Crociata della sofferenza  

B235-A7

Anno XXII - Lettera N. 88 - Aprile 1985

« Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici ». ( Gv 15,13 )

Fratelli,

« Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini » è il tema del Convegno di Loreto dal 9 al 12 aprile 1985.

Nei due termini: « riconciliazione e comunità » viene espresso il concetto di quella unità tra tutti gli uomini e tra i cristiani in particolare, per cui Gesù ha pregato: « Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me, perché tutti siano una sola cosa.

Come tu, Padre, sei in me e io in tè, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.

E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano con noi una cosa sola.

lo in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me ». ( Gv 17,20-23 ).

San Paolo riprende questo tema dell'unità quando paragona la Chiesa ad un corpo: « Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte ». ( 1 Cor 12,27 ).

In questa unità che si realizza « sotto l'azione dello Spirito Santo » « vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.

E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune ». ( 1 Cor 12,4-7 ).

Tutti siamo quindi costituiti in unico popolo di Dio, incorporati in Cristo e resi partecipi, nel modo proprio a ciascuno, della missione che Dio ha affidato da compiere alla Chiesa nel mondo.

Tutti siamo Chiesa e tutti con una missione unica, da realizzare però, secondo ruoli, carismi, ministeri propri e diversi.

È San Paolo ancora che dice: « Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri » ( 1 Cor 12,28 ) e Paolo continua dicendo: « Aspirate ai carismi più grandi! E io vi mostrerò una via migliore di tutte » e inizia quel magnifico inno alla Carità:

La carità è paziente, è benigna la carità non è invidiosa la carità, non si vanta non si gonfia, non manca di rispetto non cerca il suo interesse, non si adira non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità.

Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.

La carità non avrà mai fine. ( 1 Cor 13,4-8 )

Diversità di ruoli e di carismi quindi, ma unità di spirito nella carità.

In questa diversità quale il ruolo, quale il carisma di chi soffre?

Non ha importanza la diversità ma piuttosto l'intensità con cui è vissuto il proprio carisma.

Non è più grande davanti a Dio chi predica, chi agisce, chi realizza, ma colui che più intensamente vive la carità.

Anche la sofferenza è un carisma, un ruolo nella Chiesa.

Da quando Gesù ha vinto la sofferenza, accettando di soffrire, cioè utilizzandola quale strumento di redenzione, quale strumento di amore, quello che ci ha salvato non è stata la sofferenza, ma l'amore sbocciato e manifestato nella sofferenza.

La sofferenza - amore ha acquistato un senso nuovo: da castigo del peccato è diventata mezzo di riparazione del peccato e di riconciliazione dell'uomo con Dio.

Questo è il senso della sofferenza del Cristo.

E questo sarà ormai il senso di ogni sofferenza umana, a condizione che essa, attraverso alla fede e alla carità, sia unita all'atto redentore del Cristo, perché allora diventa una partecipazione alla sua sofferenza-amore.

Nessun amore è più puro, più vero, più disinteressato, più reale e quindi più autentico dell'amore derivalo dalla sofferenza; l'amore infatti si ricada dalla conformità della nostra volontà con quella di Dio e nessuna conformità è più penosa e quindi esige più amore, di quella che consiste nella accettazione della sofferenza.

Così la sofferenza diventa testimonianza di amore, resa con i fatti, diventa fonte di riconciliazione cristiana, legame nella comunità degli uomini.

Comprendiamo quanto grandi siano la missione e il ruolo nella Chiesa di chi soffre, e quale apporto egli possa dare con la sua sofferenza ai fratelli.

Non è azione messa in evidenza: ognuno porta la sua croce, che forse tutti ignorano: una croce fatta di tormenti fisici e più ancora di tormenti intimi, spirituali.

Quante anime, tra i nostri amici della Crociata, si trovano carichi di una croce veramente pesante e nascosta.

Ci sono le pene intime che non ci abbandonano e che pochi o nessuno comprende; ci sono sofferenze nella famiglia, nella società, nell'ambiente in cui viviamo.

