La "Vocazione" del laico nell'insegnamento di Pio XII

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È a tutti noto che, specialmente dalla fine della prima e poi della seconda guerra mondiale s'è fatta più acuta e più profonda l'aspirazione dei laici verso la fede cattolica e più cosciente la consapevolezza della missione loro affidata, in quanto cristiani, per la vita e l'edificazione della Chiesa, Corpo Mistico di Cristo.

La vocazione al Battesimo e l'investitura a soldati di Cristo conferita loro dal Vescovo con il sacramento della Cresima, riscoperte nella loro profondità sacramentale e dottrinale, non senza lo stimolo della Grazia, li hanno spronati all'azione in una testimonianza di presenza là dove Cristo nella persona del Sacerdote più non aveva accesso.

Meravigliosa vita divina della Chiesa che sotto l'azione vivificatrice dello Spirito Santo suscita sempre nuove energie e nuove forme di apostolato perché l'opera della salvezza si compia e il Vangelo venga annunziato a tutte le genti.

Ma come nei primi tempi della Chiesa la virtù dello Spirito Santo non si manifestava in tutti allo stesso modo, così anche oggi, nella divina economia della salvezza delle anime, vi è chi è chiamato a vivere intensamente i Sacramenti che l'hanno reso adulto nella vita cristiana in una intima perfezione personale, che è pure santità di tutta la Chiesa militante, mentre altri sono chiamati a cooperare anche mediante l'azione con quelli che Dio ha eletto per insegnare la sua dottrina e comunicare la Grazia.

« Vi sono non pochi i quali sostengono che tutti i cristiani sono tenuti a dare il loro nome a questa attività di apostolato. Ve però bisogno di moderazione e di prudenza.

Per esercitare l'apostolato si esigono particolari ed intime doti di spirito ed anche una certa condizione di vita che non tutti posseggono; non tutti infatti sono buoni catechisti, oratori o propagatori della dottrina cattolica …

Tuttavia vi sono due generi o forme di apostolato che tutti possono esercitare: l'apostolato del buon esempio e l'apostolato della preghiera ». ( 28 settembre 1956 ).

« Non tutti i cristiani sono chiamati all'apostolato laico nel senso stretto.

Noi abbiamo già detto che il Vescovo dovrebbe poter prendere dei collaboratori tra coloro che trova disposti e capaci, giacché non basta la sola disposizione.

Gli apostoli laici dovranno dunque formare sempre una élite, non nel senso che essi si isoleranno dagli altri, ma al contrario in quanto « essi saranno capaci di attirare gli altri e di influire su di loro ». ( 5-10-57 ).

Vocazione per gli uni che non è inferiorità per gli altri: tutti i credenti in Cristo sono la Chiesa.

« I fedeli e più precisamente i laici, si trovano nella linea più avanzata della Chiesa; per loro la Chiesa è il principio vitale della società umana.

Perciò essi, specialmente essi, debbono avere sempre più chiara consapevolezza, non soltanto di appartenere alla Chiesa, ma di essere la Chiesa, vale a dire la comunità dei fedeli sulla terra sotto la condotta del Capo comune, il Papa, e dei Vescovi in comunione con lui.

Essi « sono la Chiesa » ( 20 febbraio 1946 ).

Non è quindi lecito a nessuno considerarsi estraneo a questa realtà misteriosa e stimare meno la propria vita cristiana.

Prima ancora di ogni distinzione gerarchica sta il fatto che tutti, a condizione di essere uniti a Cristo, sono membri di Lui e parti vive della Chiesa in una misura che si fonda sull'intensità dell'unione spirituale con Cristo nella fede, nella Grazia, nell'amore soprannaturale, e non sul grado gerarchico.

Ma accanto a questa vocazione alla santità personale, v'è l'altra vocazione, quella apostolica, rispondente ad una chiamata di Dio per una azione esteriore sul Corpo della Chiesa.

