CEI/Adulti/0001/0001.htm Catechismo degli Adulti Presentazione Agli adulti, uomini e donne del nostro Paese, ai loro catechisti e alle comunità ecclesiali, i Vescovi italiani consegnano questo libro della fede, il catechismo La verità vi farà liberi. Lo fanno con sentimenti di gioia e di gratitudine al Signore, sapendo quanto lungo e impegnativo è stato il cammino del testo, ed insieme nutrendo grande speranza per un suo diffuso e sapiente impiego nell'opera della nuova evangelizzazione. Di fronte a noi sono i bisogni di fede degli adulti italiani e le loro attese. Vivono e soffrono un tempo di cambiamento e di crisi, che tocca la globalità della vita, le verità fondanti, i valori etici elementari e coinvolge la stessa possibilità di pervenire a certezze di fede oggettive e universali. Eppure, anche in questo clima di incertezza e talvolta di smarrimento, non vi è per lo più un rifiuto preconcetto della componente religiosa dell'esistenza. Lo dicono tanti segni di ricerca del sacro; lo dice soprattutto quel senso diffuso di trepidazione per le sorti dell'uomo, per cui, pur disponendo di tante cose, uomini e donne di questa nostra terra sono come alla ricerca di risposte più soddisfacenti, di una felicità più genuina e sicura. È ancora vivo tra noi, magari sopito e perciò da risvegliare, un desiderio di Vangelo, di una catechesi evangelizzante, che per certuni sarà consolidamento della fede cristiana apertamente professata; per altri, che si sentono carichi di dubbi e forse "lontani", sarà indicazione di un cammino di chiarificazione e di consolazione; per tutti varrà come annuncio di salvezza e come grazia per interpretare e vivere autenticamente gli avvenimenti gioiosi e dolorosi della vita; anzi per rendersi capaci di dare testimonianza agli altri del potere salvifico della parola del Signore. A questi uomini e donne si rivolge il catechismo La verità vi farà liberi, nella certezza che solo la luce che scaturisce dalla persona di Cristo può indicare un tragitto sicuro nel tempo e un approdo pieno di felicità alla vita eterna. Scopo fondamentale di questo libro è favorire l'incontro degli adulti con il Signore Gesù, in vista di un'adesione di fede più consapevole e più coerente. Esso vuole essere strumento per la formazione dei cristiani a una fede adulta: alimentata assiduamente nell'ascolto della parola di Dio, nella vita sacramentale e nella preghiera, consapevole e motivata, operosa e concreta, fervida di esperienza ecclesiale e di impegno missionario, sollecita del mondo e protesa all'eternità. Siamo infatti consapevoli che, "in un tempo di trapasso culturale, la comunità cristiana potrà dare ragione della sua fede, in ogni ambito di vita comunitaria e sociale, solo attraverso la presenza missionaria di cristiani maturi, consapevoli del ricchissimo patrimonio di verità di cui sono portatori e della necessità di dare sempre fedele testimonianza della propria identità cristiana" La verità vi farà liberi: il titolo che questo libro porta viene dal Vangelo, da un'espressione di Gesù.( Gv 8,32 ) Verità e libertà sono aspirazioni di ogni cuore. Gesù ci dice che la libertà della persona umana, fondamento della realizzazione di sé, è legata alla verità, e questa è ultimamente la sua stessa persona. Gesù Cristo, infatti, è la parola di Dio, l'assoluta Verità. Essere suoi discepoli, camminare dietro a lui, significa aderire alla verità che è la sua persona, accogliere la sua grazia, aprirsi alla comunione con lui. In questa esperienza di ascolto e di comunione, ciascuno potrà riconoscere che la propria esistenza riceve luce decisiva e vita vera: in Cristo si compie quel disegno di verità sull'umanità e sulla storia che il Padre ha voluto rivelare e realizzare per la nostra salvezza. Dice ancora Gesù: "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita".( Gv 8,12 ) Questo catechismo è frutto di un ampio coinvolgimento ecclesiale, guidato e garantito da tutto l'Episcopato italiano, come espressione del suo magistero. Viene pubblicato con l'approvazione della Santa Sede, e ciò attesta non solo la rispondenza dei contenuti con la fede della Chiesa ma anche lo stretto legame e la reale coerenza di questo catechismo con il Catechismo della Chiesa Cattolica, "testo di riferimento sicuro ed autentico… per l'elaborazione dei catechismi locali". Ispirandosi al Catechismo della Chiesa Cattolica, questo catechismo degli adulti ne assume le fondamentali esigenze di catechesi integra, sistematica, organica; condivide le dimensioni del Mistero creduto, celebrato, vissuto e pregato, tenute presenti in ogni tema trattato e proposte nella catechesi viva mediante le pagine "per l'itinerario di fede"; ancora, al Catechismo della Chiesa Cattolica si ispira nelle formulazioni sintetiche della dottrina, nei collegamenti fra i contenuti e nella stessa esposizione; ad esso infine continuamente rimanda come necessario completamento, ulteriore approfondimento, insostituibile strumento di formazione dei catechisti. È lo stesso Catechismo della Chiesa Cattolica a richiedere "indispensabili adattamenti" che tengano conto delle "differenze di cultura, di età, di vita spirituale e di situazione sociale ed ecclesiale di coloro cui la catechesi è rivolta". Il nostro catechismo degli adulti lo fa, traducendone in modo fedele e insieme creativo finalità e contenuti nelle concrete situazioni ecclesiali e culturali del nostro Paese. Il messaggio della fede viene così collocato nella prospettiva delle scelte di fondo che caratterizzano la catechesi e i catechismi della Conferenza Episcopale Italiana: anzitutto il cristocentrismo, come chiave di accesso alla dimensione trinitaria della fede cristiana; il riferimento alla vita e alla vita di fede; la consegna della fede, nei segni e nelle parole, e la sua restituzione nel professarla e viverla ("traditio-redditio"); la valorizzazione delle fonti e in specie della Bibbia; l'attenzione alle diverse dimensioni della catechesi: antropologica, biblica, liturgica, morale. "Per Cristo, nello Spirito, al Padre": il catechismo degli adulti La verità vi farà liberi presenta una struttura cristologico-trinitaria e quindi insieme storico-salvifica. Le molteplici verità vengono ricondotte all'unico inesauribile mistero di Dio, rivelato in Cristo per la salvezza dell'uomo: la creazione e la storia della salvezza sono opera del Padre, per mezzo di Cristo e nello Spirito, e l'uomo è in cammino con il suo mondo per tornare al Padre, per mezzo di Cristo e nello Spirito. Da questa impostazione segue l'articolazione del catechismo in tre parti: "Per il nostro Signore Gesù Cristo", "Nell'unità dello Spirito Santo", "A te Dio Padre onnipotente", precedute da una introduzione, "Il cammino della speranza", che articola le tematiche proprie di un avvio alla fede. La linea generale di sviluppo del testo può essere così sintetizzata: l'uomo che cerca il senso della vita, trova la risposta in Gesù Cristo, rivelazione personale di Dio nella storia, che si lascia incontrare nella Chiesa, comunità dei suoi discepoli, animata dal suo Spirito, in cui si nasce come figli di Dio, impegnati in una nuova esperienza storica e protesi nella speranza verso la perfezione della vita eterna. Scorrendo l'indice del catechismo possiamo riconoscerne i contenuti e le loro articolazioni. - L'introduzione, partendo dall'uomo, nelle sue domande e nelle sue risorse di ragione trova un primo avvio al mistero di Dio ( cap. 1 ); ma Dio in Gesù viene incontro all'uomo con una offerta colma di luce e suscita una piena adesione di fede ( cap. 2 ). - La prima parte propone la rivelazione in opere e parole compiuta da Gesù ( cap. 3-4 ) e culminante nel mistero della Pasqua ( cap. 5-7 ), per risalire poi dagli eventi al mistero: chi è veramente Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo; chi è veramente Dio, Trinità di persone in comunione di amore; chi è veramente l'uomo, creatura che nel disegno di Dio è redenta da Cristo e viene da lui portata con il suo mondo al compimento della vita eterna ( cap. 8-10 ). - La seconda parte invita ad incontrare il Cristo risorto nella Chiesa, animata dallo Spirito. Vengono presentati il volto storico e teologico della Chiesa ( cap 11-13 ); la Parola e i Sacramenti con cui il Signore dona mediante la Chiesa la salvezza ( cap. 14-18 ); la Chiesa come comunione di amore, il cui mistero si rispecchia nel volto di Maria, la Vergine Madre ( cap. 19-20 ). - La terza parte delinea la figura del cristiano, che nella Chiesa rinasce e vive da Figlio di Dio, da persona che attua la sua libertà nell'adesione alla legge evangelica ( cap. 21-24 ). Egli è invitato ad esperienze di preghiera, di servizio della persona e della vita secondo la rivelazione biblica del decalogo e del precetto dell'amore ( cap. 25-30 ). L'incontro definitivo con Dio, il compimento escatologico, costituisce la meta del cammino della Chiesa e del cristiano nella storia, verso la patria del cielo ( cap. 31-32 ). Diverse sono le risorse pedagogico-didattiche che arricchiscono il testo. Anzitutto le sintesi che introducono le parti, le sezioni e i capitoli; le frasi per lo più bibliche che esplicitano i titoli. Ciascun capitolo, poi, è suddiviso in unità, con sistematici rimandi al Catechismo della Chiesa Cattolica, e le unità in paragrafi, numerati in modo progressivo, con frequenti titoletti a margine. Ogni unità si chiude con sintesi contenutistiche per la memoria della fede. Alcuni paragrafi sono in caratteri più piccoli: si tratta di ampliamenti e approfondimenti. Per evitare ripetizioni, i richiami a margine rimandano ad altre pagine del catechismo che toccano lo stesso tema. Un indice analitico-tematico facilita la consultazione. A conclusione di ogni capitolo vengono date indicazioni per un itinerario di fede: una sintesi del capitolo con domande per riflettere e interrogarsi sui temi trattati; un testo biblico e un testo patristico o del Magistero per favorire la meditazione; altri testi biblici, liturgici e di spiritualità per la preghiera e la celebrazione; infine alcune brevissime sintesi aiutano a fare la professione della fede. Immagini dell'arte italiana dicono il modo con cui la fede è stata espressa dalla cultura del nostro popolo nel corso dei secoli e si offrono alla nostra contemplazione. Il linguaggio del catechismo cerca di essere concreto e preciso, ricco di immagini e di richiami alle fonti della catechesi. È prevalente l'ispirazione biblica, come asse portante e dinamico dei contenuti, ed insieme come espressione materiale, grazie ad innumerevoli citazioni ed allusioni. Ma il testo è ricco anche di rimandi espliciti o impliciti alla Tradizione e al Magistero, alla riflessione teologica, alla testimonianza dei nostri santi e alla stessa esperienza umana, facendo attenzione a distinguere la diversa autorevolezza delle affermazioni. L'esattezza dottrinale si coniuga con l'istanza ecumenica e del dialogo interreligioso, che si esprime anzitutto nel modo con cui sono esposte le verità della fede. Non manca il riferimento alla cultura contemporanea, in particolare avendo presente le domande dell'uomo nel corso della stessa presentazione dei singoli punti della fede cristiana. Il catechismo è rivolto agli adulti credenti, in vista del permanente cammino di crescita nella fede cui sono chiamati. Esso tuttavia presume di poter interpellare tutti gli adulti, come strumento per un confronto serio ed autorevole con la fede che la Chiesa annuncia. Il testo è destinato certamente alla lettura personale, ma il luogo proprio della sua utilizzazione è il gruppo, in cui più visibilmente si manifesta la dimensione ecclesiale. Al cammino catechistico del gruppo possono essere particolarmente utili le pagine conclusive di ogni capitolo "per l'itinerario di fede". L'incontro con il catechismo può avvenire nella catechesi parrocchiale degli adulti, nei centri di ascolto, nelle diverse esperienze di associazioni, movimenti e gruppi ecclesiali, nella catechesi familiare, in quella ai genitori in occasione dell'iniziazione cristiana dei figli, in quella ai fidanzati nella preparazione al matrimonio… Anche agli adulti bisognosi di una evangelizzazione globale questo catechismo intende offrire un aiuto importante, grazie alla semplicità, all'essenzialità e alla comprensibilità dell'esposizione della fede. Grandi sono le attese che i Vescovi italiani ripongono in questo testo. Esse possono essere sintetizzate in alcune consegne: - Non basterà un catechismo, se le Chiese in Italia ed ogni singola comunità non faranno del loro impegno di annuncio e di catechesi degli adulti un'opzione privilegiata della vita pastorale, sostenuta dalla ricerca e dalla formazione di catechisti degli adulti. È necessario che la catechesi degli adulti, "la principale forma della catechesi", diventi tra noi sempre più sistematica, capillare e organica. - L'opera di inculturazione della fede e di evangelizzazione delle culture costituisce l'obiettivo fondamentale per le Chiese in Italia nella ricerca di vivere il Vangelo della carità per contribuire alla costruzione di una nuova società nel Paese. Il catechismo degli adulti va da tutti accolto come uno strumento provvidenziale di