Per la difesa e per la santificazione della famiglia

B161-A5

Incontro di preghiera e di studio per coppie di sposi

Lo scopo dell'Unione Catechisti è la santificazione nel mondo dei propri membri, e l'apostolato catechistico e sociale.

In questa prospettiva, rivolta alla ricerca di un'intensa vita cristiana in ogni stato e condizione, non può mancare un'attività per la difesa e la santificazione della famiglia, sia per l'approfondimento di una perfezione di vita nel matrimonio, in cui consiste la specifica vocazione dei catechisti associati coniugati, sia per l'aiuto ai giovani nella preparazione al matrimonio e ai genitori nella delicata missione educativa.

In tale orientamento ha avuto luogo, nel pomeriggio di domenica 15 dicembre 1963, nella sede dell'Unione presso la Casa di Carità, un primo incontro di studio e di preghiera per coppie di sposi, costituito da una meditazione ispirata a Gesù Crocifisso tenuta dal Cappellano don Mario Cuniberto, e da due relazioni di laici coniugati, una sulla dignità del matrimonio in Cristo, l'altra su alcuni sussidi pratici per l'educazione cristiana della prole ( delle quali è riportato il testo ).

La manifestazione ha previsto altresì alcuni momenti di preghiera, e si è conclusa con la S. Messa dialogata.

La partecipazione delle coppie di sposi è stata numerosa e attiva, essendo seguita alle due relazioni una proficua discussione, diretta dal M. R. don Mario Grinza, il quale ha cortesemente collaborato per la riuscita dell'incontro con un gruppo di sposi che studiano temi di spiritualità e di pedagogia familiare sotto la sua guida.

La nota di colore della giornata - per lo più consueta in circostanze del genere - è stato il gruppo dei bambini che alcuni genitori hanno portato con sé, e che sono stati intrattenuti dalle reverende suor Felicina e suor Anna Rita dell'Istituto Protette di S. Giuseppe.

Il buon esito della manifestazione è di auspicio a continuare e intensificare tali iniziative.

L'Unione Catechisti ha finora svolto la sua opera apostolica nei riguardi della famiglia, oltre che nella formazione spirituale dei suoi membri, prevalentemente tramite la Casa di Carità, in appositi corsi organizzati per allievi e per i genitori.

È ora vivo desiderio - sempre più impellente, anche in relazione agli sviluppi dell'Unione in varie parti del mondo - continuare e approfondire quest'opera con incontri di coppie di fidanzati e di sposi, nonché con lo studio dei temi, così vivi nel nostro tempo, sulla indissolubilità e sulla santità del matrimonio, e sulla educazione religiosa e morale dei figli, in un orientamento prettamente, catechistico.

Tutto ciò si rende di tanto più attuale nei momento presente, in cui da un lato la famiglia è direttamente attaccata da false concezioni e dal decadimento dei costumi, dall'altro si profila sempre più luminoso il richiamo che la Chiesa rivolge ai laici a vivere intensamente e con responsabilità la propria vocazione di cristiani, come risulta dai lavori del Concilio.

Alle varie iniziative che nella nostra diocesi sono già proficuamente svolte sull'argomento, l'Unione Catechisti intende offrire la propria testimonianza, a servizio dell'Autorità Ecclesiastica e in unità di intenti con quanti operano, per "predicare Gesù Cristo e Gesù Cristo Crocifisso" - secondo l'insegnamento di San Paolo - nella famiglia.

V. M.

Sintesi della prima relazione: Il Matrimonio in Cristo

( Avv. Giovanni Dardanello )

1. Il matrimonio simbolo dell'unione di Dio con l'umanità. Momenti di questo incontro.

L'unico vero matrimonio è quello di Dio con l'umanità e la storia della salvezza è la storia di questa unione.

Dall'Antica alla Nuova Alleanza vi è un continuo invito di Dio all'umanità affinché si unisca con Lui.

Abbiamo diverse tappe di questo incontro nuziale:

- l'incontro di Dio con Adamo;

- l'alleanza con Abramo e il popolo eletto;

- infine, nella pienezza dei tempi, l'Incarnazione e la nascita della Chiesa.

La Sacra Scrittura usa costantemente l'allegoria matrimoniale per spiegare appunto l'incontro di Dio con l'uomo.

In realtà non è semplice allegoria, ma è vero che il matrimonio è in qualche modo concretizzazione del mistero dell'unione di Dio con l'uomo.

Man mano che si procede nella storia della salvezza, il matrimonio diventa sempre più partecipazione al mistero nuziale Dio-Umanità, che raggiunge il suo apice nel mistero Cristo-Chiesa.

2. Creazione dell'uomo e matrimonio

È opportuno tracciare una breve sintesi dello sviluppo della storia della salvezza, con riferimento ad alcuni particolari passi scritturali.

