Una scuola che è una casa

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Senza dubbio la famiglia gode di un primato sulla scuola.

Quando si vuole lodare una scuola, un reparto militare, una comunità, si ricorre al paragone: « È una famiglia »!

Un buon capitano è « un padre »; ma, incontrovertibilmente un padre di numerosa famiglia non potrà mai esser definito … un capitano, senza muovere al riso.

È per questo che la pedagogia americana ( sulle orme delle nostre stesse migliori tradizioni umanistiche, dalla « Giocosa » di Vittorino da Feltre e dalle Scuole di S. Filippo Neri e di S. Giovanni Battista de La Salle fino ad oggi ) si studia di togliere via dall'ambiente scolastico tutto ciò che ha sapore eccessivo di imposizione extra - famigliare.

La famiglia, solo la famiglia, è l'istituto naturalmente atto a compiere la funzione educativa.

Nella famiglia, il cui carattere religioso è remoto e profondo, come le sue stesse radici nella preistoria umana, Dio si comunica in modo più originario e diretto.

S. Agostino escludeva che vi fosse altro Maestro fuorché il Verbo ( posizione che si ritrova poi moderata in San Tommaso ); ma nessuno ha potuto mai escludere che vi sia, nella famiglia, un padre, la cui autorità è la prima immagine dell'autorità stessa di Dio.

È perciò che oggi assistiamo, con vero sgomento, alla profanazione dei valori famigliari.

La Società ha il suo primo e vero modello nell'istituto famigliare: se questo si dissacra ( divorzio ), se questo si scompagina ( allentamento dell'autorità dei genitori ), la società stessa finirà per dissacrarsi e scompaginarsi.

Ritorniamo - mediante la stampa, mediante i cinematografi, mediante le scuole, mediante l'assistenza medica e legale - ritorniamo, dunque, al focolare domestico.

Non sarà più la fiamma, che splende fra due alari di bronzo, a darci il simbolo dell'unità della casa.

Oggi sarà l'accuratezza dell'arredamento, sarà il bottone elettrico ben lucidato sulla targa che reca il nostro nome - o il nome del padre - sarà la pietra della soglia logorata dal piede dei nostri avi, saranno infiniti altri particolari, che ci diranno esser quivi la pace del cuore e la felicità che andavamo cercando lontano, dove non può trovarsi, perché la felicità è sempre vicina.

Il Vives, un grande pensatore cristiano del Cinquecento, osserva che la natura ci ha dato i mezzi necessari al nostro sostentamento ponendoli sempre in luogo abbastanza accessibile.

Se qualcosa è lontana e difficilmente arrivabile, non giova alla nostra natura!

Ritorniamo al focolare, anche se vi si accede a prezzo di qualche rinuncia: esso è lì, a breve passo da noi, vicino al nostro desiderio.

Nel nome di « Casa di Carità Arti e Mestieri » è un programma e un appello.

È una scuola, che e una casa: è una scuola che non distoglie, ma rieduca alla casa, a quell'intimità che i Tedeschi chiamano con un nome che non suona « patria » e non suona « famiglia »; ma raccoglie le dolcezze dell'una e dell'altra espressione; come quando il viandante della vita esclama con un sospiro: « Ich habe keine Heimat mehr! » che si può rendere nell'espressione italiana « Non ho più un'intimità famigliare ».

Ma « Heimat » ( come il sentimento che vi corrisponde ) è intraducibile.

Prof. M. S.