tali orientamenti pastorali. - Il catechismo degli adulti viene pubblicato mentre la Chiesa universale è in cammino verso il terzo millennio dell'era cristiana, in quel processo di conversione e di nuova evangelizzazione cui ci chiama Giovanni Paolo II. "Per Cristo, nello Spirito, al Padre": la tripartizione di questo catechismo corrisponde alle indicazioni del Santo Padre ed intende subito concretamente servire al triennio di immediata preparazione alla celebrazione del grande Giubileo. La Trinità Santissima benedica questo servizio della fede, che la nostra Chiesa intende fare a gloria Sua e a vantaggio di tanti uomini e donne del nostro tempo, misteriosamente mossi dallo Spirito a gustare gli immensi orizzonti aperti da Gesù, che a tutti dice: "Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi"( Gv 8,31-32 ) Camillo Card. Ruini Vicario Generale di Sua Santità per la diocesi di Roma Presidente della Conferenza Episcopale Italiana Roma, 16 aprile 1995 Domenica di Pasqua nella Risurrezione del Signore Introduzione Il Cammino della speranza Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio. L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio? Manda la tua verità e la tua luce; siano esse a guidarmi, mi portino al tuo monte santo e alle tue dimore. ( Sal 42,2-3; Sal 43,3 ) 1 La ricerca del significato della vita, la fiducia fondamentale, il senso religioso e la conoscenza razionale del Principio originario della realtà preparano ad accogliere l'iniziativa di Dio che viene incontro in Gesù Cristo ( capitolo 1 ). Dio si rivela e si dona nella storia, e attende da noi una risposta di fede; a servizio di questo dialogo di salvezza si pongono la Sacra Scrittura, la Tradizione della Chiesa, il simbolo della fede e, infine, il catechismo ( capitolo 2 ). Capitolo 1 L'uomo in cammino Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua verità e istruiscimi. ( Sal 25,4-5 ) 2 La domanda circa il significato della vita è accompagnata da una spontanea fiducia nella realtà. Il senso religioso e la riflessione della ragione fondano questa fiducia in Dio e dispongono a ricevere la sua rivelazione. Le grandi domande La sete del cuore 3 Una donna di Samarìa va al pozzo ad attingere acqua e vi incontra Gesù di Nàzaret. A lui, che avvia il dialogo, risponde ripetutamente con ironia e apparente sicurezza. Gesù cerca di far emergere in lei una sete diversa, una sete nascosta nel profondo del cuore, per la quale occorre un'altra acqua. Le mette davanti il disordine della sua vita, perché ne prenda coscienza. La donna rimane colpita, ma tenta ancora di sfuggire e deviare il discorso. Finalmente Gesù le prospetta un rapporto nuovo con Dio, "in spirito e verità"; ( Gv 4,24 ) si rivela a lei come il Messia atteso, l'unico in grado di dare l'acqua che disseta per sempre. La donna allora lascia la brocca al pozzo e corre con entusiasmo a chiamare i suoi concittadini: "Venite a vedere".( Gv 4,29 ) Intuisce di aver trovato ciò che, forse inconsapevolmente, cercava da sempre.( Gv 4,5-30 ) La Samaritana ci rappresenta. Ogni uomo ha sete e passa da un pozzo all'altro: un vagare incessante, un desiderio inesauribile, rivolto ai molteplici beni del corpo e dello spirito. 4 Nel nostro tempo questa ricerca sembra diventare addirittura una corsa tumultuosa: produrre e consumare, possedere molte cose e fare molte esperienze, cercare impressioni sempre nuove, il piacere e l'utile immediato, tutto e subito. Molti però hanno la sensazione di correre senza una meta, di riempirsi di cose, che risultano vuote. Molti lamentano un impoverimento dei rapporti umani: anonimato, estraneità, incontri superficiali e strumentali, emarginazione dei più deboli, conflittualità e delinquenza. Tutto contrasta con quello che sembra essere il nostro anelito più profondo: essere amati e amare. 5 Molto attuale è un testo biblico, che mette a nudo la logica di una mentalità materialistica: "La nostra vita è breve e triste… Siamo nati per caso e dopo saremo come se non fossimo stati… La nostra esistenza è il passare di un'ombra… Su, godiamoci i beni presenti, facciamo uso delle creature con ardore giovanile! Inebriamoci di vino squisito e di profumi, non lasciamoci sfuggire il fiore della primavera, coroniamoci di boccioli di rose prima che avvizziscano… Spadroneggiamo sul giusto povero, non risparmiamo le vedove, nessun riguardo per la canizie ricca d'anni del vecchio. La nostra forza sia regola della giustizia, perché la debolezza risulta inutile".( Sap 2,1.2.5.6-8.10-11 ) Sentimento del nulla, bramosia di piacere, prepotenza: una logica coerente, ma triste. Ricerca coraggiosa 6 Abbiamo un'acuta consapevolezza della nostra libertà. Ma la libertà non è forse sterile se non persegue obiettivi degni dell'uomo? Non si riduce a un vano agitarsi davanti alla morte? Per essere davvero liberi, non dobbiamo forse cercare la verità e il bene? 7 Nutriamo oggi un'alta considerazione per le scienze che ricercano e procurano un crescente dominio sui fenomeni naturali e sociali. Ma possono tali scienze indicare i fini a cui deve essere indirizzato il potere che ci mettono nelle mani? È ragionevole prestare attenzione solo a ciò che si può vedere e toccare, calcolare e controllare sperimentalmente? Non si lascia fuori così il nucleo centrale della propria e dell'altrui persona: la fiducia, l'amore, la bellezza, la bontà, la gioia, tutto ciò che rende la vita degna di essere vissuta? 8 Occorre liberarsi dai pregiudizi e dal conformismo; occorre essere sinceri e onesti con se stessi. È necessario prendere sul serio le grandi domande, che ognuno di noi si porta dentro: chi sono? da dove vengo? Dove sto andando? E ancora: la realtà è assurda o intelligibile? La vita è un dono, un destino cieco o un caso? perché questa sete che nessuna conquista riesce ad estinguere? che cosa posso sperare e che cosa devo fare? Se vengo dal nulla e vado verso il nulla, sembra che non ci sia nulla da sperare e nulla da fare, se non lasciarsi andare alla deriva. Se invece vengo dall'Amore infinito e vado verso l'Amore infinito, ecco che mi si apre davanti un cammino, difficile forse, ma pieno di significato. "L'ordine del pensiero sta nel cominciare dal proprio io, dal proprio autore, dal proprio fine". Chi evita le domande fondamentali, fugge da se stesso. Chi dice: "Non c'è niente dopo la morte", sa di non averne alcuna prova e forse avverte un'angoscia inconfessata. Indifferenza, edonismo e attivismo non sono una soluzione, ma un'evasione irresponsabile. "Chi ha sete venga; chi vuole attinga gratuitamente l'acqua della vita".( Ap 22,17 ) 9 Le domande fondamentali, quelle che riguardano il senso della vita, meritano la più attenta riflessione. Sarebbe stoltezza trascurarle per superficialità o indifferenza. Una speranza tenace Ambiguità del progresso 10 Generazione dopo generazione, gli uomini passano sulla terra. Attraversano le situazioni e le esperienze più diverse, senza mai fermarsi: osservano e agiscono; cercano, trovano, cercano ancora. Trasformano senza posa il mondo e se stessi, con il lavoro e l'economia, la comunicazione e la cultura, la politica e la religione. Portano avanti nei secoli una storia comune, intessuta di luci e ombre, conquiste e fallimenti. 11 Il prodigioso sviluppo delle scienze e della tecnica imprime oggi ai cambiamenti una vertiginosa accelerazione. Abbiamo nelle mani un'ingente quantità di beni e un enorme potere sulla natura: possiamo dare soluzioni nuove ad antichi problemi, come la fame, la malattia, l'ignoranza, la fatica. Cresce la coscienza della dignità e dei diritti fondamentali dell'uomo. Una rete sempre più fitta di rapporti avvolge il mondo, con un movimento continuo di persone, uno scambio intensissimo di informazioni, di merci e di servizi. Si tratta di segnali positivi: sembrano indicare che siamo incamminati verso un futuro di libertà della persona, di unità del genere umano, di integrazione con la natura. Ma il progresso genera anche nuove forme di oppressione, nuovi pericoli e timori. La tecnologia porta con sé il saccheggio delle risorse naturali, l'inquinamento dell'ambiente, lo spettro di una catastrofe ecologica. E, intanto, rimane il sottosviluppo: mai come oggi tanta gente soffre la fame. La dignità della persona è più proclamata che effettivamente rispettata e l'interdipendenza planetaria è ben lontana dal diventare solidarietà. Anzi, sembra estendersi il dominio dell'uomo sull'uomo: regimi totalitari, controllo e manipolazione dell'opinione pubblica, sfruttamento, emarginazione, aborto, violenza diffusa, commercio della droga, pornografia. 12 Il progresso è attraversato da inquietanti contraddizioni. Ogni conquista si rivela precaria; ogni soluzione pone nuovi problemi; l'ebbrezza del potere rischia di finire nell'autodistruzione. È spontaneo domandarsi: ha un senso l'impresa storica del genere umano? qual è il suo obiettivo? non svanirà nel nulla come un'immensa illusione? Possiamo d'altra parte rassegnarci al pessimismo? Se vogliamo edificare una convivenza libera e solidale e promuovere un uso della scienza e della tecnica degno dell'uomo, abbiamo bisogno di valori e norme etiche comuni; e, prima ancora, è necessario un atteggiamento fondamentale di fiducia verso se stessi, gli altri e la realtà in generale. Ambiguità dell'esistenza 13 Di ambiguità analoga a quella della storia universale sono cariche anche le storie personali, che in essa si incontrano, si allontanano, si rincorrono. Ciascuna è illuminata da esperienze positive, come lo stupore davanti alla verità e alla bellezza, la gioia di essere amati e di amare, il piacere del gioco, dell'arte, del lavoro riuscito. Ciascuna è offuscata da esperienze negative: dolore e miseria, egoismo e ingiustizia, errore, isolamento, paura. Il nonsenso sembra prevalere, perché i mali sono avvertiti più intensamente dei beni e, secondo il proverbio, un albero che cade fa più rumore di una foresta che cresce; soprattutto, la morte minaccia di vanificare gli stessi valori positivi. È stato detto: la morte non conta, perché, quando ci siamo noi, lei non c'è ancora e, quando c'è lei, non ci siamo più noi. Questo, al più, potrebbe essere vero per gli animali. L'uomo, invece, sa di morire. La morte è "la sua cupa compagna di viaggio": giorno e notte, come un tarlo nascosto, con il sentimento dell'angoscia insidia ogni gioia e conquista. Disincanto del saggio 14 Nella Bibbia, il libro di Qoèlet, scritto prima che la divina rivelazione illuminasse pienamente il destino ultraterreno dell'uomo, mette in evidenza l'enigma della condizione umana in tutta la sua apparente assurdità. Qoèlet afferma che l'esperienza offre valori genuini anche se effimeri, come la sapienza, l'azione, lo stare insieme, l'allegria della mensa, la bellezza, il successo, il benessere. ( Qo 2,10.13-14.24; Qo 4,9-12; Qo 8,9-15; Qo 9,7-10 ) Ma questi beni sono mescolati con i mali: "Ho anche notato che sotto il sole al posto del diritto c'è l'iniquità e al posto della giustizia c'è l'empietà",( Qo 3,16 ) c'è "il pianto degli oppressi che non hanno chi li consoli".( Qo 4,1 ) E poi, tutti i valori sono ridotti a nulla dalla morte: "Vi è una sorte unica per tutti, per il giusto e l'empio, per il puro e l'impuro, per chi offre sacrifici e per chi non li offre, per il buono e per il malvagio".( Qo 9,2; Qo 2,15-21 ) Sebbene molte singole cose siano sensate, la vita nel suo insieme non ha un senso comprensibile.( Qo 3,11; Qo 8,15-17 ) L'uomo è sempre in cammino, "non conosce riposo né giorno né notte",( Qo 8,16 ) ma non approda a niente. Arriva l'inverno della vecchiaia e sulla casa fatiscente calano oscurità e silenzio, mentre si aggirano intorno figure spettrali, in attesa che avvenga il crollo definitivo e "si rompa il cordone d'argento e la lucerna d'oro s'infranga e si rompa l'anfora alla fonte e la carrucola cada nel pozzo".( Qo 12,6 ) La ricerca rimane perennemente incompiuta, come un movimento interminabile e vuoto: "Vanità delle vanità, dice Qoèlet, vanità delle vanità, tutto è vanità. Quale utilità ricava l'uomo da tutto l'affanno per cui fatica sotto il sole? Una generazione va, una generazione viene ma la terra resta sempre la stessa. Il sole sorge e il sole tramonta, si affretta verso il luogo da dove risorgerà. Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana; gira e rigira e sopra i suoi giri il vento ritorna. Tutti i fiumi vanno al mare, eppure il mare non è mai pieno: raggiunta la loro meta, i fiumi riprendono la loro marcia. Tutte le cose sono in travaglio e nessuno potrebbe spiegarne il motivo. Non si sazia l'occhio di guardare né mai l'orecchio è sazio di udire".