La virtù della speranza nella vita famigliare

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"Avete fra di voi Cristo, la speranza della vostra gloria" ( Col 1,27 )

Il matrimonio, come gli altri sacramenti, è scaturito dal costato di Gesù Crocifisso.

Il matrimonio quindi richiama e contiene l'annuncio della salvezza e della speranza.

La speranza è virtù teologale: ha cioè per principio e per fine Dio.

La speranza è virtù giovane: quella giovinezza che Dio rinnova, anche in età avanzata, in chi si affida a lui.

Si colloca tra la fede e la carità, perché nasce dalla prima e sfocia nella seconda.

Quando nel mondo o nel cuore diminuisce o viene a mancare la fede, anche la speranza muore come fiore staccato dall'albero.

La speranza è la conclusione del Credo.

Il mondo che ci circonda ce ne da abbondanti esempi.

Quando manca nel cuore o nel mondo la speranza, la carità che ne è frutto non matura.

Chi non ha speranza non ama Dio: ha lo sguardo rivolto a terra; non ama se stesso: il suicidio; non ama il prossimo: attentati al corpo e ai beni del prossimo, compiuti dai disperati.

La speranza non fiorisce nel benessere e nella ricchezza.

Lo dice San Paolo: « Nella speranza siamo stati salvati, ma quando quel che si spera, si vede, non è più speranza; perché chi già vede una cosa, che spera più?

Ma se speriamo quel che non vediamo, allora aspettiamo con pazienza » ( Rm 8,24 ).

Il legame che San Paolo stabilisce tra pazienza e speranza è ancora più evidente nelle parole della stessa lettera ai Romani.

È un passo assai caratteristico.

C'è una affermazione iniziale che può stupirci.

Poi c'è la via indicata per giungere alla speranza ed è una via in salita, una via di conquista.

La speranza è seme che noi stessi dobbiamo far germogliare.

Ecco le parole di San Paolo: « Ci vantiamo anche nelle tribolazioni ».

Non è facile una simile affermazione, soprattutto se corrisponde veramente alla realtà.

Paolo continua e motiva la sua affermazione su solide basi: « Sapendo che la tribolazione produce la tolleranza, la tolleranza produce virtù provata, la virtù provata produce la speranza » ( Rm 5,3-4 ).

Di gradino in gradino vi si è giunti.

Esaminiamo un momento questa ascesa: tribolazione come base - tolleranza come sopportazione - virtù provata come accettazione - speranza come apertura al di fuori di noi, nel tempo e nello spazio ( a chi ci circonda ).

Può essere una buona scaletta di ascesa in qualsiasi rapporto con gli altri: anche nei rapporti familiari.

Non è affermazione gettata sulle nuvole, ma radicata nella realtà di ogni giorno: pensiamo che parte dalla tribolazione!

Perciò San Paolo continua: « La speranza non inganna, perché l'amore divino si è riversato nei nostri cuori per lo Spirito Santo che ci fu dato » ( Rm 5,5 ) ed eccoci arrivati alla carità.

Il cristiano è uomo di speranza e il suo impegno nella storia ( impegno nel presente del mondo di oggi e non quindi alienazione ) è in vista di un futuro che la rivelazione di Dio gli lascia intravvedere per sé e per l'umanità.

La sua vita è un servizio guidato da Dio per l'attuazione dei suoi disegni di grazia verso gli uomini.

Per questo egli si rivolge tutti i giorni a Dio, suo Padre celeste, con queste parole: « Venga il tuo Regno ».

Afferma il Vaticano II: « Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono anche le gioie e le speranze, la tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore.

La loro comunità infatti è composta di uomini, i quali riuniti insieme a Cristo sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il Regno del Padre,e hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti.

Perciò essa si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e la sua storia ». ( Gaudium et spes, 1 ).

Quando l'unione con Cristo viene a mancare, cade anche la speranza.

Prendiamo l'episodio dei Discepoli di Emmaus come esempio tipico; potremo applicarlo anche agli altri discepoli, esclusa la SS. Vergine.

Hanno perso la speranza perché non credono più in Gesù: « Noi speravamo che Egli salvasse Israele; invece, eccoci al terzo giorno da quando sono avvenute queste cose ».

