Pietà che fa … pietà

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Un celebre autore di opere ascetiche ( P. Gabriele O.C.D., Intimità divina ) dice che: « La pietà è veramente il cuore della nostra religione ».

Infatti il cristianesimo è una religione di amore.

La Sacra Scrittura medesima lo ribadisce con insistenza.

La pietà è un modo di amare.

E qui bisogna richiamare subito la distinzione che i teologi fanno tra amore affettivo ed amore effettivo.

Il primo non è essenziale e nemmeno nella libera disposizione dell'uomo, ma è concesso talvolta per incoraggiamento e ad esclusivo giudizio di Dio.

Il Signore riserva a se stesso la regola delle consolazioni spirituali e vuole essere amato per se stesso e non per i favori che Egli ci può fare.

La frequenza alle funzioni religiose è un alimento della pietà e nello stesso tempo ne è una dimostrazione.

Però anche qui c'è un pericolo: l'abitudine può diventare virtù, e può anche restare una pura abitudine e degenerare in tiepidezza se non c'è il fuoco interiore della carità che la alimenti e la rinnovi senza tregua.

Chi frequenta le funzioni religiose che si celebrano in chiesa, anche se non se lo propone non può non essere colpito dal modo con cui il pubblico vi assiste.

Lasciamo stare per adesso il pubblico domenicale che si reca in chiesa solo alla domenica perché c'è un preciso precetto che lo impone e vi resta in fondo, vicino alla porta, sempre in piedi in attesa di quell'ite che li metta in libertà.

Parliamo di quei fedeli che vanno in chiesa anche nei giorni feriali e magari tutti i giorni.

È gente che Dio stesso ha invitato e che anche esteriormente fanno professione di religiosità e che il pubblico indica con il termine « i devoti ».

Se tutti costoro si impegnassero a far onore a quel termine in tutte le occasioni … lasciamo ai lettori di immaginare le conseguenze.

Senza voler insinuare nulla, proprio nulla, salvo notare una coserella che forse notano tutti.

Al termine delle funzioni religiose, se è un giorno festivo bisogna far coda per uscire, e dopo qualche minuto la chiesa è deserta.

Se è un giorno feriale non c'è bisogno di far coda all'uscita, perché c'è poca gente, ma la chiesa rimane ugualmente deserta.

In generale non c'è nessuno che senta il bisogno di fermarsi un pochino per raccogliersi meglio e fare con il Signore un po' di colloquio a tu per tu, come non si è potuto fare durante le funzioni, e godere di quella intimità che si è iniziata qualche momento prima con la Comunione.

Magari le specie eucaristiche non si sono ancora sciolte nell'interno del proprio corpo.

Sono i momenti più preziosi della giornata e si sprecano così?

La superficialità, la leggerezza è uno dei mali più diffusi e più deleteri che insidiano la vita spirituale.

E il rimedio? Ma semplicissimo: volerlo togliere.