Gesù l'Icona

B277-A2

Giuseppe Pollano

Riflessioni sul brano evangelico di Giovanni 14,7-14

"Se mi aveste conosciuto, avreste conosciuto anche il Padre mio.

Da questo momento, lo conoscete e lo avete veduto".

Filippo gli dice: Signore, mostraci il Padre e ci basta".

Gli dice Gesù: Da tanto tempo sono con voi e non mi hai conosciuto, Filippo?

Chi ha veduto me ha veduto il Padre; come puoi dire: "Mostraci il Padre"?

Non credi tu che io sono nel Padre e il Padre è in me?

Le parole che io vi dico non le dico da me, ma il Padre, il quale dimora in me, compie le sue opere.

Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo a motivo delle mie opere.

In verità, in verità vi dico: chi crede in me farà anch'egli le opere che io faccio; ne farà, anzi, di più grandi, perché io vado al Padre e qualunque cosa chiederete in nome mio lo farò, affinché il Padre sia glorificato nel Figlio.

Se mi domanderete qualche cosa nel mio nome io la farò".

L'uomo non sa davvero ciò che « gli basta ».

Lo mostra qui il discepolo Filippo, che sta già vedendo colui del quale afferma che « gli basterebbe » vederlo, ma non se ne accorge.

Sembra un gioco, può diventare un dramma.

Filippo vuoi vedere il Padre; ma non si rende conto che nel Gesù di Nazaret il Padre s'è reso presente e visibile mediante le opere che Gesù stesso compie.

Dunque, che cosa ha visto fino a quel momento?

La reazione del Signore è pronta, e non indulgente: c'è la divina pretesa di esser stato conosciuto ormai.

« Chi vede me vede il Padre ».

E una lezione per noi.

Se Gesù è il Cristo, allora è anche l'inviato del Padre, e il Padre è riconoscibile in lui: ma bisogna conservare il legame tra « Gesù » e « il Cristo ».

« Quando questo legame è spezzato a favore del solo Gesù - ci avverte Sesboüé - si rischia una caduta in ciò che si è convenuto di chiamare oggi la "Gesuologia" », ossia un discorso su Gesù che non tiene conto della sua divinità.

Pericolo antico, che risale fino alla miopia di fede di Filippo.

Gesù è pronto nell'aiutare il discepolo.

Egli, ha notato Dreyfus, « conosce se stesso totalmente nel suo sguardo d'amore verso il Padre.

Nel suo sguardo d'amore al Padre Gesù vede che il Padre gli ha dato tutto quel che è, tutto quel che ha, e che tale dono è pienamente reciproco: "tutte le cose mie sono tue, e tutte le cose tue sono mie" ».

Egli pertanto invita l'occhio del discepolo, e quello d'ognuno di noi, a percorrere attraverso la trasparenza dell'amore che da lui emana e si concretizza nelle buone opere, tutta la strada del riconoscimento.

Vedere lui è vedere il Padre.

A Gesù non sta a cuore il « Cristo-centrismo assoluto »: egli continuamente si manifesta come Figlio del Padre e dal Padre inviato.

Siamo qui al limite della nostra capacità di comprendere un linguaggio, ma il limite è superabile nella fede.

« Chi vede me vede il Padre »; la nostra logica direbbe: non si può vedere che una persona alla volta, ogni identità è inconfondibile rispetto a ogni altra identità, ma Gesù non vuole trascinarci nella confusione: semplicemente ci offre tutta la ricchezza della vita trinitaria, che, ben diversa dalla nostra, possiede intimità e relazioni e, compresenze d'amore originali e assolute.

Filippo e gli altri devono capire: ricevendo Gesù dall'alto essi non hanno ricevuto « solo » lui, che pure sarebbe già dono inestimabile; in realtà hanno ricevuto il divino amore del Padre che « ha tanto amato il mondo » da donarci il suo Unigenito.

Solo la comprensione totale di questo mistero di generosità e di presenza è in grado di far capire la totalità della rivelazione, la pienezza di quello che diventerà il cristianesimo storico.

La lezione a questo punto si attaglia perfettamente a tutti noi.

Ci è facile « ritagliare » Gesù, del tutto indebitamente, dal suo contesto di realtà; ci è facile farne un galantuomo se siamo galantuomini, un politico se siamo politici, un contestatore se siamo contestatori, un barricadiero se siamo barricadieri, e così via, sempre restando nella misura umana.

Ma in questo modo abbiamo annullato la natura di lui, che è essere icona/segno, apparizione.

La vera fede evita tali riduzioni e ogni giorno s'immerge nel Gesù totale, unico salvatore.

Gesù benedetto, accoglici nella tua limpidezza " che svela in tè il Figlio del Padre; dobbiamo cominciare dalla tua divinità per guardare la tua umanità, e guardare la tua umanità per germinare nella tua divinità: allora tu rimani per noi e per tutti la Verità da annunciare in vita è in morte.

Amen