Casa di Carità Arti e Mestieri

B107-A6

Scuola festiva e serale

A i nostri Giovani

Un errato concetto della vita e un falso sistema di vivere alterato agli occhi inesperti di tanta gioventù il valore del lavoro che la sapienza dell'immortale Leone XIII, il Papa degli operai, ha definito: « l'attività umana ordinata a provvedere ai bisogni della vita e specialmente alla sua conservazione ».

Scuotiamo pertanto da noi la polvere di subdole propagande e ricordiamo che quando accanto ad un tornio o al banco della morsa compiamo il nostro umile lavoro, siamo grandi quanto lo può essere un re seduto sul trono o lo scienziato che dalla cattedra della più celebre università svela la più sottile verità filosofica o dimostra l'opportunità e la praticità di una legge fisica o chimica.

Il lavoro è nobile e dignitoso in se stesso e non per quanto produce o per gli effetti che può portare.

Il lavoro è il potere di dominio delle cose che l'uomo ha ricevuto da Dio stesso quando nel paradiso terrestre fu collocato re e padrone dell'universo.

È ben vero che dopo la ribellione di Adamo, questo dominio gli costerà fatica e che il sudore bagnerà la sua fronte per lo sforzo della caduta natura, ma il valore del fatto umano del lavoro sarà sempre quello di un atto sovrano della creatura intelligente su l'essere irragionevole.

Quindi il lavoratore, tutti i lavoratori, hanno una dignità da difendere, una supremazia sul creato da far valere, un diritto di conquista da rivendicare.

Bando dunque ai pensieri che ci fanno parere il nostro lavoro come debilitante, degradante.

Piuttosto cerchiamo che il nostro lavoro sia sempre più un atto veramente umano e cioè che la forza del braccio sia sempre preceduta, accompagnata e seguita dalla nostra intelligenza.

In altre parole, procuriamo ognora di renderci ragione del nostro lavoro preparandoci con lo studio al nostro mestiere o professione.

Ma c'è di più e di meglio.

Non solo il lavoro è l'espressione della grandezza dell'uomo, ma lo è ancora del cristiano.

Se tale non fosse, il Figlio di Dio fattosi uomo non sarebbe stato operaio e umile fabbro.

In quell'oscura bottega di Nazaret il Re del cielo e della terra ha reso divino ciò che fino allora era stato umano, ha fatto meraviglioso ciò che era stato dignitoso, nobile quello che poteva parere plebeo.

Cristo ha redento col lavoro il lavoratore, e alla Sua scuola cadde il concetto pagano della vita dell'operaio che era schiavitù, e risorse il pensiero che ogni uomo è libero e dev'essere libero per il prezzo del riscatto dato dal Sangue del Redentore Divino.

Ogni nostra azione, anche la più umile e materiale, fatta in stato di grazia, è forza che nobilita tutto il nostro essere, anima e corpo, è sacro talismano che ci fa ricchi delle ricchezze di Dio, non solo facendoci dominatori delle cose e di noi stessi, ma altresì del Cielo che avremo riscattato unendo il nostro sudore a quello di Cristo, le nostre alle sue fatiche.

Giovani lavoratori, siete grandi: non profanate nel peccato la vostra dignità e grandezza.

Un Catechista.

Notizie scolastiche

Fra le tante spine che amareggiano la nostra terrena esistenza in questo periodo turbinoso della guerra, va segnalata tra le più pungenti quella di dover ridurre l'attività nostra apostolica, diretta a salvare le anime.

La grazia di Dio che ci ha guidato per tanti anni e per tante vie a sviluppare gradatamente la « Casa di Carità Arti e Mestieri », ci riempie il cuore di tale desiderio di bene e di zelo, che l'animo nostro è sempre teso verso i nostri cari giovani operai che vengono per avere aiuto intellettuale e morale.

Il dovere della preparazione delle lezioni e quello della correzione dei compiti con la ricerca degli accorgimenti didattici più acconci per la buona riuscita della scuola, è per tutti gli Insegnanti una palestra non meno ricercata e desiderata di quella che può essere il campo da giuoco per un tifoso di sport.

Prova ne sia che allorquando i bombardamenti terroristici su Torino, ripetendosi ininterrottamente ci obbligarono alla sospensione dei corsi serali e ridussero la nostra attività alla Scuola Festiva, sentimmo una stretta al cuore e con sacrificio ci adattammo alla situazione di guerra.

Tuttavia molto si è fatto e fatto bene alla festiva.

Gli allievi hanno superato per buona volontà ogni previsione e ci seguirono con entusiasmo, anche se, per premunirci di anticipati ordini di chiusura dei corsi, non abbiamo dato nel corso dell'anno che due soli giorni di vacanza.

Natale e Pasqua, le maggiori solennità della Chiesa e delle famiglie cristiane.

A qualcuno si dovette fare qualche iniezione di coraggio nelle domeniche di Aprile, poiché per il sole e la bellezza della verdeggiante natura era tutt'altro che portato a chiudersi fra quattro anguste pareti della Casa di Carità.

Furono ambito premio i voti ottenuti e risultanti sulle pagelle scolastiche che, consegnate dal nostro Direttore, meritarono le sue parole di elogio e d'incoraggiamento.

Dopo ciò si volle ancora tentare di vincere le difficili circostanze contingenti, iniziando un corso integrativo di addestramento in materie tecnico professionale.

Due Domeniche e due incursioni aeree ci sbandarono e costrinsero la Direzione a soprassedere sull'iniziata tornata di studi, anche per altri motivi di ordine regionale che impedivano ai giovani di provincia di recarsi senza pericolo a Torino.

Ed ora eccoci fermi, meglio, eccoci in posizione di partenza per ripigliare il lavoro e lo studio appena appena la nuvolaglia stia per dissiparsi.

Così scrisse il Direttore sulla circolare di Luglio diretta agli allievi, mentre presentava la medesima come la voce della Scuola che invita a cose buone e a cose alte.

Accogliamo tali raccomandazioni con la consueta applicazione e non tralasciamo di tenerci aggiornati nel ripasso delle varie materie, in modo che la ripresa sia facile e di pronto rendimento.

E non si pensi che il nostro sforzo debba solo tendere alla coltura, ma sopratutto valorizziamo in noi i valori spirituali che alla « Casa di Carità Arti e Mestieri » ci furono posti sul candelabro come gli unici solo eterni veri, senza cui tutto il resto è vanità.

Ricordiamo la parola del Salvatore che ci avverte: « Che vale all'uomo guadagnar tutto il mondo, se poi perde l'anima sua? ».

Tutte le opere di Gesù Crocifisso e di Maria SS. Immacolata vivono solo con la carità delle anime buone.

Però, per ottemperare a un esplicito ordine manifestato da Fra Leopoldo nei suoi scritti, le offerte non vengono pubblicate sul Bollettino pur ricevendole sempre con molta riconoscenza.

Il nome dei Benefattori resta così solo scritto e conosciuto in Cielo.