Crociata della sofferenza  

B213-A10

Anno XVII - Lettera N. 66 - Ottobre 1979

Andate in tutto il mondo e portate il messaggio del Vangelo a tutti gli uomini ( Mc 16,15 )

Fratelli, il rinnovamento catechistico in corso nella Chiesa, ha avuto in questi ultimi tempi un dinamico risveglio e più ancora l'avrà, con l'aiuto di Dio.

Sempre più frequente si fa l'attenzione del Santo Padre, dei Vescovi, dei Sinodi, delle Conferenze Episcopali per questa missione dell'annuncio di Gesù al mondo, che è tra le missioni fondamentali che Gesù stesso ha affidato alla sua Chiesa.

Cosi Gesù disse ai suoi discepoli, dopo la risurrezione, prima di salire al Cielo: « Andate in tutto il mondo e portate il messaggio del Vangelo a tutti gli uomini ».

La Chiesa ha rinnovato questo mandato nel Concilio Vaticano II: « Tutti i battezzati sono chiamati da Dio a lavorare per la santificazione del mondo, alla maniera d'un fermento, e a manifestare il Cristo agli altri, prima di tutto con la testimonianza della loro vita religiosa per fede, speranza, carità ».

Papa Giovanni Paolo II ancora conferma: « La catechesi costituisce certamente una perenne e insieme fondamentale forma di attività della Chiesa, in cui si manifesta il suo carisma profetico: testimonianza e insegnamento vanno di pari passo » ( Redemptor Hominis 19 ).

Riflettevo su questi insistenti richiami della Chiesa per la Catechesi, mentre rileggevo uno scritto commovente e accorato di un iscritto da anni alla Crociata, e pensavo: « Come può un ammalato, un sofferente partecipare a questa missione di annunciare il Cristo? ».

Mi scrive infatti questo amico: « Non sono anziano, ma una forma di forti dolori articolari mi impedisce ormai ogni attività. I medici mi lasciano poche speranze.

Talvolta preferirei una malattia che distrugga più in fretta il mio fisico.

Resto così in vita e sento che sono di peso a me stesso e agli altri.

Vedo che attorno a me il vuoto si fa sempre più grande.

Le mie giornate trascorrono in una esasperante monotonia fatta di cure, di soste, di spazi vuoti, di solitudine.

Il mondo mi pare sempre più lontano: gli stessi avvenimenti quotidiani non mi interessano più.

Come è possibile una vita in questo stato? … ».

E questa non è che una delle tante situazioni di cui veniamo a conoscenza con gli scritti che giungono.

Situazioni penose, che non riusciamo a comprendere fino in fondo, a cui stentiamo a dare una parola che non sappia di convenzionalità.

É il solito modo sbrigativo di chi, impotente a dare luce e sollievo, si rifugia nel solito: « Coraggio! Ci vuole pazienza! … Vedrà … ».

Non ci riscopriamo un po' tutti, fratelli e sorelle, in questo quadro di vita che, in qualche modo e sotto certi aspetti, riflette una buona parte di queste situazioni?

É la dolorosa storia che ognuno vive dentro di sé, di cui scrive una pagina al giorno in un volume che, per alcuni di voi, è già denso di pagine.

Se penso a tanti casi, devo concludere che: « La sofferenza non è mai una cosa astratta: ogni sofferenza ha un nome, un volto.

Ogni sofferenza è unica, anche se ce ne sono di quelle tipiche che apparentemente si assomigliano.

E ognuno è solo a soffrire, solo in mezzo agli altri! ».

Ogni sofferenza è come un segreto, il tuo segreto, quello di cui sovente non parli a nessuno.

Quale sia il suo volto, la sofferenza ha preso dimora in te, compagna dei giorni e delle notti.

E che dire di una sofferenza che diventa intollerabile perché è un altro che soffre, un altro che ci è più caro di noi stessi?

Tante volte poi, su questo grava la solitudine che non è sempre causata dall'essere soli.