( Qo 1,2-8 ) La visione di Qoèlet è parziale, non falsa. Ha la provvidenziale funzione di demolire l'ottimismo superficiale e illusorio. Considerata in un orizzonte puramente terreno, l'esistenza umana risulta problematica, senza fondamento e senza meta: inutile appare l'immane fatica degli uomini e delle cose. Necessità di significato 15 Tuttavia, in concreto, con il loro operare gli uomini mostrano di credere almeno implicitamente nella vita, perfino quando in teoria non le riconoscono alcun significato. Malgrado il naufragio che tutti li aspetta, non cessano di fare progetti e di volgersi a nuove imprese. Sono continuamente protesi verso un di più, con la mente, con il cuore, con le mani, con i passi dei loro piedi. Come spiegare questo dinamismo dello spirito umano? Una speranza tenace si nasconde in esso. Si agisce sempre per un fine, per un obiettivo in cui si crede. Anche chi agisce dicendo di non avere prospettive, implicitamente presuppone il contrario. Chi poi si sente chiamato a compiere il bene incondizionatamente, anche quando non ne ricava vantaggi verificabili, di fatto è convinto che un senso complessivo ci deve pur essere. L'esigenza di significato è ineludibile. Non si può vivere senza un atteggiamento fondamentale di fiducia nella realtà. Se la realtà nel suo insieme fosse caos e illusione, anche le singole cose risulterebbero in definitiva equivalenti tra loro e senza valore. Se la vita nostra e altrui si riducesse a una caduta nel nulla, sarebbe irrilevante scegliere un comportamento piuttosto che un altro. Ma l'equivalenza di tutte le cose non è vivibile. Malgrado tanti problemi e tante delusioni, noi conserviamo la certezza di fondo, anche non espressa, che la realtà nel suo insieme sia sensata; continuiamo a credere nell'importanza della vita, nella capacità della ragione, nei valori etici. Senza speranza e senza valori non possiamo andare avanti. 16 Ma come è possibile dare fiducia a una realtà che si presenta frammentaria e precaria? Come si può mantenere la speranza di fronte alla prospettiva di una morte sicura? Perché alcune azioni sono da fare e altre da evitare assolutamente? Da dove i valori ricevono consistenza? E perché esiste qualcosa e non il nulla? La risposta a questi interrogativi va ricercata in un fondamento originario e in una meta ultima. L'esigenza insopprimibile di significato introduce nell'esperienza religiosa e si configura come apertura al mistero di Dio e insieme al nostro futuro, oltre l'orizzonte spazio-temporale dei fenomeni studiati dalla scienza. 17 Il progresso storico dell'umanità e l'impegno personale di ogni giorno sono sostenuti da un'implicita fiducia nel senso complessivo della vita umana e di tutta la realtà. Tale fiducia è necessaria per agire, ma non appare giustificata senza un fondamento trascendente. Il millenario pellegrinaggio dei popoli Universalità del fatto religioso 18 Da sempre gli uomini si interrogano circa la loro origine e il loro futuro, la vita e la morte, il bene e il male, la felicità e il dolore, il mistero profondo della realtà. A queste grandi domande cercano di trovare una risposta nelle religioni. Tutto il loro cammino storico si alimenta di senso religioso. Ne sono permeati costumi e tradizioni, famiglia e società, arte, musica e letteratura. Un antico scrittore greco osservava: "Se tu andassi in giro per il mondo, potresti trovare città prive di mura, che ignorano la scrittura, non hanno re, case e ricchezze, non fanno uso di monete, non conoscono teatri e palestre; ma nessuno vide né vedrà mai una città senza templi e senza divinità". E un poeta moderno confessa a nome dell'umanità: "Io giro intorno a Dio… sono millenni che giro intorno a Dio". Perché gli uomini sono spontaneamente religiosi e arrivano a riconoscere, oltre le cose visibili, una potenza arcana, a volte anzi una divinità suprema benevola? Un fenomeno così universale non può essere casuale: deve radicarsi profondamente nell'esperienza della realtà. Esperienza del mistero 19 L'uomo nasce e si sviluppa nel contesto della natura e della società. Non possiede la vita da solo: la riceve. Neppure le cose e le persone, che formano il suo ambiente vitale, sono autosufficienti: iniziano, mutano, muoiono, si condizionano reciprocamente. Da dove viene allora una così inesauribile abbondanza di energia e di bellezza? Perché sorgono realtà nuove e imprevedibili e accadono eventi straordinari, che riempiono di meraviglia? È spontaneo intuire che, oltre e dentro i fenomeni della natura e della storia, ci sia una misteriosa presenza, una potenza invisibile, da cui essi in qualche modo dipendono. È ragionevole postulare, oltre la realtà profana soggetta alla caducità e alla morte, una sfera del divino, che possieda la vita in pienezza e sia in grado di dare risposta all'umano bisogno di protezione e di sopravvivenza. Questa potenza nascosta può essere variamente rappresentata: come energia e ordine impersonale, come una moltitudine di dèi e di spiriti, come un Essere supremo. L'uomo può nutrire il desiderio di catturarla o almeno di influenzarla per i propri scopi, ed è l'atteggiamento magico; oppure può sottomettersi e abbandonarsi fiduciosamente ad essa, attendendo come un dono la liberazione dal male e la pienezza della vita, ed è l'atteggiamento religioso. Quest'ultimo giunge coerentemente ad affermare un Dio unico o almeno un Dio supremo, buono e giusto, senza concorrenti, capace di sottomettere tutte le forze buone e cattive, visibili e invisibili, così da assicurare unità e armonia all'universo, proteggere adeguatamente la vita umana e darle un senso anche oltre la morte. Davanti a lui l'uomo prova stupore, riverenza, bisogno di purificazione; a lui chiede protezione. Il senso religioso 20 Il senso religioso è l'apertura al Mistero che sostiene il mondo e l'esistenza umana. Viene vissuto all'interno di una comunità, mediante l'accettazione di una dottrina, il culto pubblico e l'osservanza di norme morali. Del Mistero, intravisto solo indirettamente, si parla con il linguaggio dei simboli e delle analogie. Con i riti si evoca la sua presenza e se ne riceve l'energia, che conserva e accresce la vita. Con il giusto comportamento si partecipa all'ordine sapiente del mondo, da esso stabilito. La genuina esperienza religiosa si ritrova, in misura più o meno rilevante, nelle varie religioni dei popoli e conferisce loro una convergenza profonda. Ma le religioni sono assai diverse tra loro e non sempre esprimono l'esperienza religiosa in modo appropriato. Non mancano neppure fenomeni di grave degenerazione, perché l'umanità è alienata da Dio a causa del peccato. Varietà di religioni 21 Grande è la varietà e la ricchezza di dottrine, simboli, riti, preghiere, usi, istituzioni, immagini, oggetti e luoghi sacri. Distanti tra loro sono le spiritualità dell'impegno nel mondo e della fuga da esso, della realizzazione e dell'annullamento di sé, dell'interiorità e del legalismo, della responsabilità e del fatalismo. Nette risaltano le differenze tra le concezioni animiste, politeiste, panteiste, monoteiste. Se è piuttosto facile riconoscere che esiste una potenza originaria, è invece difficile parlarne correttamente e addirittura impossibile comprendere adeguatamente la sua traboccante pienezza di perfezione. Inoltre, essa viene conosciuta a partire da esperienze di qualità più o meno elevata e da ambienti naturali e sociali diversi. È logico che nelle culture primitive i cacciatori si siano rivolti allo Spirito della foresta, gli agricoltori alla Gran Madre terrestre, i pastori al Dio del cielo. È comprensibile che nelle culture evolute si sia sviluppata una rigogliosa e intricata vegetazione di concezioni raffinate e complesse, con inesauribili variazioni. 22 Delle religioni oggi esistenti si può dare questa classificazione: religioni primitive; religioni orientali, cioè parsismo, induismo, buddhismo, taoismo, confucianesimo e scintoismo; religioni monoteistiche, cioè ebraismo, cristianesimo e islamismo. 586-605 L'ateismo 23 Oggi, per la verità, accanto all'esperienza religiosa, è diffuso anche l'ateismo o negazione di Dio. Assume anch'esso varie forme: l'ateismo scientista, che esclude la possibilità di oltrepassare l'esperienza sensibile e spiega la religione come fenomeno psichico, sociale, culturale; l'ateismo umanista, che rivendica l'autonomia assoluta dell'uomo e considera la religione come un'alienazione; l'ateismo pratico, o indifferenza, che ritiene Dio irrilevante per la vita personale e sociale; l'ateismo tragico, che rifiuta l'esistenza di Dio a motivo del male presente nel mondo. L'ateismo è una sventura per il nostro tempo, ma non sembra mettere in pericolo la diffusione generalizzata della religione; anzi, si parla oggi da più parti di un "ritorno del sacro". Sebbene si manifesti in forme a volte ambigue, emotive e sincretiste, esso indica che la religiosità è ancora viva e operante. La ricerca guidata da Dio 24 A motivo del senso religioso che la pervade, la storia dei popoli procede come un immenso pellegrinaggio verso il santuario di un possibile incontro con Dio. Secondo l'insegnamento della Chiesa, la ricerca millenaria, che prende corpo nelle religioni, è segno non solo della trascendenza dell'uomo sul mondo visibile, ma anche della vicinanza di Dio stesso. Per la sua stessa costituzione la persona umana è aperta a Dio. Inoltre, fin dall'inizio della storia, è chiamata per grazia alla comunione di vita con lui in Cristo. "Questo intimo e vitale legame" può essere dimenticato e addirittura rifiutato per vari motivi, come ignoranza, indifferenza, pregiudizi, scandali, sensi di colpa. Però, nel profondo del cuore, rimane sempre e continua ad esercitare il suo benefico influsso sulle vicende dei singoli e delle società. Dio non cessa di attirare a sé le persone e conduce il cammino dei popoli: "Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio, perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo" ( At 17,26-28 ). Il comune senso religioso non è soltanto conoscenza razionale attraverso la creazione, ma anche impulso di vita, che coinvolge tutto l'uomo ed è alimentato dalla grazia di Dio, il quale "volendo aprire la via della salvezza celeste, fin dal principio manifestò se stesso ai progenitori … ed ebbe costante cura del genere umano, per dare la vita eterna a tutti coloro che cercano la salvezza con la perseveranza nella pratica del bene". Pertanto le religioni, pur segnate in varia misura da errori dottrinali e pratici, "non raramente riflettono un raggio di quella Verità che illumina tutti gli uomini". I loro innumerevoli seguaci sono aiutati dallo Spirito Santo a viverne i valori autentici, in preparazione a un incontro più perfetto. Le molte strade vanno verso una sola direzione: gli uomini le percorrono "come a tentoni", ma non abbandonati a se stessi. 25 Il senso religioso è l'apertura piena di fiducia dell'uomo al mistero divino, fondamento originario e meta ultima di tutta la realtà. Si esprime nell'adesione a una dottrina, a una pratica di culto e a una legge morale all'interno di una comunità. L'esperienza religiosa si attua concretamente, presso tutti i popoli della terra, in numerose religioni, che presentano convergenze e divergenze di grande rilievo. Lo Spirito Santo veglia sul cammino religioso dell'umanità, per purificarlo dall'errore e dal male e per orientarlo verso la pienezza della verità e del bene. La via della ragione Fiducia nella ragione 26 L'esperienza religiosa è solo un sentimento, un'intuizione, o anche una conoscenza razionale? Può il nostro ragionamento elevarsi fino a Dio? La Chiesa crede e insegna che "Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza con il lume naturale dell'umana ragione a partire dalle cose create". Questa dichiarazione del Concilio Vaticano I, ripresa dal Concilio Vaticano II, è un'affermazione di fede, ma costituisce un caposaldo a difesa della ragione e della sua dignità. Il nostro accesso a Dio passa anche per la via dell'intelligenza. "La Chiesa rimane ferma, anche se dovesse rimanere sola, nel rivendicare alla ragione questa suprema possibilità": la sua convinzione deriva dalla rivelazione dell'Antico e del Nuovo Testamento. 