Riportiamoci in primo luogo al momento della Creazione, e leggiamo i versetti 26-28 del primo capitolo, e i versetti 18-25 del secondo capitolo del Genesi, nei quali la creazione di Adamo e di Eva viene presentata in connessione con il loro matrimonio.

Da tale episodio possiamo trarre alcune considerazioni in relazione agli elementi in esso contenuti:

- nella famiglia troviamo una certa qual analogia con la SS. Trinità ( la donna è presentata come l'immagine dell'uomo; le relazioni tra i membri di una famiglia - tra i coniugi, e tra i coniugi e i figli - sono come una eco delle relazioni trinitarie );

- la famiglia è designata a collaborare all'opera creatrice di Dio ( « Dio li benedì e disse loro: Prolificate, moltiplicatevi e riempite il mondo » );

- il fine primario del matrimonio è la procreazione e l'educazione della prole, mentre il fine secondario è il mutuo aiuto dei coniugi e il rimedio della concupiscenza, mediante un'ordinata partecipazione della carne alla unione degli spiriti.

3. Il matrimonio nell'episodio di Tobia

Un altro passo scritturale di grande importanza per lo studio del matrimonio è il racconto dello sposalizio di Tobia.

In particolare dal capitolo 7, vv. 15-20 e dal capitolo 8,vv. 1-10 si deducono le seguenti considerazioni:

- il matrimonio è un fatto religioso, non solo sotto l'aspetto oggettivo, come istituto sacro, ma anche sul piano personale, come orientamento dell'individuo;

- l'incontro dei due sposi deve essere inteso come adempimento della volontà di Dio;

- conseguentemente l'unione dei coniugi deve avvenire in unione con Dio, nella preghiera, per rendere al Creatore il culto dovuto nell'osservanza dei suoi disegni mirabili, ed anche per combattere il demonio, che insidia la santità del matrimonio.

4. Cristo restaura e sublima il matrimonio

Il perfezionamento dell'istituto matrimoniale avviene però ad opera di Gesù Cristo, il quale non solo ha restaurato il matrimonio, ma altresì l'ha elevato a Sacramento.

Gesù è il nuovo legislatore del matrimonio.

Secondo le sue parole, Egli non è venuto ad abolire la legge, ma a completarla ( Mt 5,17-19 ), e l'ha completata nel senso di interiorizzarla con la carità.

In questo senso avviene il ripristino della indissolubilità del matrimonio ( Mt 19,3-10 ), dato che presso lo stesso popolo eletto, per la durezza dei cuori, si erano verificate eccezioni a tale principio.

Nella pienezza dei tempi il matrimonio deve ripristinarsi come genuina espressione delle nozze che Egli, Cristo, contrae con la sua Chiesa.

È in questa luce che si intende il profondo significato dell'indissolubilità e dell'unità del matrimonio.

Il matrimonio indissolubile nel pensiero di Cristo, che è la stessa Verità, vuole essere la testimonianza visibile dell'unione sua con la Chiesa, cioè con le anime da Lui redente sulla Croce.

Gesù Cristo sublima il matrimonio elevandolo alla dignità di sacramento.

Nell'episodio delle nozze di Cana troviamo gli elementi relativi a tale sublimazione, tra cui, in particolare:

- la presenza di Cristo, che partecipa al banchetto nuziale;

- la nobile considerazione che Cristo ha dello sposalizio, espressa con il suo intervento, e con l'operarvi il primo miracolo;

- l'elevazione del matrimonio, rappresentata dal cambiamento dell'acqua in vino ( l'acqua invero sarebbe la realtà naturale dello stato coniugale, che Gesù trasforma in fonte di grazia, simboleggiata dal vino );

- la presenza della Madonna, e la sua potente intercessione, nelle nozze cristiane.

5. Sacramentalità del matrimonio

Il matrimonio non produce il carattere, poiché è il vincolo dei due coniugi che viene elevato, ma tale vincolo si perpetua per tutta la vita dei due sposi, ad analogia di quanto avviene - secondo l'insegnamento di Pio XI - nell'Eucaristia, la quale è un sacramento non solo nel momento in cui viene celebrato il S. Sacrificio, ma fin tanto che Gesù dimora sotto le specie consacrate.

Il richiamo all'Eucaristia, che è il sacramento in cui si attua intimamente l'unione tra Cristo e il fedele, è spunto per sottolineare l'importanza della vita eucaristica dei coniugi per vivere intensamente il sacramento del matrimonio.

Il matrimonio cristiano è pertanto, secondo l'insegnamento di San Paolo ( Ef 5,22-33 ), il simbolo dell'unione di Cristo con la Chiesa.

Alcuni teologi moderni hanno sviluppato il concetto di rappresentazione in quello di rinnovazione, tra i due coniugi, del mistero di amore che unisce Gesù alle anime.

