Crociata della sofferenza  

B275-A12

Anno XXXIV, lettera n. 124 dicembre 1998

Convertirsi all'amore di Cristo

Carissimi amici della Crociata della Sofferenza,

Siamo pellegrini in marcia verso il Cielo.

L'estate che volge al termine ci richiama al rapido procedere del tempo e all'importanza di questo nostro cammino verso la meta per la quale siamo stati creati, che è la nostra vita con Dio e in Dio.

Dio è amore, ci ricorda S. Giovanni, un amore così grande che ci ha voluti perché fossimo suoi figli e potessimo da figli condividere la gioia piena e perfetta nel suo Regno di amore, di santità, di giustizia e di pace.

Ciò è così bello e grande che supera ogni nostra aspettativa o capacità di immaginazione, ma è una realtà vera perché si fonda sulla parola di Dio e sulla sua fedeltà.

Molti purtroppo non credono a questo amore smisurato di Dio, altri vi restano indifferenti.

Ciò li porta a deprimersi o a smarrirsi e, talvolta, anche a disperarsi quando si presenta loro quella sofferenza che prima o poi ogni persona incontra sul proprio cammino.

Si scoraggiano di fronte alla sofferenza perché non ne capiscono il senso ed allora, anziché accettarla con pazienza e amore, sull'esempio di Gesù, arrivano perfino a maledirla ignorando quale grande valore essa ha presso Dio, se accettata con le dovute disposizioni.

L'insegnamento di Gesù al riguardo è chiaro e preciso: « Se qualcuno vuole venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua » ( Mt 16,24 ).

Il nostro pellegrinaggio è caratterizzato da gioie e sofferenze.

La vita terrena, carissimi, non è la meta del nostro esistere, ma un cammino verso la meta.

Questo cammino non sempre ci si presenta facile e piano come vorremmo, spesso ci fa soffrire e ciò fa nascere in noi profondi interrogativi: come ad esempio perché soffrire?

Che cosa ho fatto di male? Ecc.

Carissimi amici, la sofferenza è legata al nostro stato di creature imperfette, al nostro stato di pellegrini in marcia verso il Ciclo non ancora perfetti come lo saremo nell'altra vita in paradiso.

Poiché tutti siamo imperfetti.

Ogni uomo geme: la sofferenza tocca tutti, - per i suoi limiti a livello conoscitivo, volitivo, psicologico e fisico - per la fragilità del suo stato di creatura segnata di peccato originale - per le situazioni e le proposte di male che il mondo gli offre - per la pretesa del Maligno che furiosamente gira intorno a lui cercando di divorarlo.

Che fare? Come respingere il male?

La vita è solo un cumulo di sofferenze? … No la vita non è solo sofferenza; la vita è bella ed è bella anche quando c'è della sofferenza se, e quando, la si accetta come un dono.

Si può essere felici anche in presenza delle sofferenze, se si crede all'amore di Dio.

Occorre credere che il suo amore è fedele e tenerissimo, occorre credere che quando soffriamo Gesù soffre con noi, membra del suo corpo, occorre sperimentare che, pur in mezzo a sofferenze fisiche o spirituali, anche gravi, Dio non priva mai i suoi figli della sua gioia intima e profonda.

La nostra vita impastata di gioia, di sofferenza e di amore è ciò che dobbiamo offrire a Gesù per le vocazioni.

Offrire a Dio queste sofferenze per la fedeltà dei nostri fratelli sacerdoti e religiosi, offrirle per i laici consacrati e per lo sbocciare di nuove vocazioni, spesso soffocate dalla mentalità consumistica e godereccia del secolarismo di oggi, è ciò che ci proponiamo con questa crociata di preghiere.

Non si tratta, come vedete, di offrire a Dio sofferenze o sacrifici particolari, che non siano alla portata di tutti, ma di offrire a Dio quei sacrifici e quelle sofferenze che il nostro stato di vita comporta per vivere da buoni cristiani.

Tutto ciò è sempre possibile, è possibile a tutti, ma presuppone un amore a Dio senza riserve, presuppone l'essere certi del suo amore.

Il dubbio che Dio ci ami può nascere talvolta dalla constatazione che non ci sia nulla in noi di tanto amabile al punto che Gesù per nostro amore doni la sua vita e muoia in croce per salvarci.

Gli spunti di riflessione che seguono vogliono essere un aiuto nella riscoperta del perché Dio ci ama.

Dio è nostro padre e ci ama personalmente.

Dio ci ama con infinita tenerezza perché siamo suoi figli.