27 Il libro della Sapienza biasima quanti non giungono a riconoscere il Dio vivente. ( Sap 13,1-10 ) I più stolti sono quelli che adorano come divinità gli oggetti senza vita costruiti dalle mani stesse dell'uomo, immagini d'oro, d'argento, di legno; ma falliscono anche coloro che rivolgono l'attenzione alle grandi opere di Dio, alle forze della natura, quali il fuoco, l'aria, l'acqua, le stelle. Questi ultimi si muovono nella giusta direzione, ma neppure loro arrivano alla meta. Conquistati dalla bellezza e dalla potenza delle creature, "si lasciano sedurre dall'apparenza" ( Sap 13,7 ) e le divinizzano, senza risalire al loro Creatore: "Dai beni visibili non riconobbero colui che è, non riconobbero l'artefice, pur considerandone le opere" ( Sap 13,1 ). Avrebbero invece dovuto capire quanto più bello e più potente è colui che le ha create, perché "dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si conosce l'autore" ( Sap 13,5 ). La Lettera ai Romani rimprovera duramente gli uomini "che soffocano la verità nell'ingiustizia" ( Rm 1,18 ), in quanto rifiutano di riconoscere e adorare il vero Dio, pur avendone un'iniziale conoscenza intellettuale. "Ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto … Dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute" ( Rm 1,19.20 ). Per chi è ben disposto, l'eterna Potenza invisibile si lascia quasi intravedere attraverso il panorama della creazione. Purtroppo gli uomini, nella loro superbia, si chiudono davanti al mistero di Dio, si lasciano trascinare da passioni vergognose, precipitano nella corruzione morale. ( Rm 1,18-32 ) Conoscenza indiretta 28 Secondo la fede della Chiesa, la ragione può conoscere con certezza l'esistenza di Dio. Ma come mettere in atto concretamente questa capacità? Dio non è un contenuto di esperienza accanto ad altri. Viene conosciuto indirettamente, attraverso il mondo e l'uomo, come fondamento e orizzonte di ogni cosa. La sua conoscenza viene esplicitata per via di riflessione razionale, secondo diverse prospettive. Dalla precarietà a Dio 29 Il limite e la precarietà delle cose, il loro iniziare, mutare e finire, il fatto che esistono e possono non esistere, tutto indica che il mondo non è autosufficiente e in definitiva riceve esistenza e vita da un Altro, il quale a sua volta basta pienamente a se stesso e non ha bisogno di ricevere da nessuno. Se una catena pende dall'alto, ogni anello è sostenuto dal precedente; ma poi ci vuole un perno che li sostenga tutti. Senza un ancoraggio definitivo, la contingenza non solo sarebbe irrazionale, ma anche invivibile. Non potremmo sopportare con lucida coerenza il continuo morire di ogni cosa, il continuo precipitare nel nulla. Niente avrebbe valore. Dall'ordine a Dio 30 Beato chi sa meravigliarsi! La bellezza, la varietà, l'ordine mirabile delle cose, la complessità delle strutture viventi, il mistero della persona umana, intelligente e libera, che torna a sbocciare in ogni bambino che nasce, il semplice fatto che la natura sia intelligibile alla nostra mente: tutto rinvia a una Intelligenza creatrice. Una cattedrale è ben più che un mucchio di pietre; è una nuova unità ordinata. Per questo le pietre da sole non diventano cattedrale: hanno bisogno di un progetto e di un architetto. Non è pensabile che gli elementi che compongono i corpi dell'universo da soli siano capaci di organizzarsi, fino a formare esseri diversissimi tra loro, di inaudita complessità e con qualità e funzioni originali. Se nel corso dell'evoluzione il più emerge dal meno, non può trattarsi di un fatto automatico o casuale. Gli elementi naturali, sebbene abbiano un ruolo attivo, non spiegano tutto. Per convergere in una nuova e più perfetta unità, devono essere assunti da un'Intelligenza ordinatrice e creatrice. Questa causa suprema fa emergere la novità dalla continuità dello sviluppo. Sostiene le cause naturali, non interferisce, non si pone accanto, come se fosse una di esse, magari la più potente. Si colloca a un livello diverso, trascendente e immanente nello stesso tempo. Dallo spirito umano a Dio 31 Si può risalire a Dio non solo a partire dal mondo, ma anche dallo spirito umano. È facile rendersi conto che siamo limitati nel conoscere e nel volere: non possediamo la verità intera né la felicità completa; non conosciamo pienamente neppure un filo d'erba e non riusciamo ad allungare la nostra vita di "un'ora sola" ( Lc 12,25 ); errori e peccati ci opprimono. Tuttavia conosciamo una cosa dopo l'altra, raggiungiamo un bene dopo l'altro, passiamo da un'esperienza all'altra in un dinamismo inesauribile. Non possiamo fermarci a nessun traguardo. Giudichiamo parziale qualsiasi contenuto di conoscenza, perché lo vediamo nella prospettiva dell'essere, come un'isola sullo sfondo dell'oceano. Siamo liberi in ogni scelta, perché non c'è proporzione tra le mete a portata di mano e il bene che desideriamo. Siamo aperti su un orizzonte infinito con l'intuizione e il desiderio; tutte le cose intorno a noi sembrano sussurrare: "Non siamo noi il tuo Dio. Cerca sopra di noi". La nostra mente è polarizzata e, per dir così, programmata sull'infinito, come la vista è fatta per la luce. E, come non vediamo la luce in se stessa, ma solo attraverso gli oggetti illuminati, così non conosciamo l'Infinito in se stesso, ma solo attraverso i contenuti particolari della nostra esperienza. L'Infinito, "vita che vivifica ogni vita, luce che illumina ogni luce", è sempre davanti a noi, anche se non ce ne rendiamo conto: non si tratta di una proiezione illusoria, ma di un presupposto oggettivo del nostro conoscere e volere. Ci attrae a sé con la sua presenza velata e implicita, attraverso le creature; mette in moto e sostiene tutto il nostro agire spirituale. Verità sapienziale 32 Nell'universo siamo un granello di polvere, ma dotato di pensiero e di volontà, aperto al mistero infinito. Siamo una minuscola goccia, in cui però si riflette il cielo. Dio ci ha creati capaci di ricevere la sua comunicazione e ora ci offre "nelle cose create una perenne testimonianza di sé". Ci parla senza fare rumore, con il suo stesso operare. Per udire Dio non basta essere intelligenti; bisogna avere il cuore ben disposto. La sua esistenza è una verità di carattere etico e sapienziale: non la si capisce soltanto, ma la si apprezza, la si accosta in modo appassionato. Può senz'altro essere conosciuta dalla ragione; ma la ragione viene resa disponibile alla ricerca e all'adesione solo quando assumiamo, con l'aiuto della grazia, un atteggiamento umile e rispettoso di meraviglia, fiducia e accoglienza. Linguaggio inadeguato 33 Confidando nelle possibilità della ragione riguardo a Dio, la Chiesa respinge la tendenza all'agnosticismo, presente nella cultura contemporanea. Rimane però ben consapevole dei limiti umani, non solo etici, ma anche propriamente conoscitivi. Dio "abita una luce inaccessibile" ( 1 Tm 6,16 ), "ineffabilmente elevato al di sopra di tutto ciò che è e che può essere concepito al di fuori di lui". Le creature ricevono tutto da lui e quindi hanno con lui una certa somiglianza; ma la dissomiglianza è ancora maggiore. 34 In che misura possiamo conoscere Dio? Possiamo riferire a lui i nostri concetti, che più o meno direttamente derivano dall'esperienza sensibile? Possiamo parlare di lui o dobbiamo tacere? La ragione umana attinge Dio in maniera indiretta e inadeguata; non lo comprende, lo addita soltanto; lo conosce precisamente come mistero. Dio è semplice e sussistente. Se dico di lui che è potente, sapiente e buono, lo rappresento come uno che ha la potenza, la sapienza e la bontà e quindi come un soggetto sussistente, ma purtroppo anche composto e imperfetto. Se invece dico di lui che è la potenza, la sapienza, la bontà e l'essere stesso, lo rappresento come una perfezione semplice e illimitata, ma purtroppo non come un soggetto sussistente. Quanto al modo di rappresentare, i nostri concetti non sono mai idonei per indicare Dio, né quelli concreti né quelli astratti. Neppure il concetto primo di ente, che è incluso in ogni altro, può significare Dio in modo corretto, perché significa ciò che ha l'essere, che lo partecipa. Dio propriamente non è un ente tra gli altri; rimane al di là di tutti gli enti come fondamento necessario della loro esistenza. Non possiamo pensarlo direttamente in se stesso. D'altra parte in lui, proprio perché è il fondamento originario, devono concentrarsi, in modo eminente e misterioso, tutte le perfezioni disseminate nelle creature. Le perfezioni pure, che di per sé non comportano alcun limite, si trovano in lui formalmente; le altre virtualmente. Quanto ai significati e ai contenuti i nostri concetti si possono dunque riferire a Dio. Possiamo conoscerlo indirettamente e limitatamente. Il discorso teologico rimane in ogni caso un balbettare al limite del silenzio, un preludio all'adorazione: "Ti supplico, Signore Dio mio, insegna al mio cuore dove e come abbia a cercarti, dove e come possa trovarti. Signore, se tu non sei qui, dove andrò a cercarti? Se poi sei dappertutto, perché non ti vedo qui presente? Tu certo abiti una luce inaccessibile". 35 Secondo la fede della Chiesa, fondata sulla Bibbia, la ragione umana attraverso la mediazione delle cose create può conoscere con certezza Dio, principio primo e fine ultimo di tutta la realtà. La riflessione razionale è valida in se stessa, ma il suo sviluppo è favorito dalle buone disposizioni morali. La conoscenza che si ottiene è vera, ma indiretta e limitata. Incontro a colui che dona l'acqua viva Dialogo possibile e desiderato 36 La ricerca di Dio per la via delle religioni e della ragione procede con molte incertezze e deviazioni. Dio, benché sia vicinissimo, sembra lontano, senza volto e senza nome: il "Dio ignoto" ( At 17,27 ). Ma l'apertura razionale al mistero infinito è il presupposto per poter ricevere il dono incomparabilmente più grande della rivelazione storica: "Dio non avrebbe potuto rivelarsi all'uomo, se questi non fosse già stato naturalmente capace di conoscere qualcosa di vero a suo riguardo". Ecco, invece, che le creature sono in se stesse adatte a manifestare Dio in qualche modo, perché le loro molteplici perfezioni riflettono la sua perfezione infinita. E, a sua volta, l'intelligenza dell'uomo è in grado di ricevere questa iniziale manifestazione indiretta. Non si può, quindi, escludere in partenza che nella storia emergano segni particolarmente trasparenti della personale e libera iniziativa di salvezza da parte di Dio. 37 Per il fatto di essere aperto a Dio attraverso le creature, l'uomo spontaneamente sente il desiderio esplicito di conoscerlo direttamente in se stesso: cosa impossibile alle sue forze; ma chissà che a Dio non sia possibile? chissà che dopo i doni di questo mondo, non voglia farci il dono di se stesso? chissà che non voglia parlarci da persona a persona? Avremmo allora un orientamento sicuro, una solida nave per attraversare il mare della vita e non più la fragile zattera della filosofia. La pretesa cristiana 38 L'annuncio della Chiesa è precisamente questo: il Mistero infinito ci ha rivolto la parola e addirittura ci è venuto incontro personalmente, con il nome e il volto di un uomo, Gesù di Nàzaret, e ci ha chiamati a vivere insieme con lui per l'eternità. Dio fatto uomo, l'uomo innalzato fino a Dio: nessun'altra religione ha una notizia simile, nessuna offre una speranza più audace. Mentre i grandi uomini religiosi, i profeti e i santi avvertono il proprio nulla davanti alla grandezza di Dio e si sentono peccatori, Gesù di Nàzaret con tranquilla sicurezza si è presentato come Figlio di Dio, uguale al Padre: una follia e una bestemmia sulla bocca di qualsiasi altro. La pretesa è inaudita, ma duemila anni di storia la rendono degna almeno di essere presa in considerazione. Vale la pena esaminarla, senza pregiudizi: un pensiero è veramente libero quando non scarta in partenza nessuna ipotesi. Gesù ha detto: "Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce" ( Gv 18,37 ). In lui trovano risposta le domande più profonde dell'uomo e la ricerca religiosa dei popoli; in lui il viandante assetato trova l'"acqua che zampilla per la vita eterna" ( Gv 4,14 ), come la trovò un giorno la donna di Samarìa. 39 La conoscenza razionale di Dio dispone ad accogliere una eventuale rivelazione di lui nella storia. L'audacia inaudita della fede cristiana consiste nell'affermare che Dio si è fatto uomo, per innalzare l'uomo fino a Dio, nella comunione immediata con lui. Per l'itinerario di fede Riflettere e interrogarsi L'assenza di domanda e di ricerca è più pericolosa delle risposte sbagliate. Oggi ci si adagia facilmente nell'indifferenza, senza interrogarsi sul senso della vita. L'uomo è una grande domanda, che può essere soffocata con l'evasione o con l'attivismo. Non ci si deve contentare di risposte inadeguate. Scienza, tecnica, economia, politica non indicano il senso della vita; anzi, richiedono esse stesse di essere indirizzate verso obiettivi degni dell'uomo. Non sostituiscono, ma postulano l'etica e la religione. La sete dell'uomo è, in definitiva, sete di Dio. - Davanti ai problemi e alle domande della vita sei un ricercatore sincero della verità? Rimani vigile e libero nei confronti dei condizionamenti sociali e culturali che soffocano l'inquietudine interiore? - Sei capace di trovare momenti e spazi per la riflessione sugli aspetti che riguardano più in profondità l'esistenza personale e quella collettiva? - Il problema religioso è per te importante? - Perché è ragionevole la ricerca di Dio? Ascoltare e meditare la Parola O voi tutti assetati venite all'acqua, chi non ha denaro venga ugualmente; comprate e mangiate senza denaro e, senza spesa, vino e latte … Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L'empio abbandoni la sua via e l'uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona. Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie - oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri. ( Is 55,1.6-9 ) Si può leggere anche: ( Gv 4,1-42 ) Arrivò una donna di Samarìa ad attingere acqua. ( At 17,26-28 ) Il cammino religioso dell'umanità. ( Rm 1,18-32 ) La conoscenza di Dio è possibile attraverso la creazione. ( Sal 25,1-15 ) Fammi conoscere, Signore, le tue vie; guidami nella tua verità. Lo splendore della verità rifulge in tutte le opere del Creatore e, in modo particolare, nell'uomo creato a immagine e somiglianza di Dio: la verità illumina l'intelligenza e informa la libertà dell'uomo, che in tal modo viene guidato a conoscere e ad amare il Signore … Nessuna tenebra di errore e di peccato può eliminare totalmente nell'uomo la luce di Dio Creatore. Nella profondità del suo cuore permane sempre la nostalgia della verità assoluta e la sete di giungere alla pienezza della sua conoscenza. Ne è prova eloquente l'inesausta ricerca dell'uomo in ogni campo e in ogni settore. Lo prova ancor più la sua ricerca sul senso della vita. ( Giovanni Paolo II, Veritatis splendor 1 ) Pregare e celebrare Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio. L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio? ( Sal 42,2-3 ) O Verità, che illumini il mio cuore, fa' che non siano le tenebre a parlarmi! La mia vista si è oscurata …, ma io mi sono ricordato di te. Ho sentito la tua voce … che mi gridava di tornare; a stento l'ho udita a causa del chiasso degli uomini insoddisfatti; ma ecco che ora torno assetato e desideroso della tua fonte. Nessuno mi impedisca di avvicinarmi ad essa: ne berrò e vivrò! ( Sant Agostino, Confessioni 12,10,10 ) Professare la fede - L'uomo viene da Dio e va a Dio: soltanto in lui può trovare la verità e la felicità che cerca incessantemente. - Creato a immagine di Dio, l'uomo è capace di conoscerlo con certezza, mediante la propria ragione. Con questa ricerca si dispone a incontrare Dio nella sua rivelazione, per lasciarsi introdurre nel mistero della sua vita. Capitolo 2 Dio cammina con gli uomini Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita. ( Gv 8,12 ) 40 Dio viene incontro alla ricerca dell'uomo con la rivelazione, che ha il suo centro e vertice in Gesù Cristo, e rimane viva e operante nella Chiesa. L'uomo dà la propria adesione responsabile alla rivelazione di Dio con la fede e fa esperienza di una vita nuova, piena di significato. La rivelazione di Dio nella storia Religiosità diffusa 41 Il fenomeno religioso, oggi come in passato, appare ovunque ben radicato. Anche nel nostro paese, malgrado la secolarizzazione, persiste una religiosità diffusa. Non è detto però che si tratti sempre di fede propriamente cristiana: spesso prevale la devozione interessata; alcune verità centrali del messaggio cristiano vengono negate o messe in dubbio; risulta carente la conoscenza della Bibbia, debole l'appartenenza ecclesiale, incrinata la coerenza tra la pratica religiosa e il vissuto quotidiano. Perché la religiosità è più agevole e più diffusa della fede? Da dove proviene la sua sorprendente vitalità? Una illuminazione comune 42 La religiosità è un primo orientamento verso il mistero. Nella misura in cui non è inquinata da errori e deviazioni, suppone la iniziale comunicazione che Dio fa a tutti gli uomini mediante la creazione e la sua continua, benevola vicinanza. Da sempre gli uomini cercano Dio con la loro sete di vita, di verità, di sicurezza e di felicità. Da sempre Dio li illumina, li assiste e li sostiene in questa ricerca; li attrae segretamente a sé per le molte strade delle religioni e delle culture. La sua provvidenza salvifica si estende a tutta la storia umana. La sua grazia guida il cammino delle persone e dei popoli; anche tra i pagani suscita dei giusti come il centurione Cornelio. ( At 10,1-3 ) Fin dalle origini Dio "ebbe costante cura del genere umano, per dare la vita eterna a tutti coloro che cercano la salvezza con la perseveranza nella pratica del bene". Frutto di questa illuminazione da parte di Dio sono gli elementi di verità e di bontà presenti nella religiosità umana. In essa, di solito, prevale un atteggiamento di dipendenza creaturale, una consapevolezza di precarietà e un desiderio di protezione. La fede cristiana, invece, si colloca a un livello più elevato. Assume i valori positivi della religiosità umana, ma ha una sua specificità. È la risposta, altamente impegnativa, a una più perfetta comunicazione di Dio, alla quale viene riservato il nome di rivelazione in senso proprio. Rivelazione 43 La rivelazione è una speciale iniziativa divina. In un ambito storico particolare, Dio liberamente esce dal silenzio e apre un dialogo esplicito e diretto. Si pone di fronte all'uomo come interlocutore personale; gli va incontro, gli rivolge la parola, lo chiama apertamente a sé e gli manifesta progressivamente il suo progetto di salvezza, incentrato su Gesù Cristo. Autotestimonianza e autodonazione 44 Non si conosce una persona come fosse un oggetto, osservando e calcolando. Nel suo nucleo più intimo, può essere conosciuta solo se si esprime liberamente, se comunica agli altri i suoi sentimenti e le sue intenzioni, i suoi pensieri e le sue decisioni, in un dialogo fatto di parole e di azioni, cioè in una storia concreta. Mentre i segreti della natura vengono raggiunti dall'esterno con l'osservazione scientifica, il segreto proprio di un soggetto cosciente e libero si apre dall'interno, per la via dell'autotestimonianza. Qualcosa di simile avviene nella rivelazione che Dio fa di se stesso e del suo disegno di amore verso l'uomo. Nella sua intima vita personale Dio non può essere conosciuto per via di intuizione o riflessione umana, ma solo per sua libera iniziativa. Perciò, "per il suo immenso amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi, per invitarli e ammetterli alla comunione con sé"; pur rimanendo invisibile, parla e si dona attraverso "eventi e parole intimamente connessi tra loro" e complementari, cioè attraverso una storia. Eventi e parole 45 Gli eventi contengono la realtà significata dalle parole. Confermano e verificano le parole. Riguardano un popolo o singole persone all'interno di esso. Sono pubblici o privati, miracolosi o ordinari. Si compiono "una volta per sempre" ( Eb 9,12 ), cioè in un tempo preciso e irripetibile, ma con valore perenne e universale. Sono nuovi e imprevedibili, ma si inseriscono nella continuità storica, secondo un progetto unitario e in vista di una meta definitiva. Il significato e la connessione profonda degli avvenimenti vengono indicati da Dio ai suoi messaggeri attraverso una comunicazione interiore, chiara e indubitabile, che poi si traduce in parole pronunciate e infine scritte. Le parole interpretano gli eventi come opera di Dio e a volte li provocano efficacemente. Chiamano, promettono e comandano, perché gli eventi si compiano; li raccontano e li spiegano, perché accadano di nuovo. Attraverso gli eventi e le parole si svolge la trama di una concreta storia terrena, in cui Dio stesso liberamente porta avanti il suo dialogo con gli uomini per dare loro speranza e futuro. Progressivamente egli si fa conoscere e si dona, fino a comunicare pienamente se stesso in Gesù Cristo; rende gli uomini capaci di rispondergli, di accogliere la sua presenza e di partecipare alla sua vita. Sviluppo della rivelazione 46 Le vicende hanno come centro una piccola regione, posta quasi a cerniera fra l'Asia, l'Africa e l'Europa, una regione che nell'antichità ha avuto diversi nomi: terra di Canaan, terra d'Israele, Palestina. È un ambiente umile, in conformità allo stile di Dio, ma in una posizione ideale per la diffusione del suo messaggio. In questa storia si distinguono due fasi: il tempo della preparazione, l'Antico Testamento, e quello del compimento, il Nuovo Testamento. L'Antico Testamento 47 Gli eventi prendono avvio con alcuni pastori nomadi, in cui successivamente il popolo di Israele riconoscerà i propri antenati: Abramo, Isacco e Giacobbe. Il primo di loro viene presentato come grande amico di Dio e padre dei credenti. Dio lo chiama fuori della sua terra di origine e lo benedice con una promessa di portata universale: "Renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare … Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra" ( Gen 22,17.18 ). 48 A questi antichi patriarchi si ricollegano alcune tribù, che in Egitto finiscono per trovarsi in una condizione intollerabile di schiavitù e fuggono verso il Sinai. Le guida Mosè, un uomo straordinario, al quale nella solitudine del deserto Dio ha rivelato il suo nome misterioso: JHWH, "Io sono colui che sono!" ( Es 3,14 ). Ora, nel deserto, con il dono dell'alleanza e della legge, Dio plasma un popolo, Israele, come sua proprietà, segno della sua presenza davanti alle nazioni: "Voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa" ( Es 19,5-6 ). Al cammino nel deserto fa seguito l'insediamento nella terra di Canaan, l'epoca di Giosuè e dei Giudici, segnata dai contatti e dai conflitti con le popolazioni del luogo. Il popolo nomade si trasforma lentamente in un popolo residenziale di agricoltori. Sorprendentemente, non assume la religione politeista del paese, incentrata sulle energie della natura e della fecondità; ne respinge, sia pure con fatica, la tentazione seducente e conserva il culto del suo unico Dio, JHWH. 49 Intorno al 1000 a.C. la federazione delle tribù diventa un regno organizzato. Però, contrariamente a ciò che accade presso le nazioni circostanti, il re non viene divinizzato; rimane sottoposto a giudizio e contestazione. Dio guida il popolo soprattutto attraverso i profeti, da lui chiamati e fortificati con una speciale manifestazione della sua presenza; lo conduce avanti per strade non facili verso esperienze inedite. 50 Duri di cuore, inclini all'idolatria, all'ingiustizia e alla corruzione, gli israeliti entrano nei giochi delle potenze politiche e militari del tempo: assiri, egiziani, babilonesi. Finiscono per ricadere nella schiavitù e vengono condotti in esilio, lungo "i fiumi di Babilonia" ( Sal 137,1 ). Per opera dei profeti, animati dallo Spirito di Dio, la sventura diventa purificazione. La religione dei vinti non scompare, come di solito accade; matura al contrario come un monoteismo più consapevole e con più elevate esigenze etiche. La speranza nel futuro non solo non si spegne, ma diventa attesa di un intervento definitivo di Dio, capace di produrre un rinnovamento totale. Perduta l'indipendenza politica, si accentua la consapevolezza di essere soprattutto una comunità religiosa. Con il ritorno dall'esilio, all'epoca dell'impero persiano, il popolo di Dio ritrova in Gerusalemme il proprio centro religioso, ma non la capitale di un regno, prospero e duraturo. Si sviluppa, invece, il fenomeno della "diaspora", la dispersione di comunità israelite in mezzo alle nazioni pagane. Intanto Dio continua ad educare il suo popolo con l'insegnamento dei saggi; lo prepara ad accogliere il Messia; mantiene desta la speranza. 51 Il lungo cammino di Israele è una vera storia umana, con persone e istituzioni, vicende private e pubbliche, episodi di bontà e di iniquità, di grandezza e di miseria. È anche una storia sorprendente per più aspetti: il monoteismo appassionato ed eticamente esigente, la personalità originale dei profeti, l'attesa del Messia salvatore. Caratteristica, soprattutto, è la consapevolezza di essere il popolo dell'alleanza: nella sua vicenda secolare, Israele sa di aver fatto l'esperienza della fedeltà di Dio, malgrado la propria infedeltà. ( Os 2,4-25 ) Il Nuovo Testamento 52 La rivelazione storica di Dio fin dall'inizio era orientata verso una meta. Giunge a compimento in Gesù di Nàzaret: "Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio" ( Eb 1,1-2 ). "Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge" ( Gal 4,4 ). Gesù visse in Palestina al tempo degli imperatori romani Augusto e Tiberio. "Passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui … Lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse … a testimoni prescelti" ( At 10,38-41 ). Gesù, "appartenente alla stirpe di David, figlio di Maria, realmente nacque, mangiò e bevve. Realmente fu perseguitato sotto Ponzio Pilato; realmente fu crocifisso e morì alla presenza del cielo, della terra e degli inferi. Realmente risuscitò dai morti". In lui Dio comunica personalmente se stesso; ( Gv 14,9 ) manifesta il suo disegno di salvezza verso tutto il genere umano; ci induce a riconoscere che "Dio è amore" ( 1 Gv 4,16 ). Gesù di Nàzaret è la Parola eterna di Dio fatta carne, ( Gv 1,14 ) la sua rivelazione storica perfetta e insuperabile. Pienezza definitiva 53 In Gesù Cristo Dio ha portato a compimento la sua rivelazione. Ha detto e dato se stesso; ha comunicato quanto aveva da comunicare. Nulla si può aggiungere come ulteriore perfezione, fino al giorno in cui la condizione umana sarà trasfigurata oltre la storia e il Signore si manifesterà nella sua venuta gloriosa. Presunte rivelazioni posteriori, che volessero portare aggiunte, correzioni o miglioramenti, sono incompatibili con il cristianesimo. Sono possibili invece rivelazioni che richiamino l'attenzione su aspetti particolari del vangelo e aiutino a viverli in una certa epoca, ravvivando la fede e l'impegno di conversione. Occorre comunque un prudente discernimento, perché accanto alle rivelazioni autentiche pullulano ancora più numerosi gli inganni e le illusioni. 