Il matrimonio è un mistero già sul piano naturale, ma lo è in senso proprio sul piano soprannaturale.

Il matrimonio è un sacramento, cioè un segno sensibile che significa e produce la Grazia, e come tutti i sacramenti attingono la loro essenza da Cristo, dalla sua santissima umanità, così avviene anche per il matrimonio.

Invero, mentre il battesimo ci inserisce in Lui vitalmente, mentre la cresima ci fa partecipi del suo zelo apostolico ( ci fa militanti ), mentre l'ordine lega il sacerdote alla funzione sacerdotale di Cristo il matrimonio rende gli sposi partecipi del mistero d'amore che lega Gesù alla Chiesa.

Gli sposi riproducono questo mistero, come la gemma riproduce la pianta.

I coniugi sono ministri del sacramento, e tale dignità li insignisce di un loro proprio sacerdozio, che essi esercitano vivendo il matrimonio.

Seconda relazione: Sussidi pratici per l'educazione cristiana della prole

( Dott.ssa Maria Frizzi 1 )

1. Il dovere dei coniugi di educare i figli

In questa seconda relazione è opportuno che ci soffermiamo su uno degli aspetti fondamentali del matrimonio, cioè sul dovere gravissimo che si pone per gli sposi dal momento in cui ricevono in dono da Dio dei figlioli: quello di educarli.

La gravita e la difficoltà di tale obbligo trovano in Cristo - che è presente tra gli sposi che si sono uniti in Lui - una dolcezza e un alleggerimento, tanto che anche a tale riguardo è possibile richiamarsi a quanto Gesù ha detto in generale con riferimento alla accettazione del suo messaggio evangelico: « Venite a me, voi tutti che siete stanchi e aggravati, e io vi darò riposo.

Prendete il mio giogo su di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete riposo per le anime vostre; il mio giogo, difatti, è agevole, e il mio carico è leggero » ( Mc 11,28-30 ).

Invero il Sacramento del matrimonio da ai coniugi la forza e gli aiuti per adempiere a tale dovere specifico.

Ma oltre a somministrare le grazie necessarie, esso contiene in sé anche gli ammaestramenti salutari per l'assolvimento di tale funzione, poiché il matrimonio, come tutti gli altri sacramenti, rappresenta una realtà soprannaturale, che è la mistica unione di Gesù Cristo con la sua Chiesa.

Orbene, l'unione di Cristo con la Chiesa è fecondissima, poiché genera spiritualmente innumerevoli figliuoli con la parola divina e con le acque del santo battesimo: e noi stessi siamo stati generati dalla Chiesa a Gesù.

La sposa di Cristo, che è uscita dal suo costato mentre Egli pendeva dalla Croce, oltre a generare innumerevoli figli, li educa spiritualmente, né desiste mai dall'ammaestrarli e dall'ammonirli, e li accompagna per il difficile pellegrinaggio della vita presente, confortandoli e assistendoli anche nell'ultimo loro respiro.

È evidente pertanto come il matrimonio contenga una espressa raffigurazione anche con riguardo al dovere di educare i figli, e pertanto gli sposi potranno trarre dalla meditazione del sacramento di cui essi stessi sono stati ministri ampi e fecondi ammaestramenti per l'incombenza che li attende.

E tale incombenza ad essi dovrà apparire come vera e propria imitazione di Gesù e della sua Chiesa, nell'avere non solo cura dei corpi dei figli e del loro bene temporale, ma soprattutto, che è quello che più importa, della salute delle anime che da Dio stesso sono affidate ai coniugi.

Spetta pertanto ai genitori, dopo che le anime dei loro figli siano state rigenerate alla Grazia nel battesimo ( il che è bene che avvenga quanto prima ), infondere in esse i primi elementi della dottrina di Cristo, custodire la loro innocenza da tutti i pericoli, imprimere nelle loro tenere menti i principi della giustizia, della equità, della generosità e, in una parola, accendere nei loro cuori l'amore di Dio e del prossimo.

Occorre vedere in tale opera non tanto l'esercizio di una usuale funzione, anche se nobile perché volta a formare nuove personalità, bensì una vera e propria missione, ove si consideri che vengono infusi nei figli altrettanti semi che devono poi fruttare in essi la vita eterna.

2. L'avvenire dei figli. Desiderio di consacrarli a Dio

Questa mirabile missione comporta, in primo luogo, che nei genitori vi sia un atteggiamento di piena sottomissione alla volontà di Dio, che essi si considerino non i padroni, ma i custodi delle vite che il Signore ha ad essi affidate, e che pertanto siano presentate e offerte a Lui, come cosa tutta sua.

