Laici e santità

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Paolo Pio Perazzo

« Raccomandiamo vivamente ai cattolici di volersi, nella varietà delle buone opere cui attendono e che dimostrano al vivo la fecondità della nostra santa religione, riunire tutti in una sola mente ed in un sol cuore, incoraggiandosi e sostenendosi a vicenda nel lavorare per la gloria di Dio e la salvezza delle anime » ( P. P. Perazzo - Svegliamoci! - cap. XIV )

Stazione Porta Nuova di Torino: dietro la caratteristica facciata di Alessandro Mazzucchetti, inaugurata nel 1868, e lasciata intatta nel rifacimento che ha completamente rinnovato l'interno, si muove tutto un mondo vario: non è certo il classico ambiente in cui andremmo a ricercare la santità.

Ed è proprio qui che l'impiegato Paolo Pio Perazzo l'ha saputa creare.

Il suo stato di servizio: assunto il 1° febbraio 1867 alla Sezione Commerciale della « Prima Divisione del Traffico », dal 1° luglio 1886 ha l'effettiva direzione del « Servizio Commerciale » come Sottocapouffìcio e dal 1° luglio 1888 come Capoufficio.

Dal 1° luglio 1892 gli è affidata la sorveglianza delle tre Sezioni: Commerciale, Movimento, Personale di servizio centrale.

Gli è pure affidato l'incarico del ricevimento e della distribuzione dell'intera corrispondenza ufficiale di tutto il Servizio e del Servizio riservato.

Prospettive di promozione a Capo Divisione o almeno a quello di Ispettore Capo ci sono, ma la sua aperta fede gli attira il titolo di « papalino » e l'opposizione della Massoneria blocca l'avanzamento e lo fa mettere a riposo con due giorni e mezzo di preavviso, in anticipo, il 1° maggio 1908, dopo 41 anni di servizio.

Il Capoufficio Cav. Paolo Pio Perazzo commenta: « Sia fatta, Signore, la tua volontà.

Per la dignità umana tiriamo un velo sui particolari di questa guerra sleale e incivile! ».

Ritorna alla mente la parola di Gesù « Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me … poiché non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia.

Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra » ( Gv 15,18-20 ) ma non temete io ho vinto il mondo.

E il ferroviere Paolo Pio Perazzo realizza la sua vita e la sua santità nella avversità: per questo, oggi ancora, scomparsi nella dimenticanza i nomi e le opere dei suoi avversavi, è ricordato il suo esempio e le sue opere ancora sono un insegnamento.

L'impegno e l'esperienza gli consentono di proporre norme e regolamenti per la organizzazione dei servizi da lui dipendenti: i criteri informativi e le istruzioni da lui dettati giovarono poi moltissimo alla compilazione, nel ramo commerciale, di vari regolamenti.

È sorprendente l'elenco dei settori a cui fu interessato e a cui diede, scrupolosamente premuroso, orientamenti per il progressivo sviluppo dell'azienda ferroviaria allora affidata alla Gestione Ferroviaria Mediterranea e passata poi nel luglio 1905 allo Stato.

Collaborò al passaggio di gestione con tutta la ricchezza della sua esperienza.

Il ruolo che il Cav. Perazzo ebbe nella ferrovia può essere cosi sintetizzato: « Immenso, svariatissimo lavoro di concetto, che forma una utilissima biblioteca, qualifica di capouffìcio per vent'anni, unico nella categoria per tanto tempo, decanato per grado dei capiufficio e, per anzianità di tutto il personale ferroviario, rara e sfruttata competenza di cose ferroviarie, stima di superiori, colleghi, subalterni, prestazione di lavoro oltre il normale, privazione del riposo festivo e del congedo, massima diligenza, stuolo fiorentissimo di ex-ullievi suoi che occupano con decoro alti gradi nell'organico della ferrovia, complesso di benemerenza superiori a quello di qualunque altro impiegato ».

Curriculum e referenze veramente eccezionali!

« Ai laici tocca assumere la instaurazione dell'ordine temporale come compito proprio e, in esso, guidati dalla luce del Vangelo e dal pensiero della Chiesa e mossi dalla carità cristiana, operare direttamente e in modo concreto; come cittadini cooperare con gli altri cittadini secondo la specifica competenza e sotto la propria responsabilità; cercare dappertutto e in ogni cosa la giustizia del regno di Dio ».

