Convegno ecclesiale di Verona

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Presentazione del Convegno della Dott.ssa Giovanna Ghirlanda

19 ottobre 2006

Santità,

grande è la nostra gioia per la Sua presenza oggi in mezzo a noi, la accogliamo con affetto al 4° Convegno nazionale della Chiesa italiana.

Questo è un evento particolarmente significativo, sia come prima verifica del cammino pastorale compiuto, a partire dal Grande Giubileo del 2000, sia come occasione di ripresa e di slancio verso gli impegni che ci attendono.

Il lavoro di preparazione è iniziato oltre un anno fa con la consegna della traccia di riflessione.

Questo tempo ha visto un coinvolgimento ampio e capillare delle Chiese diocesane, che si sono impegnate con passione per fornire il loro contributo al Convegno, arricchito anche dell'apporto degli organismi nazionali, delle aggregazioni ecclesiali e di ispirazione cristiana e di altri numerosi elaborati giunti da diverse parti.

Questa operosa adesione si motiva con l'esigenza molto avvertita tra i cattolici italiani di interrogarsi sul tempo presente, un tempo segnato da profonde trasformazioni culturali, e caratterizzato « dal rischio e dall'incertezza », nel quale massificazione e individualismo vanno di pari passo, mentre la stessa domanda di senso è indebolita nel frastuono di « non-risposte » mondane cercate con avidità e nel continuo bisogno di una soddisfazione immediata.

Proprio in questo contesto, differenziato e problematico, che mette in crisi elementi costitutivi della visione stessa di uomo, i cristiani sono chiamati a riconoscere i segni dell'opera dello Spirito nel nostro tempo.

Da qui la scelta del tema: « Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo », nell'obiettivo di « chiamare i cattolici italiani a testimoniare, con uno stile credibile di vita.

Cristo risorto come la novità capace di rispondere alle attese e alle speranze più profonde degli uomini d'oggi ».

È questo il cuore della nostra testimonianza che, scaturita dall'incontro con il Risorto, diventa discernimento sulla vita e ricerca di forme significative di presenza, soprattutto dei cristiani laici, nella Chiesa e nel mondo.

Un primo percorso di approfondimento ha avuto come guida la Prima lettera di Pietro.

Testo di grande attualità nel quale le prospettive teologiche e spirituali si intrecciano strettamente agli interrogativi culturali ed ecclesiali oggi più vivi.

Anche noi, come i fedeli « dispersi » delle comunità dell'Asia Minore, dobbiamo affrontare, molti ostacoli, primo fra tutti la difficoltà del cristiano ad andare controcorrente, ma riconosciamo anche le opportunità che si offrono per aprire strade nuove alla speranza e alla salvezza.

Al risultato di questa ricerca, sulla quale ci siamo impegnati nel tempo di preparazione, abbiamo dato concreta visibilità evidenziando i profili dei santi e dei beati italiani e di persone comuni che si sono distinte come « testimoni di speranza » nella vita quotidiana del '900.

Le loro immagini erano con noi lunedì pomeriggio alla solenne celebrazione di apertura del Convegno in Arena.

Abbiamo voluto, inoltre, che anche il linguaggio dell'arte ci aiutasse a raccontare, nelle sue varie espressioni, la bellezza dell'annuncio della « buona novella ».

Un secondo percorso di riflessione ha riguardato cinque dimensioni costitutive della sfera antropologico - culturale: la vita affettiva; il lavoro e la festa, come capacità di vivere il tempo; la fragilità dell'esistenza umana; la tradizione, come trasmissione dei valori culturali e di fede; la cittadinanza, nel senso di appartenenza civile e sociale.

Considerare la vita affettiva uno degli ambiti della testimonianza e della speranza cristiana, infatti, significa vedere la persona umana come un valore da custodire e, come tale, posta al centro dell'azione della Chiesa.

La riflessione ha evidenziato la necessità di curare le relazioni coltivando il dialogo e l'amicizia, l'esigenza di rinnovare i linguaggi dell'annuncio e i percorsi per l'educazione all'amore e all'affettività e l'urgenza di sostenere un pensiero forte sulla famiglia, fondata sul matrimonio, per riattribuire un senso ai legami affettivi profondi.

Un secondo frutto della nostra riflessione è stata, poi, la riaffermazione dello stretto legame fra il lavoro e la festa, reciprocamente intrecciati per ridare un ritmo umano alla nostra vita e farci recuperare l'autentica concezione del tempo cristiano.