Il desiderio più vivo dei genitori cristiani dovrà essere che i loro figli siano veramente di Dio, e che Iddio interamente a sé li consacri.

A tale riguardo potrebbe essere un efficace proposito di questo incontro il rifuggire da quello spirito del secolo, proprio di quei genitori che, non sapendo trascendere la generazione secondo la carne, accompagnano con le lacrime del dolore, anziché con quelle della allegrezza, i loro figli che Iddio si degna di trarre dal mondo e collocare nel suo santuario, quasiché li perdessero per se stessi quanto più essi si avvicinano a Dio, mentre invece solo in Dio vi è pace e sicurezza, ed essenzialmente per Lui ed in Lui dobbiamo amare i nostri figli.

Se invece sapremo considerare la vita alla luce della fede, non dovrebbe esserci cosa più desiderabile per una madre cristiana che l'avere tra i suoi figliuoli qualche nuovo Samuele, ed imitare la fedele Anna, che nel donare così lietamente al tempio di Dio il suo figlio, che sarebbe poi diventato l'illustre profeta che unse i re Saul e David, così esclamò in preghiera: « Il mio cuore giubila in Jahvè, si alza la mia fronte grazie al mio Dio! », in cui sentiamo come un'anticipazione del « Magnificat ».

Indubbiamente l'echeggio che il cantico di Anna ha nei confronti del « Magnificat », rafforza l'analogia che è possibile porre tra la Madonna e le madri che offrono un loro figlio per il santuario o, in genere, per la vita religiosa, ove si consideri che ogni sacerdote è un altro Cristo.

Sempre a tale riguardo, anche sul piano strettamente umano, va tenuto presente il fatto che resta indubbiamente più legato affettivamente ai suoi genitori colui che segue la vita religiosa che non colui che si forma una propria famiglia.

3. Importanza dell'esempio dei genitori per l'educazione religiosa e morale dei figli

L'esserci soffermati sull'atteggiamento orientativo che i genitori devono avere nei confronti dei loro figli è un aspetto fondamentale dell'educazione in genere e di quella religiosa in particolare, poiché è un dato di assodata esperienza quanto i bambini siano indotti ad imitare tutto quello che vedono fare intorno a sé.

Invero i bambini, attraverso un'attiva identificazione degli esseri, mentre sono portati a personificare anche le cose inanimate e gli animali, tengono nella massima evidenza ciò che viene operato dalle persone che li circondano e, in modo tutto speciale, dai loro genitori e parenti prossimi, per cui se essi hanno sotto gli occhi esempi viventi di autentica pratica religiosa e di ineccepibile condotta morale, è da ritenere che buona parte dell'opera di educazione sia compiuta.

A questo punto s'innesta il discorso sulle doti morali e religiose dei genitori, che ovviamente viene solo richiamato, poiché esso concerne in generale la stessa impostazione morale della vita.

Tuttavia è opportuno fare cenno ad alcuni aspetti, per evitare alcuni pericoli che si possono annidare anche in chi ritenga di aver impresso un sano orientamento alla sua vita.

È in primo luogo fondamentale che i genitori facciano trasparire nel loro comportamento un autentico e manifesto spirito di fede, di modo che la stessa vita familiare risulti incentrata in Cristo.

In altri termini la religiosità della famiglia non dovrà apparire come una semplice qualificazione, ma piuttosto come un vero e proprio abito.

Così, per esemplificare, i figli dovranno poter constatare che i loro genitori sono staccati dalle ricchezze, che considerano i beni terreni come il soprappiù - secondo l'insegnamento di Cristo - che viene dato a chi cerchi il Regno di Dio e la sua giustizia.

Pertanto le esortazioni ai figli perché si formino una posizione nella vita andranno subordinate a tale prospettiva evangelica.

Ove manchi questo orientamento fondamentale, l'educazione religiosa dei figli può risultare compromessa, o quanto meno può non raggiungere la sua perfezione.

A tale riguardo non è da escludere che spesse volte la mancanza di generosità e di un autentico slancio apostolico in giovani di buoni e sani principi, in uomini che brillano nella loro professione e nel loro lavoro, possa avere la sua causa in una educazione familiare in cui i valori terreni siano stati valutati a dismisura.

Altro elemento fondamentale è che nella famiglia palpiti un profondo senso di carità.

In primo luogo tra i coniugi, e tra questi e i figli, ma che altresì la famiglia si dimostri della massima apertura verso il prossimo.

Una delle piaghe non solo dell'umanità, ma di molti cattolici, è la maldicenza e la critica ( ove proprio non si arrivi alla calunnia ).

Senza dubbio le maldicenze che fanno più presa sui figli sono quelle che esse apprendono dai loro genitori.

Quante volte in casa si parla male di estranei, anche se magari con un velato senso di umorismo o di diceria.