Per chi ha sentito questa vocazione la santità sua personale e l'efficacia stessa del suo apostolato dipenderà dalla sua rispondenza a questa missione e dalla fedeltà con cui saprà tenere il posto a lui assegnato.

Questa vocazione apostolica può essere manifestata da una chiamata esplicita di chi nella Chiesa ha da Dio il compito esclusivo del suo governo, oppure si può rivelare nell'intimo del cuore per una ispirazione interiore che invita l'anima attenta e generosa a parlare di Dio per comunicare al prossimo quella pienezza di amore e di gioia che pervade l'anima sua.

Così nell'Allocuzione al Congresso Mondiale per l'Apostolato dei Laici del 14 ottobre 1951, dopo avere ricordato che « non è facile tracciare con precisione la linea di demarcazione dalla quale comincia l'apostolato dei laici propriamente detto », Pio XII continua: « L'Apostolato dei laici in senso proprio, è senza dubbio organizzato in gran parte nell'Azione Cattolica e in altre istituzioni di attività apostolica approvate dalla Chiesa; ma fuori di queste, possono essere e vi sono apostoli laici, uomini e donne, i quali guardano al bene da fare, le possibilità e i mezzi di farlo, e lo fanno, preoccupati solo di portare anime alla verità e alla Grazia …

Tutti questi laici li vedete all'opera; non vi preoccupate di domandare a quale organizzazione appartengono; ammirate piuttosto e riconoscete di buon grado il bene che fanno ».

Ad essi, come a cristiani adulti, la Chiesa affiderà il compito di diffondere nella contingenza della vita sociale e politica, i principi di giustizia e di carità cristiana.

Ma vi è pure la vocazione all'apostolato organizzato in gruppi, manifestata dall'appello della Gerarchia ecclesiastica quando affida ad alcune organizzazioni il compito preciso di diffondere la verità di Cristo e il suo amore anche con l'azione collettiva.

Queste organizzazioni sono quindi investite di un mandato particolare per cui rientrano in qualche modo « nella sfera delle istituzioni di diritto pubblico …, nell'organizzazione visibile della Chiesa ». ( R. Spiazzi - I valori spirituali nella vita del laico - Morcelliana 1957 pag. 41 ).

Solo la Chiesa infatti ha ricevuto da Cristo l'incarico di custodire l'integrità del Suo Messaggio e di diffonderlo fino alla fine dei tempi; alla Chiesa sola quindi spetta la responsabilità dì affidare a questo o a quel gruppo particolari compiti contingenti, così che tra tutti vi sia armonia di azione nell'unica finalità della salvezza delle anime.

È noto che di tutti i gruppi il più importante e il più benemerito della Chiesa è l'Azione Cattolica propriamente detta.

Invitata ad organizzarsi dal Sommo Pontefice stesso fin dal secolo scorso, essa ha risposto generosamente al mandato affidatele e oggi ancora tiene alto nella società il vessillo di Cristo e della Chiesa.

Ma non è l'unico. La Chiesa, nella sua sovrana e divina libertà, non può legare il messaggio di Cristo alle vicende umane di un gruppo particolare di persone; essa lo deve conservare puro ed integro da ogni contaminazione terrena e nello stesso tempo deve poter liberamente accogliere e vivificare con l'autorità che le deriva dal suo divino Fondatore, i vari germogli di bene che lo Spirito fa sorgere in seno ad essa.

Tale è sempre stato il pensiero di Pio XII.

Già nel 1940 diceva: « L'organizzazione della Azione Cattolica Italiana, benché sia l'ordinamento principe dei cattolici militanti, tuttavia comporta accanto a sé altre Associazioni pure dipendenti dall'autorità ecclesiastica, di cui alcune, aventi fini e forme anche di apostolato, ben si possono dire collaboratrici nell'apostolato gerarchico ».