Da qui la necessità di sottrarre il tempo libero al dominio del mercato e del denaro, e di ritrovare il valore della domenica come tempo dell'incontro fecondo con Dio e con gli uomini.

Un tempo festivo che irradia e pervade tutto il tempo settimanale.

Come abbiamo detto - e lei ci ha esortato - al Congresso eucaristico nazionale di Bari: « Sine dominico non possumus ».

Urge una riscoperta dell'etica sociale che aiuti a formare coscienze adulte che si spendono per la dignità dell'uomo e per il bene comune.

Attraverso il paradigma della fragilità, inoltre, abbiamo guardato all'uomo in tutte le età della vita, attraverso le sue esperienze fondamentali: l'amore e la solitudine, la libertà e la responsabilità, il bisogno di comunicare e gli ostacoli all'espressione di sé, la forza e la debolezza del corpo e della mente, il far parte di un'ampia comunità e i rischi dell'esclusione e dell'ingiustizia sociale.

In queste situazioni siamo chiamati ad annunciare il paradosso di un Dio che si è fatto uomo, per amore dell'uomo.

Nella fragilità, quindi, si svela il legame forte fra la virtù della speranza e la virtù della carità.

Un limite che tocca ogni uomo, quello della morte, ci ha accompagnati nel nostro cammino verso Verona: l'Arcivescovo Cataldo Naro, uno dei vicepresidenti del Comitato preparatorio, ci ha lasciato pochi giorni fa.

Sappiamo, però, che nel Signore risorto ci accompagna con la sua grande amicizia.

La Chiesa è di per se stessa tradizione, in quel tramandare di generazione in generazione l'Evento che la costituisce e la determina.

Ed è per questo che si impone come prioritaria la necessità della formazione, perché noi cattolici sappiamo mostrare, in forme visibili di vita, la salvezza cristiana, facendola percepire come credibile, interessante, appetibile, vera perché risponde alle domande di senso e di verità che albergano nel cuore degli uomini.

Nell'ambito della cittadinanza si è sottolineato il rapido aprirsi della dimensione locale a quella globale.

Quest'ultima ha bisogno di essere più profondamente elaborata e non solo subita, senza perciò trascurare l'ambito locale.

In questo senso deve essere rafforzata l'identila di cittadini consapevoli della propria responsabilità e del proprio impegno nei confronti del bene comune.

Essere « pellegrini » o « stranieri » nel mondo non equivale a essere estranei a esso.

Un'attenzione particolare è stata quella di dare il giusto spazio al confronto.

Sia la fase preparatoria, che i lavori di questi giorni hanno visto lo sforzo per valorizzare i carismi e le competenze di tutto il popolo di Dio, accogliendo soprattutto il contributo di noi fedeli laici, in piena collaborazione con i nostri Vescovi, i presbiteri, i diaconi, le religiose e i religiosi.

Questo stile di comunione, segno di una maturità ecclesiale, e l'approccio antropologico nell'affrontare i temi ci sono parsi elementi fecondi che confidiamo potranno avere ancora più ricche conseguenze per il futuro.

Il nostro Convegno celebra la felice conclusione di un cammino, ma, nello stesso tempo, è anche l'incoraggiante avvio per il lavoro che ci attende nei prossimi anni, nel corso dei quali proseguiremo il discernimento e l'elaborazione culturale, cureremo l'educazione a una « fede adulta », capace di coniugare contemplazione e vita, dedicheremo particolare attenzione a quell'ecclesiologia di comunione indicata dal concilio Vaticano II.

Il cammino che ci ha portato a Verona è stato ricco ed entusiasmante.

A nome di tutta l'assemblea qui convenuta voglio ringraziare S.E. Mons. Giuseppe Betori, Segretario Generale della Conferenza Episcopale, che ha sapientemente coordinato questo lavoro.

In questi giorni ci è stato vicino e anche ora ci segue: gli auguriamo, inoltre, di tornare presto pienamente ristabilito ai suoi impegni.

Padre Santo, grazie per il suo Magistero e per le parole che anche oggi vorrà offrirci.

Ci poniamo ora in ascolto, con la mente e con il cuore.

Le assicuriamo la disponibilità nostra e l'impegno di tutti i cattolici italiani, cui diamo voce, a essere fedeli testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo.

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