Alla luce di Gesù Crocifisso

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In un umile tabernacolo di montagna sulle pendici del Monte Rosa c'è un Crocifisso con questa iscrizione: Io sono la luce del mondo.

Una tale iscrizione accanto al Crocifisso non è consueta, eppure non potrebbe essere più adatta.

È assai comune considerare Gesù come il Maestro perché tutto il Vangelo è un'affermazione in questo senso e Gesù stesso ci ha ammoniti: « uno solo è il vostro maestro: Cristo, e voi siete tutti fratelli ».

Ma troppo poco si ricorda che la cattedra di questo Maestro è la croce e che dalla croce Egli irradia gli insegnamenti più sublimi e più efficaci.

Eppure i più grandi problemi della vita si possono risolvere soltanto alla luce del Crocifisso e nessuno è interiormente illuminato e confortato finché non abbia imparato ad ascoltare le lezioni di questo incomparabile Maestro.

Quando S. Tommaso d'Aquino dichiarava di aver attinto la sua scienza dal Crocifisso ( e non è stato proprio il Crocifisso a dirgli: hai scritto bene di me, Tommaso? ), quando S. Bonaventura, S. Filippo Benizzi e molti altri con loro consideravano il Crocifisso il loro libro, non facevano certamente della retorica, ma rivelavano veramente la scuola a cui si erano formati e la sorgente della loro vita interiore.

Dalla Croce Gesù parla al cuore di ciascuno che lo voglia ascoltare e senza strepito di parole gli comunica la vera sapienza.

Dalla Croce Egli rivela i misteri più sublimi e comunica la carità più ardente.

C'è troppo rumore di parole in questo mondo e troppo luccichio di frasi vuote.

Gli errori annidati dovunque, gli scopi reconditi e interessati di tanta propaganda, hanno, resi scettici e diffidenti gli uomini.

La profonda miseria spirituale degli spiriti li ha resi duri a credere e a comprendere le verità più belle, troppo lontane dal livello ordinario dei loro pensieri.

Essi hanno bisogno di constatare dei fatti inoppugnabili che non ammettano dubbi e li trascinino all'azione.

Per questo Gesù ha incominciato a fare e poi ad insegnare ed i suoi insegnamenti non sono che l'espressione della sua vita.

L'eloquenza del Crocifisso è l'eloquenza dei fatti.

E di quali fatti! Essa, unitamente ad una grazia misteriosa e potente, commuove l'uomo e lo trasforma.

Alla luce del Crocifisso i valori della vita si ricompongono nel loro ordine dentro allo spirito offuscato dalla colpa.

L'uomo che con tanta leggerezza viola la legge di Dio e si duole unicamente dell'amara sanzione che accompagna ogni peccato, si accorge di aver commesso un male ben più grande di quanto avesse immaginato.

Egli inorridisce scoprendo la gravita dell'offesa fatta a Dio e quanto più medita il Crocifisso tanto più si immerge in una genuina e sincera penitenza che fa riacquistare all'anima sua la purezza perduta.

A quest'anima svincolata dai legami del male e sgombrata dalla caligine Iddio dona la sua luce ed essa scopre la bontà e la misericordia di Dio.

Amore e misericordia di Dio sono concetti astratti finché Egli stesso non ne abbia data la sapienza intima.

Attraverso l'eccesso del Calvario l'uomo penetra con meraviglia nei misteri di Dio e impara che Dio è amore, che questo amore è senza limiti ed è la natura stessa di Dio.

Allora comprende le parole dette da Gesù a Niccodemo: « Così Iddio ha amato il mondo ».

E poi si avvede che questo amore non è astratto e generico, ma personale, rivolto individualmente a ciascun uomo e allora capisce e fa proprio il grido di S. Paolo: « Ha amato me e ha dato se stesso per me ».

Un'immensa vergogna della sua ingratitudine, un potente bisogno di riamare questo Dio d'amore e di testimoniarglielo con tutta la sua vita si impadroniscono di lui: O bontà ineffabile, o bellezza così antica e sempre nuova, perché così tardi ti ho conosciuta?

Oh che neppure un giorno di quanti mi restano non sia a te consacrato!

Ma poi vengono i giorni della prova, quando la sofferenza, inseparabile compagna degli esuli in questa valle di lacrime, si fa più acuta, diventa quasi intollerabile e allora più che mai è indispensabile meditare il Crocifisso.

Quando il Cielo sembra chiuso e l'anima propria un deserto senza echi; quando l'ingiustizia ci sconvolge e la difficoltà ci opprime bisogna interrogare il Crocifisso con maggiore insistenza.

Allora prenderanno rilievo le estreme parole di Gesù: « Padre, perdona loro … Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? … Ho sete ».

Quali prove non possono essere superate alla luce del Crocifisso?

Anche la morte si addolcisce quando la si accoglie baciando il Crocifisso e affidando a Lui la propria vita come Egli la affidò al Padre suo.

Chi scruta a fondo il Crocifisso e da Lui attinge la grazia diventa più che vincitore di tutte le prove.

Chi non si sente umiliato della propria debolezza di fronte alla serena fortezza di Cristo in Croce?

Chi non impara ad apprezzare la preziosità dei patimenti e non brama di dar compimento nella propria carne a quanto manca ai patimenti di Cristo, in favore della Chiesa?

Allora si bandisce ogni viltà e si ritempra il coraggio, si accende lo zelo e si concepiscono propositi magnanimi e generosi.

Nessun oggetto quanto il Crocifisso mette in luce lo stile di Dio, che è liberale, generoso, grande oltre ogni limite, il quale ha amato senza termini, ha perdonato senza eccezioni, ha espiato con estrema sovrabbondanza, ha dato senza misura, ha impresso in tutte le sue opere il segno dell'infinito.

E nessun contrasto è più stridente con la grettezza dell'uomo, la sua miseria, le sue esitazioni, la sua freddezza.

Ai piedi del Crocifisso si impara ad amare senza misura.

Da Gesù Crocifisso si attinge quell'amore che è forte come la morte, implacabile come l'inferno, che nessuna fiumana vale ad estinguere e che su tutte le manifestazioni della vita imprime il suo sigillo.

Mai come oggi è stato necessario meditare Gesù Crocifisso.

Gli uomini, disorientati da tante false dottrine, sfiduciati dal tragico fallimento di costruzioni in cui avevano confidato e che parevano granitiche, scandalizzati e stravolti da cosi largo disprezzo della vita umana e da crudeltà feroci hanno bisogno di rientrare in sé, di deporre il loro scetticismo ed i loro errori.

Ai piedi del Crocifisso impareranno quanto vale un uomo, se Dio lo ha riscattato con tutto il suo Sangue; che tutto è stato fatto per l'uomo e che dunque tutto deve essere subordinato al bene della persona umana.

Da Cristo, pontefice di beni futuri, il quale per mezzo del suo Sangue ci ha procurato una redenzione eterna, impareranno che la vita presente non può offrire il bene che essi cercano, ma è solo una preparazione alla vera vita ed è necessariamente tribolazione perché vi è entrata la colpa, ma questa tribolazione non è una cieca fatalità, anzi ha un fine ben preciso ed è preziosissima.

Volgano adunque gli uomini Io sguardo a Colui che hanno trafitto e da Lui attingeranno la completa redenzione di tutti i loro mali ed ogni vero bene per la vita eterna.