Benvenuto Santo Padre! Grazie Fratel Scubilion!

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Isola della Réunion - 2 maggio 1989: beatificazione del Fr. Scubilion

Il Papa alla Réunion: il saluto del Primo Ministro francese

Il 1° maggio, provenendo dal Madagascar Giovanni Paolo II giungeva all'isola della Réunion per beatificare Jean Bernard Rousseau, Fr. Scubilion delle Scuole Cristiane.

Lo accoglieva il Primo Ministro francese, Michel Rocard, con questo saluto: « Santità, sono felice di accogliervi in quest'isola de La Réunion, il cui nome stesso ricorda la concordia e la pace.

Vi troverete una popolazione giovane, intraprendente, diversa, tollerante e in grande maggioranza cattolica.

La visita di Vostra Santità per beatificare uno degli evangelizzatori dell'Isola, Fr. Scubilion Rousseau, non poteva, quindi, che ricevere qui una calorosa accoglienza nel fervore e nel raccoglimento, come avete già provato nell'aeroporto.

Al di là del protocollo, il Governo francese desiderava associarsi all'atto con cui riconoscerete l'azione benefica ed emancipatrice in questo figlio della Borgogna che operò per 35 anni a La Réunion e attraverso di lui soltanto, i Fratelli di San Giovanni Battista de La Salle.

Il nostro Paese è molto fiero di aver donato, nel XVII secolo, il grande benefattore dell'umanità, che fu Giovanni Battista de La Salle.

Al modo degli umili, i Fratelli di San Giovanni Battista de La Salle, non si sono fermati alla Francia metropolitana.

Molto presto si sono sparsi per il mondo, in cui sono più di diecimila in 80 paesi.

È in quest'azione missionaria che si iscrive la toccante figura di Fr. Scubilion Rousseau.

Questo figlio della metropoli nato, Santissimo Padre, presso l'alto luogo di storia e di spiritualità che è Vezelay, ha saputo dare a questa terra de La Réunion una nuova dimensione, con l'opera dei suoi fratelli.

Giunto nel 1833 nell'Isola che si chiamava ancora Isola Bourbon, come vi ho detto poco fa, Fr. Scubilion Rousseau si trovò in pieno regime coloniale.

Egli avrebbe avuto nella storia dell'Isola un ruolo innovativo e capitale: infatti voleva riunire sugli stessi banchi delle scuole primarie i fanciulli senza distinzione di colore, sia che fossero figli di liberi, che figli di schiavi.

Questo non avvenne, indubbiamente, senza che vi fossero molte opposizioni, ma mantenendo queste linee d'azione e fondando il suo insegnamento sui valori di libertà del Vangelo egli seppe preparare gli schiavi alla libertà che la Seconda Repubblica diede loro nel 1848 sotto l'impulso di Victor Schoelcher.

L'ultima biografia di Fr. Scubilion, in un libro con prefazione di Mons. Aubry, ha riconosciuto e cito: « una sconvolgente e sorprendente convergenza tra il mistico ateo che era Victor Schoelcher e il Santo fratello che fu Scubilion Rousseau ».

Cito sempre: « Due vite votate alla medesima causa, in un totale disinteresse » scrive ed io aggiungo complementare nel ruolo liberatore, sul piano morale e spirituale sia sul piano delle libertà politiche.

L'uno ottenendo dalla fondazione della Repubblica il decreto dell'abolizione della schiavitù e l'affermazione della Costituzione che non può esistere schiavitù su alcun territorio francese, l'altro preparando qui gli antichi schiavi alle loro responsabilità di uomini liberi e cittadini, aiutandoli a diventare uomini responsabili.

I primi tempi avventurosi di una nuova condizione, hanno contribuito così alla situazione attuale, al rifiuto di ogni discriminazione fra i cittadini di questo Dipartimento qualunque ne sia l'origine.

Se Victor Schoelcher ha trovato nel nostro Pantheon Nazionale il posto che gli spettava nel ricordo di tutti, Fr. Scubilion riposa qui, in quest'isola de La Réunion cui egli dedicò la sua vita, circondato dalla venerazione generale.

Domani, Santissimo Padre, lo consacrerete come uno dei Beati dati come esempio ai fedeli cattolici del mondo.

La Francia non può che esserne lieta profondamente ».

2 maggio 1989: la Beatificazione

Giovanni Paolo II, al suo giungere all'aeroporto "Gillot" di Saint Denis, capitale de La Réunion, cosi salutava la comunità religiosa e civile: « Vengo da Roma come pellegrino.

Domani avrò la gioia di proclamare beato qualcuno che vi è caro e che ha saputo far fruttificare i talenti del suo battesimo: Fratel Scubilion ».

