Il maggio dedicato a Maria

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Il medesimo sentimento di pietà che ha ispirato ai fedeli di onorare Maria col triplice quotidiano saluto dell'Angelus, di consacrarle un giorno di ogni settimana, il sabato, di celebrare in suo onore varie Feste durante l'anno, ha pure ispirato di consacrarle un mese intero: il maggio, il mese dei fiori.

La divozione del Mese Mariano ha l'apparenza di recente istituzione, ma come tutte le divozioni della Chiesa Cattolica, è profondamente radicata nel passato.

Non è forse il libro sacro detto il « Cantico dei Cantici » - capolavoro di poesia orientale che la Chiesa non ha mai cessato di applicare a Maria - una splendida manifestazione dell'antico spirito ecclesiastico che associava il risveglio della natura?

« Jam hiems transiit …, flores apparuerunt in terra nostra …:

Già l'inverno è trascorso, il tempo piovoso è cessato, i fiori sono sbocciati nei nostri paesi … sorgi dunque, o Amica di Dio, e vieni ».

Così si esprime il libro sacro, e noi applicando queste parole alla Madre del Signore Le diciamo con tutto l'affetto del cuore:

« Sorgi, o Maria, e vieni a noi tuoi figli perché ti possiamo onorare;

vieni con l'immacolato tuo candore perché in esso ci vogliamo rispecchiare;

vieni con le eccelse tue virtù perché ci sia dato poterle imitare;

vieni con la Materna tua bontà, perché in essa noi possiamo confidare;

vieni con la potente tua intercessione, perché per essa ci vengano concessi più abbondanti i favori del Cielo ».

Coi primi fiori dunque, riconduca il Maggio numerosi figli ai piedi di Maria!

Il nostro labbro non si stanchi di ripetere le invocazioni e i cantici di lode in onore di Lei, e soprattutto le sante parole della Salutazione Angelica, di quell'augusta preghiera che contiene « una professione di Fede, una benedizione e un'invocazione ».

Nell'antico e universale costume dei popoli cristiani, il Pater noster non va quasi mai disgiunto dall'Ave Maria, come non deve mai andare, separata, nel nostro amore, la Vergine Santa dal Divin suo Figlio Gesù.

Separarli, sarebbe voler dimenticare che Iddio, facendosi uomo, non ha voluto esistere senza una Madre.

Di tutti i rapporti tra la donna e l'uomo, l'unico che il Figlio di Dio abbia voluto per sé è il rapporto della Maternità.

Scegliendo quindi per Madre quella creatura così privilegiata, le ha dato nell'opera della nostra salute una parte uguale a quella che Eva ebbe nella rovina del genere umano; da Eva la perdizione, da Maria la salvezza - ( Eva è il contrario di Ave ) - cosicché la Maternità spirituale della Madonna è nostro rifugio, nostra salute eterna.

Sono quelli soprattutto che vogliono distruggere la Fede nel Dio fatto uomo che più vivamente fanno guerra alla divozione verso Maria.

Ma che sarebbe della società umana se venisse a mancare il culto di Maria?

Esso ha un'importanza così grande per l'umanità, è talmente in armonia con tutte le vicende della vita dell'uomo, con tutti i bisogni del suo cuore, che sopprimerlo o semplicemente sminuirlo sarebbe lo stesso che inferire un colpo mortale a quanto vi è di più bello e di più attraente nella vita spirituale del popolo cattolico.

La divozione a Maria vivifica le anime, illumina le menti, rende semplici i grandi, esalta gli umili; agli ignoranti apre l'intelletto, ispira il genio, modera ogni eccesso, preserva da ogni scarto pericoloso, imprime al carattere purezza e dignità cristiana.

Lo sapevano questo i Santi …: crediamo ad essi che ne han fatta l'esperienza.

Il giorno di Pasqua, or non è un mese, il Sommo Pontefice Pio XI canonizzava tra il giubilo di tutto l'orbe cattolico tre gloriose figure di Santi: un martire, S. Andrea Bobòla; un apostolo, S. Giovanni Leonardi; un laico francescano, S. Salvatore da Horta.

Tutti e tre questi eroi della Chiesa hanno compiuto opere mirabili, lasciando di sé immortale memoria.

Ma a chi attribuivano essi il loro progresso nella santità interiore e il meraviglioso successo del loro apostolato tra le popolazioni per cui sono passati?

Alla Madre di Dio a cui si erano votati interamente e a cui professavano sincera e filiale devozione.

Il primo di essi, S. Andrea Bobòla, è stato definito un « cacciatore di anime ».

Quale la rete di cui si serviva per impadronirsi di tanti cuori traviati e portarli a Gesù?

La Vergine SS., che gli ottenne di convertire tanti peccatori, e di coronare la vita col Martirio.

Il secondo, S. Giovanni Leonardi, zelante sacerdote che tanto s'affaticò per preservare l'Italia dall'eresia luterana e per propagare la Fede cattolica nei paesi infedeli, dove attinse tanta forza e tanto ardore di apostolato, coronato da sì splendidi successi?

Dalla divozione a Maria, in onore della quale fondò una congregazione di sacerdoti detti appunto: Chierici regolari della Madre di Dio.

Il terzo, S. Salvatore da Horta umile Frate cercatore di Spagna, attribuiva alla Vergine Immacolata quella sua virtù particolare di attirare le folle che accorrevano da lui per essere confortate, soccorse nei loro bisogni e guarite dai loro mali.

Per mezzo di Maria operò strepitosi prodigi, seminò i miracoli sui suoi passi, conducendo le anime ad Jesum per Mariam.

Il mese di Maggio adunque ci sia di sprone a rinnovarci con novello fervore nella divozione alla nostra Madre celeste, ad imitazione di questi Santi che sono stati di Lei sì gran devoti.

I catechisti e gli zelatori in modo speciale sappiano coltivare questa santa devozione per ottenere da Maria, Regina degli Apostoli, i più abbondanti frutti nel loro quotidiano apostolato.

Tutti poi facciamoci una gloria speciale di essere devoti di Maria, per meritarci il suo validissimo Patrocinio in vita e più specialmente nell'ora della nostra morte.

Fr. Ernesto delle S. C.