Fratel Muciano delle S. C. Anima interiore

B74-A7

Quale splendore di vita interiore in lui!

Per i famigliari della casa di San Berthuin, questo piccolo uomo, con le labbra sempre in movimento, che cammina a piccoli passi, le braccia modestamente incrociate sul petto: i cui occhi rimangono ostinatamente fissi al suolo, mentre che il rosario scorre fra le sue scarne dita; quest'uomo la cui fronte si piega sotto lo sforzo d'una intensa occupazione interiore è il « fratello che prega sempre ».

« Quel fratello che abbiamo incontrato, dicono i forestieri, è un Santo ».

Tra le persone che lo conoscono qualcuno l'ammira, altri passano indifferenti, qualcuno trova eccessiva quella preghiera continua che a loro pare incompatibile con le pratiche di zelo e d'apostolato.

Nessuno però oserebbe ribattere il giudizio spontaneo che ha sentito ripetere per la centesima volta: « Questo fratello è un Santo ».

Nel più stretto senso della parola, il fratel Muciano pregava sempre.

Nessun vuoto nella sua vita, nessun momento perduto.

Un minuto, un mezzo minuto, separano due occupazioni successive.

Allora è il posto per uno slancio del cuore, per una orazione giaculatoria; in fretta una o dieci « Ave Maria » così il momento non sarà « perduto ».

Se tale era la preghiera del fratel Muciano nei tempi che si possono consacrare al sollievo, quale industria essa acquisterà nelle ore consacrate dall'orario!

Qui sopratutto egli è avaro del suo tempo.

Segno di Croce entrando in cappella e profonda adorazione, sin dai primi istanti preparano la meditazione o contemplazione interiore.

Penetriamo negli atti di questa preghiera; fede, confidenza, amore, ringraziamento, confusione, dolore, riparazione, umiltà della creatura in presenza di Dio infinito; specialmente, unione alla preghiera di Gesù per la gloria del Padre e la salvezza del mondo, intercessione per i poveri peccatori e le anime sofferenti, desiderio ardente di perfezionamento personale, sentimento di carità pel prossimo, lunga enumerazione a cuore a cuore col Divino Amico, ricorso alla Vergine ch'egli chiama « Buona Madre », a San Giuseppe, agli angeli ai Santi.

Sapremo forse noi il segreto di quei pii colloqui?

Esso spiega tuttavia il contegno virile e umile del Fratel Muciano in cappella.

In lui, l'impero dello spirito sulla materia è così grande che durante un'ora e alle volte due nessun muscolo del corpo si è mosso.

Solamente il viso riflette il fervore e la diversità dei movimenti interiori.

Lo sguardo portato sin da principio verso il Tabernacolo vi si fissa alle volte per un tempo assai lungo: alle volte le pupille si chiudono come per meglio seguire la contemplazione; i lineamenti contratti nello sforzo iniziale d'attenzione, si scompongono presto e si fondono in qualche modo nella serenità, mentre che un leggero colorito alle gote, un sospiro, un'invocazione tradiscono le emozioni mistiche.

L'età e le austerità hanno inciso la sua figura d'asceta, fatto sporgere la larga fronte e la sua forte mascella, ma sopratutto l'abitudine del lungo e vivo colloquio interiore.

L'attenzione perseverante, la volontà sempre tesa, il fuoco bruciante di un amore estatico sono anzi sufficienti per consumare la beatitudine di quella faccia e non lasciarvi che la carne sufficiente per imprimervi le lunghe rughe della fronte, la piega delle tempia, i tratti vigorosi del sorriso.

La maschera tormentata e rude del fratel Muciano, irradiata di dolce serenità, il profilo angoloso, le gonfie vene, sono testimoni che la preghiera di quell'umile fu un lavoro intenso nel quale si spiegano tutte le energie dell'anima e che a pregare in quel modo il fratel Muciano si elevava alle sommità sovrumane alle quali arriva il vero eroismo.

Fratel Alphonse

Traduzione di A. Serra, Catechista ( Dal Bull. E. Ch. - Ott. 1932 )