Dopo la fine della guerra, nel risveglio vivace ed impulsivo di mille iniziative, talvolta tendenzialmente esclusiviste, ammoniva nuovamente: « È necessario prevenire l'errore che alcuni, mossi da buon zelo, possono avere, di voler uniformare le attività in beneficio delle anime e sottometterle tutte ad una torma comune, con miopia di concezione del tutto aliena alle tradizioni e allo spirito soave della Chiesa, erede della dottrina di S. Paolo: - Or c'è varietà nei doni, ma è il medesimo Spirito ».

Infine, dieci anni dopo, nel discorso al II Congresso Mondiale per l'Apostolato dei Laici, il 5 ottobre 1957, affermava in una forma più categorica ancora: « L'Azione Cattolica non può più rivendicare il monopolio dell'apostolato dei laici, perché, a fianco ad essa, sussiste l'apostolato laico libero.

Individui o gruppi possono mettersi a disposizione della Gerarchia e aver affidati da essa, per una durata fissa o indeterminata, alcune mansioni per le quali esse ricevono il mandato …

Bisogna ridare al termine Azione Cattolica il suo significato generale e applicarlo unicamente all'insieme dei movimenti apostolici laici organizzati e riconosciuti come tali, in campo nazionale o internazionale, sia dai Vescovi nell'ambito nazionale, sia dalla Santa Sede per i movimenti che mirano ad essere internazionali.

Basterà dunque che ciascun movimento particolare sia designato col suo nome e caratterizzato nella sua forma specifica, e non secondo il genere comune ».

È quindi dal mandato della Gerarchia che deriva ai membri organizzati nei vari gruppi di azione cattolica la loro dignità.

Per tale mandato essi partecipano della missione affidata da Cristo agli Apostoli: « Andate, insegnate a tutte le genti » e diventano veri collaboratori di Cristo: « Si deve asserire di questo Corpo Mistico ciò che Paolo affermava del composto umano: « Il capo non può dire ai piedi : voi non mi siete necessari … ».

Il nostro Salvatore, governando da se stesso la Chiesa in modo invisibile, vuol essere aiutato dalle membra del suo Corpo Mistico nell'attuare l'opera della redenzione ». ( Mystici Corporis - 29 giugno 1943 ); e quasi suoi ministri: « Questo lavoro apostolico, compiuto secondo lo spirito della Chiesa, consacra il laico quasi a « ministro di Cristo » in quel senso che S. Agostino così spiega: - O fratelli, quando udite il Signore che dice: « Dove sono io ivi sarà pure il mio ministro », non vogliate correre col pensiero soltanto ai buoni vescovi e ai buoni chierici.

Anche voi, a modo vostro, dovete essere ministri di Cristo, vivendo bene, facendo elemosine, predicando il suo nome e la sua dottrina a chi potrete, di modo che ognuno, anche se padre di famiglia, riconosca di dovere, anche per tale titolo, alla sua famiglia un affetto paterno.

Per Cristo e per la vita eterna ammonisca i suoi, li istruisca, li esorti, li rimproveri, loro dimostri benevolenza, li contenga nell'ordine; così egli eserciterà in casa sua l'ufficio di chierico e in certo qual modo di vescovo, servendo a Cristo per essere con Lui in eterno ». ( 20 ottobre 1939 ).

Tale collaborazione è doverosa in primo luogo per la Grazia del Battesimo, accresciuta dalla particolare chiamata di Dio e per l'amore a Cristo di cui deve ardere l'anima sua.

Inoltre perché oggi più che mai è necessaria a causa delle cresciute necessità della Chiesa: « La Chiesa ha bisogno oggi più che mai dei giovani lavoratori per costruire validamente, nella gioia e nel dolore, nelle prospere e nelle avverse vicende, un mondo come Dio lo vuole, una società fraterna, in cui la sofferenza del più umile sia sentita ed alleviata da tutti » ( 23 agosto 1957 ); a causa delle opere troppo grandi per le quali l'azione del Sacerdote non è più sufficiente: « Quante anime, con l'ampliarsi delle città e delle industrie, con l'inurbarsi dal contado di schiere di operai, vengono addensandosi nei suburbani e nuovi quartieri cittadini, dove talvolta non trovano chiese o lunga è la via di trovarle, dove il sacerdote e il parroco appena è che arrivino a conoscerle!