Senza dubbio l'esempio di un padre e di una madre che non giudichino mai il prossimo - secondo la parola di Gesù - lascia un'impronta fondamentale nei figli.

Altro esempio insostituibile è quello di una pratica intensa e convinta degli atti di culto da parte dei genitori.

I figli che siano avvezzi a veder pregare papa e mamma, o a vederli andare in Chiesa di sovente, magari nelle prime ore del mattino, traggono un beneficio notevole per il loro orientamento religioso, poiché si renderanno conto in modo concreto che nella vita i punti di attrattiva ( desiderati o necessari ) non sono solo il lavoro, o il divertimento, o le varie incombenze, ma soprattutto l'amor di Dio.

4. Integrazione dell'opera dei genitori con quella del sacerdote e del religioso

Come si è testé detto, i punti toccati hanno un valore meramente esemplificativo, per quanto riguardino aspetti che, se impostati in senso veramente cristiano, possono costituire le premesse per una solida ed efficace educazione della prole.

Ma l'averli richiamati risponde essenzialmente all'esigenza di sottolineare l'insostituibilità del buon esempio e di una dottrina cristiana non solo predicata, ma in primo luogo vissuta.

Per concludere comunque questo argomento, risulta ancora indispensabile un accenno all'importanza che l'opera dei genitori sia integrata con quella di sacerdoti, religiosi, e comunque di persone di alta religiosità: ciò non solo per gli ammaestramenti specifici che solo questi possono con piena cognizione di causa impartire in materia religiosa, ma altresì per l'alto e qualificato esempio di vita cristiana che può dare chi è consacrato interamente a Dio.

Ai bambini dovranno essere illustrati - adeguatamente alle loro possibilità di intendimento - la dignità e la generosità delle anime consacrate, come quelle, ad esempio, che si dedicano di più alla preghiera, che nel nome di Gesù esercitano una paternità ed una maternità universali, nei confronti di tutti i bambini, ecc …

I genitori, nella consapevolezza della propria limitazione a formare i loro figli ( per quanto, lo si ripete, l'educazione familiare sia fondamentale ed insostituibile ), dovranno pertanto preoccuparsi che un sacerdote o un religioso ( nella parrocchia, nella scuola, o in altre circostanze ) possa affiancarsi ad essi, affinché i loro figli vengano quanto prima a beneficiare del contatto e della vicinanza di coloro che sono - in senso proprio e senza metafora - ministri di Cristo o suoi sposi.

5. Condizioni ambientali che facilitano l'educazione religiosa

Passando ad esaminare ora più da vicino gli aspetti specifici dell'educazione religiosa, occorre osservare che, accanto all'esempio vivo degli educatori, è importante che vi sia un ambiente favorevole che consenta l'irradiamento della formazione spirituale dei fanciulli.

Il bambino deve invero trovare nella famiglia tutti quegli elementi che facilitano il normale sviluppo di quei germi soprannaturali che sono stati infusi nella sua anima nel battesimo, e che hanno la loro prima coltivazione nell'opera dei genitori.

Così sarà necessario che il bambino avverta ad un tempo di essere amato e rispettato, che sia consapevole di trovarsi a contatto con un'autorità, e che possa trovare nella vicinanza e nel dialogo con i genitori tranquillità e gioia.

Non sarà mai sufficientemente sottolineata l'importanza di tali aspetti.

Invero se il bambino è amato di un amore di stima e dignitoso ( e non invece di un amore puramente naturale, soggetto a vicende alterne in relazione alle mutazioni di stati d'animo ), egli potrà rendersi conto dell'amore di Dio, e sarà avviato a comprendere che la perfezione morale consiste appunto nell'amore più ancora che nell'osservanza della legge.

Così, dal rispetto dei genitori per lui, potrà risalire ad avere un'idea della dignità che è propria dei figli di Dio.

Dall'autorità e dalla fermezza dei genitori egli potrà trarre lo spunto per intendere l'onnipotenza e la grandezza di Dio.

Dalla tranquillità egli sarà agevolato per compiere quella attività di concentrazione e di riflessione ( adeguata ovviamente alle sue possibilità ), che anche in un bambino è necessaria per rivolgere l'attenzione a Dio, che è l'Essere ineffabile e per noi invisibile, e per porsi alla sua presenza.

La gioia è infine quell'elemento che consente Io slancio spirituale, e su essa si potrà far leva per sottolineare che Dio chiama gli uomini alla letizia.

Da queste condizioni ne derivano altre, la cui acquisizione dovrebbe essere naturale ove quelle già sussistano.

Così, ove il bambino possa avere la tranquillità esterna ed interna, non dovrebbe avere difficoltà eccessive per poter fare silenzio, realizzando così un elemento di vero carattere religioso, per meglio disporsi alla preghiera.

