Partecipare alle sofferenze di Gesù per le vocazioni …

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- Vito Moccia -

"Perché l'amore di Dio ci lascia soffrire?"

È questo il titolo, ad un tempo drammatico e suggestivo, del libro di Gisbert Greshake, noto teologo con un significativo passato di docente nelle Università di Vienna e di Friburgo, edito da Quiriniana.1

La risposta che ne dà l'Autore, da cristiano e da attento studioso del problema del dolore, è ispirata alla speranza, e sfocia il suo compimento nell'affidamento fiducioso a Gesù Crocifisso, cioè nell'amore a Lui.

Per questo motivo proponiamo ai nostri lettori, in particolare a quanti assiduamente seguono questa rubrica, intitolata appunto "Il Coraggio della Sofferenza" secondo la profonda espressione usata da Giovanni Paolo II° in un suo insegnamento2 - alcune riflessioni ispirate da questo libro, nonché dalla efficace segnalazione che di esso è fatta su ".Avvenire", nella recensione di Maurizio Schoepflin.3

Scrive il recensore: Un particolare colpisce il lettore ( … ), quello relativo al giorno in cui l'Autore ha firmato la prefazione e che - ecco il particolare denso di significato - è coinciso con la festa della ".Esaltazione della Croce" ( 14 settembre, n.d.r. ).

Infatti, l'interrogativo potente e terribile riguardante la presenza del male e del dolore nel mondo, che da sempre tormenta la mente e il cuore degli uomini, non può trovare risposta se non nella passione e morte di Cristo.

Ciò non significa che l'uomo possa o debba smettere di affaticarsi intorno ad esso, ma sarà ben difficile che, senza un chiaro riferimento alla fede in Gesù morto e risorto, sia possibile trovare una via d'uscita dall'angosciante questione che già fece fremere la straordinaria intelligenza di Sant'Agostino.

E riportiamo direttamente due brani dell'Autore, sempre avvalendoci della citata recensione di Schoepflin: ".La seguente riflessione teologica ( cioè il contenuto del libro, n.d.r. ) si sforza di conseguire un ragionamento concludente e una concatenazione stringente nell'argomentare, ma può trovare la sua dimostrazione soltanto nella prassi di fede, speranza e carità".

"Soltanto chi ama è in grado di sopportare la sofferenza, di integrarla, di superarla.

La sofferenza e il superare la sofferenza soffrendo sono quindi la via concreta dell'amore di quel Dio la cui onnipotenza non opprime la creatura, ma la colloca nell'autonomia e nella libertà per vivere l'amore".

Imprimere nel nostro cuore le piaghe di Gesù

È l'invocazione ripetuta ad ogni stazione della Via Crucis, nel toccante canto alla Vergine: Santa Madre, deh voi fate/ che le piaghe del Signore/ siano impresse nel mio cuore.

Ma chi si trova nel dolore e nella sofferenza ha impresse le piaghe anche nel suo corpo e nel suo spirito.

E questa è un'ascesi spirituale menzionata dal Concilio, con riguardo alle devozioni: "L'Apostolo ( S.Paolo ) ci insegna a portare continuamente nel nostro corpo i patimenti di Gesù morente, affinché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale". ( Costituzione sulla Liturgia, 12 ).

È il cammino spirituale che si prospetta al fedele che accetti di unire le proprie sofferenze a quelle del Maestro, come atto di amore, consapevole in tal modo di completare, secondo quanto afferma sempre l'Apostolo, "ciò che manca alla passione di Cristo".

Può sembrare un paradosso questo, ed in effetti lo è, ma di amore: facendo parte del suo Corpo mistico, cioè del Cristo totale, anche i fedeli, quali membra di questo corpo, si uniscono alla passione del Capo, per cui le loro sofferenze risultano meritorie e finalizzate al conseguimento del bene.

Ed in questo itinerario l'aspetto preminente, e altamente consolatorio, è la vicinanza di Gesù a chi soffre.

In una Via Crucis sorta e diffusa nella Casa di Carità Arti e Mestieri,4 alla stazione XIª, tra le riflessioni relative alla crocifissione di Gesù, è affermato: È sciolto il nodo del dolore umano: il sofferente ha il vincolo con Cristo, e il patire si perde e si trasmuta nell'alta fiamma che da Lui divampa.

Come si può notare, è lo stesso consolante concetto di cui sopra, esposto in termini diversi, ma sempre a sviluppo della dichiarazione paolina che il dolore, accettato per amor di Dio, in unione a Gesù Crocifisso, è un elemento meritorio, è un'operazione attiva, è il contributo d'amore e di bene che anche l'invalido e il relegato in un letto di patimenti può apportare al Corpo mistico.

Sodalizio spirituale per le vocazioni

L'offerta al Padre delle sofferenze, in unione a Gesù Crocifisso, è certamente un frutto dello Spirito.

E sta a noi farlo fruttificare, ponendo come intenzione l'incremento delle vocazioni sacerdotali, religiose e secolari, e la perseveranza in esse.

Consideriamo anche quelle secolari, non solo perché attinenti alla natura del nostro istituto secolare, quale è appunto l'Unione Catechisti, ma perché nel laicato sia sempre più radicata la convinzione che per il cristiano la vita stessa è una vocazione, alla cui divina chiamata si deve rispondere in un trasporto di amore e di compimento della volontà divina.

Si pensi solo, per toccare uno degli aspetti più delicati ed attuali del nostro tempo, all'urgenza che l'amore umano sia dagli sposi coscientemente inserito nell'effusione di Grazia propria del sacramento del Matrimonio, vivendo l.orientamento coniugale come risposta alla chiamata di Gesù, mistico Sposo della Chiesa.

Nell'offerta a Dio per queste intenzioni, può essere d'incentivo, e di aiuto reciproco, la consapevolezza di appartenere ad una famiglia spirituale, quale appunto questa, che si ispira al "Coraggio della Sofferenza".

Chi lo desideri, può mettere in comune le proprie necessità e aspirazioni, comunicandocele e, se lo richiede, perché siano partecipate agli altri.

Viva Gesù nei nostri cuori! Sempre.

"Unire le nostre sofferenze alla passione di Gesù"


1 Gisbert Greshake, "Perché l'amore di Dio ci lascia soffrire?", Queriniana. Pagg. 140. • 12,50.

2 Ricordiamo, come già in altre occasioni osservato, che questa rubrica era in precedenza denominata "La crociata della sofferenza", quale punto di riferimento del sodalizio spirituale istituito dal compianto fr. Gustavo Furfaro FSC, nell'ambito dell'Unione Catechisti, di cui Egli è stato per lungo tempo Assessore generale.

3 Cfr. "Avvenire" di sabato 6 settembre u. sc., pag. 27.

4 L'Ente di formazione professionale di proposta cattolica dell'Unione Catechisti e dei Fratelli delle Scuole Cristiane.