Talora è il nostro stesso spirito che ci tormenta con pensieri tristi, con ansie continue, con paura di quanto può accadere, con il senso di una vita che ci pare inutile, di giornate monotone prive di luce che attendono la sera nella fiducia, sovente delusa, che il nuovo giorno porti un raggio di sole.

È pesante allora la croce! È difficile allora accettare!

La stessa parola di Dio stenta a penetrare nel nostro spirito per diventare parola di vita, parola di rassegnazione, di accettazione.

Il buio che ci circonda non ci lascia vedere uno spiraglio di luce che ci può venire dalla Croce di Cristo.

Ci vuole tanta fede, tanto coraggio, tanta fiducia in Dio.

E la dobbiamo chiedere a Dio con insistenza: « Signore io credo, io accetto! ma aumenta la mia fede! Fa', o Signore, che io comprenda e accetti la parola che hai detto anche per me: « Beati gli afflitti, perché saranno consolati » ( Mt 5,41 ).

Cristo stesso ha attuato la sua opera redentrice dell'umanità soprattutto attraverso la passione dolorosa e il martirio più atroce.

La sua predicazione ha illuminato e istruito il mondo, i suoi miracoli hanno risvegliato la fede e la fiducia in Lui, le sue azioni hanno indicato uno stile di vita, le sue parabole ci hanno svelato i misteri del Regno di Dio ma è la sua sofferenza nella vita e soprattutto nella Passione e Morte che ci ha salvati, è la sua gloriosa risurrezione che ha infuso nei nostri cuori la certezza che la sofferenza sarà vinta anche in noi, sarà « consolata »; è la sua sofferenza che ci ha dato la prova suprema del suo amore: « Nessuno ha amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici: voi siete miei amici! » ( Gv 15,13-14 ).

L'amore passa quindi, inevitabilmente attraverso la passione dolorosa, la Croce e in questa esso diventa creativo e sorgente inesauribile di forza redentiva.

È stata in modo particolare la testimonianza della sofferenza fino all'estremo limite, offerta sia da Cristo come dai suoi seguaci, che ha aperto la mente e il cuore degli uomini alla conoscenza del Vangelo: testimonianza di amore supremo.

Ed è questa la testimonianza che schiere di Martiri e di Confessori hanno sofferto nel tempo, rendendo possibile con il loro sacrificio e la loro immolazione il sorgere e il fiorire della Chiesa.

La predicazione illuminava ma era la sofferenza, il sacrificio che convincevano.

Il sangue dei Martiri è stato il seme dei Cristiani.

Ogni uomo, in ogni condizione, anche nel chiuso della sua casa, può diventare con la sofferenza, partecipe della sofferenza redentiva del Cristo.

La sofferenza diventa quindi prezioso strumento di evangelizzazione e di realizzazione del Regno di Dio.

« Soltanto la Croce di Cristo proietta un raggio di luce sul mistero della sofferenza, soltanto nella Croce l'uomo può trovare una valida risposta all'angoscioso interrogativo che scaturisce dall'esperienza del dolore.

Le sorgenti della forza divina sgorgano proprio in mezzo all'umana debolezza.

Coloro che partecipano alle sofferenze di Cristo conservano nelle proprie sofferenze una « specialissima » particella dell'infinito tesoro della redenzione del mondo e possono condividere questo tesoro con gli altri » ( Giovanni Paolo II ).

Questo è dunque il tuo compito nella Chiesa, il ruolo che a te è stato affidato, tu che porti la Croce!

Ed è compito importantissimo perché la tua partecipazione alla « riconciliazione cristiana e alla costruzione della comunità degli uomini », è partecipazione attiva con il contributo della tua sofferenza - amore.

Non potrai partecipare a manifestazioni esterne, a convegni, a congressi, non avrai modo di far sentire la tua parola ma la tua presenza con la sofferenza sarà un validissimo contributo: darà forza di convinzione a chi parlerà, darà luce di comprensione a chi ascolterà.