Ancora, dalla consapevolezza del reciproco rispetto fra sé e gli altri, il bambino dovrebbe essere avviato ad avere un profondo rispetto per Dio e per tutto ciò che è religioso.

Così le cose sacre, quali le immagini, i libri, ecc., ove siano oggetto di profondo rispetto e venerazione, concorreranno a determinare un ambiente religioso in cui possa svilupparsi lo spirito di fede.

6. Modi di presentare la religione al bambino. In particolare sulla grandezza e sulla meraviglia

Ciò posto, va rilevato ora sotto quali particolari aspetti convenga presentare ai fanciulli la religione, affinché la sua comprensione e percezione possa essere facile, intuitiva ed affascinante.

Si tratta in definitiva di sottolineare quegli elementi di carattere psicologico che dovrebbero più da vicino soddisfare le esigenze naturali e soprannaturali del bambino ( in proposito occorre sempre tenere presente che nel bambino c'è la Grazia santificante, che ha ricevuto nel battesimo con l'impressione del carattere di Cristo, per cui in ogni opera educativa una visuale puramente naturale è insufficiente, dovendosi invero tener conto anche dell'elemento soprannaturale ).

Tali esigenze del bimbo nei rispetti della religione possono essere compendiate in tre aspetti: di grandezza, di meraviglia e di amore.

L'aspetto della grandezza risponde ad un tempo all'esigenza del bambino di desiderare le cose grandi, verso le quali è in generale attratto, nonché all'opportunità di mettere subito in evidenza l'aspetto concreto della religione, che è il ponte che ci pone in contatto con l'Essere assoluto, immenso, onnipotente.

Così Iddio dovrà essere presentato nella sua grandezza: l'impiego del linguaggio religioso, il contegno riverente e rispettoso, il richiamo degli episodi biblici nei quali questo attributo di Dio compaia in evidenza, tutto concorrerà ad infondere nei piccoli queste idee e questi sentimenti, occorrendo operare ad un tempo sulla intelligenza e sul cuore.

L'aspetto del meraviglioso è l'elemento che più intensamente dovrebbe fare leva sulla fantasia e sulla immaginazione del bambino, che sappiamo essere vivissime e strettamente associate al suo modo di pensare.

In tal modo egli potrà esser affascinato dal pensiero di Dio, non appena a questo pensiero possa unire un alcunché di meraviglioso.

L'importante naturalmente starà nel presentare un meraviglioso reale e non fiabesco.

Già la grandezza di Dio, opportunamente illustrata, dovrebbe apparirgli come un qualcosa di affascinante, ove gli si dica che Dio è in cielo, ma è anche in ogni luogo e nel suo cuore.

La stessa presenza di Gesù nel tabernacolo dovrebbe apparirgli senz'altro come un fatto straordinario.

In particolare poi potranno giovare a tale riguardo quegli episodi della Sacra Scrittura in cui Iddio appare in modo meraviglioso.

Si pensi ad esempio allo Spirito di Dio che nel corso della creazione si libra sulle acque, alla manifestazione di Dio a Mosè sul monte Sinai tra lampi e tuoni, in mezzo al fuoco e con il forte suono di una tromba, alla nuvola che ricoperse il Tabernacolo della testimonianza, che di notte appariva come fiamma, a Gesù che si trasfigurò sul Tabor, che camminò sulle acque, che salì al cielo, soprattutto che risorse dal sepolcro, ecc.

Il bambino in tal modo sarà particolarmente attirato dall'idea di Dio, e se la saprà radicare nella mente e nel cuore, preparando così il terreno per poter poi a suo tempo ricevere con maggiore slancio e trasporto il concetto di Dio trascendente.

7. Segue. La religione come amore

La terza caratteristica essenziale per presentare al bambino la religione è quella dell'amore.

Conviene qui non solo rifarci al grande bisogno d'amore che ha il bambino, non meno che ogni altra creatura umana, e l'esperienza quotidiana ce lo dimostra, ma soprattutto al fatto che il messaggio evangelico è incentrato sull'amore, dato che Dio è amore.

Per dare quota alla nostra esposizione non è fuori luogo che qui richiamiamo le parole di Gesù a Nicodemo, riportate da S. Giovanni, in cui è detto: « Così adunque Dio ha amato il mondo che ha dato il suo Figlio Unigenito, affinché ognuno che crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna ».

Il bambino pertanto dovrà sapere che Iddio lo ama più di quanto non lo possano amare i genitori e i parenti tutti.

Per avviarlo a tale consapevolezza dovrà essere richiamato il pensiero di Dio in occasione dei momenti felici della sua vita, facendogli altresì notare che tutto quanto egli ha ( ricchezze del corpo e dell'anima, i genitori, i parenti, la casa, i giochi, ecc. ) è dovuto all'amore di Dio per lui.

