Paolo VI ai giovani di A. C.

B204-A2

Figli carissimi, ci pare doveroso profittare di questo incontro per sottoporre alla vostra considerazione alcune indicazioni operative, con le quali desideriamo contribuire alla progettazione della vostra attività nell'immediato futuro.

La prima indicazione, su cui vorremmo insistere, per quanto scontata essa possa apparire, va in direzione di una ripresa decisa e forte dell'impegno formativo.

Impegno formativo

L'Associazione deve riproporre, con fiducia, coraggio ed originalità, l'importanza primaria della preghiera, della lotta quotidiana per la fedeltà al Battesimo, della castità secondo lo stato proprio di ciascuno, della disponibilità alla consacrazione verginale e al servizio dei fratelli per chi a tanto è chiamato, della testimonianza di vita, privata e pubblica, nel cuore delle diverse, e spesso tanto difficili, situazioni esistenziali.

In una parola: l'Azione Cattolica Italiana deve essere potremmo dire scuola di santità, sulla scia di tanti uomini e donne, giovani e ragazzi, che nel programma « preghiera, azione e sacrificio » hanno trovato la strada della loro fedeltà generosa e perfino eroica al Signore.

Collaborazione dei laici all'apostolato gerarchico

Su di un secondo punto vogliamo richiamare la vostra attenzione: la particolare rilevanza dell'Azione Cattolica che, in quanto collaborazione dei laici all'apostolato gerarchico della Chiesa, ha un posto non storicamente contingente, ma teologicamente motivato nella struttura ecclesiale.

Dopo quanto ne ha detto il Concilio ( Apostolicam Actuositatem, n. 20; Ad Gentes, n. 15 ) e quel che noi stessi avemmo occasione di sottolineare nella nostra Esortazione Apostolica « Evangelii Nuntiandi  n. 73 », il ruolo specifico dell'Azione Cattolica nel disegno costituzionale e nel programma operativo della Chiesa non può essere sottovalutato.

Essa è chiamata a realizzare una singolare forma di ministerialità laicale, volta alla « plantatio Ecclesiae » e allo sviluppo della comunità cristiana in stretta unione con i ministeri ordinati.

Per meglio rispondere a questa sua funzione specifica essa dovrà curare con particolare impegno le strutture associative, mediante le quali non solo si esprime e si attua il principio di obbedienza, che è valore irrinunciabile, ma si rende possibile quella programmazione delle attività e degli interventi, che sola, in via normale, assicura una incidenza di rilievo sull'ambiente.

Il criterio associativo, del resto, se inteso rettamente e applicato con saggezza, non solo non soffoca, ma stimola anzi la responsabile iniziativa dei singoli e la sagace percezione delle istanze emergenti dalle situazioni concrete, ed offre anche gli strumenti validi per una risposta adeguata.

Emergenza di una nuova sensibilità sacramentale e pastorale

La terza indicazione ci è imposta da un fenomeno, nel quale ci pare di scorgere un non trascurabile segno dei tempi: la presenza tra gli iscrìtti di diecimila coppie di sposi, che hanno voluto dare come tali la loro adesione all'A. C., segna l'emergenza di una nuova sensibililtà sacramentale e pastorale, che va colta e promossa.

L'Azione Cattolica Italiana deve fare spazio al suo interno alle coppie e deve aiutare le comunità parrocchiali e diocesane a riconoscerne il ruolo « protagoniste della pastorale », che a loro viene dalla grazia del sacramento.

In una società, che emargina sempre più la famiglia e, praticamente, tende a vanificarne la consistenza e i compiti nelle realtà civili e nella educazione dei figli, l'Azione Cattolica deve impegnarsi a promuovere il ministero dei coniugi anzitutto nei confronti della crescita nella fede dei figli; nei confronti poi della evangelizzazione delle coppie e delle famiglie deboli nella fede, con le quali essi hanno quotidiani contatti di vicinato, di lavoro, in situazioni spesso totalmente chiuse ad altre presenze ecclesiali; nei confronti infine dei fidanzati, che si preparano al matrimonio.

La passione per l'annuncio del Vangelo

Una quarta, una preminente indicazione ci pare imporsi oggi con urgenza: l'Azione Cattolica deve riscoprire la passione per l'annuncio del Vangelo, unica salvezza di un mondo altrimenti disperato.

Certo, l'Azione Cattolica ama il mondo, ma di un amore che trae ispirazione dall'esempio di Cristo.

