La figura del catechista associato

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Spunti di riflessione e di approfondimento

1. Inserimento nello stato di perfezione seguendo la via ordinaria dei fedeli

La riflessione sui vari aspetti dell'Unione Catechisti in occasione del suo cinquantennio si pone con particolare interesse e opportunità per la categoria dei catechisti associati, cioè per quei catechisti che s'inseriscono organicamente nell'Istituto seguendo la via ordinaria dei fedeli nello stato coniugale.

Invero tale figura, pur essendo determinata sotto l'aspetto canonico, e rispondendo ad un'indefettibile necessità spirituale del nostro tempo, come d'altra parte lo conferma il fatto che la Chiesa rabbia considerata e consigliata, costituisce sotto certa visuale uno dei punti più originali dell'Unione Catechisti, come degli Istituti secolari in genere - quasi la novità nella novità - e pertanto necessita di un approfondimento e di una sempre maggiore presa di coscienza da parte del laicato.

L'originalità della situazione consiste essenzialmente nel fatto dell'appartenenza organica ad uno stato di perfezione, pur mancando la professione canonica dei consigli evangelici, sebbene tale professione religiosa, che è pertinenza dei catechisti congregati, costituisca l'elemento vitale e caratteristica perché l'Istituto possa essere stato di perfezione.

Quest'ultimo rilievo attesta come il gruppo dei catechisti congregati sia il nucleo indefettibile e propulsore dell'Istituto Secolare, e non potrebbe essere diversamente, e ciò non solo sotto l'aspetto operativo, ma essenzialmente in linea di principio.

Posta però la possibilità di inserire nell'Unione, e nella posizione di veri membri di diritto, anche coloro che seguono la via ordinaria, ecco derivarne la singolare e fecondissima conseguenza di un ampliamento delle pendici - per così dire - dello stato di perfezione ad altri strati del laicato cattolico.

Ai vari scritti per la celebrazione del decimo anniversario del transito del Servo di Dio fratel Teodoreto, si aggiunge anche il presente, allo scopo di contribuire alla illustrazione di un aspetto del suo Istituto, la cui importanza ed i cui precisi lineamenti - in se e per sé considerati, come altresì nei rispetti dell'Istituto nel suo complesso - sono stati da Lui sempre costantemente affermati e sostenuti, e ciò per offrire spunti di approfondimento ai catechisti associati, nonché a quei laici che sentissero viva l'esigenza di tendere alla perfezione religiosa nello stato matrimoniale.

2. Appartenenza organica all'Istituto

Esaminando il problema in primo luogo sotto l'aspetto giuridico, va osservato che i catechisti associati costituiscono parte integrante dell'Istituto, dato che l'art. 4 della Regola, dopo i catechisti congregati, annovera tra i membri i catechisti associati, i quali, "pur seguendo la via ordinaria dei fedeli, si studiano di conformarsi allo spirito dell'Istituto con l'osservanza di un proprio regolamento".

Questa struttura, canonicamente approvata, s'innesta direttamente nella disciplina dell'enciclica " Provida Mater Ecclesia ", istitutiva degli Istituti Secolari, la quale annovera appunto accanto ai membri in senso stretto dei suddetti istituti - cioè i religiosi professi - i membri in senso lato, cioè, secondo la nostra terminologia, gli associati.

Non si tratta quindi semplicemente di un'affiliazione o di un'aggregazione, ma di un vero e proprio inserimento organico, per cui il catechista associato, pur non rivestendo sotto l'aspetto soggettivo la qualifica di religioso, tuttavia viene ad inserirsi realmente in uno stato di perfezione, e ciò in virtù delle disposizioni approvate dal magistero ecclesiastico.

D'altra parte è notorio come il pensiero del Fondatore fosse in tal senso dato che anche dopo l'erezione dell'Unione in Istituto Secolare, a seguito della promulgazione della " Provida Mater Ecclesia ", ribadì costantemente che gli associati avrebbero dovuto continuare a far parte integrante dell'Opera, sottolineando pertanto come la professione religiosa da parte di coloro che si sentissero ad essa chiamati non avrebbe dovuto costituire un elemento di divisione, né suscitare la consapevolezza di una rinuncia da parte degli associati, da Dio chiamati al matrimonio.

Invero la diversa posizione delle due categorie dei membri dell'Istituto deriva dalla diversa vocazione, gli uni alla professione religiosa, gli altri al matrimonio, ma le posizioni restano accomunate nel medesimo ideale della santificazione nel mondo e dell'apostolato catechistico e sociale, che è la nota specifica dell'Istituto.

3. Vocazione al matrimonio

Invero la celebrazione del sacramento del matrimonio deve avvenire nell'ambito di una divina vocazione, per cui l'associato, intraprendendo la strada che gli è propria, segue quella che per lui é soggettivamente la migliore, perché, conforme alla Volontà di Dio.

Egli non si trova quindi in una posizione di ripiego rispetto al congregato, dato che il non aver effettuato la professione religiosa non deriva da mancanza di generosità - che, se questa fosse la soluzione, non avrebbe più senso parlare di catechista, ne di stato di perfezione - ma è dovuto alla diversa vocazione particolare, pur nell'ambito di quella comune all'apostolato catechistico.