Così traccia la via al laico il Vaticano II nella « Apostolicam Actuositatem 7 », e così l'impiegato Perazzo aveva impostato il suo impegno nel lavoro: la chiara onesta faccia e il tipico vestito del fedele « travet » che la fotografia ci presenta ci richiamano all'idea dell'impiegato scrupoloso e galantuomo.

Nasce il 5 luglio 1846 a Nizza Monferrato, allora in provincia di Alessandria, da Secondo Perazzo e da Delfina Massucco, in famiglia respira aria di semplicità e di devozione al dovere.

Vi riceve la prima formazione religiosa e sociale: si dimostra studioso, volitivo, obbediente, aperto alle necessità del prossimo.

Del suo primo incontro con Gesù Eucaristia scrisse più tardi: « La prima Comunione è il primo ingresso che fa N. S. Gesù Cristo nell'anima del fanciullo, e perciò quest'atto è il più solenne e memorando della vita cristiana e tale che, per ordinario, decide dell'ulteriore condotta di ognuno ».

Per lui fu così.

A 15 anni non ancora compiuti, dopo il Ginnasio, deve troncare gli studi, in cui ottiene ottimi risultati, a motivo della salute.

Per mezzo dello zio ottiene il posto di volontario alla stazione di Pinerolo.

Il cambiamento completo di vita gli costa moltissimo.

Molti anni dopo, interrogato perché avesse lasciato gli studi, lui dotato di ingegno e di volontà, rispose semplicemente: « Bisognava fare così perché tale era la volontà di Dio ».

A 18 anni incontra una giovane orfana di Pinerolo, buona, bella e ricca: la simpatia è reciproca.

Quando la mamma entra in argomento per conoscere le sue intenzioni risponde: « Come vuoi, mamma ».

« No, in questo devi fare la tua volontà ».

« Dunque, se mi lasci libero, non parliamone più ».

La sua scelta per la vita è fatta e ad essa si mantiene fedele anche di fronte ad altre proposte, in questo come in altro dimostra di avere idee ben chiare, un carattere forte, una personalità marcata.

È leale, generoso, dinamico.

Uomo pratico, nelle cose va sempre al sodo: tipico esemplare dell'onesto, tenace piemontese.

Non trascura la sua cultura, conosce e parla francese e inglese; si tiene aggiornato sui problemi della professione e della società in cui vive.

Approfondisce la sua cultura religiosa: legge libri dogmatici e apologetici.

L'ambiente in cui vive è permeato di scetticismo e di ostilità: si preoccupa di essere ferrato per mantenere salda la sua fede e per rendere efficace testimonianza.

Vuole essere un cristiano cosciente.

Tutto sostiene con una seria vita spirituale: letture spirituali, meditazione, preghiera, direzione spirituale, esercizi spirituali ogni anno a S. Ignazio, Comunione quotidiana, unione con Dio ne fanno un cristiano coerente.

Così preparato è franco nella professione della fede, senza ostentazione, ma senza paure e senza cedimenti, nonostante le ironie, le ingiustizie, i torti.

Prega, lavora, soffre e tace.

Con simile linearità di condotta si afferma nel campo di lavoro che trasforma in fecondo servizio sociale e si impegna in ogni campo che gli dia occasione di portare un contributo all'estensione e all'affermazione della fede.

La varietà degli interessi è notevole.

Ma ci sono punti fondamentali da cui trae forza e consiglio: l'Eucaristia, la devozione alla Vergine Santa, la fedeltà al Papa e al Magistero, la spiritualità francescana.

Di qui si diramano le direttrici della sua azione: difesa dei poveri e dei lavoratori, impegno nell'Azione Cattolica, attività di giornalista e di scrittore, evangelizzazione.

Fu uomo di « opere » più che dissertatore di principi.

Numerose le Associazioni a cui è iscritto portandovi non solo la sua adesione, ma tutto se stesso con sacrificio di tempo e di disponibilità.

L'Eucaristia avvolge completamente la vita del Perazzo.

Ispirato dalle sorelle Teresa e Giuseppina Comoglio, terziarie francescane della Fraternità di San Tommaso in Torino, morte in concetto di santità, inizia il 5 gennaio 1891 l'Opera della « Adorazione Quotidiana Universale Perpetua » a Gesù Eucaristia che si diffonde presto in Italia e all'estero.