Tanto al numero e ai bisogni delle anime è impari il numero e l'opera dei ministri di Dio!

Tanto urgente sentono i sacri pastori e i parroci, particolarmente nelle grandi città, il bisogno di aiuto di fedeli collaboratori nel molteplice, arduo, immenso lavoro che li opprime a pascere e vigilare la moltitudine sempre crescente del loro gregge » ( 4 settembre 1940 ); e per la scarsità del numero dei sacerdoti; « L'appello all'aiuto dei laici non è dovuto all'indebolimento e al fallimento del clero nel suo compito presente …

Il laico è chiamato all'apostolato quale collaboratore del sacerdote, spesso collaboratore assai prezioso e anche necessario a causa della penuria del clero, troppo poco numeroso per poter soddisfare da solo alla propria mansione » ( 14 ottobre 1951 ).

È inoltre dovere del cristiano santificare con la sua presenza attiva il mondo del lavoro e la società tutta: « Le relazioni tra la Chiesa e il mondo esigono l'intervento degli apostoli laici.

La « consecratio mundi » è essenzialmente opera dei medesimi laici, di uomini che sono inseriti intimamente nella vita economica e sociale, che partecipano al governo e alle assemblee legislative.

Similmente le cellule cattoliche che devono costituirsi in mezzo ai lavoratori, in ciascuna officina e ambiente di lavoro, per ricondurre alla Chiesa coloro che se ne sono separati, non possono essere costituite che dagli stessi lavoratori » ( 5 ottobre 1957 ).

E questo perché tale ambiente in molti dei suoi settori resta impervio all'azione del sacerdote, mentre è aperto a quella dei laici: « Nella vertigine del progresso materiale … dove mai trova pace l'anima dell'uomo naturalmente cristiana, …?

Accostatevi a queste anime, interrogatele.

Vi risponderanno col linguaggio del fanciullo, non dell'uomo ( San Paolo ).

Non ebbero una madre che ad essi bambini additasse un Padre nel cielo, crebbero fra pareti senza Crocifisso, in case mute di religione, in campi lontani da un altare e da un campanile: lesserò pagine con tutt'altri nomi che non quelli di Dio e di Cristo; udirono vituperati i sacerdoti e i religiosi; passarono dalle campagne, dalle città, dal focolare domestico all'officina, alla bottega, alle aule del sapere, a ogni arte e lavoro, senza frequentare la chiesa, senza conoscere il parroco, senza un buon pensiero nel cuore » ( 4 settembre 1940 ).

Compito del laico sarà quindi restaurare il Regno di Cristo nella Società: « È una impresa altamente cristiana, che innalza gli zelanti figli della Chiesa militante al merito e all'onore della più santa crociata, combattuta per l'incremento, la difesa e il consolidamento in seno all'umanità del Regno di Cristo » ( 4 settembre 1940 ), e procurare la salvezza delle singole anime portandole alla pratica della vita cristiana.

« Una parola sul concetto dell'apostolato.

Esso non consiste soltanto nell'annunzio della buona novella, ma anche nel condurre gli uomini alle fonti della salute, pur con pieno rispetto della loro libertà, nel convertirli e nell'educare i battezzati, con arduo sforzo, a divenire perfetti cristiani » ( 3 maggio 1951 ).

Mezzi per conseguire questo risultato saranno in primo luogo l'unione con la Gerarchia, filiale e devota: « L'unione alla Gerarchia sarà la pietra di paragone della purezza e dello zelo.

Se Noi abbiamo voluto annoverare è perché lavorano espressamente per far entrare i loro membri nello spirito.

Le Congregazioni Mariane tra le forme più autentiche dell'Azione cattolica, della Chiesa, « sentire cuin Ecclesia ».