Il suo amore non è un amore globale spersonalizzato e generico.

Egli ama personalmente ognuno di noi e ci ama con quell'amore di cui abbiamo bisogno di essere amati.

Dio ci chiama per nome e ci conosce personalmente fin nelle fibre più profonde del nostro essere.

Egli ci ama e gioisce per noi non tanto per ciò che facciamo, ma perché è nostro padre.

Dio non pone delle condizioni per amarci: ci ama perché è amore.

Egli vede che siamo intrisi di vizi, di virtù e di difetti … ciononostante Egli ci ama così come siamo, con i nostri pregi e difetti, perché, pur essendo onnipotente, una cosa Egli non può fare: smettere di amarci.

Non occorre che siamo diversi perché Dio ci ami, Egli non ci ama per le nostre qualità, ma con le nostre qualità.

A ciascuno di noi Dio dice: « Tu sei mio figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto ».

Chi più ha peccato, più potrà sperimentare l'amore misericordioso di Dio.

Dio vuole il meglio per noi.

Il piano di Dio oltrepassa il nostro modo di pensare e di agire.

È Lui che ha preso l'iniziativa di amarci.

Egli non approva il male che c'è in noi, ma non smette di amarci e ci viene incontro con la sua grazia, perché possiamo vincerlo.

L'unica cosa che Dio ci chiede è che crediamo al suo amore per noi e che ci lasciamo amare da lui.

Prima ancora che noi lo amiamo Dio ci chiede di lasciarci amare da Lui.

Quando noi amiamo Dio non facciamo un favore a lui, ma è Lui a fare un favore amandoci; Egli infatti non ci ama per quello che facciamo, ma perché Lui è amore.

Carissimi, amiamo non solo a parole.

L'offerta delle nostre sofferenze e delle nostre preghiere per le vocazioni è la concreta risposta all'invito di Gesù di pregare il Padrone della messe e mandare operai nella sue messe.

Quando saremo in paradiso incontreremo i nostri fratelli e sorelle, anche sconosciuti, che verranno a ringraziarci per le nostre preghiere per le quali è maturata e si è sviluppata la loro vocazione.

Coraggio dunque, andiamo avanti con amore e con gioia.

Il tempo è breve, si avvicina il giorno senza tramonto quando saremo per sempre in paradiso dove Dio sarà tutto in tutti e la nostra gioia sarà perfetta.

L. Pierbattisti

Intenzioni generali di preghiera

Preghiamo per i fautori di violenze e guerre e per quanti, smarrito il senso della vita, si fanno arbitri di se stessi, ignorando e calpestando i comandamenti dell'amore che Dio ci ha dato.

Il Signore apra loro la mente e il cuore perché giungano a conversione per riconoscere con gioia la paternità di Dio che ci ama tutti come figli carissimi, ed al Quale è finalizzata la nostra vita.

Intenzioni particolari

Preghiamo perché il germoglio dell'Unione Catechisti, da poco spuntato a Sào Paulo del Brasile, si sviluppi e si radichi sul carisma dell'Istituto, e perché tutte le Fraternità dell'Unione siano radicate nella carità fraterna, secondo le attese di Gesù e della sua e nostra dolcissima Mamma.

Per le intenzioni degli iscritti alla Crociata della sofferenza, e in particolare di: C. C. ( Macchia di Giarre ) per una grazia particolare; C. F. ( Vibo Valentia ) secondo le sue intenzioni; C. C. ( Novate Milanese ) in suffragio di Alberto Turati.

Preghiere di suffragio

Il Signore accolga i nostri fratelli defunti in piena comunione d'amore con Lui, fine per cui siamo stati creati.

In particolare ricordiamo: Cardinale Anastasio Ballestrero, già Arcivescovo di Torino; Mons. Giuseppe Pautasso, già Rettore del Seminario di Torino e zio di S. Ecc.za Mons. Piergiorgio Micchiardi; Fr. Dominique Samné, consigliere generale dei Fratelli delle Scuole Cristiane; Fr. Ugo Torchio; Fr. Daniele Bianco, dell'Istituto La Salle; Rag. Giuseppe Piumatti; Maria Rollino, mamma del sig. Leonardo Rollino, Presidente dell'Unione Catechisti; Pietro Potetti, papa della sig.ra Angela Potetti, segretaria dell'Unione Catechisti; Elvira Giay ved. Tessa, mamma del proff. Secondo Tessa, consigliere di amministrazione della Casa di Carità e del CFPP; Domenico Bertero, papa dell'insegnante Roberto Bertero; Ing. Antonio Garavetti, già insegnante della Casa di Carità; Marco Granato, fratello dell'insegnante della Casa di Carità Walter Granato; Domenico Perracchione, papa della nostra collaboratrice sig.ra Ida Perracchione; Luciano Colombatto, papa dell'allievo della Casa di Carità Denis Colombatto; Elisa Tiozzo, suocera dell'ex allievo della Casa di Carità Costanze Salaroli.