Per altro verso, le contrarietà e i dolori dovranno essere attribuiti o alla sua debolezza ( laddove ad esempio si sia procurato per capriccio o disattenzione qualche inconveniente ), oppure al male che c'è nel mondo per opera del diavolo o della cattiveria degli uomini, procurando peraltro di evitare il più possibile giudizi negativi sugli altri.

Il riferimento al diavolo come causa del male, mentre è una spiegazione facilmente intelligibile per il bambino, risponde a verità, poiché è notorio che con il peccato originale il diavolo ha guastato la natura umana non solo moralmente, ma anche fisicamente.

Per rendere il più reale possibile l'intendimento dell'amore di Dio ha indubbiamente un grande peso l'amorevolezza che il bambino avverte nei suoi educatori, come d'altra parte capita ad ognuno di avvertire uno sprazzo di amor di Dio quando si è a contatto di un uomo che da tale amore è animato ( il ricordo di papa Giovanni XXIII è ancora troppo vivo, da non poter essere tralasciato un suo richiamo a tale riguardo ).

Anche qui sono di sussidio fondamentale i vari passi della Sacra Scrittura in cui è manifesto l'amore di Dio.

Basti pensare alla predilezione che Gesù aveva per i fanciulli, per non dire dei vari miracoli di Gesù e della Sua morte in Croce.

Un richiamo opportuno può essere fatto all'amore che la Chiesa manifesta per i suoi figli.

Portando in Chiesa il bambino, gli si potrà far notare, ad esempio, che le panche rispondono alla materna premura della Chiesa di far riposare i fedeli, che le immagini sono collocate per aiutare alla preghiera, che soprattutto Gesù sta sempre nel tabernacolo giorno e notte per il desiderio che gli uomini si intrattengano con Lui.

8. Mezzi concreti di insegnamento. I gesti. La parola. Le immagini

Dopo quanto sin qui osservato, è ancora opportuno, per fare un quadro il più completo possibile del problema, illustrare i mezzi concreti con cui presentare al bambino la religione, per poi concludere con alcune esemplificazioni tratte dall'esperienza di tutti i giorni.

Abbiamo già detto in apertura sull'importanza che assume l'atteggiamento degli educatori in ordine all'educazione religiosa dei bimbi.

Non resta qui che far rinvio a quanto osservato in precedenza, sottolineando come tutta la condotta dei genitori possa essere per i figli una testimonianza vivente di fede cristiana.

Se l'educatore saprà essere un modello vivente che si adegua agli ideali prospettati al bambino, la sua missione in buona parte potrà considerarsi raggiunta.

Il comportamento dei genitori si concreterà poi in particolari gesti e atteggiamenti religiosi, in occasione della recita delle preghiere e dell'assistenza in chiesa ai sacri riti.

Se l'atteggiamento degli educatori sarà ispirato ad un profondo senso di adorazione e di rispetto, il bambino, oltre a trarre il buon esempio per ben pregare, sarà facilitato nel formarsi l'idea di Dio trascendente, infinito, immenso, autorità suprema, cui è dovuto ogni atto di amore e adorazione.

Sarà inoltre opportuno richiamare al bambino il significato dei gesti del Sacerdote nelle funzioni, spiegargli e chiarirgli il comportamento di alcuni personaggi della Sacra Scrittura, come ad esempio gli atti di profonda adorazione alla manifestazione di Dio.

Il bambino infine dovrà essere abituato a compiere tali gesti, come ad esempio gli inchini, la genuflessione, ecc.

Non trascuriamo l'importanza di queste cose.

San Giovanni Battista de La Salle arriva a stabilire con precisione quale debba essere il contegno dei Fratelli delle Scuole Cristiane in varie circostanze della giornata, dato che, tra l'altro, aveva ben chiara l'importanza che assume l'atteggiamento esterno dell'insegnante nell'opera educativa.

Oltre che sull'esempio e sul comportamento, l'educazione religiosa poggia sulla parola.

Si è fatto sopra un brevissimo cenno all'importanza che assume il silenzio nella educazione religiosa.

Al silenzio deve però subentrare la parola, il colloquio con Dio.

Al bambino si dovrà pertanto insegnare a pregare, procurando il più possibile di fargli bene intendere il significato delle parole, e portandolo nella più viva convinzione che Dio lo ascolta anche se lui non lo vede ne lo sente.

Il bambino andrà altresì avviato al canto religioso, secondo l'insegnamento della Chiesa, che vuole anche questa forma di preghiera, ricordando in proposito quanto affermato da S. Agostino che chi canta prega due volte.

Però, oltre alla sua parola, il bambino dovrà rendersi consapevole e farsi attento alla parola di Dio, che ci viene predicata dalla Chiesa attraverso la Sacra Scrittura e la Liturgia.