Ne è primo Presidente, fonda il Bollettino Eucaristico per propagarne lo spirito e crea l'Associazione del « Paggi del Santissimo Sacramento ».

Diventa un vero vulcano di iniziative nei campi più disparati.

Scrive, si incontra con Vescovi e sacerdoti, sollecita congressi e vi partecipa: sono una trentina a cui fa giungere informazioni e pressioni per l'Adorazione, ispira predicatori illustri, fa pervenire al Papa Leone XIII appunti sull'Eucaristia che il Papa utilizzerà per l'Enciclica del 28 maggio 1902 sull'Eucaristia.

Ottiene da Leone XIII e poi da S. Pio X, decreti di approvazione e di incoraggiamento.

Dai due Pontefici è ricevuto più volte in udienza.

Ogni iniziativa Eucaristica trova in lui adesione, corrispondenza, impegno.

Dove trovava tempo e forza per una cosi ampia attività?

Nel fermarsi ogni giorno in adorazione.

« Alla stessa guisa che la recita del Santo Rosario è l'espressione più popolare del culto alla SS. Vergine, così l'Adorazione quotidiana deve diventare la più generale fra le devozioni in onore di Gesù Sacramentato » così diceva e così praticava.

A Gesù Eucaristia unisce il Crocifisso.

Sorpreso un giorno nel convento di S. Tommaso a contemplare un Crocifisso risponde al Padre che gli chiede che cosa faccia: « Vede, Padre, quanto Gesù ha sofferto per gli uomini! …

Eppure non è amato! … Quanta ingratitudine mostruosa! ».

Entra subito in intima amicizia con Fra Leopoldo Maria Musso, Servo di Dio, e quando è in pensione va a trovarlo quasi tutti i giorni e gli dice: « Fra Leopoldo, ha nulla di nuovo da raccontarmi di Gesù? Mi parli di Lui, che ne ho tanto bisogno ».

Da Fra Leopoldo accoglie con entusiasmo la Adorazione a Gesù Crocifisso e pieno di slancio si da a propagarla.

« Fra tutti i titoli che si tributano alla Vergine Benedetta, quello della sua Divina Maternità è il più grande, il più sublime … » così diceva il Perazzo e nei suoi scritti ripete che Torino non è solo la città del Sacramento, ma anche di Maria.

Le prove del suo amore alla Madre Divina sono di ogni giorno: rosario, « fioretti », visite alla Consolata.

Promuove pellegrinaggi ai santuari mariani, e si impegna per il ferzo Congresso Mariano tenuto a Torino nel 1898.

Scrive vari magnifici libretti sulla Madonna e, con Mons. Colomiatti, stabilisce la « Corte a Maria », consistente in turni di preghiera da parte di ogni ceto di persone che si alternano.

Caratteristica la sua fedeltà al Papa che gli attira da parte degli avversavi il titolo di « papalino » e dagli amici l'appellativo di « avvocato del Papa ».

Ne parla in ogni occasione e lo difende con fuoco, affermando una incondizionata obbedienza ai suoi insegnamenti, in un tempo di tante opposizioni alla Chiesa.

« Parola del Papa, parola di Dio, sulla quale non si discute senza cessare di essere vero cattolico.

Chi non è col Papa, non è con Dio e non può meritare l'appellativo di cattolico » così condensa la sua cieca fiducia nel Vicario di Cristo.

Si adopera in tutti i modi per facilitare l'opera dell' « Obolo di S. Pietro ».

E i Papi Leone XIII e S. Pio X lo ricevono in udienza con particolare benevolenza.

Terziario francescano nella chiesa francescana di S. Tommaso il 19 marzo 1875, ne diviene Ministro, cioè Presidente.

Incarna la perfetta letizia francescana nella sofferenza e ne professa la povertà volontaria, l'amore alla Croce, lo zelo multiforme e la serenità inalterabile.

Per il settimo centenario della nascita di S. Francesco ( 1882 ) pubblica libretti e articoli sullo spirito francescano.

Si fa sostenitore del Congresso nazionale per la restaurazione del Terz'Ordine Francescano tenuto a Novara nel 1894 e vi prende parte con una ricchissima e sorprendente serie di appunti e di proposte per la riorganizzazione del Terz'Ordine.

