Il Crocifisso tesoro dell'umanità

B109-A3

( Seguito - vedi num. precedente )

San Filippo Benizi.

L'Ordine religioso dei Servi di Maria, dalla stessa Beata Vergine voluto e istituito per opera dei sette Santi Fondatori nel 1233, andava faticosamente formandosi nella Chiesa, quando Iddio, che veglia amorosamente sulle opere sue, gli inviò colui che doveva esserne il definitivo organizzatore, l'ammirabile propagatore e l'invitto difensore.

Egli è S. Filippo Benizi, nato da illustre famiglia fiorentina e addottoratosi in medicina nel 1253 all'Università di Padova.

L'opera a cui era destinato era sublime e ardua; gli occorrevano doti e virtù speciali, grazie e aiuti particolari …, ed egli attinse tutto da Gesù Crocifisso che per lui era il suo « Libro », il suo « Rifugio », il suo « Tesoro ».

Ancora giovane studente, andava sovente a prostrarsi; dinanzi al miracoloso Crocifisso che aveva parlato già a S. Giovanni Gualberto, attingendovi lumi, direzione e fervore nella pratica del bene.

Più tardi, nel Venerdì Santo del 1254, stando in preghiera dinanzi al Crocifisso di S. Romolo alla Badia di Fiesole, sentì dalle labbra stesse di Gesù questo divino comando che gli determinava la vocazione religiosa: « Va, Filippo, sull'alta montagna, ai Servi di mia Madre e farai cosa gradita a Dio ».

La Vergine Addolorata fece eco a queste parole ripetendo in una particolare apparizione al suo devotissimo servitore: « Va, Filippo, senza indugio dai Servi miei ».

E in quest'Ordine religioso che professa speciale devozione al Divin Crocifisso e ai Dolori di Maria, Filippo Benizi praticò ogni sorta di virtù, specialmente la più austera penitenza e la più profonda umiltà, operò il più gran bene predicando ai popoli, pacificando città e paesi, salvando anime e guarendo ogni sorta d'infermità.

Divenuto Superiore Generale del suo Ordine l'organizzò in modo che fosse nella Chiesa cattolica l'araldo della Divozione a Gesù Crocifisso e alla Vergine Addolorata, lo protesse e difese contro i nemici che ne tramavano la rovina e lo propagò mirabilmente oltre che in Italia, in Francia, in Germania e in altre regioni d'Europa.

« Vado al mio tesoro ».

Da Gesù Crocifisso Filippo Benizi attingeva ogni grazia, si riprometteva ogni successo, otteneva ogni prodigio.

Un giorno incontra un lebbroso quasi nudo per la campagna; non ha denari per fargli l'elemosina … e allora, levatasi la flanella che porta sotto l'abito religioso, gliela dona in nome di Gesù Crocifisso.

Il lebbroso l'indossa e all'istante è risanato.

In tempo di carestia Filippo e i Suoi religiosi di Arezzo che l'ospitano restano un giorno senza pane e non hanno di che sfamarsi.

Il Santo ricorre con fiducia a Gesù Crocifisso suo tesoro, che gli manda prodigiosamente una copiosa provvista di pane bianchissimo e delizioso.

Predicando poi a Forlì, cui cercava di pacificare, Filippo viene assalito durante la predica da un gruppo di ribelli, uno dei quali chiamato Pellegrino Laziosi lo percuote ripetutamente sulla faccia.

Il Santo predicatore perdona generosamente a quegli empi e raccomanda in modo speciale a Gesù Crocifisso colui che l'ha villanamente schiaffeggiato.

Questi, tocco da una grazia straordinaria, chiede perdono al Santo, fa umile e pubblica riparazione del suo peccato e domanda istantemente di essere accolto tra i Servi di Maria.

Viene esaudito, ed entrato nell'Ordine, vi mena una vita così santa da meritarsi dopo la morte gli onori dell'altare, e in vita i più segnalati favori da Gesù Crocifisso, che gli guarisce miracolosamente le piaghe venutegli sulle gambe con l'avanzare nell'età.

« Datemi il mio Libro! ».

Tutta la vita di S. Filippo Benizi è un inno al Divin Crocifisso, talmente che egli può esclamare come S. Paolo: « Con Cristo sono confitto alla croce ».

Negli ultimi istanti di sua vita, dopo aver ricevuto i Sacramenti della Chiesa, il Santo si raccoglie in profonda meditazione.

A un tratto si scuote e dice agli astanti: « Dov'è il mio Libro? Chi mi ha preso il mio Libro? Datemelo quel Libro tanto amato ».

Tutti si danno d'attorno per dargli quel libro che tanto desidera.

Ma per quante specie di libri gli offrano, egli ripete sempre: « Non è questo il libro che domando ».

Uno dei suoi più intimi discepoli, il B. Ubaldo Adimari, intuendo ad un tratto ciò che il Santo moribondo desiderava, gli presentò un piccolo Crocifisso.

San Filippo allora baciandolo con trasporto d'amore esclamò: « Sì, questo è il mio libro in cui ho sempre letto l'amore del mio Dio verso di me.

Leggetelo anche voi, fratelli miei, meditatelo quotidianamente e imparerete davvero la scienza dei santi ».

E nel bacio del Crocifisso spirò in pace il 22 Agosto 1285, glorificato dopo morte da strepitosi miracoli.

Sappiamo ancor noi leggere nel Divin Crocifisso i motivi per cui dobbiamo amarlo con tutto il cuore e attingere da Lui tesori di vita eterna.

Fr. Ernesto