L'assistenza Spirituale ai Soldati

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Il punto fondamentale dell'assistenza al soldato è sempre la partecipazione alla Santa Messa.

Accade spesso di vedere il soldato uscire dalla Messa con un'espressione più buona e più serena nel viso.

Grazie alla nuova educazione, molte volte, quando non v'è il Cappellano militare, è il soldato stesso che domanda al suo Ufficiale di poter assistere alla S. Messa o in qualche modo gli ricorda l'obbligo di condurvi tutto il Reparto.

Si conservano poi le fotografie delle Messe al Campo, come uno dei più bei ricordi della vita militare: e la più significativa di queste immagini è quella in cui i Superiori hanno ritratto i soldati inginocchiati a ricevere la Comunione.

Tutto ciò è facile quando v'è il Cappellano Militare, come normalmente accade in tempo di guerra; ma quando manca il Cappellano al Reggimento, è il giovane Ufficiale, è il Comandante che deve sentire l'obbligo di provvedere, in accordo con il più vicino Sacerdote, sempre che non intervenga una ragione che imponga la dispensa.

Lo sanno i giovani di Azione Cattolica quanto bene hanno potuto fare e quante semplici eppur grandi soddisfazioni hanno riportato da questa partecipazione all'Apostolato della Chiesa, sia al fianco del Cappellano, sia a fianco del Sacerdote Ordinario, che la Provvidenza fa quasi sempre trovare sul laborioso cammino del soldato.

Il secondo punto, molto facile quando vi sia un Cappellano militare sempre presente, come in tempo di guerra, è la Confessione e la Comunione del Soldato.

E non parlo della Comunione a Pasqua!

Quella ormai è normale e di tutti gli anni.

Parlo della Comunione frequente, quale viene suggerita dall'esempio dei compagni migliori e quale viene addirittura organizzata dal Cappellano, dopo la regolare Confessione, o - in mancanza del Cappellano - dai Giovani d'Azione, con i Sacerdoti del luogo.

Sarà sempre indimenticabile per me la Comunione che venne organizzata dai Giovani più devoti, in occasione della Festa dell'Immacolata Concezione, quand'ero Allievo Ufficiale a Modena.

Vi partecipammo numerosi: eravamo quasi il cinquanta per cento!

E ciò si dovette anche alla comprensione dei nostri diretti Superiori, che non si peritarono di preannunziare la manifestazione a tutto un reparto riunito!

Ne si potrà dimenticare il bell'esempio dato da vere masse di soldati, dopo l'azione dal giorno 21 al 24 Giugno, la guerra di cento ore: il nostro ottimo Cappellano, don Pivano, dovette chiamare alcuni suoi compagni che l'aiutassero a far presto e bene.

Per l'alto interessamento del Colonnello Francesco Gallarini, potemmo pure più di una volta ascoltare la Messa con tutto il Reggimento riunito, che è sempre una cerimonia di grande suggestione militare e religiosa.

Il terzo punto dell'assistenza al soldato è l'azione propriamente formativa.

Quanto è grande e bella la responsabilità di coloro che hanno un grado a cominciare dal Caporale!

Sarebbe assurdo se un comandante pretendesse, di far mirabilia con tutti i soldati che incontra e volesse tutti renderli perfetti; ma può sicuramente raggiungere lo scopo, se estende la sua azione particolarmente su quelli che dipendono direttamente da lui o che vivono in reparti strettamente vicini e collegati con il suo.

Il Comandante avvierà spesso i discorsi dei suoi uomini per una strada migliore, dirà egli stesso qualche parola sentita alla maniera dei « fervorini » religiosi, farà conoscere buoni giornali e buone letture e si opporrà a tutte le cattive parole.

Il camerata poi è veramente, un buon camerata, quando ricorda con la sua condotta e con la parola gli insegnamenti dei suoi Superiori, che hanno maggiormente a cuore la formazione dei loro soldati: e ufficiali e gregari tutti insieme lavoreranno, perché dalla vita militare il soldato - e l'ufficiale - riportino un effettivo miglioramento, che faccia di loro uomini veramente cristiani.

M. S.