Attività del gruppo famiglia

B253-A5

Conferenza su « Evangelizzazione e cultura della vita umana »

Oltre all'intervento alle manifestazioni per la vita, di cui abbiamo già dato notizia nelle pagine precedenti, il Gruppo Famiglia ha continuato la sua attività con incontri di preghiera e di riflessione.

Tra questi incontri segnaliamo quello di domenica 25 marzo, svoltosi alla Casa di Carità, in cui è stato illustrato da fr. Franco Savoldi F.S.C, il documento della Conferenza Episcopale Italiana « Evangelizzazione e cultura della vita umana », emanato l'8 dicembre 1989.

È stata una relazione magistrale, sussidiata con la proiezione di lucidi, per meglio fissare le idee, e di cui pubblichiamo l'introduzione.

L'incontro è stato caratterizzato inoltre da un ampio afflusso di pubblico, il che ha concorso a rendere proficua la giornata.

Catechiste, catechisti e membri del gruppo famiglia agli esercizi spirituali del settembre 1989 a Villa Lascaris di Pianezza


Introduzione al commento del documento dei Vescovi Italiani « Evangelizzazione e cultura della vita umana »

Sommario:

1. Sano ed ammirevole realismo dei nostri Vescovi

2. Retta ragione e fede cristiana in perfetta consonanza

3. Pastori avveduti, concreti e coraggiosi

1. Sano ed ammirevole realismo dei nostri Vescovi.

Il documento che esamineremo insieme oggi, rappresenta una posizione di grande maturità pastorale da parte dell'Episcopato italiano.

Non solo il linguaggio espositivo raggiunge una chiarezza esemplare, ma il complesso stesso della trattazione di argomenti solitamente così difficili, raggiunge una sua delineatura eccellente, tanto da garantire allo scritto la dignità propria non solo di un pronunciamento magisteriale ma, come non sempre è dato, anche quella di strumento utilissimo della catechesi.

Sarà abbastanza semplice, attraverso schemi riassuntivi, evidenziare le linee portanti dell'argomentazione dei Vescovi ed afferrarne le necessarie applicazioni.

Una lettura superficiale del documento potrà forse far credere che i Vescovi siano preoccupati al punto da lasciare trapelare soprattutto la preoccupazione ed anche una vena pessimistica.

In effetti, il messaggio affronta l'argomentazione con tale sicurezza di documentazione e riferimenti esperienziali contemporanei da suscitare concretamente un certo sconcerto.

Siamo dunque preda del materialismo e del soggettivismo, ad un punto quasi irreversibile, visto che il male denunciato sembra sopravanzare il bene compiuto nel mondo?

È dunque persa o sta per essere perduta irreversibilmente la battaglia per la difesa della persona umana « fatta ad immagine di Dio » ( Gen 1,27 ) e degna del più alto rispetto perché « fatto poco meno degli angeli » ( Sal 8,6 )?

Il monito dei Vescovi non è pessimista, tutt'altro, è invece un ammirevole sforzo di concretezza, di sano realismo e propositività proprio per salvare e recuperare, in nome del Vangelo di Gesù e della retta ragione, ciò che nella persona umana oggi viene attentato e deturpato.

È il realismo medesimo di Papa Giovanni Paolo II che, dalle pagine della « Sollecitudo rei socialis », aveva quasi rinunciato ad elencare gli elementi positivi esistenti nella nostra complessa società ( espressi nell'unico paragrafo n. 26 ), per concentrare tutta la forza della propria analisi sui mali generati dall'egoismo e dall'ingiustizia umana contemporanea ( analisi dettagliata di 14 articoli dell'Enciclica, dal n. 12 al n. 25 ).

Ed anche in quella occasione, l'accusa di « deprimente pessimismo » non fu risparmiata a Colui che con ammirevole e sano realismo, riprendendo i temi sofferti di Paolo VI, si sforzava di ripetere al mondo che « senza dubbio l'uomo può organizzare la terra senza Dio, ma « senza Dio egli non può alla fine che organizzarla contro l'uomo » ( cfr Paolo VI in: « Populorum Progressio », n. 42 ).

Nel pensiero cristiano e consEguentemente nelle espressioni dei Vescovi, il pessimismo non ha spazio alcuno poiché la fede ci insegna a vivere nella Risurrezione di Cristo, certi nella giustizia di Dio che « è come i monti più alti » e nella sua fedeltà che giunge « fino alle nubi » ( Sal 36,6-7 ).

I Vescovi richiamano ciascuno di noi alla corresponsabilità ed alla coerenza evangelica.

2. Retta ragione e fede cristiana in perfetta consonanza.

Il documento si presenta con varie caratteristiche eccellenti fra le quali la completezza, la chiarezza, la linearità, la poderosa documentazione, la precisazione della denuncia, il coraggio della verità, la concretezza delle proposte operative per i cristiani.

Per questi motivi si sottolineò precedentemente la valenza didattico-catechistica del documento stesso.

L'elemento che, sotto questo particolare aspetto, evidenzia maggiormente l'attenzione metodologica dei Vescovi è la cura assidua e puntuale di accostare il contributo della retta ragione e quello della fede, sui diversi aspetti dei temi esposti.