Ora questa disposizione è la sola conveniente quando si desidera collaborare con l'apostolato della Gerarchia » ( 8 settembre 1954 ); sarà ancora un ardente amore del prossimo: « Andate, diletti figli e figlie, andate agli umili, ai poveri, ai sofferenti, agli infelici, agli abbandonati del mondo; andate come loro rivelatori, loro ristoratori, loro consolatori, loro aiutatori, loro animatori.

Nei loro disagi, nei loro affanni, nei loro dolori, nella solitudine loro, sentano vicino il fratello che piange con essi, che s'accomuna con la loro sventura e miseria, che è loro amico nell'avversità, che ha una mano che li sostiene, una parola che calma lo sconforto e loro addita, oltre la fugace parvenza del tempo, gl'immutabili beni dell'eternità » ( 4 settembre 1940 ); sarà un'azione capillare in tutti gli ambienti per portare a tutti, specie ai più lontani, la parola vivificatrice: « Pensate, diletti figli e figlie, agli innumerevoli casolari sparsi nelle vostre campagne: non giungerebbe forse sommamente utile e non sarebbe oltremodo provvidenziale la parola di un'anima discreta, eppure sollecita della salvezza e della santificazione dei suoi fratelli?

E nei vostri stabilimenti? In essi - purtroppo - più facilmente e più abbondantemente fu gettata la zizzania dell'errore e dell'odio; adoperatevi dunque per riportarvi la luce della verità e il fuoco dell'amore …

Date loro la certezza che solo in Gesù troveranno la pace dell'anima; solo con Gesù otterranno la serenità per le famiglie …

Non temano per il loro conveniente benessere materiale; per il raggiungimento delle giuste mete attraverso l'uso di legittimi mezzi, non vi è affatto bisogno di darsi nelle mani dei negatori di Dio.

Chi nega Dio, infatti, nega la giustizia, come nega l'amore » ( 29 marzo 1958 );

sarà una adeguata conoscenza della fède cristiana: « Le esigenze dei tempi attuali richiedono che anche i laici, specialmente quelli che coadiuvano l'esercizio dell'apostolato gerarchico, si procurino un tesoro di cognizioni religiose, non povero ed esile, ma solido e ricco, mediante le biblioteche, le discussioni, i circoli di cultura: così essi trarranno grande giovamento per se stessi, potranno insegnare agli ignoranti, confutare gli avversari caparbi, ed essere utili agli amici buoni » ( 20 aprile 1941 );

sarà una seria formazione sociale rispondente all'importanza dell'azione apostolica che compie: « Al presente, anche l'apostolo laico che lavora in mezzo agli operai nelle officine e nelle imprese, ha bisogno di una solida conoscenza in materia economica, sociale e politica, per conseguenza dovrà conoscere anche la dottrina sociale della Chiesa » ( 5 ottobre 1957 );

sarà infine una profonda formazione morale e religiosa dell'apostolo: « Noi vi raccomandiamo in modo speciale la necessità di una formazione profonda, religiosa e morale per tutti coloro che intraprendono questo apostolato.

Essi devono essere nutriti delle parole della fede e della sana dottrina ed esercitarsi ad essere buoni ministri di Gesù Cristo.

In una parola essi devono ricevere una formazione che comprenda tutto l'uomo e che renda lo spirito, il cuore, la volontà sottomessi a Cristo in modo tale che l'apostolo dell'Azione Cattolica possa presentarsi come « un esempio di buone opere nella dottrina e nell'integrità » ( S. Paolo ) ( 30 gennaio 1948 ).

A tale formazione provvederanno le organizzazioni laiche stesse: « La formazione degli apostoli laici sarà presa in mano dalle stesse opere d'apostolato laico, che troveranno aiuto presso il clero secolare e presso gli ordini religiosi apostolici.

Anche gli Istituti Secolari, ne siamo sicuri, vi apporteranno un'apprezzata collaborazione » ( 5 ottobre 1957 ).

