Come praticare l'Adorazione

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La pratica in comune dell'Adorazione rappresenta un punto caratteristica e fondamentale del riunirsi "nel nome" del Signore, proprio di tutti i membri dell'Unione.

L'Unione infatti è nata come comunità di adoratori e di diffusori della Adorazione.

Là dove si tralascia questo esercizio o lo si ponga ai margini della vita comunitaria dell'Unione, si può dire che nella sostanza non esiste l'Unione, o che l'Unione viene meno.

La pratica in comune dell'Adorazione è il principio della comunione specifica, della "comunione fraterna nella milizia di Cristo" ( L. G. 43 ) quale dev'essere una riunione di membri dell'Unione in quanto tali.

La pratica in comune dell'Adorazione costituisce un momento essenziale di espressione comunitaria e di alimento dello spirito che deve accomunare tutti i membri dell'Unione.

Se il principio di ogni comunione cristiana è, nello Spirito Santo, la Parola di Dio, se l'Eucaristia ne rappresenta il culmino e la sorgente, l'Adorazione rappresenta l'elemento specifico secondo il quale i membri dell'Unione penetrano e diffondono la Parola di Dio e si preparano a partecipare e come a perpetuare in se stessi l'Eucaristia.

Rappresenta la sintesi dell'ispirazione con la quale i membri dell'Unione approfondiscono la loro incorporazione alla Chiesa, la loro comunione ecclesiastica e servono alla Chiesa, e nella Chiesa e con la Chiesa servono al mondo.

La pratica dell'Adorazione non può essere ridotta a una "recita" di parole e di formule.

"Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me". ( Is 29,13; Mt 15,8; Mc 7,6 )

L'Adorazione esige di "essere praticata", vale a dire fatta espressione del cuore e di conformità di vita.

Adorazione "viva", perché "incarnata" e "vissuta", cioè "praticata".

L'Adorazione deve essere praticata "in spirito e verità" ( Gv 4,22-25 )

Vale a dire, dev'essere principalmente culto interiore secondo lo Spirito di adozione che abbiamo ricevuto ( Rm 8,15.26-27; Gal 4,6 ).

E praticata con "intelligenza, affinché chi ascolta possa rispondere: Amen!" ( 1 Cor 14,15-17 ), vale a dire dev'essere culto rispondente alla pienezza della rivelazione divina, pienezza che è "Gesù Cristo e Gesù Cristo Crocifisso".

L'Adorazione perciò comporta adeguate disposizioni personali e di comunità.

Disposizioni interiori e anche esteriori.

Tali disposizioni normalmente non s'improvvisano, ma vanno ricercate e preparate remotamente mediante il progressivo e diuturno impegno di conversione e di offerta al Signore Crocifisso.

A questo fine sono essenziali lo sforzo di interpretare e di vivere ogni cosa in Gesù Cristo e in Gesù Cristo Crocifisso, e gli slanci interiori, con o senza giaculatorie espresse, secondo quanto può suggerire la stessa formula e lo stesso orientamento spirituale espresso dall'Adorazione.

Disposizioni generali ma anche disposizioni di comunità che intorno alla Adorazione si costituisce, che nell'Adorazione trova il fondamentale nutrimento, che per l'Adorazione trova il comune intendimento di vita, di dedizione, di zelo.

Durante la pratica dell'Adorazione non può mancare la nota dominante del rendimento di grazie che sorge dalla contemplazione, rendimento di grazie che converte, purifica, ripara, eleva, dilata, sprona, rendimento di grazie che affratella e rinvigorisce la dedizione e l'impegno di ognuno e di tutti.

Per favorire le disposizioni personali e comunitarie si suggerisce quanto segue:

1) Si scelga il tempo e possibilmente il luogo più conveniente per la pratica dell'Adorazione.

Circa il tempo si ponga mente che l'Adorazione va praticata in modo da costituire un momento culminante della riunione, e mai un momento di parentesi.

Circa il luogo si dia di norma la precedenza alla presenza davanti al SS. Sacramento.

Se l'Adorazione viene praticata altrove si abbia cura di raccogliersi attorno alla figura di Gesù Crocifisso.

2) Se è possibile s'introduca la pratica dell'Adorazione con esercizi adatti a fomentarne lo spirito, per es. invocazioni allo Spirito Santo, "Eccomi o mio amato buon Gesù", canti, brevi letture bibliche, brevi riflessioni nel raccoglimento ecc.

3) La recitazione non va affrettata né strascicata.

Molto importanti sono gli accenti, i ritmi, le pause.

Dev'essere "detta" e "non ripetuta", tangibilmente rivolta al Cristo Crocifisso, vivente e glorioso.

È fede ravvivante ed espressa.

Non va "martellata" o "scandita", ma come "salmodiata", senza stemperare nel suono la forza espressiva delle parole.

Con virile semplicità di fanciullo, senza ripiegamenti su di sé, ma con cuore aperto, schietto, fiducioso.

4) Allo scopo di favorire le migliori disposizioni interiori onde si possa convenientemente praticare l'Adorazione, si raccomanda di coltivare lungo la giornata gli slanci interiori, anche brevissimi, suggeriti o ispirati dalla stessa Adorazione.

Tra le giaculatorie si raccomandano quelle stesse insegnate a Fra Leopoldo e rivolte a Gesù Crocifisso "Tu ami me, io amo te", "Sono contento di te" che è necessario ripetere di frequente, specialmente nei momenti critici, sia gloriosi che dolorosi.

5) Il Padre Nostro, l'Ave Maria, il Gloria non sono preghiere "aggiunte", ma fanno parte del tessuto connettivo dell'Adorazione.

Il "Padre Nostro" esplicitamente si riferisce al Padre che "ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito affinché chiunque crede in Lui non perisca".

Ancora, il "Padre Nostro" rappresenta l'accentuazione intesa a manifestare che ogni preghiera cristiana è "nel" Padre Nostro e "per" il Padre, "al" Padre, il Padre, il Padre che Gesù ha glorificato con la sua morte di croce, il Padre al quale Gesù ci ha riconciliato con la effusione del Suo Sangue, nelle sue sacratissime Piaghe sanguinanti e gloriose.

Gesù Cristo e Gesù Cristo Crocifisso è la volontà del Padre, è la manifestazione del Padre e del suo amore per noi, è Colui per il quale diventa possibile il nostro ritorno al Padre, la comunione col Padre e la redenzione universale.

Il "Padre Nostro" rappresenta lo sviluppo verticalmente onninclusivo dell'Adorazione.

L' "Ave Maria" invece rappresenta lo sviluppo di Gesù Crocifisso per rapporto a noi.

Maria, Immacolata in previsione dei meriti di Gesù Crocifisso; dolorosissima Madre di Gesù ai piedi della croce.

Ella ci è stata data come Madre nostra e immagine dell'umanità redenta.

Il "Gloria" alla trinità delle Persone nell'unità di Dio, è la sorgente e lo scopo ultimo e perpetuo della Redenzione, rappresenta la massima espressione del potere glorificante e salvifico del sacrificio del Verbo incarnato.

In quanto parti integranti dell'Adorazione, occorre che nell'intenzione e nel modo di recitarli si collochino non come parentesi di rito, ma come momenti di un'unica preghiera.