È questo uno degli elementi che vanno maggiormente sottolineati: la perfetta corrispondenza fra retta ragione e fede, o se si vuole, la impossibilità di contraddizione fra le due, avendo entrambe la medesima origine e la comune vocazione.

Alla ricerca di una « ragione che pare sempre più perduta ed irresponsabile », e quindi tentando il recupero e la rivitalizzazione di una ragione che sovente non è più se non la parvenza di se stessa, i Vescovi, con fermezza e paterna sollecitudine richiamano costantemente innanzitutto ciò che la « retta ragione » detta da sempre al cuore dell'uomo, ancor prima che l'uomo ricevesse la fede e alla fede si ispirasse.

E la voce della universale e retta ragione, prima ancora della voce della fede, detta il senso della vita, la percezione della propria vocazione universale ai valori, il senso del diritto e del dovere, il senso del rispetto,della solidarietà, della fedeltà, della sincerità di cuore.

È la ragione che dovete recuperare - sembrano dire i Vescovi mentre argomentano sul valore inalienabile dell'uomo - è il senso naturale del diritto, è la gioia di vivere nella pace e nel rispetto …!

La fede non fa che aggiungere motivazioni a motivazioni, accreditando il pensiero già eccellente della ragione, con le consolanti verità dell'uomo « immagine di Dio », « figlio e fratello », « costruttore ed erede del Regno », …

Al di fuori di quest'ordine ammirabile che sgorga spontaneamente dal cuore e dall'intelligenza umana, ampliato dal dono della fede, non c'è spazio che per la dissolutezza, lo spregio e la contraddizione.

I Vescovi sentono una volta di più l'imperativo pastorale ad esprimere chiare e mirate condanne per tutto ciò che nella prassi e nella tecnologia moderna illude l'uomo e ne fa un'« giocattolo da … rompere ».

3. Pastori avveduti, concreti, coraggiosi.

La sollecitudine dei Vescovi, trova in questo documento, la possibilità di dimostrare una volta di più, il grande coraggio necessario al Cristiano, ed al Vescovo in particolare, per andare « contro corrente » e dire esattamente la Verità.

La libertà dell'uomo non si forma e rafforza grazie alle gratuite e, nell'apparenza, rispettose tesi di Rousseau o dalla impeccabile precettistica imperativa kantiana che altro non desiderava, ammettendo pure una percentuale buona fede, che sostenere un deismo morale per quanto affascinante, ma di velleitaria consistenza.

I Vescovi non aggirano l'argomento della coscienza, non tergiversano in oziosi « vedremo, diremo, riferiremo, … » vanno giusto al cuore della questione, con competenza e coraggio.

Se si vuole essere integralmente impegnati a favore della persona umana, è necessario chiarire, comprendere e rigettare il materialismo ed il soggettivismo poiché ad essi si deve la solitudine angosciosa dell'uomo contemporaneo e la sua dispersione nella ricerca del « senso della vita ».

La sessualità non si esaurisce in un fatto « tecnico », esprime l'integrale persona umana, fatta ad immagine e somiglianza di Dio, chiamata alla comunione ed al dono di sé nell'amore e nella castità sia prematrimoniale che matrimoniale.

La sessualità è un dono inestimabile che l'uomo, razionalmente, scopre in se stesso e comunica al fine di creare a sua volta nuova vita.

È la ragione, prima ancora della fede, ad imporre e richiedere rispetto totale, fedeltà e responsabilità!

Non si tratta di asservire la persona umana a norme morali ma di riconoscere quanto queste siano capaci di « servire » la libertà umana, come efficacemente B. Haering intitolò una sua opera: « La morale è per la persona ».

Per questo i Vescovi sottolineano prioritariamente ciò che la persona è nel suo profondo, per poi dimostrare l'evidenza e la coerenza della proposta morale di cui la Chiesa si fa interprete al cuore di ogni uomo retto e dei cristiani in particolare.

Nemmeno la morale può essere considerata e vissuta come fatto esclusivamente personale.

Essa è « testimonianza di Chiesa », è « stile di vita » che tutta la comunità assume e testimonia nelle opere della fede.

Le indicazioni che i Vescovi danno, con concretezza, coraggio ed autorevolezza, non sono quindi da leggere e ricevere come gli articoli di un « progetto politico per il bene e la giustizia » ma come l'insieme dei « modi e strumenti » nei quali, coerentemente con il fatto di essere fedeli seguaci della retta ragione e ragionevoli seguaci della fede ricevuta, portiamo al mondo sofferente, la testimonianza della nostra evangelica corresponsabilità per « servire la vita in ogni momento », « migliorarne la qualità », « valorizzare tutti i mezzi possibili », ad iniziare da quelli già sperimentati ed operativi, perché « si consolidi una cultura sempre più rispettosa del dono e della grandezza della vita di ogni uomo ».

Premessa questa sintesi orientativa, osserviamo insieme il dettaglio argomentativo offertoci dai Vescovi, ricordandoci ad ogni passo del nostro itinerario che questo deve diventare il nostro linguaggio, il nostro preciso punto di vista, la nostra testimonianza al mondo.

Franco Savoldi F.S.C.