Ed ecco la pedagogia di Gesù per ricondurli a sperare: « O stolti e tardi di cuore a credere a tutte le cose che i profeti hanno detto! ».

Manca la fede, non ci può essere speranza.

« Non doveva forse il Cristo patire tali cose ( eccoci alla tribolazione, alla passione ) e così entrare nella sua gloria »?

La gloria è il frutto della tribolazione vissuta nella speranza.

« Cristo è in voi speranza di gloria. Lui noi annunziamo esortando ogni uomo » ( Col 1,27-28 ).

Quale la conclusione? La carità!

« Resta con noi. Signore, perché si fa sera »: la carità verso l'ospite.

« Prese il pane, lo benedisse, lo porse ai discepoli. Allora si aprirono i loro occhi e lo riconobbero …

È l'incontro con Gesù nel Sacramento.

« Senza attendere, tornarono a Gerusalemme e trovarono radunati gli Undici e gli altri che erano con loro: raccontarono quello che era avvenuto per via e come l'avevano riconosciuto mentre spezzava il pane » ( Lc 24,35 ): la missione di annuncio ai Fratelli.

La speranza accompagna la vita del cristiano, sostenuta dalla fede.

È vera compagna personale di vita.

La fede e la speranza verranno meno quando questa nostra vita terminerà e noi vivremo nell'amore.

« Ora perdurano queste tre cose: fede, speranza e amore: ma la più grande di tutte è l'amore » ( 1 Cor 13,13 ).

Come nella vita personale, così nella vita sociale e soprattutto nella vita familiare la speranza di ognuno è sostegno per gli altri.

Non ci fermiamo alle applicazioni pratiche di questa affermazione: saranno oggetto del prossimo incontro.

Per ora vediamo di applicare a noi stessi personalmente quanto siamo venuti dicendo sulla speranza.

Che relazione esiste fra questa speranza e il Sacramento del matrimonio?

C'è una prima affermazione: « Il matrimonio, come gli altri sacramenti, è scaturito dal costato di Gesù Crocifisso ».

La Chiesa stessa è scaturita dal costato di Gesù Crocifisso, perché la fede è legata alla Croce.

Il Cristo ha stabilito fra gli sposi un mistero analogo a quello con cui, sulla croce, fece della Chiesa la sua sposa.

Il destino soprannaturale dell'uomo ha raggiunto il suo apice solo con la Passione.

È in quel giorno che Dio ha di nuovo sposato l'uomo.

È nella Pasqua che Dio ha dichiarato ancora una volta il suo amore per l'uomo.

Abbiamo il diritto di parlare di "comunicazione" dell'amore di Dio per l'uomo: Egli ha dato veramente il suo corpo, l'ha consegnato per noi.

Mistero di gioia nell'Eucaristia, di sofferenza nella Passione: è pur sempre il medesimo dono del corpo.

Ormai c'è nel matrimonio cristiano, fra lo sposo e la sposa, il sangue di Cristo.

Se l'unione del Cristo e dell'umanità non si realizza che attraverso la Passione e la Croce, la medesima cosa sarà per l'unione fra lo sposo e la sposa; e se l'unione del Cristo e della umanità si continua e si compie nella Risurrezione e nella beatitudine, anche l'unione dello sposo e della sposa è fatta per consumarsi nella felicità.

Il cristiano non è solo un uomo convinto che « Cristo è morto per i nostri peccati, che è stato sepolto e che è risuscitato » ( 1 Cor 15,4 ).

È un uomo che rinnova in sé questi misteri.

La Morte e la Risurrezione del Signore non sono solo oggetto di fede, sono le realtà stesse dell'atto di volontà per cui l'uomo accetta di « morire a se stesso per vivere a Dio » ( Rm 6,11 ).

La fede che germina la speranza è l'incontro con Cristo.

Lo si credeva morto ed eccolo che vive.

Si era cercato forse attraverso la storia di far rivivere o di cancellare il suo ricordo: ed ecco Gesù attuale, presente, contemporaneo.

Kierkegaard ha detto che credere è farsi contemporanei di Gesù.

La Passione di Gesù continua anche oggi, è attuale nei suoi sacramenti.