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Cruzada del sufrimiento

Año XXXIV, carta n. 124 diciembre do 1998

Convertirse vivir en el amor de Cristo

Queridos amigos de la Cruzada del Sufrimiento: Somos peregrinos en marcha hacia el cielo.

Al acabar el verano, estamos llamados a descubrir el flujo del tiempo y el sentido de nuestra existencia, de nuestro caminar hacia la meta para la que nos crearon: nuestra vida con Dios y en Dios.

Ya sabemos que Dios es amor y que su amor es tan grande que nos creó para que fuéramos sus hijos y pudiéramos así compartir el gozo en el estar en su Reino de amor, santidad, justicia y paz.

Esto supera toda nuestra esperanza o imaginación, nunca acabará de sorprendernos: es realidad verdadera, porque está arraigada en la Palabra de Dios y su fidelidad.

Desafortunadamente, muchos no creen en este amor sin medida por parte de Dios, otros quedan indiferentes.

Esto les lleva a la decepción, a perderse, tal vez a la desesperación, cuando el sufrimiento llama a su puerta: aquel sufrimiento que todos encontramos en nuestro camino, antes o después.

Desesperan porque no entienden su sentido y, en lugar de aceptarle con paciencia y amor tras el ejemplo de Jesús, llegan a maldecirlo, al ignorar el gran valor que tiene ante Dios, cuando lo aceptamos de manera adecuada.

La enseñanza de jesús es muy clara: "Si alguien quiere seguirme, que se niegue a sí mismo, tome su cruz y me siga" ( Mt 16,24 ).

Nuestro peregrinaje tiene sus gozos y dolores.

La vida que tenemos, queridos, no es el fin de nuestra existencia, es caminar hacia la meta.

Este camino no es fácil y sencillo como nos gustaría, tal vez nos hace sufrir; desde aquí nos planteamos unos grandes interrogantes, como: "¿Por qué sufrir ? Qué hice de malo ?" …

Queridos amigos, el sufrimiento se vincula al hecho de que somos criaturas perfectibles, de que no somos todavía santos como en la otra vida, en el paraíso; por esto el dolor nos toca a todos nosotros, débiles e imperfectos, sin excluir a nadie.

Cada hombre y mujer gime: por sus limitaciones de conocimiento y voluntad, psicológicas y físicas; por su ser criatura, frágil en su pecado original; por los acontecimientos adversos que el mundo le ofrece; por la presencia del Maligno, que le rodea intentando devorarle.

¿Qué hacer ? ¿Acaso la vida sea tan sólo sufrimiento? ¿Cómo rechazar el mal?

La vida, queridos amigos, no es todo sufrimiento, está repleta de gozos y es muy bonita cuando aceptamos sufrir con amor.

Si creemos en el amor de Dios, tenemos la oporfunidad de ser felices incluso al experimentar el sufrimiento.

Hay que creer que su amor es fiel y lleno de ternura; hay que creer que Jesús sufre con nuestros sufrimientos, porque somos miembros de su Cuerpo; hay que experimentar que Dios nunca deja a sus hijos sin su gozo aún en medio de dolores muy grandes, físicos y espirituales.

Hay que ofrecer a fesús nuestra vida, hecha de gozo, dolor y amor, por las vocaciones.

Tenemos que ofrecer a Dios nuestros sufrimientos, hechos oraciones, por nuestros hermanos sacerdotes y religiosos; tenemos que ofrecerlos por los laicos consagrados y para que broten nuevas vocaciones, muchas veces oprimidas por el consumismo y el disfrute del mundo secularizado que nos toca vivir.

Este es el apostolado de los que nos unimos en la cruzada del sufrimiento.

Como podéis ver, no hay que ofrecer a Dios oraciones, dolores o sacrificios especiales; más bien aquellos que nuestro estilo de vida nos pide por vivir como cristianos.

Todos podemos hacer esto, siempre; pero hay que amar a Dios sin reservas, hay que vivir en la certidumbre de su amor porque Dios es amor ( 1 Jn 4,8 ).