Mentre il catechista congregato è chiamato a realizzare la sua santificazione e la sua testimonianza cristiana mediante la professione religiosa, che per lui risulta il mezzo più perfetto per attuare il suo ideale di vita, il catechista associato è invece chiamato alla santificazione ed alla testimonianza mediante il sacramento del matrimonio, ma anche in tale orientamento egli deve prospettarsi la perfezione ispirandosi alla intelligenza spirituale e all'amore generoso dei consigli evangelici, la cui pratica - nella misura e nelle modalità proprie di ogni condizione - è accessibile ad ogni fedele anche al di fuori della professione religiosa canonica.

Sebbene l'associato non sia nella condizione di perfetta dedizione a Dio che è propria del congregato ( il quale ha effettivamente rinunciato alle ricchezze, ai piaceri e alla propria volontà attraverso i voti di povertà, di castità e di ubbidienza ), egli tuttavia deve essere parimenti animato da quella piena generosità che scaturisce dalla ricerca della carità perfetta, pur nella consapevolezza di trovarsi in uno stato che nel regno di Dio è meno nobile di quello del professo, dal che torna opportuno uno specifico culto della virtù dell'umiltà.

Questo perfetto amore trova nello stesso fatto di compiere la Volontà di Dio il suo elemento vivificatore, ed esso è di tanto più sublime considerando che si determina nella celebrazione di un sacramento, il matrimonio, che innesta i coniugi in quanto tali in Cristo, ed opera una specifica e particolare effusione di Grazia mediante la mirabile unione del carattere spirituale di perfetti cristiani dei due sposi; anzi la coscienza di tale dignità e l'operoso adeguamento ad essa della propria condotta è uno dei principi di vita del catechista associato.

4. Vocazione catechistica nel matrimonio

L'appartenenza all'Istituto, attraverso l'osservanza di un apposito regolamento, mette l'associato nella possibilità di vivere nella pienezza la carità perfetta.

Invero la stessa realizzazione dell'altissimo ideale del sacramento del matrimonio e strettamente connessa ad un integrale conformazione allo spirito dell'Unione Catechisti, che è lo spirito dei consigli evangelici, e ciò perché l'azione di grazia di un sacramento - e del sacramento del matrimonio in specie, avente come finalità immediata la santificazione dell'unione dei coniugi, più che la santificazione degli individui - è di tanto più intensa quanto più il fedele sia avanzato in generosità e in amor di Dio.

Questa considerazione risulta di particolare e fondamentale importanza per una piena comprensione della figura del catechista associato, in relazione alla apparente contrapposizione che sembrerebbe porsi tra lo stato di coniugato e quello di laico consacrato, nel senso di una reciproca esclusione tra le due figure, quasi che il matrimonio, nel determinare in chi l'abbia contratto una speciale consacrazione - con l'innesto nel mistero nuziale di Cristo - venga a rendere superflua altra forma di consacrazione per tendere allo stato di perfezione.

Tale contrapposizione non ha ragione di essere ove si consideri in primo luogo che l'appartenenza all'Istituto Secolare comporta uno studio e un impegno per la professione del cristianesimo a una forma matura, definitiva e stabile di dedizione interiore e di apertura apostolica, da cui deriva un aiuto ed uno slancio a vivere integralmente il sacramento del matrimonio, in analogia a quanto avviene per il religioso, che con la sua professione ha modo di sviluppare nella pienezza quella consacrazione a Cristo che è già avvenuta con l'impressione del carattere del Battesimo e della Cresima.

Oltre a ciò è da considerare che il sacramento del matrimonio, mentre determina tra i due coniugi uno stato di santificazione ( almeno potenziale, ove essi non pongano ostacoli all'azione vivificatrice dello Spirito Santo ) che li qualifica spiritualmente, non esaurisce tuttavia la sfora di attività dell'individuo, in quanto sussiste pur sempre tutta una gamma di rapporti e di relazioni ( quelli personali verso Dio, quelli verso il prossimo nell'ambiente di lavoro, nella società, ecc … ), nei cui riflessi il matrimonio non è operante in quanto tale, anche se indirettamente esplica quella rilevanza e quell'influsso che sono propri dell'azione della Grazia.

In tutti i suddetti settori resta più che mal ferma ed insostituibile l'esigenza di una consacrazione, quale specifica qualificazione religiosa a vivere in tutte le circostanze il cristianesimo nella sua pienezza.

Queste considerazioni, che costituiscono appena uno spunto per lo sviluppo di un orientamento di vita, mentre sottolineando l'opportunità di una consacrazione per testimoniare più efficacemente Cristo nel mondo, rilevano altresì come la stessa vita coniugale venga a trovare nella consacrazione un nuovo titolo per il rafforzamento dell'impegno morale del coniugi, nella consapevolezza e nell'anelito di un diretto ed immediato inserimento in Cristo, per riferire a Lui ogni momento ed ogni atteggiamento di vita: così l'amore per il coniugo sarà più facilmente strumentalizzato per tendere a Cristo, così nei confronti dei figli verrà più spontaneo l'atteggiamento di offerta di essi a Dio, ad imitazione dell'offerta che il Padre ha fatto del suo Figlio unigenito, permettendo che fosse crocifisso: e ciò perché il laico consacrato, dovendo avere una piena consapevolezza della propria offerta a Cristo, tutto è portato a incentrare in tale prospettiva.

( Continua )

Vito Moccia