Il suo modo di servire il mondo e di promuovere i valori dell'uomo è primariamente quello di evangelizzare, in logica coerenza con la convinzione che nell'Evangelo è racchiusa la potenza più sconvolgente, capace di fare veramente nuove tutte le cose.

Evangelizzatori laici sono dunque i militanti di Azione Cattolica, abilitati dal dono dello Spirito e in piena fedeltà alla parola ricevuta dai Pastori, a realizzare nella vita quotidiana la sintesi tra fede e vita, ricuperando quell'unità, che l'insidia del secolarismo con lucida intenzionalità instancabilmente mira a dissolvere.

In altre parole, si tratta di privilegiare il momento pastorale.

La mentalità oggi dominante induce ad assolutizzare l'impegno « politico » a scapito di quello pastorale, negando a quest'ultimo una vera efficacia in ordine al cambiamento della società.

Occorre rivalutare l'impegno per la crescita della comunità cristiana nella fede e nella testimonianza di vita, proclamando ben forte il fine soprannaturale dell'uomo e aiutando i credenti a riscoprire i valori anche politici, che una coerente professione del cristianesimo sviluppa a vantaggio di una più umana convivenza: il fermento rinnovatore introdotto dalla primitiva comunità cristiana entro le strutture socio-politiche dello stato pagano è testimonianza di per sé eloquente.

E, su questo punto, ciò che particolarmente ci preme sottolineare è l'urgenza di una più coraggiosa e qualificata azione evangelizzatrice in alcuni settori della civile convivenza, particolarmente bisognosi di uno stimolante confronto col messaggio di Cristo.

Intendiamo alludere più specialmente al mondo del lavoro, spesso segnato da una avversione profonda per ogni espressione di vita ecclesiale; al mondo della scuola, simbolo di tutte le contraddizioni, che drammaticamente investono la vita dei ragazzi e dei giovani, coinvolgendoli in spirali disperate, al mondo della Università e della cultura, pericolosamente esposto al fascino di teorie materialistiche in radicale contrasto col Vangelo; infine al mondo femminile, proteso alla ricerca di un discorso liberante sull'identità e sull'autonomia della donna, ma percorso anche da torbidi fermenti sovvertitori, che sconvolgono le generazioni più acerbe, spingendole spesso a comportamenti aberranti e a un atteggiamento di rifiuto totale nei confronti della Chiesa.

Il campo di lavoro, come vedete, carissimi Delegati dell'Azione Cattolica Italiana, è vastissimo ed anche singolarmente impegnativo.

Non lo si può affrontare alla leggera.

L'azione evangelizzatrice dell'Azione Cattolica nel mondo attuale esige studio e impegno culturale; impiego di strumenti adatti per la lettura delle esigenze stanche, che emergono nella vita del Paese e delle Chiese locali; tempestività di intervento e organicità di presenza; rigorosa qualificazione della stampa e dell'editoria; collegamento stretto e cordiale con i Pastori; coordinamento e collaborazione con le altre associazioni, gruppi e movimenti ecclesiali, in particolare con la F.U.C.I. e i Movimenti Maestri e Laureati Cattolici ( presenti questi ultimi - e significativamente - a questa Udienza ); chiarezza di obiettivi e di metodi, affinché ogni energia sia utilizzata senza sprechi inconcludenti e frustranti.


I tempi in cui la Provvidenza ci ha posti a vivere e lottare sono caratterizzati da fenomeni complessi e contrastanti, che provocano tensioni e squilibri, a volte anche drammatici.

Noi vogliamo ripetere, a nostro e vostro conforto, la parola del Maestro agli Apostoli forse sfiduciati e smarriti: « Confidite; ego vici mundum ».

La Vittoria di Cristo, per altro, si è compiuta sulla croce, attraverso l'amara esperienza dell'umiliazione, dell'abbandono, della morte.

Nel momento della Passione ha avuto inizio la sua glorificazione.

Non ci si deve dunque meravigliare che anche la Chiesa, incarnazione di Cristo nella storia, continui a sperimentare il travaglio della sofferenza, dell'amarezza, della persecuzione.

Una Chiesa pacifica e sovrana, sempre trionfalmente accolta sulle strade del mondo, è prospettiva fallace, perché estranea al piano provvidenziale di Dio.

Paolo VI

( ai Vescovi della Toscana in visita ad limina 9-5-1977 )