E il 2 maggio un cielo di un intenso azzurro e un sole sfolgorante facevano risaltare l'immensa distesa di bianco degli abiti degli oltre 130.000 convenuti nella grande Esplanade Notre Dame de la Trinité, a Saint Denis per la solenne Beatificazione di Jean Bernard Rousseau, familiarmente chiamato qui "Frère Scubilion", per 34 anni instancabile apostolo di quest'isola sempre verde.

Un insegnante, un catechista, un Fratello dei "fratelli schiavi" liberati dalla testimonianza e dall'azione profetica di un uomo che, come dicono i suoi biografi "era la trasparenza di Dio".

Dalla lontana terra di Francia, Madre di quest'isola, sono giunti il Primo Ministro Rocard, il Cardinale Presidente della Conferenza Episcopale Francese, Decourtray, il Nunzio Apostolico a Parigi, Arcivescovo Antonetti, una delegazione della diocesi di Sens-Auxerre, Chiesa di origine di Fratel Scubilion, e numerosi Fratelli delle Scuole Cristiane, la famiglia religiosa fondata da San Giovanni Battista de La Salle.

A destra dell'altare, dominava un gigantesco quadro del nuovo Beato.

È toccato al Vescovo de La Réunion, Mons. Gilbert Aubry, accompagnato dal postulatore della causa, Fratel Leone Morelli e dal Superiore Generale, Fratel John Johnston, chiedere al Papa di beatificare Fratel Scubilion.

Al termine della lettura della "formula di beatificazione" ( la festa liturgica del nuovo Beato è stata fissata per il 20 dicembre ), l'assemblea ha applaudito per lungo tempo.

Era la gioia degli abitanti di tutta l'isola.

Il saluto del Vescovo Monsignor Gilbert Aubry: sugli oceani della sofferenza è fiorito un popolo di speranza.

La celebrazione eucaristica è stata introdotta da Mons. Gilbert Aubry che, tra l'altro, ha presentato la sua terra così: « Sì, Santissimo Padre, oggi è la grande folla dei discepoli di Gesù e dei loro amici che giunge a voi.

E tutti coloro che non si sono riuniti qui, sono anch'essi in ascolto.

Fra tutti i popoli della terra, il nostro ha questo di particolare: è nato su una terra ancora deserta 320 anni fa.

La nostra storia è giovanissima, in questo Oltremare francese in cui le pagine oscure e quelle luminose sono scritte tra la schiavitù e la libertà per comporre la crescente sinfonia della nostra fratellanza.

Abbiamo vinto il commercio fratricida delle persone umane, ma nelle nostre vene oggi scorre lo stesso sangue, quello di un'isola, culturalmente meticcia con i colori della nostra pelle.

Noi bianchi, noi neri, noi di ogni colore, abbiamo una vita, ancora migliore, da vivere insieme.

Noi bianchi, noi neri, noi di ogni colore; ma nel nostro cuore è lo stesso sangue che scorre, è la stessa luce quella che brilla nei nostri occhi; ai nostri piedi è la stessa terra, è lo stesso cielo sulla nostra testa.

Santissimo Padre, nel guardare i nostri visi vi troverete le lacrime e i sorrisi di tutta l'umanità.

Noi veniamo da lontano e da tutti gli angoli del mondo.

Sugli oceani della sofferenza è fiorito un popolo di speranza.

Sappiamo quel che ciò significa: lottare, assumere, perdonare.

Viviamo tra mare e montagna, in una natura che a volte monta in collera con il suo vulcano falsamente amichevole, con i suoi cicloni devastanti ed assassini.

Conosciamo il continuo ricominciare per ricostruire, impiantare, sottrarci alle pesantezze dei fatalismi ancor più mortali delle catastrofi naturali.

Quest'anno, in particolare, il ciclone « Firinga » ci ha messi alla prova, ma ancora una volta, ricominciamo!

Il combattente che voi siete ci ripete sempre: "Non abbiate paura!".

Con voi, abbiamo una buona scuola, perché sul campo della battaglia spirituale, giunga la Gioia a trasfigurare le nostre esistenze: possano i nostri visi riflettere la luce dell'Uomo Risorto … con la Sua presenza in ciascuno dei nostri cuori! ».

L'omelia del Santo Padre

Erano le 10,1 5 quando Mons. Aubry rivolgeva al Santo Padre la domanda: « Quale vescovo di Saint Denis de La Réunion, chiedo umilmente a vostra Santità di voler iscrivere nel numero dei Beati, il Venerabile Servo di Dio, amico dei "réunionesi" e fratello di tutti gli uomini, Jean Bernard Rousseau che noi qui chiamiamo "il nostro carissimo Fratel Scubilion".

Dopo la proclamazione del nuovo Beato il Santo Padre si rivolgeva all'immensa folla e nell'omelia diceva, tra l'altro: « Di questa preoccupazione per la dignità dell'essere umano, fratello Scubilion ha dato testimonianza nei suoi anni di vita missionaria.