La natura stessa dell'apostolato cristiano esige questa profonda formazione interiore e la sua importanza è tale che ne condiziona ogni efficacia.

L'apostolo intatti, comunica la Grazia di Dio, solo attraverso la sua maggiore o minore capacità soprannaturale di parteciparla ad altri.

Mistero della salvezza delle anime, che per realizzarsi vuoi dipendere da mezzi così deboli e imperfetti; e responsabilità dell'apostolo che può rendere inefficace l'opera della Redenzione presso coloro che nel piano di Dio debbono accoglierla da lui.

Cosciente di ciò, e consapevole delle condizioni perché la sua azione sia efficace, l'apostolo sarà unito alla Gerarchia, sicura interprete della volontà di Dio.

« Alla Gerarchia spetta l'autorità e l'ufficio di insegnare e di guidare: l'Azione Cattolica ne è la docile collaboratrice, che mette a disposizione di lei tutte le sue energie.

Nell'amore, nell'obbedienza, nella dedizione sommessa e pronta al Sommo Pontefice e ai Vescovi, i suoi membri trovano la loro gioia, la loro forza, non meno che la garanzia del loro fruttuoso successo, giacché per la Gerarchia, erede della missione apostolica, vale la indefettibile promessa di Cristo: « Ecco che io sono con voi tutti i giorni fino alla fine dei secoli » ( 4 settembre 1940 ).

Avrà inoltre una grande stima della preghiera: « Chiunque si preoccupa di un apostolato meglio organizzato e per conseguenza più efficace, deve ricordarsi che non è concepibile un'efficacia soprannaturale nella parrocchia e sul piano della vita internazionale, se la Grazia non feconda le fatiche.

Qualunque sia l'ampiezza delle nostre imprese apostoliche, è solo Dio che fa crescere; e la preghiera resta, come pure la carità ed il sacrificio, la grande arma spirituale dell'apostolo » ( 12 marzo 1956 ); una filiale devozione alla Madonna: « Alle anime bramose di vivere più apertamente e più completamente la dottrina di Gesù, a quelle che ardono dal desiderio di farla conoscere agli altri, e in particolare ai loro compagni di lavoro, a chi vuole ripristinare l'ordine della giustizia e della carità negli istituti sociali e portare nell'ordine temporale della società un riverbero dell'armonia perfetta che unisce i figli di Dio, Maria ottiene la grazia dell'apostolato; Ella pone sulle loro labbra le parole che convincono senza urtare, li infervora di zelo sagace e di affetto umile, paziente e devoto, senza del quale l'apostolo sarebbe presto portato a desistere » ( 5 settembre 1954 ).

Una profonda vita interiore sarà per l'apostolo il mezzo migliore per dare efficacia alla sua azione: « Sua vita, che ardentemente additiamo alle schiere dell'Azione Cattolica, è la cosciente partecipazione al Santo Sacrificio della Messa, la frequenza ai Sacramenti, gli Esercizi Spirituali, e, con le varie forme di pietà, l'animo e l'ardore del sacrificio, gran legge e condizione della fecondazione dell'apostolato » ( 4 settembre 1940 ); per trovare la forza necessaria per superare le difficoltà: « Essi troveranno la forza dì portare a termine tale fatica che potrebbe sembrare sovrumana, nella pratica di una vita sacramentale e eucaristica sempre più intensa, nella unione costante con il Maestro di ogni purezza, di ogni amore, di ogni apostolato: il Salvatore Gesù; nel filiale ricorso alla Sua Madre, la Santissima Vergine Maria » ( 21 marzo 1949 ), per vincere l'Errore: « Voi non arriverete mai ad attirare l'attenzione e la stima dell'uomo di massa con la sola organizzazione: egli vi uguaglierà, se pur non vi supererà …

La forza che voi dovete opporre al materialismo è la vostra fede cattolica con tutta la sua ricchezza, con tutta l'energia della sua convinzione, con tutta la sua pienezza di vita divina.