Nessuno conoscerà la tua offerta, ma Dio, che vede nel profondo dei cuori, tè ne renderà merito.

Nel corpo della Chiesa è questa la tua missione: accettala serenamente e rendila davvero efficace con la tua offerta.

Anche tu sei apostolo, profeta, maestro nella Chiesa di Dio perché con la tua sofferenza diventi evangelizzatore: altri mette l'azione, tu metti l'anima che vivifica l'azione.

E sappi unire tutto nel vincolo della carità che « tutto spera, tutto sopporta ».

Maria, Regina dei Martiri e Regina degli Apostoli e dei Confessori, ti aiuti nel cammino non facile, né agevole per giungere a comprendere quale grande mistero si compie in tE mediante la sofferenza che salva ed evangelizza.

Essa, che è Madre della Chiesa, con il tuo contributo, sostenga e animi le vocazioni sacerdotali e religiose specialmente quelle in difficoltà, e dia forza e coraggio ai sacerdoti, ai religiosi, ai laici impegnati più direttamente nella evangelizzazione.

Intenzione generale per il prossimo trimestre

Preghiamo perché la riconciliazione cristiana porti la comunità degli uomini a quell'unità per cui Gesù ha pregato.

Intenzioni particolari

Ricordiamo nelle nostre preghiere e nelle nostre offerte di sofferenze le seguenti intenzioni che ci sono state raccomandate:

- le vocazioni all'apostolato tra i giovani;

- le vocazioni dell'Unione Catechisti;

- le intenzioni degli iscritti alla Crociata: G. L. ( Casalnoceto ); V. A. ( Modena ); T. G. ( Trecastagni ); A. G. ( Torino ); A.P. ( Gazoldo degli Ippoliti ); B. T. ( Chivasso ); S. A. ( Goito ); M. T. A. ( Vibo Valentia ); M. E. ( Roma ); P. B. ( Alessano ); O. M. ( Ciriè ) per una grazia particolare; Suore di S. Giuseppe ( Torino ); P. C. V. B. ( Comiso ) per sé e per i suoi cari vivi e defunti; G. G. ( Guardia Sanframondi ) per la guarigione del genero; D. G. ( Catania ) per guarigione; C. F. ( Vibo Valentia ) per sé e i suoi cari; S. T. ( Torino ); C. P. e G. G. ( Schio ); C. V. ( Catania ) per sé e per i suoi cari; D. A. M. G. ( Catania ) per la sua salute, la sua famiglia; F. G., T. A., O. M., P. M. ( Catania ); C. V. ( Catania ); B. M. ( S. Mauro Torinese ); G. G. ( Vibo Valentia ); S. A., N. Z., M. F. ( Windsor - Canada ); R. P. ( Catania ); C. F. ( Vibo Valentia ) per sé e per i suoi cari; L. E. ( Genova ) per la guarigione del nipote; S. M. ( Catania ); N.B.T. ( Ventimiglia ).

Ricordiamo nelle preghiere di suffragio

- l'anima buona di Fratel Adeodato Brossa;

i defunti per cui si chiedono preghiere:

Leone Alfio ( Aci Bonaccorsi ); defunti famiglia Campagna ( Catania ) e per le anime del Purgatorio; G. R. ( Marina di Andora ) per i suoi defunti; N. G. ( Roma ) per i suoi cari defunti; V. G. ( Licata ) suffragio dei genitori; P. G. ( Licata ) per i suoi cari defunti; Maria e Gaetano Puleo ( Catania ); Francesca e Orazio ( Catania ); Pietro Bianco ( Bra ); P. R. ( Cumiana ) suffragio defunti della famiglia; N. Z. ( Mantova ) per i suoi defunti; Teresa Ferreri Graffi ( Torino ); Annita Garberoglio ( Torino ) e tutti i defunti della Crociata della Sofferenza.

La Vergine Immacolata ci guidi a Gesù Crocifisso e Gesù viva sempre nei nostri cuori!