Linea aperta con il sacerdote

B222-A8

Cari amici, con questo numero del Bollettino apriamo una nuova rubrica di corrispondenza con un sacerdote.

Da qualche anno opera alla Casa di Carità un assistente spirituale, don Benito Rugolino, che è anche assistente del nostro Gruppo Famiglia, e abbiamo pensato che avrebbe potuto aiutarci nella soluzione dei vari problemi che i nostri lettori di volta in volta ci pongono.

Questa rubrica non ha la pretesa di essere esauriente, ma semplicemente l'avvio di un dialogo che può continuare anche in altra sede.

Se avete pertanto delle idee da proporre, dei problemi da discutere, dei quesiti da porre, potete scrivere a:

don Benito

Casa di Carità Arti e Mestieri

corso B. Brin, 26 - 10149 Torino - Tel. 290.245

Carissimo padre,

… trovandomi in gravi difficoltà di ordine familiare, mi confidavo con un amico, persona molto religiosa e molto aperta ai problemi degli altri.

Ma rimasi alquanto deluso quando questo amico, come soluzione ai miei problemi, mi ha consegnato un foglietto dicendomi « recita questa preghiera per 9 giorni e vedrai che i tuoi problemi si risolveranno ».

Si trattava dell'Adorazione a Gesù Crocifisso.

Mi è parsa una forma di superstizione.

Sarebbe troppo comodo e troppo bello se bastassero delle formulette per superare certe situazioni difficili e ottenere le grazie che desideriamo …

Distinti saluti.

B. A.

Carissimo fratello,

ti ringrazio per la bella lettera, di cui pubblichiamo una parte, che può servire alla riflessione comune, e per la fiducia che hai dimostrato nei nostri confronti.

Certamente la Devozione a Gesù Crocifisso non ti è stata presentata nel modo più corretto o almeno nel modo più completo, anche se una tale presentazione sottintende la profonda fede di chi te l'ha consigliata.

La Devozione non è una formula magica per piegare la volontà di Dio ai nostri desideri; se fosse così saremmo in pieno paganesimo, quando gli uomini cercavano con riti o preghiere o offerte di utilizzare la potenza degli dei in loro favore.

Anche se bisogna dire che Dio, nella sua bontà, ha voluto concedere molte grazie a numerose persone che praticano questa devozione, se ne traviserebbe lo spirito se la si volesse ridurre a questa finalità.

La Devozione a Gesù Crocifisso, voluta e quasi dettata da Gesù stesso, è un atteggiamento spirituale.

Si tratta di diventare adoratori di Gesù Crocifisso, morto e risorto, nel quale è sintetizzato e pienamente realizzato l'amore di Dio per noi.

Dio ci ha tanto amato da darci suo Figlio, in modo che chi crede in Lui abbia la vita eterna.

Contemplando e adorando le sofferenze e le piaghe gloriose del Signore, noi possiamo sperimentare nella nostra esistenza questo grande amore di Dio per ciascuno di noi.

Da qui nasce la nostra piena fiducia in Lui, il nostro totale abbandono alla sua volontà, che è sempre in nostro favore, anche quando non riusciamo a comprenderla, proprio perché in Gesù Crocifisso siamo certi del suo amore.

Da questo amore infinito nei nostri confronti nasce spontanea in noi la necessità di diffonderlo, di parteciparlo agli altri, non tanto diffondendo questa devozione, ma soprattutto sforzandoci di amare gli altri come noi siamo amati da Lui, mettendoci a loro servizio, seguendo il suo esempio che, pur essendo Dio ha voluto farsi schiavo, servo dei fratelli.

Notizie più complete e più esaurienti puoi trovarle in:

- Fr. Teodoreto F.S.C.: Il Segretario del Crocifisso - ed. LDC

- G. G. Di Sales: Origini della « Divozione ».

Ti sono vicino con la preghiera e l'affetto.

don Benito

Rev.do Padre,

sono un cristiano, diciamo, medio.

Cerco di compiere correttamente i miei doveri di marito, di padre, di lavoratore.

Frequento abitualmente la chiesa e, se mi capita l'occasione, non trascuro di aiutare gli altri.

La mia vita trascorre abbastanza serenamente, senza grandi scosse, tranne qualche discussione in famiglia con la moglie o i figli.

Non mi ritengo un santo, eppure tutte le volte che devo andare a confessarmi diventa un problema.

Per quanto mi esamini non so mal cosa dire, sempre le solite piccole cose, che, credo, anche il sacerdote si annoi ormai ad ascoltare.

Mi chiedo sovente se le mie sono buone confessioni e qualche volta penso che sia perfino inutile andare a confessare queste stupidaggini.

Distinti saluti.

S. N.

Carissimo fratello,

la Confessione non è l'accusa di una serie di peccati più o meno gravi, né l'esortazione più o meno efficace del sacerdote per un migliore comportamento di vita, ma un Sacramento del Cristo e della Chiesa e pertanto strumento di grazia e di salvezza.

Nella Confessione celebriamo il perdono di Dio nei confronti dell'uomo, che si è realizzato nella morte redentrice del Signore.

Accostandoci alla Confessione noi veniamo immersi nel mistero di morte e resurrezione di Gesù.

S. Agostino chiama la Confessione il Battesimo quotidiano per indicare che nella Confessione si realizza, ogni volta che ne abbiamo bisogno, il grande mistero che si compie nel Battesimo: siamo sepolti, cioè, con Cristo nella morte, e rinasciamo creature nuove nella sua resurrezione.

Lei comprende così quali debbano essere le motivazioni delle nostre confessioni e con quale atteggiamento dovremmo accostarci.

Chi conta nella Confessione non siamo noi con i nostri peccati, ma è il Padre che ci accoglie nel suo amore in Cristo crocifisso e risorto.

Bisogna inoltre ricordare che la Confessione è anche Sacramento della Comunità, anche se come oggi viene celebrato sembra un fatto privatistico o addirittura intimistico nel senso deteriore della parola.

È la Comunità intera che celebra il perdono del Padre, è la Comunità che ci raccoglie nel suo seno e ci partecipa i benefici che lo Spirito le concede.

Vorrei concludere, per non essere molto lungo, con una osservazione che mi ha fatto sempre riflettere.

Si può notare come le grandi anime, i santi, più progrediscono nella via della santità, più si accostano a Dio e più si scoprono peccatori, bisognosi della sua misericordia, tanto che la loro preghiera più comune è richiesta di perdono.

Se a noi invece capita il contrario, se non sappiamo di cosa chiedere perdono, vuoi dire che siamo ancora molto lontani dalla santità ed è necessario quindi che ci affrettiamo a convertirci, perché la santità è il destino al quale siamo tutti chiamati.

Ti benedico.

don Benito