E come allora possiamo forse vivere tre giorni nel buio della notte: la tribolazione.

Ma alla fine tornerà la luce: la speranza.

L'uomo che esce dalle acque del Battesimo, che si nutre di Lui, che vive e rinnova il Sacramento del matrimonio ogni giorno, che riceve i Sacramenti, conoscerà l'aurora di Pasqua e la forza di tutto osare per Lui.

Ogni sacramento è un gesto del Cristo, un gesto col quale Egli ricomincia a esistere e operare per coloro che sono riuniti nella fede attorno a Lui.

Ogni sacramento, dunque, sopprime il tempo e rende Cristo vivo in mezzo a noi, oggi come lo fu un giorno in Palestina e come tornerà alla fine dei tempi.

Ogni sacramento ha tre dimensioni: presente, passato, futuro.

È un avvenimento del passato che ritorna presente e che annuncia qualcosa che verrà.

Celebrare un sacramento non significa commemorare piamente un gesto del Cristo, significa esercitare il potere di farlo tornare tra noi: « Vieni, Signore Gesù », diceva la Liturgia dei primi cristiani.

« Come i sacramenti della Nuova Legge, alimento della vita e dell'apostolato dei fedeli, prefigurarono un cielo nuovo e una nuova terra, così i laici diventano efficaci araldi della fede nelle cose sperate, se senza incertezze congiungono a una vita di fede la professione della fede.

Questa evangelizzazione o annuncio del Cristo fatto con la testimonianza della vita e con la parola, acquista una certa nota specifica e con una particolare efficacia dal fatto che viene compiuta nelle comuni condizioni del secolo ».

Così afferma il Concilio ( Lumen Gentium, 35 ) e così il cristiano diventa sacramento di speranza nel mondo.

« Il matrimonio quindi richiama e contiene l'annuncio della salvezza e della speranza ».

È questa la conclusione naturale di quanto siamo venuti dicendo.

Il Matrimonio non è sacramento statico, quindi, fissato in un giorno e in un luogo: è sacramento dinamico di ogni giorno e di ogni luogo, perché è sacramento di amore, e l'amore è sempre dinamico.

Il Matrimonio, proprio perché sacramento di amore, se sarà fiorito di carità sarà annuncio di salvezza e di speranza, all'interno della famiglia prima e poi testimonianza per gli altri.

A conclusione possiamo ripetere l'affermazione che la speranza nel matrimonio è frutto della fede accolta e vissuta e genera la carità.

È sacramento che, nato dalla fede di chi lo accoglie come presenza di Cristo nell'unione dei coniugi, si volge al futuro nelle sue prospettive umane e soprannaturali.

È sacramento che inizia una nuova vita: a due dapprima, poi a maggiore partecipazione con i figli che Dio manderà.

Anche umanamente il Matrimonio è porta aperta sul futuro: quanti progetti, quante speranze!

Non tutto si avvererà.

La tribolazione resterà sempre, ma guai a noi se dalla tribolazione non sapremo, secondo la via indicata dalla vita e dall'insegnamento di Gesù, e così ben riassunta da San Paolo, giungere a consolidarci nella speranza.

Quanti matrimoni potrebbero essere salvati da questa luce, quante situazioni che si trascinano potrebbero trovare soluzione da questa forza!

Non è facile. Talvolta pare addirittura impossibile!

Quanto è stato detto potrebbe anche apparire come ideale e possibile soltanto per altri, oppure non possibile nella mia situazione attuale, di ieri, di oggi.

Ma non vale forse la pena di tentare di riportare questo ideale nella monotona realtà quotidiana?

Non può forse cambiare qualcosa il vedere con occhi nuovi, illuminati di spetanza, persone e avvenimenti?

E questo senza la pretesa di vedere cambiare tutto all'improvviso.

La speranza si nutre di piccole cose.

La speranza si realizza nel tempo, che può essere anche molto lungo.

La speranza vive con noi ogni giorno, ogni ora, ogni momento ed è in attesa: attesa della realizzazione di quell'incontro che ci fermerà nella speranza ma ci stabilirà nella carità con Dio, con Gesù con le persone che amiamo.

Fr. Gustavo