La Pasqua delle tre encicliche

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S. Sede e Germania!

Gli accordi e i conflitti di queste due potenze riempiono gli annali del Medioevo e dell'età moderna.

Essi hanno raggiunto talora una grandezza epica.

Un monaco anglo - sassone, incoraggiato dai papi, va ad evangelizzare la Germania e l'opera sua d'apostolo e di martire è tutt'ora il fondamento della civiltà cristiana nella nazione tedesca.

L'episcopato cattolico trae ogni anno alla tomba di S. Bonifacio a Fulda, e vi tiene le sue conferenze per affermare nella fede di Roma i cattolici tedeschi contro le insidie dell'eresia e dell'empietà.

Gli Imperatori tedeschi rappresentavano idealmente il braccio difensore della cristianità, e tali furono un S. Enrico di Bamberga, e pochi altri, ma i più lottarono contro la Chiesa per stabilire la loro prepotenza cesarea come Ludovico il Bavaro, Federico Barbarossa, Enrico IV.

La più violenta lotta contro il Papato prese il suo inizio dalla Germania, quando un apostata agostiniano levò la fiaccola dell'odio, smanioso di disgregare e distruggere, e diede origine al Protestantesimo.

Lutero e i suoi consorti finirono di strappare alla Chiesa Cattolica i due terzi della Germania, ma un altro terzo restò fedele, precipuamente la Baviera, la Vestfaglia e la Renania, nei quali principati si operò la vera Riforma, cui contribuirono altresì grandi santi tedeschi, come il Dottore della Chiesa S. Pietro Canisio.

Nel secolo scorso Bismark levò una potente persecuzione contro il cattolicesimo con le famose « leggi di maggio » e quella campagna veniva camuffata con il titolo di « Kulturkampf » - lotta per la coltura.

Ma Bismark dovette anch'egli andare a Canossa, perché la difesa del Cattolicesimo sul terreno costituzionale e parlamentare era condotta da un Windthorst, da un mons. Ketteler e dal celebre - partito detto « il Centro ».

Il Centro aveva dato alla Germania il suo ultimo grande Cancelliere nel dr. Brùning, che venne pure in Italia, e fu accolto con grande ammirazione dal Governo e dal popolo italiano.

Ma le vicende politiche dovevano ben presto dar causa vinta al nazional - socialismo fondato da Adolfo Hitler, il quale divenne, dopo la morte di Hindemburg, il Presidente del Reich.

Le dottrine del nazional - socialismo erano in più punti divergenti dalla dottrina cattolica, ma A. Hitler, nel suo discorso - programma, ebbe a dichiarare che non intendeva punto fondare una religione nuova, e che egli riconosceva il cristianesimo positivo nelle due grandi confessioni storiche: la cattolica e la protestante, come la base della vita religiosa in Germania.

Rassicurata da questa dichiarazione, la S. Sede stipulò un Concordato che doveva assicurare alla Chiesa Cattolica in Germania la sua esistenza e la sua libertà.

Purtroppo i fatti non corrisposero alle speranze.

Il movimento paganeggiante scaturito dai postulati nazisti, crebbe, con manifesta protezione dell'autorità politica, ai danni della fede cristiana in Germania.

La S. Sede, dopo aver più volte protestato, e per vie diplomatiche e con allocuzioni pontifice, decise di rendere noto a tutto il mondo la condizione religiosa della Germania, con l'Enciclica uscita la Domenica di Passione, 14 Marzo 1937.

I. - Il Concordato del 1933.

Quest'Enciclica può dividersi in tre parti.

La prima lamenta le infrazioni al Concordato, la seconda è un'esposizione della dottrina cattolica genuina di fronte alle denegazioni e adulterazioni del neopaganesimo, la terza è un appello paterno alla gioventù, ai sacerdoti e ai religiosi, nonché ai fedeli laici.

Lo stile è solenne, vibrato, scultorio, contenuto però da grande moderazione.

Il Papa non vuole nessuna rottura, ma tenta le strenue vie della conciliazione.

Il Papa denuncia la sistematica violazione del Concordato da parte del Governo tedesco, mentre la S. Sede ebbe costantemente per norma la fedeltà agli accordi sanciti.

La verità di questa constatazione è sì sfolgorante che il Governo del Reich, oltre a vietare la pubblicazione dell'Enciclica, cominciava a rispondere con l'articolo ispirato d'un giornale ufficioso, in cui si sosteneva il diritto di violare i trattati quando mutano le condizioni, perché i trattati hanno solo valore « rebus sic stantibus ».

Ma quando si crede che le condizioni siano mutate, allora bisogna proporre all'altro contraente una modifica di mutua intesa dei trattati, denunziare il trattato alla tale scadenza, farne un altro o non farne più; non già esimersi in modo unilaterale dagli obblighi solennemente accettati.

Questo modo di procedere - dice il Papa - porterebbe a spegnere ogni fiducia e svalutare intrinsecamente ogni parola data, anche per l'avvenire.

Can. A. Vaudagnotti

( Continua )