Vi sono solitudini dolorose nella stessa convivenza familiare in cui non si comunica, in cui si vive continuamente in stato di tensione e da cui non è possibile fuggire, in cui si può vivere solo a condizione di non parlare di questioni essenziali.

Si può essere soli anche vivendo in mezzo a tanti.

Anche la solitudine di Gesù nella sua passione era di questo tipo, a cominciare dalla solitudine dell'agonia nell'orto degli ulivi nel constatare che gli Apostoli dormivano.

Ebbene quale è la risposta che possiamo dare a tante situazioni penose?

Quale è l'orientamento per accettare l'impegno di annunciare anche noi la buona Novella di Gesù al mondo, proprio in virtù di quell'invito: « Tutti i battezzati sono chiamati a questo? ».

A poco giovano i ragionamenti o le discussioni su questo: vi è solo una scelta da fare, una scelta che può essere difficile, che può richiedere un grande sforzo di volontà ma che una volta fatta, può dare tanta serenità e dare una motivazione alla nostra situazione, anche se non la risolve.

La scelta e l'orientamento hanno un nome, corrispondono a una Persona: Gesù.

Da quando nel mondo è risuonata la sua parola: « Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi ed io vi farò riposare » ( Mt 11,28 ) non c'è altra porta a cui bussare.

Non dice Gesù « lo vi toglierò i vostri mali » ma « lo vi farò riposare ».

Questo significa prendere coscienza che la sofferenza esisterà sempre nella nostra esistenza, significa che la sofferenza non è condizionata o confrontata con una vita di maggiore o minore obbedienza a Dio.

Capita infatti sovente di udire frasi come queste: « Perché proprio a me? Eppure io mi sforzo di vivere onestamente, di comportarmi secondo la legge di Dio, di pregare, di essere buono, religioso.

Eppure vedo che non serve a niente.

Ci sono tanti che sono lontani da Dio e stanno bene ».

Questa è più la voce incontrollata del dolore che la voce del giusto giudizio sulla sofferenza.

Gesù è esplicito a questo proposito: « Beati quelli che sono nella tristezza, perché Dio li consolerà ». ( Mt 5,4 )

« Se qualcuno vuoi venire dietro a me, rinunzi a se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua » ( Mt 16,24 ).

Ecco, in queste parole è proprio sovvertito ogni rapporto tra vita buona e diritto ad essere risparmiati dalla sofferenza; se mai vi si vede una necessità di sofferenza per essere veramente con Lui.

Ma c'è altro aspetto che ci da sollievo ed è la sua promessa: « lo vi farò riposare ».

E cioè « Vi aiuterò a sopportare la vostra sofferenza, soffrirò con voi, accanto a voi.

Coraggio, io ho vinto il mondo ».

Ne si pensi che in questa accettazione rassegnata ci sia una capitolazione di fronte ad una situazione a cui non si è in grado di dare soluzione.

Ne è proprio il contrario. Come la morte di Gesù in croce non fu una sconfitta: Gesù crocifisso non è un vinto, un rassegnato; al contrario Egli è Colui che porta il peso ma per trascinare sempre più in alto verso Dio.

É lo stesso Gesù del venerdì santo e dell'alba radiosa di Pasqua.

La sua morte diventa vita, la sua sofferenza diventa gioia.

Nella sofferenza diventa testimone e si presenta al mondo offrendo redenzione.

In questa visuale comprendiamo come proprio nella sofferenza esista una possibilità vastissima di catechesi, di annuncio.

Paolo VI aveva espresso questo dicendo: « Evangelizza di più il testimone che il maestro ».

Giovanni Paolo II, in questi giorni, rivolgendosi a sofferenti così spiega la loro missione: « Sono convinto che ci sia qualcosa di veramente particolare nella vostra missione nella Chiesa.

Con la sua sofferenza e la sua morte Gesù prese su di sé tutta l'umana sofferenza, conferendo ad essa un nuovo valore.

Di fatto egli chiama ogni persona che soffre a collaborare con lui nella salvezza del mondo.

Per questo il dolore e la sofferenza non vengono sopportati da soli, né invano.

