Il momento della speranza

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Dall'omelia per la solennità di S. Giovanni Battista

- Card. Severino Poletto -

Tra i vari discorsi che l'Arcivescovo ha tenuto ultimamente, riportiamo alcuni stralci dall'omelia per la solennità di S. Giovanni Battista, patrono di Torino, per l'attualità delle riflessioni, sia sotto l'aspetto spirituale che con riguardo alla crisi economica tuttora incombente, pur se con qualche spiraglio di speranza.

Torino davanti al Patrono Profeta

Noi desideriamo essere raggiunti dalla luce soprannaturale del nostro Patrono ed ascoltare la sua voce profetica.

Profeta è colui che parla a nome del Signore, per cui le sue parole sono importanti perché vengono dal Signore.

Ascoltiamo perciò il suo messaggio attualizzato sull'oggi della nostra città.

Chi è Giovanni Battista per noi, oggi? Profeta di verità

Verità su Dio e sul suo Figlio Gesù, del quale un giorno rese questa testimonianza: « Io non lo conoscevo, ma proprio chi mi ha inviato a battezzare nell'acqua mi disse: 'Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è Lui che battezza nello Spirito Santo'.

E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio » ( Gv 1,33-34 ).

Verità sull'uomo, su di noi e sui veri valori della nostra esistenza, che vanno oltre la storia terrena.

Verità sull'intera vita sociale che deve procedere fondata sulla solidarietà, facendosi carico dei problemi di tutti: « Un giorno le folle lo interrogavano: 'Che cosa dobbiamo fare?'.

Rispondeva loro: 'Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto ' » ( Lc 3,10-11 ).

Profeta di giustizia

Sfida i potenti del suo tempo negando loro il diritto di fare qualunque scelta in base alle loro idee personali, dimenticando il dovere di cercare il bene comune.

Su tutti incombe il dovere di fare solamente quello che è giusto.

Difende la stabilità e santità della famiglia e non teme di affrontare il re Erode dicendogli apertamente: « Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello » ( Mc 6,18 ).

Ed infine subisce la vendetta di Erodiade, muore decapitato, pagando così un prezzo altissimo per il coraggio dimostrato nel condannare un grave disordine morale.

Profeta di speranza per la nostra città

Sono sicuro che il nostro Patrono protegge la nostra città, ma vuole che ciascuno faccia la sua parte.

Nessuno può lavarsi le mani in modo pilatesco e, di fronte alla grave situazione di crisi che ci sovrasta, dire: « Non tocca a me ».

Anche Caino cercò di scusarsi di fronte a Dio che gli chiedeva conto dell'uccisione di Abele: « Sono forse io il custode di mio fratello? » ( Gen 4,9 ).

Tutti dobbiamo fare la nostra parte senza delegare ad altri le nostre responsabilità.

Una fase difficile

Stiamo vivendo una fase difficile della nostra storia sotto molti aspetti:

• si allarga sempre più una situazione di reale povertà per molte persone e famiglie.

Questo richiede solidarietà, ma anche una capacità di lettura obiettiva delle cause per rimuovere le situazioni che hanno creato tante ingiustizie.

La giustizia viene prima della carità.

La Chiesa di Torino è in prima linea, come sempre, sul versante della carità, ma quando la povertà è frutto di ingiustizia allora le Istituzioni civili, governative, imprenditoriali, sindacali, ed ora in particolare gli Istituti bancari, devono non solo rimboccarsi le maniche senza perdere tempo, ma anche fare un serio esame di coscienza per verificare se non si sia permesso che gli interessi di parte prevalessero sul bene comune;

• la crisi che sta strozzando il mondo del lavoro, soprattutto manifatturiero, e che mette in grave difficoltà intere famiglie togliendo speranza per progettare il futuro a molti giovani, richiede interventi urgenti e responsabili non solo per rilanciare le grandi, medie e piccole imprese, ma anche per garantire a tutti, compresi i molti lavoratori precari che hanno perso il lavoro, qualche forma di sostegno economico attraverso l'allargamento della possibilità di usufruire dell'aiuto degli ammortizzatori sociali;

• chi ha avuto dai cittadini investiture politiche ad ogni livello deve sentirsi in prima linea per superare questa autentica calamità.

La politica deve essere considerata una missione, non una sistemazione.

Chiedo a quanti fanno la scelta dell'impegno politico di vivere questo impegno non finalizzato a convenienze personali, di questo o quello schieramento, ma come un vero servizio per il bene di tutta la collettività.

Questo è il momento di rilanciare la speranza.

Torino ha già dimostrato altre volte di essere città « laboratorio », capace di contribuire in modo importante alla ripartenza dell'Italia, ma questo a condizione che tutte le parti sociali si accordino per cercare convergenze più che contrapposizioni, abbandonando ogni preclusione ideologica.

Siamo qui a pregare.

Tutti dovremmo riconoscere con umiltà e sincerità che sempre, ma soprattutto in questo periodo, abbiamo bisogno dell'aiuto di Dio.

La nostra è una città ricca di fede.

Il mio pensiero, sostenuto da fiducia e preghiera, va in questo momento a tutte quelle persone che vivono una situazione di buio spirituale o di dubbio, anche se sono convinto che in tutti rimane una certa ricerca di Dio, che mai ci abbandona lungo la strada della vita.

L'umiltà di riconoscere i nostri limiti ed aprirci perciò all'ascolto del Signore, accettando le regole di vita che Egli ci propone, è l'unica condizione perché l'amore e la giustizia trionfino su ogni forma di egoismo.

Danza e martirio

Pensando a Giovanni Battista, alla sua nascita e alla sua morte, si potrebbe fare un accostamento fra le due esperienze che alla fine della sua vita si sono in un certo senso sincronizzate: la danza e il martirio.

Ci sono persone che vorrebbero interpretare l'esistenza come una perenne danza di divertimento illimitato, mentre molti devono fare i conti con la sofferenza, le croci e prove anche gravi.

Penso soprattutto ai tanti giovani che si illudono che notti intere dedicate al divertimento, spesso misto a disordini di ogni genere, diano un valore in più alle loro persone.

Nessuno si creda al di sopra delle regole, come ha fatto Erode, perché così si finisce col preferire su un vassoio la testa di un profeta piuttosto che riconoscere le proprie miserie morali.

San Giovanni ci chiede oggi di riflettere se non sia il momento di cambiare certi nostri stili di vita, che la stessa crisi economica ci spinge a progettare con una maggiore sobrietà e solidarietà.

Il mio atto di amore per Torino, che oggi rinnovo con grande sincerità, è l'impegno personale che metto ogni giorno per portare con la mia preghiera e la mia azione pastorale quel supplemento d'anima senza la quale non arriveremo mai a vivere nella giustizia e nella pace.

Buona festa a tutti!

Caravaggio, "La decapitazione di San Giovanni Battista" - Malta