54 La rivelazione è la comunicazione, in una storia particolare di avvenimenti e parole, che Dio fa di se stesso e del suo progetto di salvezza a favore di tutti gli uomini, per renderli suoi figli, uniti a Cristo mediante lo Spirito. La trasmissione della divina rivelazione Tradizione e Scrittura in Israele 55 La rivelazione di Dio è comunicazione viva, in una storia intessuta di avvenimenti, personali e collettivi, e di parole, affidate originariamente ai suoi inviati. Il messaggio da questi portato entra in una tradizione comunitaria. Ogni civiltà è tradizione che passa da una generazione all'altra. Ogni religione è tradizione. Il popolo di Dio non fa eccezione: in Israele si trasmettono ricordi storici, convinzioni religiose, riti, canti, preghiere, leggi, sentenze sapienziali. È un patrimonio considerato sacro, perché alla sua origine c'è la rivelazione, consegnata da Dio ai suoi inviati. Viene custodito gelosamente e si accresce nel tempo, con il progredire della rivelazione. Per assicurarne una trasmissione più facile e fedele, viene anche messo per iscritto. Le Sacre Scritture diventano regola di fede e di vita; sono accolte come ispirate da Dio stesso. 56 Gesù di Nàzaret accetta la tradizione di Israele, contenuta nei libri sacri; ( Mt 5,17 ) considera però semplicemente umane, e perciò caduche, le pur antiche tradizioni interpretative che gli scribi trasmettono con essa. ( Mc 7,5.8.13 ) La Tradizione apostolica 57 A sua volta il Maestro dà avvio alla propria tradizione di insegnamenti e gesti, che i discepoli ricevono e trasmettono. ( Mt 28,19-20; 1 Cor 11,23; 1 Cor 15,3; Fil 4,9; 1 Ts 4,2 ) La comunione di vita comporta innanzitutto la trasmissione orale, strumento privilegiato e sicuro della memoria in quel tempo. Gli apostoli "trasmisero sia ciò che avevano ricevuto dalla bocca, dal vivere insieme e dalle opere di Cristo, sia ciò che avevano imparato per suggerimento dello Spirito Santo". Si sviluppa così la "Tradizione apostolica", in una varietà di forme: racconti, professioni di fede, inni, formule e riti liturgici, esempi e regole di vita, ordinamenti e istituzioni. Anche questa Tradizione ben presto si deposita in testi scritti, ( Lc 1,1-4; 2 Ts 2,15 )redatti da autori divinamente ispirati in seno alla comunità cristiana delle origini. Perenne attualità 58 Gli apostoli lasciano in eredità alle successive generazioni cristiane la loro testimonianza, viva e scritta, come un sacro deposito da custodire fedelmente e rivivere in situazioni sempre nuove. ( 1 Tm 6,20; 2 Tm 1,12-14 ) La Tradizione apostolica originaria, comprendente la Sacra Scrittura, si prolunga nella Tradizione ecclesiale posteriore, con il sostegno perenne dello "Spirito di verità" ( Gv 14,17 ) promesso da Gesù. ( Gv 14,16-17.26 ) La rivelazione non può essere accresciuta. Viene però comunicata, esplicitata, attualizzata. La luce della divina rivelazione si propaga attraverso la dottrina, il culto e la prassi della Chiesa, servendosi di vari canali concreti: insegnamento del papa e dei vescovi, predicazione e catechesi, liturgia e arte, comportamento esemplare dei cristiani, soprattutto dei santi. Nella fede della Chiesa, proclamata, celebrata e vissuta, si esprime in opere e parole la rivelazione di Dio in Cristo, senza aggiunte e senza sottrazioni, ma sempre viva ed operante. Da una generazione all'altra viene trasmessa e ricevuta l'esperienza degli apostoli, che per primi incontrarono il Signore. Solo rivivendo questa esperienza originaria si diventa cristiani. ( 1 Gv 1,1-3 ) Solo sul fondamento posto dagli apostoli una volta per sempre si può edificare. ( 1 Cor 3,5-17; Ef 2,19-22; Eb 13,7-9; Gd 1,3 ) Per aderire al Signore e partecipare alla sua vita, è necessario ricordare ciò che egli ha operato e insegnato, custodire fedelmente la sua memoria, conformare ad essa i propri atteggiamenti. Tradizione e Bibbia 59 La Tradizione vivente della fede accoglie l'eredità apostolica, in particolare la Sacra Scrittura, come propria norma; la porta con sé attraverso i secoli, la interpreta e la vive. Lo Spirito che l'ha guidata a riconoscere i libri sacri autentici e a fissarne l'elenco, il canone, la pone costantemente in atteggiamento di ascolto e di obbedienza, perché l'interpretazione sia corretta e obiettiva. D'altra parte, la sua luce fa sì che nella Tradizione la Bibbia rimanga parola viva e feconda. Ruolo del Magistero nella Tradizione 60 Sia nella Sacra Scrittura sia nella Chiesa risuonano molte voci. Non è sempre facile discernere il genuino messaggio rivelato. A servizio di esso, il Signore ha posto il magistero del papa e dei vescovi. Con l'autorità di Cristo e la grazia speciale dello Spirito, in atteggiamento di umile ascolto e di incondizionata fedeltà, essi hanno il compito di "interpretare autenticamente la parola di Dio scritta o trasmessa". 61 Con la guida dei pastori, tutti i fedeli partecipano attivamente alla trasmissione della fede. Ognuno è sostenuto dagli altri e contribuisce a sostenere gli altri, in una comunicazione perenne fino alla fine del mondo. Possono cadere le particolari tradizioni umane di tipo teologico, disciplinare, liturgico, devozionale. Non può venir meno la Tradizione della fede come tale, ad opera del popolo di Dio, animato dallo Spirito Santo e guidato dal Magistero. 62 La Rivelazione, che è comunicazione viva, si trasmette per Tradizione viva nella comunità dei credenti, servendosi della Sacra Scrittura come di un documento divinamente ispirato. La Tradizione è la comunicazione della verità rivelata attraverso la dottrina, il culto e la vita del popolo di Dio. Tutto il popolo cristiano, illuminato interiormente dallo Spirito Santo mediante il senso soprannaturale della fede, prende attivamente parte alla Tradizione, in comunione con i pastori, ai quali è affidato il compito di dare l'interpretazione autentica. La Sacra Scrittura Formazione del canone 63 Fin dall'inizio i cristiani nelle loro assemblee leggono gli scritti dell'Antico Testamento, in cui si è sedimentata l'esperienza religiosa d'Israele. Ad essi via via si affiancano gli scritti di origine apostolica, che vanno a costituire il Nuovo Testamento. Alcuni accenni, presenti nei documenti stessi, attestano questo processo di formazione. Nella lettera ai Colossesi si incontra questo invito: "Quando questa lettera sarà stata letta da voi, fate che venga letta anche nella Chiesa dei Laodicesi e anche voi leggete quella inviata ai Laodicesi" ( Col 4,16 ). E in un altro scritto del Nuovo Testamento troviamo questa esortazione: "La magnanimità del Signore nostro giudicatela come salvezza, come anche il nostro carissimo fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data; così egli fa in tutte le lettere, in cui tratta di queste cose. In esse ci sono alcune cose difficili da comprendere e gli ignoranti e gli instabili le travisano, al pari delle altre Scritture, per loro propria rovina" ( 2 Pt 3,15-16 ). 64 A poco a poco si forma la raccolta di libri che costituiscono la Bibbia cristiana, accostando alla Legge, ai Profeti e agli altri scritti dell'Antico Testamento i testi del Nuovo Testamento, cioè i Vangeli, gli Atti, le Lettere e l'Apocalisse. Successivamente, anche per respingere le infiltrazioni dell'eresia, viene ufficialmente fissato l'elenco completo, o "canone", dei libri sacri, riconosciuti dalla fede di tutta la Chiesa come propria regola suprema. Infine, nel secolo XVI, il concilio di Trento, prendendo posizione di fronte ai dubbi e alle negazioni emerse nel contesto della Riforma protestante, pone su questo argomento il sigillo della sua definizione. Elenco dei libri sacri 65 L'Antico Testamento comprende 46 libri: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio, Giosuè, Giudici, Rut, i due libri di Samuele, i due libri dei Re, i due libri delle Cronache, Esdra e Neemìa, Tobia, Giuditta, Ester, i due libri dei Maccabei, Giobbe, i Salmi, i Proverbi, il Qoèlet, il Cantico dei cantici, la Sapienza, il Siracide, Isaia, Geremia, le Lamentazioni, Baruc, Ezechiele, Daniele, Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachìa. Il Nuovo Testamento comprende 27 libri: i Vangeli di Matteo, di Marco, di Luca e di Giovanni, gli Atti degli apostoli, le Lettere di Paolo ai Romani, la prima e la seconda ai Corinzi, ai Galati, agli Efesini, ai Filippesi, ai Colossesi, la prima e la seconda ai Tessalonicesi, la prima e la seconda a Timoteo, a Tito, a Filemone, la Lettera agli Ebrei, la Lettera di Giacomo, la prima e la seconda Lettera di Pietro, le tre Lettere di Giovanni, la Lettera di Giuda e l'Apocalisse. Ispirazione 66 Le Sacre Scritture non solo sono documento, ma anche parte integrante di una storia animata dallo Spirito di Dio. Da sempre la fede della Chiesa le considera ispirate. Sebbene siano state composte da autori umani, in un arco di tempo di circa mille anni, e rechino l'impronta di diverse personalità, esperienze, epoche e culture, esse hanno allo stesso tempo per autore Dio, in quanto egli è stato attivamente presente con il suo Spirito in tutto il processo di formazione di questi scritti, per comunicare attraverso gli autori umani il suo messaggio di salvezza: "Mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio" ( 2 Pt 1,21 ); perciò "tutta la Scrittura è ispirata da Dio" ( 2 Tm 3,16 ). Non solo contiene la parola di Dio, ma è essa stessa parola di Dio. Verità 67 Essendo parola di Dio, i libri della Bibbia ci comunicano la Verità che è Dio stesso. In quanto opera di autori umani, si esprimono però secondo modalità letterarie tipiche delle epoche storiche in cui furono composti e sono condizionati dalle conoscenze storiche e scientifiche di quei tempi. Dio non si rivela per rispondere ad interrogativi di storia o di scienza: la verità che comunica nella sua rivelazione ed assicura nella Sacra Scrittura è la verità che egli ci dona "per la nostra salvezza". Lette nella prospettiva della salvezza, le pagine della Bibbia sono realmente la verità della nostra vita; in questo senso in esse non c'è alcun errore. Unità della Bibbia 68 La Bibbia riferisce avvenimenti ed esperienze molto diversi tra loro; ma, proprio perché è ispirata da Dio, sa anche collegarli in una profonda unità, piena di significato. Vede tutta la storia come storia dell'alleanza di Dio con l'uomo, protesa verso una meta ultima. In definitiva, "tutta la Scrittura è un libro solo e quest'unico libro è Cristo". "Il Nuovo Testamento è nascosto nell'Antico e l'Antico Testamento è svelato nel Nuovo". L'antica alleanza mantiene il suo valore come preparazione alla nuova. Attesa e compimento si illuminano reciprocamente. Interpretazione 69 In quanto opera umana la Bibbia va studiata con criteri scientifici, di critica letteraria e storica. I testi appartengono a generi assai diversi: narrazioni, leggi, poesie, proverbi, lettere e altre forme ancora. I racconti, anche quando sono di genere storico, non sono mai semplici resoconti, ma interpretazioni del senso religioso presente negli avvenimenti. 70 La ricerca letteraria e storica è solo il primo passo. La Bibbia è soprattutto parola di Dio. In quanto tale, va letta con criteri di fede, cioè tenendo presente l'unità globale del progetto divino che si attua nella storia, il punto di vista definitivo rivelato in Cristo, l'interpretazione della Chiesa garantita dallo Spirito Santo secondo le promesse di Gesù. 71 I testi si riferiscono a realtà e avvenimenti che, considerati nell'insieme del disegno di salvezza, possono diventare a loro volta segno di altre realtà e avvenimenti. Dal senso letterale del testo sgorga un senso spirituale: un senso che riguarda Cristo, la vita del cristiano, la gloria eterna. Così, ad esempio, il tempio di Gerusalemme è figura di Cristo, presenza personale di Dio nella storia; significa la Chiesa, corpo di Cristo e tempio vivo dello Spirito; indica l'inabitazione della Trinità nel cuore del credente; preannuncia infine la perfetta comunione di Dio con gli uomini nell'eternità. 72 La storia è presentata realisticamente, senza nascondere i difetti dei protagonisti umani. Dio stesso manifesta le esigenze etiche della sua santità con gradualità, secondo una sapiente pedagogia, tenendo conto della durezza di cuore degli uomini. ( Mt 19,8 ) Nell'insieme la Bibbia racconta e spiega ciò che Dio ha fatto, fa e farà per la nostra salvezza; indica ciò che egli si aspetta da noi. Richiama il cammino compiuto perché esso prosegua ancora. 73 La Sacra Scrittura, documento della rivelazione storica di Dio in eventi e parole, è essa stessa parola di Dio: lo Spirito Santo, che ne è autore, ha ispirato alcuni uomini in modo che, anch'essi veri autori, esprimessero convenientemente e senza errori la verità riguardante la salvezza degli uomini. La Chiesa, animata dal medesimo Spirito che ha ispirato la Scrittura, ha riconosciuto i libri sacri e ne ha fissato l'elenco; li ha accolti e li accoglie come regola della fede e della vita cristiana; li interpreta fedelmente, perché chiunque cerca Dio lo possa incontrare. Credibilità della rivelazione cristiana Il grande segno 74 In fatto di fede c'è chi si contenta di un sottile pragmatismo: afferma di credere semplicemente perché lo trova bello, significativo, gratificante. Non basta però che un messaggio sia funzionale ai nostri bisogni, perché sia vero. La fede cristiana è risposta motivata e ragionevole a Dio che ci viene incontro e in qualche modo lascia trasparire la sua presenza nella storia. Ma cosa ha di così rilevante la vicenda di Israele e della Chiesa, perché si possa vedere in essa una speciale manifestazione di Dio? Non presenta forse luci e ombre come ogni altra vicenda umana? 