Le ultime ore del Fratel Teodoreto

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Il Fratel Teodoreto morì nel vano centrale, delimitato da tramezzi, a sinistra di chi entra nell'infermeria destinata ai Fratelli, nel Collegio San Giuseppe.

Fui presente alle ultime ore. Erano con me, fino a circa l'una a.m. del 13 maggio, tre catechisti: Conti, Cesone, Sales.

Rimase un anziano: Solero.

Di quando in quando si tratteneva, più o meno a lungo, a seconda delle necessità, l'infermiere del Collegio.

Poco prima del transito fu chiamato, ed accorse subito, il Fratel Cecilio, nuovo assessore generale dell'Unione.

Mi ero recato al capezzale dell'infermo verso le 20 del 12 maggio, mercoledì. Non me ne allontanai più.

Il Fratel Teodoreto giaceva nel suo letto di dolore, con la parte destra del corpo resa immobile dalla paralisi, che l'aveva colpito il sabato precedente, 8 maggio.

Il braccio sinistro, con un movimento quasi meccanico, forse inconscio, alzava continuamente la mano sinistra sulla fronte, abbassandola poi sulla guancia per ridistenderla infine lungo il corpo.

Qualche volta la mano sinistra prendeva la destra all'altezza del polso e la spostava di poco.

Erano ormai più di tre giorni che il male si manteneva stazionario.

A volte pareva che qualche cosa di ciò che gli veniva detto gli risvegliasse in mente un barlume di conoscenza.

Sopra tutto durante la recita del Santo Rosario, all'inizio di ogni Ave Maria, volgeva lo sguardo verso il P. Piombino, suo direttore spirituale, giunto dopo cena e trattenutosi a guidare quella recita.

Poco prima della mezzanotte si incominciò a notare un rallentamento nel movimento quasi ritmico ed incessante del braccio sinistro.

Si notò pure che le mani andavano raggelandosi rapidamente.

Verso le 2,30 a.m. il braccio sinistro si fermò rimanendo inerte, mentre il respiro diventava sempre più superficiale e faticoso.

Pure il movimento del costato andava facendosi sempre più faticoso e si riduceva progressivamente di ampiezza.

Col progredire della paralisi il movimento respiratorio si ridusse a un doloroso ritmico sollevarsi della spalla destra.

Verso le ore 3,15 a. m. furono emessi dal morente due forti suoni inarticolati, come di chi sia chiuso senza scampo alla strozza.

Parve che il capo si protendesse in avanti, gli occhi spalancati.

Poi, fu una pausa, seguita da due brevi sospiri, come di distensione, e dal silenzio della morte.

Il volto, contratto dallo spasimo, si ricompose a poco a poco in solennità di quiete.

Fu una morte squallida, senza un lamento.

13 maggio 1954.

G. F.

La tomba dei Fratelli delle Scuole Cristiane, nel camposanto maggiore di Torino,
che ospita la Salma del Fratel Teodoreto