Un po' di Storia …

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- Che cos'è la Casa di Carità?

- Ecco una domanda che alcuni potranno farsi appena avranno fra le mani questa pubblicazione.

- Da dove è venuta? Che cosa si propone?

- Ecco: è una storia molto breve.

- Nel 1925 in quel di Torino, nel rione della Barriera di Milano, dalla collaborazione fra un gruppo di pionieri e un nucleo di operai che frequentavano la parrocchia di N. S. della Pace è sorta la Casa di Carità.

- Da qualche anno si era sviluppato, per merito dei Fratelli delle Scuole Cristiane e per ispirazione del Servo di Dio Fra Leopoldo, l'Istituto Arti e Mestieri, sorto con l'intendimento di istruire e formare i figli degli operai per mezzo dei figli di San Giovanni Battista de la Salle.

Una scuola operaia

- Applicare questi intendimenti, non solo ai figli degli operai, ma agli operai stessi, cioè ai padri, fu la prima idea che portò all'attuazione di un'altra Scuola Professionale: la Casa di Carità Arti e Mestieri, che per il suo carattere specifico si conservasse gratuita.

- Ed ecco sorgere una … potente Scuola Festiva con 35 allievi e 2 insegnanti.

- Dire le difficoltà, gli entusiasmi, la pazienza, gli accorgimenti, le rinunzie, che una tale istituzione, perfetta nell'idea, ma lontana dalla meta, dovette incontrare e subire è inutile: ciascuno se lo può immaginare.

- Bisognava trovare aule, banchi, lavagne attrezzature, allievi, ma sopratutto insegnanti.

- L'abnegazione dei primi maestri si avvicinò all'eroismo e la volontà dei primi discepoli non è sufficiente chiamarla ferrea.

- Alcuni anni più tardi i muri del recinto parrocchiale divennero pareti per altre aule.

- Alla Scuola Festiva si aggiungeva la Scuola Serale, già in funzione presso i Fratelli in Via delle Rosine sin dal 1920.

- La Casa di Carità camminava verso il suo avvenire.

- Erano poi una novità per Torino certe premiazioni solenni alla fine dell'anno scolastico: cortili pavesati a festa, gremiti di popolo, animati da una banda.

Nel punto più in vista un palco.

- Ad un certo momento, dopo il discorsetto di un allievo un poco spavaldo, e molto imbrogliato, si faceva la chiamata dei premiati.

Giovanotti, uomini maturi, salivano con titubanza i gradini per ricevere dalle mani del loro principale il sognato diploma, un premio, una lode, una stretta di mano che li faceva rivivere e piangere di gioia.

- La collaborazione delle classi sociali, problema politico di grande attualità, veniva attuato nella nostra scuola e dava i suoi frutti.

- Migliorare le condizioni della vita della classe operaia, tecnicamente e moralmente, far comprendere i problemi degli operai ai datori di lavoro, interessarli, soddisfarli entrambi.

Il Comitato industriale

- Ricordiamo alla svelta alcuni nomi che hanno voluto accettare il compito di aiutare efficacemente la Scuola.

Dietro a questi nomi stanno le Industrie potenti e fiorenti che onorano Torino e l'Italia, stanno le istituzioni cittadine: Albesiano, Alghisi, Arborio Mella, Balloco, Bachella, Beccaria, Bigotti, Bertino, Blasiet, Bertolone, Brezzi, Buffa di Perrero, Callobiani, Casalotto, Cocito, Destefanis, Granatelli, Guelfo, Luparia, Margary, Musso, Marino, Monti, Nalesso, Nissia, Pellò, Pratella, Porino, Rasetti, Rava, Savio, Scuero, Taccone, Zanone,

Eloquenza di cifre

- Quando poi, davanti ai cancelli delle loro officine, negli spogliatoi, durante gli intervalli destinati ai pasti, gli operai diffondevano tra gli operai la notizia di una scuola così e così, solo per loro, anziani, il segretario doveva mettersi le mani nei capelli, perché le iscrizioni salivano in modo allarmante.

- Dal primo nucleo del 1926 di 60 allievi si salì, grado grado fino a 273 del 1930.

- La Scuola dovette trasferirsi; si acquistò dunque con immenso sacrificio la casa di Via Soana angolo Via Feletto, un modestissimo edificio costruito per l'abitazione di famiglie operaie.

In esso, fatti i necessari adattamenti, i nuovi venuti credettero di toccare il cielo col dito, vedendosi in casa propria ed in locali riservati proprio solo per loro.

Ma ben presto si accorsero che lo sviluppo della Scuola aveva un ritmo assai superiore a quello previsto.

Ecco le statistiche:

- Il 1931 segna 370 allievi e la parabola ascendente continua negli anni successivi si porta a 590, poi 790, indi 914 … per determinare la media di 659 allievi nei nove anni 1931 -1939.

- Ricominciarono i guai, dovuti all'assoluta insufficienza dei locali, che ogni anno costringeva a respingere numerose domande di iscrizione e più ancora alla irrazionalità dei locali, che se avrebbero potuto rendere un buon servizio all'epoca dell'acquisto, costituivano ormai un vero supplizio nello stadio attuale della Scuola.

- La guerra, i bombardamenti e gli sfollamenti riducono la scolastica famiglia per diversi anni, difatti ai 703 iscritti del 1940 stanno i 172 del 1943 e 265 del 1944, per risalire ben presto a 694 e 637 negli ultimi due anni 1945 e 1946.

- Finalmente si ebbe il recente esperimento, che sembra avviato ad un esito lusinghiero: quello delle Sezioni della Casa di Carità fuori Torino; esse sono nate dalle esigenze dello sfollamento che ha trasferito allievi ed insegnanti a cui sembrava di non poter restare oziosi in attesa della futura sede.

- Le richieste di Alpignano, Castiglione Torinese, Grugliasco, Ivrea, Leinì, Mathi, None, Pianezza, Poirino, Revigliasco, Santena, Settimo, hanno avuto eco favorevole ed attualmente sono altri 300 iscritti che si preparano per conseguire il diploma della Casa di Carità.

Nuovi ideali

- Ed ora? in vista di una sicura ripresa, dopo la parentesi sanguinosa non servono più le aule, i laboratori, le officine, i gabinetti di esperienza attrezzati nella vecchia sede di Via Soana: occorrono a nuove esigenze nuove forze, a nuove idee più recenti realizzazioni.

- La Casa di Carità Arti e Mestieri avrà ora la sua nuova sede costruita appositamente per soddisfare alle esigenze dell'istruzione operaia.

Le offerte vanno in buone mani e spese in fiore di carità secondo il Cuor di Dio.

Fra Leopoldo

Non lamento, ma azione, è il precetto dell'ora.

Pio XII

La vecchia e angusta Sede di Via Feletto