Si tenemos dudas es porque nos damos cuenta de que hay muy poco que amar en nosotros mismos, muy poco para que Jesús done su vida y muera para salvarnos.

Esto podría parecemos lógico, pero no lo es desde el Espíritu de jesús.

Lo que sigue quiere ayudarnos en el redescubrimiento del por qué Dios nos ama hasta la muerte, hasta su deseo de morir por nosotros.

Dios es nuestro Padre y nos ama a cada uno de nosotros.

Dios nos ama con ternura porque somos hijos suyos.

Pero su amor no es "general", sin referencia a nosotros.

El nos ama, personalmente, a cada uno de nosotros, con todo el amor de que necesitamos para vivir.

"Así dice el Señor que te creó, Jacob, que te moldeó, Israel: No temas, porque te rescaté, te llamé por tu nombre: tú me perteneces." ( Is 43,1 )

"Con amor eterno te amé" ( Jer 31,3 ).

Dios nos conoce desde lo hondo de nuestro ser.

Nos ama, nos llama por nuestro nombre y, al mirarnos, rebosa de alegría: no por lo que hagamos, sino más bien porque es nuestro Padre, Padre que está siempre entre nosotros para salvarnos.

El Señor, tu Dios en medio de ti, es salvador potente.

Exultará de alegría por ti, te hará hombre nuevo con su amor, se alegrará por ti con gritos de júbilo, como en los días de fiesta ( Sof 3,17 ).

Dios nunca pone condiciones para amamos: nos ama porque es amor.

Entiende muy bien cómo somos cada uno de nosotros; sabe que estamos llenos de vicios, de virtudes y faltas …

A pesar de esto, nos ama tal como somos, con nuestros méritos y defectos, porque, aun siendo omnipotente, hay algo que Dios no puede dejar de hacer: amarnos.

No necesitamos ser diferentes para que Dios nos ame.

No nos ama por nuestras cualidades, sino con nuestras cualidades.

Cuando nos sintamos pecadores, no dejemos de mirar a la cruz con confianza.

El que más pecó tendrá más oportunidades para experimentar el amor misericordioso de Dios.

Quiere volver a renovarnos, porque nos quiere hermosos como es propio de los hijos de Dios.

Dice a cada uno de nosotros; "Eres el hijo en quien me complací".

Dios quiere lo mejor para nosotros.

El plan de Dios sobrepasa nuestra manera de actuar y pensar.

El tomó la iniciativa de amarnos.

No le gusta lo malo que hay en nosotros, pero no deja de amamos y sale a nuestro encuentro con su gracia para quevenzamos al mal.

Aunque los montes se desplazaran y las colinas temblasen, nunca mi amor se alejaría de tí ( Is 54,10 ).

Dios nos pide tan sólo que creamos en su amor para con nosotros y que nos dejemos amar por Él. Antes de que le amemos.

Dios nos pide que nos dejemos amar por él: que le permitamos amarnos.

Cuando le amamos, no hacemos algo bueno para con él; más bien es Dios mismo quien nos favorece al amamos.

No nos ama por lo que hagamos; nos ama porque él es amor.

Queridos, amemos, no tan sólo de palabra.

Ofrecer nuestros sufrimientos y oraciones por las vocaciones es nuestra respuesta a la invitación que Jesús nos hace para que pidamos al dueño de la mies que envíe allí sus obreros.

Cuando estaremos en el paraíso, muchos hermanos y hermanas nuestras nos agradecerán nuestras oraciones, de las que brotaron sus vocaciones, a pesar de que ahora no les conozcamos.

Animo, pues; sigamos adelante con amor y gozo.

El tiempo es breve; el día sin ocaso, en que estaremos con Dios para siempre, en que El será todo en todos, ya está cerca: y nuestro gozo será perfecto.

L. Pierbattisti

Intenciones generales de oración

Oremos por los responsables de las violencias y de las guerras y por todos aquellos que, por haber perdido el sentido de la vida, se hacen arbitros de sí mismos, ignorando y pisoteando los mandamientos del amor que Dios nos dio.

El Señor les abra la inteligencia y el corazón para que lleguen a la conversión que les haga conocer la paternidad de Dios;

El quien nos quiere a todos como a hijos muy amados y hacia el cual está finalizada nuestra vida.

Intenciones particulares

Recemos para que el retono de la Unión Catequistas, recién brotado a Sao Paulo, en Brasil, se desarrolle y se arraigue sobre el carisma del Instituto, y para que todas las Fraternidades de la Unión sean enraizàdas en la caridad fraterna, segùn las espectativas de Jesùs y de su Madre dulcfsima.