacerdoti a darvi la loro opera santificatrice.

Michelino Rua, da pochi giorni allievo di detta Scuola, vedendo che i suoi compagni andavano di preferenza da un confessore, piuttosto che da altri, chiese al suo vicino: Chi confessa, lì ?

Don Bosco.

Chi è Don Bosco?

Va' anche tu da lui, e saprai chi è Don Bosco.

Vi andò; quelle due anime si conobbero, s'intesero e non si lasciarono più.

Non è a dire se il discepolo facesse meravigliosi progressi nelle vie dello spirito e nella direzione delle anime, sotto sì prudente e illuminato Maestro, tanto da divenirne poi il degno Successore.

Don Michele Rua serbò sempre affettuoso ricordo, dei suoi primi educatori, Fratello Basilio, Direttore delle Scuole Cristiane di Vercelli e Fratello Abbondo professore nel Collegio San Giuseppe di Torino.

Quando il primo veniva per il Capitolo annuale dei Direttori, Don Rua lo voleva a Valdocco seco a desinare, o, come diceva Don Bosco, a mangiar la minestra.

Inoltre, curò a tutte sue spese, la stampa del Manuale di Filotea, libro voluminoso del medesimo Basilio Andre.

E in morte dell'altro suo educatore Fratello Abbondo, non si restrinse alle solite condoglianze, ma venne egli stesso al Collegio San Giuseppe, a celebrarne i funerali con Messa di Trigesima.

Don Bosco, che vedeva nella chiarità della luce di Dio, preclare virtù di bontà, di prudenza e di retto sentire nel suo alter ego, lo andava preparando alla successione: lo volle quindi compagno, quando venne dal Superiore dei Fratelli a prendere le Regole di San Giovanni Battista De La Salle, per modellare su di esse la sua nuova Congregazione, e volle pure che intervenisse e firmasse il contratto, rogato dal Notaio Turvano, per l'acquisto del tenimento di Valsalice, proprietà dei Fratelli delle Scuole Cristiane.

E ora è giusto, che il Figlio primogenito della Famiglia partecipi alla glorificazione del Padre.

Qual gioia per noi, se la otterremo con le nostre preghiere; noi che siamo vissuti, e abbiamo parlato e conversato con entrambi!

Potremo così, con il nostro santo entusiasmo che dona la Fede, ringraziare Dio, d'aver conseguito ciò che si chiede nelle cinque Adorazioni a Gesù Crocifisso, cioè, che negli Ordini e nelle Congregazioni religiose germoglino molti Santi.

Fr. Norberto ( Postumo )