S. Caterina e i laici nella Chiesa

B276-A4

Il laicato di S. Caterina

Riportiamo un altro scritto su S. Caterina da Siena del prof. Cario Antonio Prestipino, a corredo dell'articolo pubblicato nel precedente numero del bollettino.

Il testo é stato rinvenuto dalla moglie, sig.ra Irene Galimberti ved. Prestipino, che ringraziamo di cuore, tra i lavori lasciati incompiuti dal marito a seguito della sua morte.

S. Caterina da Siena ( opera di Neroccio di Bartolomeo Landi )

Il termine « laico » deriva da « laos = popolo »; nell'A.T. questo termine serve a designare il « popolo di Dio » in contrapposto ai pagani; nel N.T. indica il « nuovo Israele », la comunità cristiana formata sia dagli Ebrei che dai pagani, riunita nella celebrazione del sacrificio, in unione ai sacerdoti.

Oggi nella Chiesa Cattolica il laico é semplicemente una persona non appartenente allo stato clericale ( proprio della gerarchia ecclesiastica ); egli, pero, in quanto battezzato, partecipa integralmente alla vita della Chiesa.

La sua funzione ecclesiale e di apostolato si é venuta estendendo sia attraverso una forma partecipata di alcune funzioni ad essa proprie come mandato ( Azione Cattolica ), sia in seguito alla riscoperta di una serie di valori religiosi originali, concernenti i laici in quanto tali e le loro specifiche attività professionali e sociali.

In altre parole il Papa, i vescovi e i sacerdoti continuano il ministero dottrinale, sacerdotale e giurisdizionale di Cristo; gli ordini religiosi, le congregazioni e gli istituti di perfezione rappresentano Cristo nella sua povertà, verginità e obbedienza; i laici svolgono il compito, non meno delicato ed importante, di seguire Gesù nella fedeltà con la quale Egli ha santificalo la vita della famiglia, la professione e la vita pubblica: per tutto ciò questo ministero dei laici può essere considerato un prolungamento della regalità di Cristo.

Pio XII, che fra l'altro fu anche terziario domenicano, ha detto dei laici che « essi stanno in primissima linea nella vita della Chiesa perché chiamati a riconquistare il mondo a Cristo ».

Trent'anni fa il Concilio Vaticano II ha dedicato un intero capitolo della « Lumen Gentium », e la « Apostolicam Actuositatem » all'apostolato dei laici.

Con la messa a fuoco del loro ruolo in questa missione apostolica, ha aumentato nel cuore di essi l'interesse nell'interrogare una santa, come Caterina da Siena, che in fatto di apostolato nel mondo detiene un vero primato non solo per il tempo in cui ha operato, ma anche, in assoluto, per la vastità della sua azione caritativa ( e per carità si deve intendere « amore verso Dio e verso il prossimo » ) e soprattutto per la chiarezza delle sue vedute sui problemi della società umana.

Per questo l'opera e il pensiero di S. Caterina sono stati e dovranno essere fonte perenne d'ispirazione per gli apostoli religiosi e laici di ogni tempo.

E la proclamazione della Santa « Dottore della Chiesa », avvenuta 25 anni fa, sanziona solennemente la sua dottrina, così saldamente ortodossa e giovanilmente ardita.

Di fronte all'opera ponderosa e multiforme della Santa Senese risulterà interessante concentrare l'attenzione su un argomento di palpitante attualità, qual'é il rapporto fra gli insegnamenti della Santa Patrona d'Italia e le dichiarazioni documentarie del Concilio Ecuménico Vaticano II, che é stato celebrato dal 1962 al 1965.

I principi e gli insegnamenti contenuti nel « Decreto dei Laici » ( suggeriti dalla visione storica della vita dei molti santi laici, fra i quali primeggiano S. Francesco d'Assisi e la nostra S. Caterina ) sono stati alla base anche della « Carta Fondamentale » sottoscritta alla chiusura del primo Congresso Internazionale - a livello mondiale - del Laicato Domenicano celébralo a Montreal, in Canada, nel giugno del 1985.

In occasione di tale Congresso, prima di iniziare la lettura del documento finale, che costituisce lo schema genérale del rifacimento della « Regola del Laicato Domenicano », l'allora Promotore Generale del Laicato, p. P.B. Olivier O.P. ha dichiarato di essersi ispirato soprattutto alla meravigliosa vita di S. Caterina.

Di quel documento si riportano tre brevi passi profondamente cateriniani:

- Come discepoli di Cristo, uomini e donne viventi nel mondo, per il loro battesimo e la loro cresima, partecipano alla missione sacerdotale, regale, e profetica di N. S. Gesù Cristo.

Per vocazione essi manifestano nel mondo la presenta di Cristo affinché il messaggio divino di salvezza sia conosciuto ed accolto da tutu gli uomini.

