Fratel Teodoreto delle Scuole Cristiane

B150-A1

( dall'Osservatore Romano del 28 febbraio 1959 )

Le spoglie mortali del Servo di Dio Fratel Teodoreto delle Scuole Cristiane sono state estratto venerdì 27 febbraio dalla tomba della sua famiglia religiosa, nel cimitero principale di Torino, per essere traslate e murate in apposita cripta, nella Casa di Carità Arti e Mestieri della stessa città.

Non sono ancora trascorsi cinque anni da quando il Servo di Dio concluse quaggiù la sua vita ( Vinchio d'Asti 1871 - Torino 1954 ), così scrupolosamente precisa nell'assolvere all'ordinario delle incombenze quotidiane da apparire straordinaria; così fedelmente e docilmente disciplinata alla regola da apparire eccezione: specchio tersissimo degli apostolici lineamenti del Santo di Reims.

In codesta diuturna fatica specchiante, Fratel Teodoreto diventa il Fratello delle Scuole Cristiane perfetto.

Come San Giovanni Battista de La Salle, egli pure è maestro di laici.

Come lui, attraverso la scuola cristiana, egli pure mira alla santità per sé e per gli allievi e li vuole organicamente perseveranti sino alla fine del loro corso terreno.

Non basta che siano buoni cristiani: li vuole cristiani perfetti.

Perciò, fatti maturi i tempi, pensoso delle esperienze lasalliane di tre secoli ( ultima quella del Frère Exupérien, morto in concetto di santità nel 1905 ), approfondendo fino alle conseguenze estreme la sua missione di Fratello, concepisce nel 1906 l'idea di un'associazione, di un'unione tra i suoi migliori allievi, per la loro santificazione nel mondo mediante l'apostolato catechistico e sociale: non solo durante gli anni di scuola, ma anche, e sopra tutto, dopo.

Fratel Teodoreto diventa così a sua volta fondatore.

Ma non senza aver prima atteso per sette anni - nella sua umiltà virginea e nella sua esperta prudenza - che le proprie convinzioni e le proprie mire ricevano come un consenso dall'Alto che le dichiari effettivamente collimanti con la volontà dei disegni divini.

Ciò che viene espresso in modo singolare al Fratello delle Scuole Cristiane da un angelico Francescano minore, laico pure lui.

Fra Leopoldo Maria Musso, dai suoi infuocati colloqui col Crocifisso.

Il figlio del Santo d'Assisi è come la scintilla che mette in movimento il motore, già perfettamente costruito e pronto per la sua azione trascinatrice.

Esempio splendido di unità di condotta sotto la Croce, per cui si dà e si riceve con carità ed in carità, senza limiti di campo, nel pieno rispetto dei reciproci doveri, per il solo maggior vantaggio della Chiesa santa di Pietro, apportatrice di pace.

Così Fratel Teodoreto, diventando fondatore, moltiplica gli sviluppi concreti dei grandi ideali di San Giovanni Battista de La Salle e li trasmette al di fuori dell'ambiente lasalliano, perché ne siano permeati tutti gli strati della società; perché si ritrovi la sacralità nelle cose di questo mondo; perché si riconsacri il profano.

Fratel Teodoreto, mosso dalla scuola, muove verso la scuola, spinta - così la vede e la sente lui - fino alla consacrazione.

Ecco il sostegno, ecco la regola, ecco il codice, che faranno legge ed assicureranno negli allievi fedeltà agli orientamenti santificanti, oltre la scuola.

Ne discende naturalmente una famiglia religiosa catechistica laica, eretta in istituto secolare, sviluppatrice delle vie lasalliane fino alla capillarità; nata nella scuola ed anch'essa movente verso la scuola: sia come attività apostolica organizzata ed organizzante ( nella Chiesa, nelle parrocchie, nella scuola propriamente detta: tipica quella professionale che va col nome di Casa di Carità Arti e Mestieri, totalmente gratuita per i figli del popolo, dove i poveri vengono accolti nel segno dell'uguaglianza, della famiglia, della Carità, con la C maiuscola: non elemosina, ma Amore! ) sia come attività apostolica individuale di ambiente ( dove si vive e si lavora: in casa, in ufficio, in officina, in negozio o bottega ), predicando - in questa o ( quella forma - « con la santità della vita Jesum Christum et Hunc Cmcifixum », com'ebbe ad auspicare di quella famiglia laica la Santità di Benedetto XV, secondo il nome impostale da Fratel Teodoreto.

La traslazione della sua salma a spese del Comune di Torino, la sua sosta nella chiesa di San Filippo, nel cuore della città, la presenza del primo cittadino, Avv. Amedeo Peyron, la pia parola del Canonico Prof. Attilio Vaudagnotti, l'assoluzione personalmente impartita dell'Eminenza del Cardinale Maurilio Fossati, Arcivescovo, rendono tutte chiara testimonianza della memoria, della stima, della riconoscenza unanimi per l'ansia apostolica operante, che fece del Servo di Dio un indimenticabile propugnatore dell'elevazione del ceto popolare, in genere, e della sua gioventù, in specie.

Gaetano G. di Sales