Questa forza è capace di dominare vittoriosamente il materialismo, ed è tale che la possiede solo l'uomo di vita interiore, l'uomo che pensa da cristiano, l'uomo che prega, l'uomo che è pieno di Dio » ( 4 settembre 1949 ).

L'amicizia e la carità fraterna saranno inoltre i vincoli che uniranno i membri di una stessa Associazione tra di loro: « Dall'unione con la Gerarchia e dall'unione con Dio non può separarsi, ne deve mancare negli iscritti all'Azione Cattolica, come condizione di vigorosa efficacia nel campo spirituale, l'unione fra loro, che strettamente e vicendevolmente li accosti e congiunga così da formare una sola grande famiglia di persone mature e di giovani » ( 4 settembre 1940 ), e con gli altri gruppi di Azione cattolica: « Animati dalla volontà di servire ad ogni costo, i congregati non cercano mai di fare un gruppo a parte o rivendicare a sé solo alcuni settori, ma al contrario sono disposti a lavorare ove la Gerarchia li invia …

L'Apostolo Paolo soffriva nel constatare che alcuni ( tutti, diceva nell'amarezza ) « tutti cercano i loro interessi e non quelli di Gesù Cristo ».

Tale avvertimento vi tenga in guardia! Dimentichi di voi, pronti a ripudiare tutte le piccinerie, accettate le consegne della Chiesa come derivanti dal vostro divino Capo » ( 8 settembre 1954 ).

Infine, la pratica cristiana nella vita giornaliera, farà risplendere anche agli occhi degli increduli la luminosa realtà di un Cristianesimo sempre vivo e attuale: « Tanto con le opinioni, la logica, i costumi del mondo contrasta in tutte le sue parti il messaggio affidato dal Divino Maestro a questo apostolato, che i suoi non possono pensare di esercitarlo efficacemente per il semplice fatto della loro azione esteriore.

La società pagana o paganeggiante che lo riceve, sia nella collettività che nei singoli individui, anche se convinta e ammirata, non può non restare perplessa se l'apostolo dice e non fa; e quando anche l'effetto di tale apostolato non sia a rovina più che a edificazione, il mondo continuerà a ritenere utopistico o di pochi eletti l'effettivo ordinamento della vita a norma della fede e della morale cristiana » ( 12 settembre 1952 ).

Un Apostolato compiuto con questo spirito sarà certamente efficace perché opera di Dio che solo da la crescita, e i frutti seguiranno copiosi, anche se talvolta non saranno appariscenti, ma rimarranno quali perle preziose racchiuse nell'intimo del cuore di ognuno.

A sua insaputa l'apostolo irradierà attorno a se lo splendore della bontà e santità di Dio: « Quando in mezzo alla folla che si agita, un uomo passa, calmo e tranquillo, facendo silenziosamente il bene, gli sguardi degli astanti sì volgono alle sue mani, che seminano benefici, alla sua fronte, che irradia la luce, avidi di leggere, attraverso i suoi occhi limpidi, sino in fondo al suo cuore, il segreto di quella bontà sorridente, che tutti incanta ed attrae » ( 23 luglio 1944 ), e dietro a lui verranno numerose le schiere bramose di verità e di pace: « Davanti a voi sta promettente, luminosa e feconda l'estate: Prope est aestas ( Mr 24,32 ); l'estate è vicina.

Vorremmo, o giovani, che il vostro sguardo fosse e rimanesse sereno, mentre « con passo ardente - marciate fieri verso l'avvenir » ( dall'Inno della GIAC; Vivere la Cresima ).

Già la semplice certezza dell'esistenza di Dio, e più ancora la fede nella paternità divina, deve darvi fiducia e speranza …

L'estate verrà, diletti figli; verrà ricca di abbondanti raccolti.

La terra, bagnata di lacrime, sorriderà con perle di amore, e irrorata col sangue dei martiri farà germogliare i cristiani » ( 19 marzo 1958 ).

Fr. Felice