- Essi sono caratterizzati da una propria spiritualità e dal loro impegno nella Chiesa al servizio di Dio e del prossimo … e partecipano alla missione dell'0rdine con la preghiera, lo studio e la predicazione, conformemente alla loro condizione di laici.

- Sull'esempio di S. Domenico, di S. Caterina da Siena e dei loro successori, che hanno improntato la vita dell'Ordine e della Chiesa, sostenuti da una comunione fraterna, essi daranno testimonianza della loro fede.

Attenti alle necessità del loro tempo, si metteranno al servizio della verità … e si preoccuperanno di realizzare l'amore misericordioso di S. Domenico e di S. Caterina verso tutte le forme di sofferenza in difesa della libertà, della giustizia e della pace.

' …' E la loro missione apostolica sarà ricca nella misura in cui sarà intensa la loro contemplazione.

Caterina, nostra sorella e madre, ci offre il suo messaggio per animare il nostro lavoro.

Come ha potuto S. Caterina, laica terziaria, raggiungere le meravigliose vette di quella santità che il Signore riserva a pochissimi eletti?

Consacratasi a Dio fino da quando non aveva che sette anni, più tardi, nel 1364, superando difficoltà ed opposizioni soprattutto della madre, venne accettata fra le « Sorelle della Penitenza », per lo più vedove stimate, dette « Mantellate » per l'abito bianco e il mantello nero che abitualmente indossavano a significare l'innocenza e l'umiltà dello spirito nella versione voluta da S. Domenico.

É perciò certo che S. Caterina sia appartenuta a quella categoria del Popolo di Dio, la più numerosa, quella dei « laici », i fedeli associati all'Ordine pur non essendo insigniti dell'Ordine Sacro.

« Ma qui occorre un chiarimento », precisa giustamente P. Lippini O.P. nel « Bollettino di S. Domenico » del novembre-dicembre 1995.

« Parlando di S. Caterina si afferma sempre, e giustamente, che era una Terziaria Domenicana, anche se poi il vederla vestita da domenicana fa pensare a molti che ella fosse suora.

Per altro va tenuta presente la concezione che comunemente si ha oggi del « terziario » di un Ordine, cioé di un laico come gli altri, che si impegna in qualche pia pratica devozionale.

Sotto questo aspetto, con il dire che S. Caterina era una terziaria, la sua domenicanità verrebbe ridotta a ben poca cosa.

Ed affermare che era una suora, si direbbe una cosa inesatta ».

A questo punto, facendo riferimento al passo della « Regola », allora detta « dei Fratelli e delle Sorelle dell'Ordine della Penitenza », promulgata nel 1285 dal Maestro Generale dell'Ordine Munione di Zamorra, si precisa che ai tempi di S. Caterina, « chi entrava nel Terz'Ordine diventava giuridicamente, a tutti gli effetti, membro dell'Ordine ».

Quando poi, come spesso succedeva, alcune Terziarie accettavano di vivere in comune, o semplicemente di legarsi all'osservanza della « Regola » con veri voti pubblici, esse potevano considerarsi di fatto « Suore Domenicane ».

Quindi é fatto innegabile che S. Caterina abbia fatto parte dell'Ordine dei Predicatori.

E ne é prova il fatto risaputo che, quando qualcuno cominciò ad insinuare riserve sull'eccellenza del suo operato, fu convocata per essere esaminata dal supremo organo dell'Ordine, il Capitolo Generale di Firenze del 1374.

Nello svolgimento del suo apostolato laico, S. Caterina s'era imposta questo principio: « Ogni fedele cristiano é tenuto d'essere fedele e di servire alla Santa Chiesa secondo lo stato suo ».

Ed ancora ella scrive: « la Chiesa é un glorioso giardino e noi siamo quei lavoratori i quali dobbiamo servire in tre modi:

- L'uno modo tocca a tutti quei fedeli cristiani i quali debbono lavorare con umili e sante orazioni e con vera obbedienza alla Santa Chiesa …

- Il secondo modo, di coloro che sono posti in questo giardino per ministri dei santi sacramenti … nutrendo spiritualmente i credenti … di dottrina e di esempio.

A costoro S. Caterina riserva un luogo speciale: « Vi é la bottiga del giardino della Santa Chiesa, la quale tiene e ministra il pane della vita e da bere il sangue, acció che i viandanti peregrini … stanchi, non vengano meno nella via ».

- Il terzo modo é di coloro « che servono fedelmente dell'avere e della persona », unicamente per zelo della Santa Chiesa e cioé, precisa la Santa: « Per lo suo crescimento ed esaltazione … virilmente … affatigandosi con vera e santa intenzione per la dolce sposa di Cristo. E questa », e qui Caterina manifesta sé stessa, « la più dolce fatiga e di più utilità che alcun'altra fatiga del mondo ».

Cario Antonio Prestípino

( revisione del dr. Gualtiero Monteverde )

( Continua )