75 È vero: in questa storia, per chi non vuol vedere, c'è abbastanza oscurità; ma c'è anche abbastanza luce per chi vuol vedere. Al centro di essa sta la figura di Gesù di Nàzaret, che irradia in ogni direzione la forza della verità e dell'amore: "Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità" ( Gv 1,14 ). Cristo è il grande segno di Dio; egli è il rivelatore e nello stesso tempo il motivo di credibilità della rivelazione. Egli completa la rivelazione e ne conferma l'autenticità con la sua stessa presenza, con le parole e le opere, con i miracoli, con la sua morte e risurrezione, con la manifestazione dello Spirito Santo nella comunità dei credenti. Storicità di Gesù 76 Riguardo al carattere storico della rivelazione cristiana, occorre innanzitutto sottolineare che Gesù di Nàzaret non è un'idea, ma una persona concreta. Lo confermano anche documenti di provenienza ebraica e pagana. Ma sono in sostanza i quattro Vangeli a farcelo conoscere nella sua vicenda personale, nella sua azione e nel suo insegnamento. Occorre allora chiedersi se ci si può fidare dei Vangeli: non potrebbe trattarsi di racconti leggendari? I quattro Vangeli hanno valore storico, in quanto riferiscono fedelmente le opere e le parole di Gesù, ripensate alla luce degli eventi pasquali sotto l'influsso dello Spirito Santo. Essi sono espressione della fede degli evangelisti e della prima comunità cristiana; ma questo non impedisce di considerarli fonte sicura di informazione, perché la fede cristiana si caratterizza proprio per il suo radicarsi nella storia. La fede cristiana incontra Dio in un uomo in carne ed ossa, visto con gli occhi, udito con gli orecchi e toccato con le mani; ( 1 Gv 1,1 ) suppone la conoscenza diretta o almeno la parola di testimoni attendibili; ( Gv 20,8.27-29; At 10,39-41 ) è consapevole che, senza avvenimenti garantiti da solide testimonianze, sarebbe vuota illusione. ( 1 Cor 15,1-14 ) Al credente interessa non solo la perenne attualità salvifica, ma anche la memoria fedele. Di fatto i Vangeli, sebbene non intendano offrire una biografia completa, raccolgono una selezione di fatti e detti di Gesù, ritenuti importanti per il loro significato salvifico e sufficienti ad assicurare una base alla fede nel Figlio di Dio e alla comprensione globale del disegno divino. ( Gv 20,30-31 ) 77 Alla figura storica di Gesù si risale attraverso una verifica attenta, articolata in fasi successive: confronto tra le edizioni antiche dei Vangeli, nei papiri e nei codici, per stabilire il testo autentico; studio delle redazioni, per mettere in luce la forma letteraria e la teologia degli evangelisti; esame delle tradizioni utilizzate, per individuare la loro forma più arcaica; controllo delle informazioni in base ad alcuni criteri di attendibilità storica. Si tratta di un cammino a ritroso, attraverso il quale ci si rende conto di come i dati originari furono selezionati, sintetizzati, interpretati e ordinati secondo le esigenze della predicazione nelle varie comunità, ma sempre con la preoccupazione e la convinzione di essere fedeli alla memoria di Gesù e con la garanzia dei responsabili e dei testimoni oculari. Prima di scrivere, si avvertiva l'esigenza di compiere accurate ricerche e di vagliare le testimonianze: ( Lc 1,1-4 ) questa preoccupazione di fedeltà trova riscontri nell'esattezza del quadro geografico, storico e sociale. Si sapeva distinguere l'insegnamento di Gesù da quello dei discepoli: ( 1 Cor 7,10.12.25 ) così si spiega perché siano stati conservati modi espressivi del Maestro non più usati dalla Chiesa, come "regno di Dio" e "Figlio dell'uomo", e viceversa non siano stati posti sulla sua bocca problemi molto sentiti nella Chiesa primitiva, ma da lui non trattati esplicitamente, come ad esempio il rapporto tra cristiani di origine ebraica e cristiani di origine pagana. Possiamo essere sicuri che i Vangeli ci consentono di raggiungere la figura storica di Gesù nei suoi lineamenti principali, nelle costanti del suo insegnamento e della sua prassi, nei momenti cruciali della sua vita pubblica, nella sua assoluta originalità. Singolarità di Gesù 78 La figura di Gesù è così singolare che nessuno avrebbe potuto immaginarla, se non si fosse imposta da sé. Gesù è diverso dai grandi uomini religiosi: non manifesta incertezze, non si riconosce peccatore; parla e opera con una sicurezza e un potere senza pari. Identifica concretamente se stesso e il proprio agire con la presenza di Dio e la venuta del suo regno; rivendica un'autorità superiore a quella dei profeti; si considera decisivo per la salvezza, esigendo dedizione incondizionata. Eppure queste pretese esorbitanti non risultano odiose in lui, perché vive totalmente al servizio del Padre e degli uomini, dimentico di sé, fedele fino alla morte in croce: "Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti" ( Mc 10,45 ). Chiama Dio "Abbà" ( Mc 14,36 ), con una familiarità che nell'ambiente giudaico appare insolita e audace, ma nello stesso tempo è consapevole di dipendere da lui in tutto, come Figlio grato e obbediente. Verso i peccatori manifesta una misericordia senza limiti, provocando lo sdegno della gente pia e osservante. Si commuove per ogni miseria e sofferenza, operando numerosi miracoli. Tuttavia rimprovera duramente gli ipocriti ed è estremamente esigente riguardo all'amore di Dio e del prossimo. "Mai un uomo ha parlato come parla quest'uomo!", risposero le guardie del tempio a chi le biasimava perché non avevano proceduto al suo arresto ( Gv 7,46 ). Il messaggio di Gesù risponde alle aspirazioni segrete dell'uomo, pur criticandone il comportamento usuale; illumina la grandezza e la miseria della condizione umana; promette la salvezza eterna e promuove le salvezze storiche; supera l'Antico Testamento pur rimanendo in continuità con esso; risulta attuale in ogni ambiente e cultura; appare sublime e semplice, senza sforzo intellettuale, spontaneo come un'esperienza vissuta. 79 Gesù è unico. Già durante la vita pubblica, la gente si poneva a suo riguardo un problema che non avrebbe senso per i comuni mortali: "Chi è dunque costui?" ( Mc 4,41 ). E lui stesso sollevava l'insolita domanda: "Chi dite che io sia?" ( Mc 8,29 ). La sola risposta adeguata è quella che hanno dato i discepoli, appena conclusa la sua vicenda terrena. È una risposta del tutto imprevedibile in un ambiente rigidamente monoteista: Gesù di Nàzaret, il Crocifisso, è il Messia Signore, che siede alla destra di Dio. Per il mondo religioso ebraico era una bestemmia e una follia inconcepibile; ma i primi cristiani, benché si trovassero in ambiente ebraico e fossero ebrei essi stessi, ebbero il coraggio di proclamare pubblicamente questa fede, in mezzo a contrasti e persecuzioni. Che cosa dava loro forza e sapienza per un messaggio così nuovo? Ripetevano a tutti di aver visto Gesù risuscitato dai morti: lo avevano visto in molti, più volte e in diverse circostanze. ( 1 Cor 15,5-8 ) Non potevano tacere quello che avevano visto e udito: ( At 4,20 ) erano stati conquistati da Cristo; la loro vita era cambiata. Questa testimonianza riempie le pagine del Nuovo Testamento e appare seria e credibile a chiunque sia libero da pregiudizi, disposto a lasciarsi mettere in questione e a convertirsi. Presenza continua 80 Secondo il Nuovo Testamento, il Signore risorto continua ad essere presente nella comunità dei credenti con la potenza dello Spirito Santo, fino alla fine del mondo. ( Mt 28,20; At 1,8 ) Tale presenza è nascosta, ma si manifesta indirettamente attraverso molti doni dello Spirito, in particolare la perseveranza nella fede e nella retta dottrina, la santità della vita e la forza dei miracoli, perché la Chiesa sia segno pubblico ed efficace della salvezza. ( Mc 16,17-18.20; Gv 14,12-26; Gv 15,5; Gv 16,13; At 2,43; Rm 15,18-19; 1 Cor 2,4; 2 Cor 12,12; Gal 3,5 ) 81 Se consideriamo le infinite contraddizioni del pensiero umano, è sorprendente che in quasi duemila anni la Chiesa, pur sbagliando e correggendosi in molte cose, sia rimasta sempre fedele alla verità rivelata nella sua professione di fede, malgrado abbia subito, nelle diverse epoche, pressioni culturali, sociali e politiche di ogni genere. 82 Ancor più, data la fragilità dell'uomo, meraviglia il fenomeno della santità eroica. Sebbene i credenti risultino in gran parte mediocri e peccatori, tuttavia in ogni epoca, in situazioni e forme diverse, si rinnova la sublime testimonianza di numerosi cristiani totalmente rivolti a Dio e ai fratelli. Nei santi "Dio rivela vividamente agli uomini la sua presenza e il suo volto", perché solo dall'alto può venire la forza che rende possibile l'eroismo permanente, la gioia che il mondo non conosce, capace di alleggerire le fatiche e di illuminare la sofferenza e la morte. 83 Parimenti, in ogni epoca, fino ai nostri giorni, continuano a verificarsi nel nome di Gesù "guarigioni, miracoli e prodigi" ( At 4,30 ), come agli inizi. Molte volte si tratta di fantasie popolari; spesso però sono fatti così ben documentati da escludere ogni ragionevole dubbio e riconosciuti scientificamente inspiegabili, in quanto comportano trasformazioni eccezionali e istantanee nell'organismo umano e nella natura. È sorprendente che simili fatti avvengano costantemente in circostanze religiose, in connessione con il Cristo e secondo la sua promessa. ( Gv 14,12; Mc 16,17-18 ) 84 Ci sono ombre e luci nella storia del popolo di Dio; ma è con Gesù di Nàzaret che bisogna fare i conti, non con le deficienze vere o presunte dei suoi seguaci. Nella personalità unica del Cristo si concentra un insieme coerente di segni parziali, che vanno a costituire un solo grande segno, in cui è ragionevole riconoscere la mano potente e misericordiosa di Dio. 85 È ragionevole credere, perché Gesù Cristo è il grande segno luminoso della presenza e dell'amore di Dio, convergenza di numerosi segni parziali, che emergono nella storia del popolo di Dio. La risposta della fede Adesione totale 86 Dio si rivela e si dona in una storia intessuta di parole e avvenimenti. L'uomo lo accoglie liberamente, impegnando tutto se stesso, intelligenza, volontà e cuore, affidando a lui il proprio futuro, assentendo alla verità da lui comunicata. Questa adesione così piena e coinvolgente trascende il comune senso religioso e si chiama fede. Affidamento 87 La fede è atteggiamento esistenziale: ci dà la convinzione di essere amati, ci libera dalla solitudine e dall'angoscia del nulla, ci dispone ad accettare noi stessi e ad amare gli altri, ci dà il coraggio di sfidare l'ignoto. Ecco come si presenta in alcune figure emblematiche. Abramo, il padre dei credenti, "ebbe fede sperando contro ogni speranza" ( Rm 4,18 ); si fidò di Dio e delle sue promesse; lasciò la propria patria e la propria parentela; affrontò, ( Gen 12,1-4 ) lui vecchio e senza figli, un lungo viaggio "senza sapere dove andava" ( Eb 11,8 ), per poter ricevere dal Signore una nuova terra e una numerosa discendenza. La sua figura esprime e sintetizza la fede del popolo di Dio: "Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia" ( Gen 15,6 ). La Vergine Maria, colei che è beata perché ha creduto nel modo più puro e totale, ( Lc 1,45 ) all'annuncio dell'angelo uscì dal suo piccolo mondo di promessa sposa, aprendosi al progetto di Dio: "Eccomi, sono la serva del Signore" ( Lc 1,38 ). Divenuta madre del Messia, avanzò nell'oscurità della fede fino al dramma angoscioso del Calvario. I due discepoli di Giovanni Battista, che videro passare Gesù, gli andarono dietro, fecero amicizia con lui, corsero ad annunciarlo ad altri, iniziarono una nuova esistenza. ( Gv 1,35-42 ) 88 Credere è aprirsi, uscire da se stessi, fidarsi, obbedire, rischiare, mettersi in cammino verso le cose "che non si vedono" ( Eb 11,1 ), andare dietro a Gesù "autore e perfezionatore della fede" ( Eb 12,2 ). È assumere un atteggiamento di accoglienza operosa, che consente a Dio di fare storia insieme a noi, al di là delle umane possibilità. Assenso 89 Allo stesso tempo la fede è assenso a un contenuto dottrinale. È conforme alla nostra dignità dar credito alle dichiarazioni e alle promesse di persone oneste; a maggior ragione si deve dar credito a quelle di Dio, che è la veracità stessa. Affidarsi a Dio significa aderire fermamente al suo messaggio, alla dottrina da lui rivelata e proposta autorevolmente in suo nome dalla Chiesa. La fede non è vago sentimento, né solo un impegno pratico; ha un contenuto di verità, che il credente deve conoscere sempre meglio. Dono di Dio 90 La fede è un dono o una scelta? Quando Paolo venne a portare il vangelo in Europa, nella città di Filippi "c'era ad ascoltare anche una donna di nome Lidia … e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo" ( At 16,14 ). Non basta l'annuncio esteriore a suscitare la fede; occorre anche una illuminazione interiore. Già l'Antico Testamento aveva chiara consapevolezza che la fede è frutto di una iniziativa di Dio: "Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti … Riconoscete dunque che il Signore vostro Dio è Dio, il Dio fedele" ( Dt 7,7.9 ). Gesù stesso ha dichiarato pubblicamente: "Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre che mi ha mandato" ( Gv 6,44 ). La fede è dono dello Spirito Santo, che la previene, la suscita, la sostiene, l'aiuta a crescere. È lui che