Sebbene riesca difficile capire la sofferenza, Gesù ha chiarito che questo valore è legato alla sua stessa sofferenza, al suo stesso sacrificio.

In altre parole, con le vostre sofferenze voi aiutate Gesù nella sua opera di salvezza.

La vostra chiamata alla sofferenza richiede una fede forte e pazienza.

Si, questo vuoi dire che voi siete chiamati all'amore con una particolare intensità ». ( O.R. 1-2 ott. 1979 ).

Sia questa « fede forte e questa pazienza » la testimonianza che ci sforziamo di portare a chi ci è attorno.

Se nella nostra sofferenza, di chi sa accettare il suo stato, diffonderemo davvero il messaggio di Gesù attorno a noi, più che con molte parole, perché mostreremo tradotto nella pratica il suo insegnamento.

E per questa nostra autentica e cristiana testimonianza Dio saprà suscitare altre anime che nella consacrazione della loro vita, nella attività e nell'insegnamento della parola, trasmetteranno il messaggio evangelico anche al nostro posto e per nostro merito.

In questo « la Beata Madre di Dio è insieme con voi, così come era insieme con Gesù ai piedi della Croce.

E non vi lascerà mai soli! » ( Giovanni Paolo II ).

Intenzione generale per il prossimo trimestre

Per il mondo delle Missioni.

Sorgano vocazioni sacerdotali e religiose tra le popolazioni del luogo per l'evangelizzazione dei loro fratelli.

Intenzioni particolari

Ricordiamo nelle nostre preghiere e nelle nostre offerte di sofferenze le seguenti intenzioni che ci sono state raccomandate:

- le vocazioni per l'Unione Catechisti

- le vocazioni per l'apostolato laico

- le vocazioni di religiosi educatori

- le intenzioni degli iscritti Fam. C. ( Torino ); R. P. per la sua famiglia, S. P. ( Catania ); M. V. per la pace nel mondo, P. S. per la guarigione della figlia, G.A. ( Acireale ); C. A. per la famiglia, A. S. e C. S., L. C., C. R., L. A. ( Aci Bonaccorsi ); E. E., F. G., C. G., G. G. ( Vibo Valentia ); Mons. G. B. ( Faenza ); G. R. B. ( Frassineto PO ); I. R. per la famiglia ( Messina ); T. S. per il figlio ( Milano ); F. S. ( S. Giovanni La Punta ); M. L. e L. G. ( Fafferana - CT ); C. A. ( Scordia ) ; C. R. ( Bosel - Svizzera ); C. A. ( Aci S. Antonio ); R. O. ( Borgo d'Ale ); S. F. ( Bellaria ); C. S. ( Padria ); B. C. ( Palestre ) e tutte le altre intenzioni.

Ricordiamo nelle preghiere di suffragio:

- l'anima buona di Fr. Mario Gabriele Strina ( Torino ), di Paolo e Rosa, di C. S. e A. S., dei parenti di C. V., C. A., T. S.( Aci Bonaccorsi ); dei defunti di N. G. ( Roma ), di M. M. e Maurizio ( Salò sul Garda ) di B. G. e N. G. ( Milazzo ); della Madre di R. F. ( Torino ) tutte le anime dei defunti della famiglia della Crociata e le anime più dimenticate.

Fate conoscere a persone particolarmente sofferenti nello spirito, la Crociata: è un'opera di apostolato anche questa.

Ricordiamo a questo proposito che la Crociata ha carattere esclusivamente spirituale: l'adesione non comporta nessun altro obbligo oltre quello della offerta settimanale delle sofferenze per le Vocazioni Sacerdotali e Religiose mediante la pratica della Adorazione a Gesù Crocifisso; inoltre richiede la recita di una "Ave Maria" per le intenzioni particolari raccomandate da! Centro.

É quindi un impegno da prendersi liberamente e coscientemente.

Le Vergine Immacolata ci guidi a Gesù Crocifisso e Gesù viva sempre nei nostri cuori!

La Presidenza