Tra i primi, nel 1871, si iscrive al Circolo Reato Sebastiano Valfrè, della giovanissima Gioventù Cattolica.

Anche in questo campo, come disse un amico, la sua mente era un vulcano di volere e di propositi: uomo di iniziativa, dinamico, volitivo, pratico, suscitatore non di facili e sterili entusiasmi, ma di opere molteplici e concrete, che poi assisteva collaborando sapientemente e intensamente.

Entra nella Società di S. Vincenzo presso la Conferenza del Corpus Domini ed è socio dell' « Unione Operaia Cattolica » di S. Secondo, in cui fonda la Conferenza di S. Vincenzo.

A Dio solo è noto l'immenso bene compiuto con danaro e parola per il corpo e l'anima del prossimo bisognoso.

Fonda la Pia Unione contro la bestemmia e il turpiloquio e ne stende lo Statuto e il Regolamento.

É felice quando sa che a Torino si lavora per fondare la Sezione Piemontese del Sindacato Nazionale Ferrovieri Cattolici Italiani ( costituita a Firenze nel 1910 ) per cui aveva tanto lavorato e a cui da un abbozzo di « Libro di preghiere per il ferroviere italiano ».

È l'ultimo dono all'ambiente in cui aveva lavorato per 47 anni.

Convinto che « La Buona Stampa è un campo fertilissimo dell'apostolato cristiano » vi si dedica con costanza e impegno dal 1870 alla morte e presenta un memoriale con progetto di Statuto per promuovere una Lega Mondiale degli Scrittori Cattolici.

Pubblica una settantina di lavori ( ne esistono ancora motti altri inediti o anonimi ) che spaziano da temi di ascetica e di apologetica a temi di organizzazione e di etica professionale, ad articoli informativi, a statuti e programmi di istituzioni varie.

Molti dei suoi scritti sono elogiati dai Pontefici, da Vescovi e da ogni ceto di persone.

Di fronte ad una così vasta mole di impegni, oltre il suo lavoro di ferroviere, ci si chiede: « Ma come ha potuto dedicarsi a tante attività? Dove ha trovato il tempo? ».

Resta veramente un mistero: un mistero dì santi!

Il 20 ottobre 1911 va a Roma.

È ricevuto in udienza privata da S. Pio X e ne riceve incoraggiamento per l'Adorazione Quotidiana.

Il 1° novembre, per strada, mentre assorto se ne torna dalla benedizione eucaristica, un cagnolino gli addenta la mano destra.

Non vi da gran peso pur facendo subito disinfezioni e cure.

Torna a Torino il 7 novembre e inizia la cura antirabbica, ma il male fa il suo corso.

Prima di essere bloccalo sul letto di morte va alla Consolata a dare un addio alla sua cara Madonna e a raccomandarLe tutti gli « amori » della sua vita.

La sera del 22 novembre 79/7, lo stesso Cardinale Richelmy di Torino si reca a visitarlo e alle 22.30 spira, poche ore dopo che a Roma era stato firmato il decreto di approvazione dell'Adorazione Quotidiana.

I funerali si svolgono nella chiesa di S. Secondo, poi il lungo corteo si avvia alla stazione Porta Nuova, dove ha lavorato per 41 anni, e la salma viene trasferita per ferrovia a Nizza Monferrato e tumulata nella tomba di famiglia.

Nel 1938 è introdotta la causa di Beatificazione e il 19 marzo 1953 la salma è traslata nella chiesa di S. Tommaso in Torino.

Il ferroviere Cav. Paolo Pio Perazzo, Capoufficio alla stazione Porta Nuova, impiegato diligente, ha realizzato la sua vocazione cristiana nell'impegno professionale e nella intensa partecipazione alla vita ecclesiale.

L'uomo e il cristiano hanno trovato l'unità di vita nell'animazione del temporale con lo spirituale e nella realizzazione dello spirituale con la testimonianza della serietà professionale.

Classico esempio della santità laicale Paolo Pio Perazzo attira simpatia e ammirazione.

E può sollecitare la riflessione: ogni vita ha in sé i presupposti per un marchio di santità.

E azione di Dio e cosciente responsabilità dell'uomo scoprirli nel proprio stato di vita e realizzarli con generosità, sacrificio, costanza, in un ufficio di stazione, in un capannone di officina, in un'aula di scuola, in una corsia di ospedale.

Fr. Gustavo Luigi