illumina l'intelligenza, attrae la volontà, rivolge il cuore a Dio, facendo accettare con gioia e comprendere sempre meglio la rivelazione storica di Cristo, senza aggiungere ad essa nulla di estraneo. ( Gv 16,14 ) 91 Qualcuno potrebbe pensare: se la fede è un dono, forse io non l'ho ricevuto ed è per questo che non credo. C'è da dire, anzitutto, che i confini tra fede e incredulità nel cuore delle persone non sono ben marcati, un po' come in quell'uomo che diceva a Gesù: "Credo, aiutami nella mia incredulità" ( Mc 9,24 ). I credenti sono tentati di non credere e i non credenti sono tentati di credere. Qualcuno pensa di non credere e invece crede, almeno a livello di disponibilità e adesione implicita; altri pensano di credere e invece danno soltanto un'adesione teorica, senza vita. Soprattutto, è da ricordare che viviamo tutti in un regime di grazia. In modi diversi, secondo le situazioni personali e culturali, Dio offre a tutti il dono di credere, almeno implicitamente, come per tutti fa sorgere il sole. Nessuno è escluso. Chi davvero è incredulo, vuol dire che rifiuta la sua cooperazione, come uno che chiude gli occhi alla luce del sole e rimane al buio. La fede, infatti, è insieme dono di Dio e decisione libera dell'uomo. Dio non si impone, ma si propone; non solo rispetta, ma suscita e sostiene la libertà. Decisione responsabile 92 La fede è una scelta responsabile e ragionevole. Da una parte prende avvio da un'adesione ragionevole alla rivelazione; dall'altra schiude alla ragione l'orizzonte di una comprensione più profonda della realtà, perché il mistero, anche se rimane in se stesso oscuro, illumina e dà significato e valore a tutto. La fede va oltre la ragione; ma la conoscenza "genera, nutre, difende e fortifica" la fede. Non per nulla Gesù faceva spesso appello all'intelligenza dei suoi ascoltatori. ( Mc 4,13; Mc 7,14.18; Mc 8,17-18 ) È opinione abbastanza diffusa che la fede sia un atteggiamento immaturo e una rinuncia a pensare: se si vuol credere - si dice -, non bisogna fare troppe domande. Non si può negare che a volte il comportamento dei credenti possa dare adito a questa impressione. Ma di per sé la fede cristiana è apertura coraggiosa e sottomissione incondizionata alla verità e pertanto costituisce lo spazio vitale più adatto per lo sviluppo della ricerca razionale e del senso critico. Esige solo la rinuncia, anch'essa ragionevole, alla pretesa di capire tutto. Esperienza nuova 93 Agli occhi del credente la vita si illumina di nuovo significato e appare pienamente degna di essere vissuta. Cristo "rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione". Ogni persona acquista valore assoluto, in quanto è chiamata alla comunione con Dio nell'eternità. Ogni dimensione della persona - spirito, corpo, famiglia, società, cultura, lavoro - si mostra nella sua autenticità, orientata allo sviluppo integrale. La fede "opera per mezzo della carità" ( Gal 5,6 ); non solo manifesta il senso delle cose, ma dà la forza di attuarlo. Il cristiano, mentre anela alla perfezione definitiva oltre la storia, sperimenta già nella vita presente un anticipo di essa, si sente risanato o almeno in via di guarigione, assapora la bellezza di vivere, anche nella fatica e nella sofferenza. Mentre pregusta nella speranza la salvezza eterna, ne pone i segni nella città terrena: libertà, giustizia, solidarietà, sobrio benessere nel rispetto della natura, pace. "Chiunque segue Cristo, l'uomo perfetto, si fa anche lui più uomo"; scopre di essere infinitamente amato e di poter egli stesso amare sempre più. 94 La fede è adesione totale dell'uomo a Dio che si rivela nella storia, affidamento di sé e del proprio futuro a lui, assenso a tutta la verità da lui comunicata e che la Chiesa propone a credere. La fede è dono di Dio, frutto dell'azione interiore dello Spirito Santo; nello stesso tempo è decisione libera e ragionevole dell'uomo. Formule della fede e catechismo Necessità delle formule 95 La fede è una decisione personale, ma nessuno può darsi la fede da solo. La riceviamo da altri e la trasmettiamo ad altri; gli altri sostengono noi e noi sosteniamo gli altri. Non è possibile essere cristiani senza la comunità cristiana. La fede è comunitaria e la comunità è madre e maestra di credenti. Per condividere la fede e professarla insieme, occorre un linguaggio comune; sono praticamente indispensabili anche formule fisse. Carattere storico-salvifico delle formule 96 Le formule di fede sono già presenti nell'Antico Testamento e hanno un carattere storico, come la rivelazione. Presentano Dio in riferimento a persone e avvenimenti: Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe; Dio che ha liberato Israele dall'Egitto. Una professione di fede, molto usata dagli israeliti, ha la forma di un vero e proprio racconto: "Mio padre era un arameo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa. Gli egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; il Signore ci fece uscire dall'Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi, e ci condusse in questo luogo e ci diede questo paese, dove scorre latte e miele. Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato" ( Dt 26,5-10 ). 97 Nel Nuovo Testamento la fede cristiana incontra Dio nella storia di Gesù, soprattutto nella sua morte e risurrezione: "crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore" ( Rm 4,24 ). Riconosce Dio come Padre e Figlio e Spirito Santo in riferimento agli eventi di Pasqua e di Pentecoste. Si esprime in formule brevi, che sono molto varie secondo le diverse situazioni, ma si caratterizzano in senso storico-salvifico e trinitario, almeno quando intendono riassumere il contenuto centrale. Così Paolo sintetizza l'annuncio di fede di cui è apostolo: "vangelo di Dio, che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture, riguardo al Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti, Gesù Cristo, nostro Signore" ( Rm 1,1-4 ). Simbolo della fede 98 Ben presto le principali verità rivelate vengono raccolte in un sommario chiamato "Simbolo della fede", perché serve come segno di riconoscimento del cristiano e di appartenenza alla Chiesa. Si tratta di una sintesi organica che implicitamente abbraccia tutta la rivelazione, come un minuscolo seme di senape contiene virtualmente l'albero intero con i suoi rami. La sua struttura è articolata in tre parti, che mettono in luce il mistero trinitario e la storia della salvezza: Dio Padre e la creazione, Gesù Cristo e la redenzione, lo Spirito Santo e la santificazione. Così si presentano anche i due simboli più importanti usati ancora nella liturgia: quello battesimale della Chiesa di Roma, chiamato "Simbolo apostolico", e quello promulgato con l'autorità dei primi due concili ecumenici, il "Simbolo niceno-costantinopolitano". Dalla cura materna della Chiesa accogliamo queste sintesi della fede. Così le consegna a ciascuno di noi un vescovo dei primi secoli: "Nell'apprendere e professare la fede, abbraccia e ritieni soltanto quella che ora ti viene proposta dalla Chiesa ed è garantita da tutte le Scritture … Io ti consiglio di portare questa fede con te, come provvista di viaggio per tutti i giorni di tua vita e non prenderne mai altra fuori di essa". Il catechismo 99 Una impostazione storico-salvifica e trinitaria ha anche questo catechismo, il quale vuole essere una esposizione diffusa di ciò che nel simbolo della fede è concentrato in poche parole. La sua linea di svolgimento può essere indicata con la formula "per Cristo nello Spirito al Padre", modellata su espressioni analoghe del Nuovo Testamento, come: "Per mezzo di lui [ Cristo ] possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito" ( Ef 2,18 ). Questi ne sono i passaggi e le articolazioni principali: l'uomo, in cerca di significato per la sua vita, trova risposta nell'incontro con Cristo, dentro la Chiesa animata dallo Spirito Santo, dove rinasce come figlio di Dio, impegnato con gli altri nella storia e proteso alla vita eterna presso il Padre. Tale prospettiva generale viene evocata dalla suggestiva parola di Gesù, scelta come titolo: "La verità vi farà liberi" ( Gv 8,32 ). Cristo è "la verità" ( Gv 14,6 ), perché è la rivelazione personale di Dio. Egli dona la libertà, cioè la vita autentica, piena di significato, dei figli di Dio, consapevoli di essere amati dal Padre, sottratti alla paura di perdersi, capaci di amare gli altri come fratelli. Cristo, rivelazione di Dio, è anche rivelazione e attuazione dell'uomo. Ciò nel testo comporta un'esposizione obiettiva, precisa e completa della verità e un'attenzione costante all'esistenza, al vissuto personale, ecclesiale e sociale. La verità cristiana è evento di carità; è un avvenimento, al quale si è chiamati a partecipare. Il disegno divino della salvezza, incentrato in Cristo, si sta attuando in un cammino storico, che ha per origine, sostegno e meta la comunione trinitaria. Ognuno vi si inserisce secondo la misura dei doni ricevuti e della propria cooperazione. Le persone adulte sono chiamate a una fede adulta, cioè alimentata dall'ascolto assiduo della Parola, fortificata dalla preghiera e dai sacramenti e sviluppata in tutte le sue dimensioni: consapevole e motivata, coerente e operosa, comunitaria e missionaria, sollecita del mondo e rivolta alla meta definitiva. 100 Il simbolo della fede, dalla sua prima parola detto anche "Credo", è un sommario breve e organico delle principali verità contenute nella rivelazione; costituisce un segno di riconoscimento del cristiano e di appartenenza alla Chiesa. Il catechismo espone diffusamente il contenuto della rivelazione, mantenendo il carattere storico-salvifico e trinitario del simbolo della fede. Per l'itinerario di fede Riflettere e interrogarsi La scelta di fede, di adesione a Cristo deve essere consapevole e responsabile, tanto più nella situazione di pluralismo culturale e religioso in cui viviamo. La rivelazione di Dio, la sua parola e il progetto di vita, donato a noi in Cristo e nello Spirito Santo, non sono una delle tante verità, ma la Verità che dà luce e fondamento a tutta l'esistenza. Nella Chiesa siamo chiamati ad accogliere il dono della fede e a crescere in essa, per poterla esprimere e testimoniare nella vita. - Quali sono le difficoltà che incontri di fronte alle scelte di fede? La tua adesione a Dio e alla sua rivelazione è stabile e motivata, oppure incerta? - Il messaggio cristiano è significativo per la tua vita personale, familiare e sociale? - Senti il bisogno di approfondire la tua scelta di fede nella comunità ecclesiale? Quali esigenze di maturazione e di crescita avverti maggiormente? Ascoltare e meditare la Parola Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo. Questo Figlio, che è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola, dopo aver compiuto la purificazione dei peccati si è assiso alla destra della maestà nell'alto dei cieli, ed è diventato tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato. ( Eb 1,1-4 ) Si può leggere anche: ( Lc 24,13-35 ) Due di loro erano in cammino … ( Sal 98,1 ) Cantate al Signore un canto nuovo. ( Sal 84,1 ) Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti! Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare se stesso e far conoscere il mistero della sua volontà, mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito Santo hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della divina natura. Con questa rivelazione infatti Dio invisibile per il suo immenso amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi, per invitarli e ammetterli alla comunione con sé. ( Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum 2 ) Pregare e celebrare [ Signore ], tuo è il giorno, tua è la notte, al tuo cenno vola il tempo. Concedimi un po' di questo tempo per le mie meditazioni sui misteri della tua parola, non voler chiudere la porta a chi bussa … Che io ascolti la voce della tua lode, a te mi disseti e contempli le meraviglie della tua parola, dal principio quando creasti il cielo e la terra, fino al momento in cui regneremo con te in eterno nella tua città santa. ( San Agostino, Confessioni, 11,2,3 ) O Dio, luce vera ai nostri passi è la tua parola, gioia e pace ai nostri cuori; fa' che illuminati dal tuo Spirito l'accogliamo con fede viva, per scorgere nel buio delle vicende umane i segni della tua presenza. ( Messale Romano, Collette per le ferie del tempo ordinario, 18 ) Professare la fede - Per ammettere tutti alla comunione con sé, Dio ha rivelato se stesso, mediante eventi e parole, in una storia di salvezza che ha come vertice e pienezza l'invio del suo proprio Figlio, Parola eterna e definitiva del Padre. - Documento della rivelazione di Dio è la Bibbia, la sacra Scrittura da lui ispirata, che insieme alla sacra Tradizione costituisce un solo sacro deposito della parola di Dio. In essa la Chiesa riconosce la propria fede e di essa con assiduità si nutre, sotto la guida del Magistero dei pastori, cui è affidato il compito di interpretarla autenticamente. - La fede è un dono di Dio e al tempo stesso un atto umano, ragionevole, libero e cosciente, mediante il quale aderiamo con tutta la nostra persona a Dio che si rivela.