Era nato verso la fine del XVIII secolo, nella Francia metropolitana, nell'attuale diocesi di Sens-Auxerre, che ha voluto inviare qui una delegazione.

Entrato nella vita religiosa, presso i Fratelli delle Scuole cristiane, si è fatto volontario per l'apostolato in terre lontane, nel suo desiderio di un dono più totale di se stesso.

Nel 1833 arrivò a La Réunion per servirvi fino alla morte.

L'amore per Dio e per il prossimo sono stati in lui inseparabili.

Ha brillato, agli occhi di tutti, di una potenza d'amore che ha saputo rivelare il Dio dell'Amore.

È stato luce, come voleva Cristo: « Voi siete la luce del mondo ».

Si è lasciato illuminare da Gesù Cristo e ha illuminato gli altri della luce di Gesù Cristo, con il suo esempio e, in particolare con la sua catechesi fra gli schiavi.

Da buon educatore, fratello Scubilion amava catechizzare.

Con slancio, riusciva a concepire gustose lezioni di catechismo.

Il suo amore per i giovani e la sua giovialità lo spingevano a portare i suoi allievi di Santa Maria ad esplorare le alture del "Fosso delle Capre" o le grotte dei "Tre Buchi"; oppure tentava insieme a loro la scalata del Pitone del Charpentier.

Queste escursioni erano anche pellegrinaggi: si visitava la Chiesa del "Fiume delle piogge" o di Notre-Dame de Bel-Air o di Notre Dame du Bon-Secours.

Nella luce del mondo, il Fratello faceva scoprire anche la luce dell'anima, la luce di Cristo.

Fratello Scubilion ha capito e vissuto l'amore del prossimo nella sua dimensione evangelica.

In ogni persona ha saputo vedere l'immagine e la somiglianza con Dio.

Ha amato secondo il modo di Dio.

Nel solco di San Giovanni Battista de La Salle, fondatore dei Fratelli delle Scuole cristiane, ha manifestato una grande tenerezza per coloro che gli venivano affidati.

Li ha aiutati ad acquistare fiducia, a perdonarsi a vicenda, a dare un senso alla propria vita, a camminare verso la speranza, e si è distinto nell'assistenza agli ammalati, dimostrando grande compassione per i suoi fratelli bisognosi.

Ha praticato la carità di cui l'Apostolo Paolo si è fatto mirabile cantore nella sua lettera ai Corinzi.

« La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità.

Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta » ( 1 Cor 13,4-7 ).

Fratelli. Noi bianchi, noi neri, noi di ogni colore.

Il più grande comandamento della Legge è di amare Dio con tutto il cuore e il prossimo come se stessi.

Di questa legge d'amore, Cristo ha fatto il suo comandamento personale.

È la novità del Vangelo che porta a compimento e conclude la Legge antica: « Non sono venuto per abolire, ma per dare compimento » ( Mt 5,17 ).

E Gesù continua, facendo in anticipo l'elogio di tutti gli educatori della stoffa di Fratello Scubilion: « Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel Regno dei cieli.

Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel Regno dei cieli » ( Mt 5,19 ).

Nel solco di Fratello Scubilion, imparate a diventare santi.

Come lui, fondate la vostra vita sul mistero della croce, sulla potenza vivificatrice dell'Eucaristia, sulla devozione a Maria, Regina degli Apostoli.

Che questa Madre tanto amorosa vi protegga e vi conduca nella pace verso suo figlio Gesù! ».

L'affettuoso saluto di commiato di Giovanni Paolo II

Dopo aver impartito la solenne Benedizione Apostolica, il Santo Padre ha voluto soffermarsi a ringraziare i fedeli con queste parole di commiato: « Grazie per questa riunione.

Grazie a Cristo che ci ha riuniti.

Grazie al Fratello Scubilion, che ci ha riuniti nella preghiera, nella celebrazione dell'Eucaristia.

Grazie a tutti coloro che hanno contribuito alla preparazione e alla celebrazione di oggi.

Grazie al vostro Vescovo, grazie ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai laici, ai giovani.

Grazie per i canti che vi hanno uniti durante questa celebrazione.

Grazie Réunion, isola de La Réunion, per questa nuova riunione che hai ottenuto questo giorno, per mezzo del tuo apostolo, Fratel Scubilion.

Siamo tutti riuniti nella comunione dei Santi.

E voi, uomini e donne de La Réunion, avete adesso un simbolo visibile di questa comunione dei Santi che è la più elevata partecipazione alla comunione che è Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo.

Grazie, Réunion ».

Fratel Scubilion che ha concluso da tanti anni il suo fecondo cammino terrestre, ha iniziato il suo cammino celeste: superata la tappa della Beatificazione è avviato sulla strada diretta verso la Canonizzazione.

E una piccola luce per illuminare questa strada già pare essersi accesa.

F.G.L.