Una buona pratica al riguardo può essere costituita dalla lettura biblica in casa, da parte dei genitori, mentre la famiglia è riunita.

Le modalità di tale pratica ovviamente variano da caso a caso a seconda delle circostanze, tuttavia una certa abitualità della lettura religiosa, specialmente in occasione delle festività più solenni, dovrebbe avere una grande importanza per avviare il bambino alla conoscenza e al rispetto della parola di Dio.

Infine va tenuto presente - sempre appoggiandosi al materno insegnamento della Chiesa - che l'azione educativa va appoggiata con riferimento ad immagini sacre, le quali devono avviare il bambino a risalire al mondo soprannaturale.

Si cercherà pertanto di non far identificare la immagine con la realtà soprannaturale ( il che, specie nella età tenerissima, può essere difficile, dato che il bimbo tende ad animare tutto ), ma di dare all'immagine il suo valore simbolico e propedeutico.

9. Educazione del bambino a comprendere il Crocifisso

A proposito di immagini non può mancare un accenno al Crocifisso, non solo per il significato profondo che esso ha ( non dimentichiamo che dinanzi alla Croce la Chiesa ci fa genuflettere ), ma per l'importanza pedagogica che riveste una certa qual comprensione del mistero della morte di Gesù, ovviamente adeguata all'età del bimbo.

Invero, se consideriamo che l'immagine che più di frequente il bambino vede nelle chiese, al centro stesso dell'altare, se soprattutto poniamo mente al fatto che ogni sua preghiera comincia con il segno della Croce, è quanto mai importante che gli sia in qualche modo chiarito il significato, se non vogliamo costringerlo a vedere cose inintelligibili o a compiere azioni senza significato.

Per quanto il bimbo non possa avere un'idea dei concetti di sacrificio, di espiazione, di redenzione, ecc., tuttavia la Croce già può offrirgli vari spunti di intendimento, specie ove si consideri che la Croce è un gran libro ( secondo quanto affermava S. Giovanni Bosco, e come risulta dal diario di fra Leopoldo, per non andare poi a S. Paolo che dichiara di non avere altra scienza se non quella di Cristo e Cristo Crocifisso ).

Uno schema per esporre il mistero della Croce potrebbe essere il seguente:

- In primo luogo si dirà al bambino che Gesù è il santo, il più buono e il più innocente di tutti gli uomini, dato che è Figlio di Dio.

I cattivi, non potendo sopportare la sua presenza, hanno voluto ucciderlo con la morte più crudele.

- Inoltre andrà osservato che Gesù avrebbe potuto chiamare gli angeli e sterminare tutti gli uomini che volevano ucciderlo: ma Gesù, per il grande amore per gli uomini, ha preferito morire lui piuttosto che far morire, anche se giustamente, gli altri.

Questo aspetto dovrebbe essere avvertito molto intensamente dal bambino, dato che egli ha esperienza diretta della difficoltà del sacrificio e della mortificazione, ed è sensibile all'amore di chi faccia per lui qualcosa che costa.

- Infine il Padre, mosso a compassione e ad ammirazione dal sacrificio di Gesù, ha perdonato gli uomini, che perciò hanno la possibilità di andare tutti in cielo, a meno che non lo vogliano, persistendo nella cattiva volontà.

- La Croce pertanto è il segno del cristiano, poiché ci ricorda il grande amore di Gesù per noi, per il quale possiamo andare tutti in cielo.

10. Conclusione. Abbandono dei genitori nell'aiuto di Dio

A conclusione di questi rilievi su alcuni aspetti dell'educazione religiosa della prole, in cui l'argomento, lungi dall'essere stato esaurito, può quanto meno essere stato lumeggiato, non può mancare una certa qual perplessità, considerando le difficoltà dell'opera e le distanze, talora stridenti, tra l'ideale e le realizzazioni concrete.

Al riguardo deve però essere di aiuto la consapevolezza nella realtà della grazia di stato conseguente al matrimonio, in virtù della quale si hanno aiuti speciali da Dio.

Deve soccorrere una profonda fiducia nella Provvidenza, ed al riguardo un esempio autorevole è costituito da S. Monica, la madre di S. Agostino, che ha visto realizzate le sue preghiere per la conversione del figlio quando questi era già nella maturità, ma con quei risultati sorprendenti che ognuno conosce.

In ultimo, poi, riferendoci alla spiritualità cui si ispira l'Unione Catechisti, è un vero elemento di consolazione tenere presente, come pensiero conclusivo di queste riflessioni, il seguente detto di Gesù Crocifisso a fra Leopoldo: « Mi vogliano bene, stiano tranquilli, concedo tutto ai genitori.

Io sono il padrone delle anime; anche quando pare alla mente degli uomini che le cose siano impossibili, Io accomodo tutto ».